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Sinossi

Africa 1719. Fare il pirata equivale a mendicare, e rischiare il cappio per rubare spiccioli e pezzi di ricambio non è affatto un buon affare. Questa è l’idea che John Roberts ha della pirateria. Quando però, per uno scherzo del destino, si ritrova al comando della ciurma di Howell Davis, tutto cambia. Con il potere fra le mani e il Jolly Roger sul parrocchetto ogni cosa diventa possibile. Può dare sfogo alle ambizioni, ai desideri più peccaminosi e alle passioni più violente. Un nome, il suo, destinato a imprimersi nella leggenda fra gli applausi della ciurma e la disperazione delle vittime. Il capitano di marina Chaloner Ogle, invece, continua a cadere in un abisso infernale fatto di debiti di gioco e problemi di alcol. I vertici dell’ammiragliato lo considerano un uomo debole a cui affidare missioni di poco conto. Un’esistenza senza gloria pronta ad essere dimenticata dalla storia. Luci e ombre, passioni e tradimenti di due capitani che sono l’uno l’opposto dell’altro. Due esistenze collegate, inconsapevolmente, da Cathelin Hayes. Una donna dal viso d’angelo e dalle mille sfaccettature che, sensuale e pericolosa, balla sul cuore di Chaloner e John, pronta a spostare la rotta dei loro destini. Royal Fortune è un romanzo su John “Bartholomew” Roberts, pirata realmente esistito che ha predato oltre quattrocento navi.

 

In occasione della recente uscita de The Rolling Sea Royal Fortune, conosciamo meglio Stefania Bernardo

Lasciamo la parola all’autrice:

 Perché una lettrice dovrebbe leggere il tuo libro?

  • Per conoscere da vicino il mondo dei pirati e seguire le gesta di un capitano realmente esistito. In questo romanzo troviamo avventura e sentimenti, ma anche la lotta interna con i demoni che portavano questi uomini a una continua sfida, a non fermarsi mai, quasi come se fossero dannati. Si tratta di una biografia romanzata che cerca di mettere in luce i lati più oscuri della vita piratesca, senza, ovviamente, dimenticare l’amore, che, come dico sempre quando parlo dei miei libri sui pirati, resiste sempre, anche all’inferno.

 Che cosa c’è di innovativo e quali sono gli elementi di continuità con il genere o con la tradizione?

  • Royal Fortune racconta la vita di John Roberts, conosciuto da tutti come Black Bart. Per scriverlo, ho cercato quindi di tentare un equilibrio tra fatti realmente esistiti e fantasia. Si tratta perciò di un romanzo tipico d’avventura, ma allo stesso tempo, anche molto introspettivo. Gli arrembaggi e i duelli si combinano con le lotte interiori dei vari personaggi. Dalla sete di ambizione di John Roberts, alla voglia di riscatto del capitano Ogle.
  • Che cosa ti ha spinta a scrivere?

Fin da quando ero bambina ho sempre scritto, letto e fantasticato molto. Perdevo ore a rincorrere i miei mondi immaginari. La scrittura perciò è sempre stata una mia compagna di vita. Pagine di diario, piccoli racconti che poi si sono tramutati in romanzi nel momento in cui la vita mi ha messo a dura prova.

Ho iniziato a scrivere La Stella di Giada per uscire fuori da un periodo di forte depressione, posso dire che la scrittura mi ha salvato.

Grazie alla scrittura sono riuscita a sanare vecchie ferite e a diventare una persona del tutto nuova.

Una persona più forte e consapevole delle proprie capacità.

Cito un verso di una canzone di Caparezza che si chiama China Town che descrive alla perfezione il mio rapporto con la scrittura: “Non è la fede che ha cambiato la mia vita, ma l’inchiostro.” In quel preciso momento della mia vita non riuscivo a trovare qualcosa in cui credere, qualcosa per andare avanti. Finché un giorno i tasti del mio computer hanno iniziato muoversi per riempire un foglio bianco.

Aggiungo che è fuor di dubbio che il bisogno di scrivere si è alimentato attraverso gli anni grazie alla forte passione che ho sempre avuto, fin da piccola, per la lettura.

  • Da che cosa è nata la storia? Quali sono state le fonti di ispirazione?

Mi era imbattuta nel capitano Roberts quando avevo iniziato a fare la ricerca per il mio primo romanzo sui pirati: “La Stella di Giada”. Questa figura mi era rimasta impressa, perché, pur essendo famoso, non era così conosciuto nell’immaginario collettivo come, per esempio, Barbanera o Calico Jack.

Eppure, Roberts, ha catturato oltre quattrocento prede e, ad un certo punto della sua carriera, si è trovato a essere il commodoro di una flotta di cinque navi. Con i suoi attacchi, a bloccare per diversi mesi i commerci di Barbados e Martinica, causando non pochi grattacapi sia agli inglesi che ai francesi.

E soprattutto, sono rimasta affascinata da un dettaglio: John Roberts era astemio, e preferiva il tè al rum. A volte sono piccoli dettagli come questi che ti spingono a cercare di più. Ho quindi approfondito la sua vita, confermando la mia idea iniziale: Roberts era un pirata diverso da tutti gli altri pirati. Metodico, volitivo, più un comandante di marina, che un predone del mare. La domanda successiva è stata: ome riusciva a rapportarsi con gli uomini della ciurma che non volevano altro che arraffare prede per bighellonare in qualche bordello?

E così, per rispondere a queste domande, ho dato vita a Royal Fortune. Un romanzo a cui sono molto affezionata, perché mi ha permesso di immergermi nella vita di uomini realmente esistiti, in un certo senso, di conoscerli “dal vivo”.

 Quando scrivi? E come? in modo organizzato e continuo o improvviso, discontinuo?

  • Dipende molto dal periodo. Ci sono momenti in cui scrivo anche quattro ore al giorno e altri in cui per settimane non concludo una riga. Sulla scrittura non sono così organizzata, seguo l’istinto, l’ispirazione. Sono invece molto metodica per quanto riguarda la ricerca. Se mi prendo una pausa dal romanzo che sto scrivendo, non sospendo mai la ricerca riguardante il periodo storico in cui l’ho ambientato.

 Quali strategie hai adottato per promuovere il tuo libro e che tipo di strumenti hai usato – e usi per proporlo all’attenzione dei tuoi potenziali lettori?

  • Per promuovere Royal Fortune ho usato molto il mio blog personale, la mia pagina autore e i gruppi dedicati alla promozione degli autori esordienti. In genere, per attirare l’attenzione uso estratti e approfondimenti che riguardano il romanzo.

Ho chiesto poi a diversi autori di leggere e recensire il mio lavoro. Grazie a queste recensioni sono riuscita ad acquistare un po’ di visibilità.

  • Perché la scelta del self publishing?

Per me è stata una scelta naturale. L’ho affrontata con il mio primo romanzo. La prima stesura della Stella di Giada l’ho pubblicata sul mio blog personale. Questa esperienza mi ha portato a capire che amo gestire ogni aspetto del mio romanzo in maniera diretta, dalla cover al rapporto con i lettori, per cui, quando ho deciso di trasformare la storia in un vero e proprio romanzo sia di carta, sia digitale,  mi sono subito incamminata verso questa strada.

  • Progetti per il futuro?

Tanti, troppi! In genere, nei miei romanzi ci sono sempre molti comprimari e decine di storie minori che s’intrecciano con la principale. È naturale per me quindi decidere di approfondire uno di questi personaggi dedicandogli degli spin-off che si trasformano in romanzi.

Il progetto a cui sto lavorando attualmente, per esempio, è infatti dedicato a una coppia che compare nel secondo capitolo delle vicende di Scarlett.

Si tratta di uno storico sentimentale ambientato stavolta nella Londra del 1720, tra nobili inglesi e intrighi legati ai giacobiti.

Ma all’orizzonte ci sono altre storie sui pirati, sulla Scozia giacobita, sulla Napoli di fine Settecento, sui Tudor… perfino un romanzo distopico.

Insomma, le idee non mi mancano….

 Tre persone da ringraziare

Sono tante le persone che devo ringraziare, sia nella vita privata che nel campo della scrittura. Scelgo tuttavia di ringraziare tre autrici, tre colleghe che ho conosciuto proprio grazie ai miei romanzi e che sono diventate tre preziose e insostituibili amiche che mi consigliano e mi sostengono nella vita di tutti i giorni.

Sono autrici di grande livello e appassionate di storia come me: Linda Bertasi, Michela Piazza e Patrizia Ines Roggero.

Le ringrazio per i loro preziosi consigli, per il sostegno e per la stima che hanno nei mie confronti.