Non sono più  giovanissima, ho 41 anni e ad una certa età a noi donne piglia la smania di sistemarsi. E se non ce l’hai tu, te la fanno venire quelli intorno a te. Vabbè che la parola zitella ha lasciato il posto a quella più neutra “single”, ma il concetto, parliamoci chiaro, è sempre quello. La famiglia ti mette pressione in modo incalzante o insinuandosi, per così dire, più sottilmente. Si va da un noncurante e generico “Ma quand’è che ti trovi un uomo che ti sposi?” di tuo padre, mentre negli occhi di tua madre leggi la domanda muta e dolente “Quando mi darai un nipotino?” . Questo non cambia se vivi fuori casa per conto tuo. Alle cene in famiglia, nelle feste comandate o nelle ricorrenze, prima o poi salta fuori. E nella tua vita sociale vedi che le tue amiche di cinema, pomeriggi piacevoli o vacanze ormai si riducono sempre di più.

Anche se fai parte di quelle poche che non hanno mai messo in cima ai pensieri il principe azzurro e la casa del mulino né si sono mai immaginate circondate da pargoli, la domanda aleggia sempre nell’aria. Dal punto di vista lavorativo, posso ritenermi fortunata, mi occupo di marketing in una grande azienda. L’impiego però è un po’ monotono , sì, lo so di questi tempi farei meglio a starmene zitta, ma sono sincera e vi descrivo la mia realtà. Così appena posso mi prendo i miei giorni di ferie e stacco, vado in qualche capitale europea o mi concedo delle vacanze benessere in qualche bel posticino.

Però diciamola tutta, da un anno a questa parte, mi sono procurata un simil fidanzato per far star tranquilli i miei. È un collega di lavoro,Giorgio, sia chiaro, con lui non ho sentito flauti e non vedevo le stelle, ma era a portata di mano o, meglio, di scrivania. Già dopo pochi giorni si erano instaurati i soliti riti: il vedersi due volte la settimana, il cinema al sabato, il ristorante a lume di candela, dove però non è che avessimo molto da dirci. Giorgio è uno che proprio non nota certi particolari, quindi ho rinunciato alle mises, un po’ vistose, e se avevo un’acconciatura nuova non mi aspettavo che la notasse. Eppure mi pareva tanto ansioso di accasarsi che quasi da subito aveva cominciato a fare progetti di matrimonio. Io dicevo tra me che non aveva senso, che sembravamo due sconosciuti pescati a caso in un mazzo di carte. Affettuosità poche, non bacia neanche tanto bene e, mi par di aver capito, rapporti solo dopo il matrimonio. Proviene da una famiglia rigidissima in materia, non so fosse normale questo, non mi pareva, ma neppure anch’io ardevo dalla voglia. Dalla mia parte il vantaggio di presentarmi alle occasioni famigliari “accoppiata”.

Poi in maggio, la svolta e i miei ormoni femminili, che sembravano in letargo, si sono risvegliati. Ero partita per uno dei miei soliti mini tour rompi-monotonia. Alloggiavo con un’amica divorziata in un bel hotel su di un lago, frequentato da gente facoltosa Ma chi aveva attirato la mia attenzione era stato l’addetto alla reception. Mi aveva colpito la sua cortese professionalità e il modo in cui si destreggiava con tre lingue. All’inizio pareva la versione giovane  del capo personale di Pretty Women, non lasciava proprio trasparire nulla, quasi fosse di genere “neutro”. Ma una sera, in cui indossavo una camicetta un pochino scollata, e gli avevo chiesto un’informazione alla reception, il suo sguardo si era soffermato un attimo di troppo sulla mia scollatura.

Andando verso la porta dove Diana mi aspettava e alla quale avevo detto che quel tipo mi intrigava, avevo raccontato quel particolare. “Mia cara, nessun uomo è di ferro e tutti, o quasi, sono dotati di raggi infrarossi, hai delle chance, buttati.”

Il gioco mi aveva solleticato, solo che Flavio era il classico tipo irreprensibile sul lavoro.

Galeotta fu la sagra del Paese. Girovagando senza una meta precisa, me lo trovai di fronte, lui mi fece un mezzo sorriso, fu Diana a chiedergli di unirsi a noi per bere qualcosa. Flavio si rivelò una persona affascinante, colta, molto galante, forse troppo. Il tempo scorreva, mi trovavo bene, rilassata col mio bianchetto in mano. Un solo bicchiere che durò tutta la serata, mentre notavo che lui almeno tre birrette se l’era fatte fuori. Quando Diana decise di tornare in albergo, io presi la strada della mansarda di Flavio. Quella prima sera facemmo l’amore. Lui ha circa un anno meno di me, insomma non è ancora decrepito ma, dopo l’atto, crolla distrutto in un sonno profondo. Io che ho voglia di star un po’ a coccolarci, resto a guardare il soffitto, e, alla luce soffusa ma insinuante che lui ha voluto tener accesa dall’inizio, noto il gusto particolare e fine dell’arredamento. Poi mi addormento anch’io, abbastanza soddisfatta, non del tutto convinta. Il mattino dopo mi sveglia un aroma fragrante di caffè, una brioche e un “Buongiorno Fiorellino!” Quanto è carino e premuroso! È di fretta però, deve fare delle commissioni e mi raccomanda la massima discrezione poiché non è corretto portarsi a letto le clienti dell’hotel in cui si lavora. Io, per non creargli imbarazzi, chiamo Diana al telefono e le chiedo il favore di spostarci in un altro albergo. Lo comunico con un sms a Flavio che con paroline dolci mi ringrazia per la cortesia. Per fortuna non è ancora alta stagione, quindi non è una cosa tanto difficile. Figurati, gli dico, un po’ incerta e non so ancora se quella notte resterà la sola e che quello sarà il primo di circa ottomila messaggi ricevuti e inviati. Lui ha qualcosa che mi attira, a volte mi pare tremendamente maturo e uomo, altre mi sembra un bimbo capriccioso e un po’ egocentrico. Mi tartassa di sms affettuosi mentre è al lavoro, naturalmente di nascosto. Poi, fuori, ci vediamo ancora un paio di volte e finalmente si apre un pochino, anche se capisco che ha una natura diffidente. Sulla soglia dei quaranta è “single”, dopo aver avuto un paio di storie importanti e molte storielle che definisce “senza sentimento”, cui mi accenna. È alto , magro, col pizzetto, occhi castani , non esattamente bellissimo, neanche bello, ma piacente. E poi, si sa, le donne non sono così selettive. Lui invece, noto, lo è. Gli piace aver accanto una compagna “appariscente”, mi parla della sua ex come di una “che gli uomini si giravano a guardarla per strada”. Non nego che questa frase mi infastidisce e sento dentro rodermi un piccolo tarlo , perché io proprio non appartengo a quel genere, a meno che non metta una sciarpa al posto della gonna e calze a rete su tacchi a spillo. Quindi non so se vorrei essere quel tipo lì oppure la mia è proprio gelosia d’amore, ma ho capito anche, quasi subito, che è molto suscettibile, alquanto permaloso e  allora con lui devo un pochino tener a freno la mia linguaccia. Eppure ci sto bene, ridiamo insieme, parliamo tanto. Cosa che non si può dire di Giorgio, il fidanzato ufficiale.

Tornata a casa, necessariamente ci vediamo solo un paio di volte al mese, vuoi per la distanza vuoi per impegni di lavoro, ma ci scambiamo messaggi a raffica, mi corteggia dalle otto a fine turno. Beh sì, perché dopo chiude i contatti. Ha sempre una buona ragione: è distrutto, deve riposare e mi fa sentire una specie di intrattenitrice ad ore, anche perché dopo che si è riposato, ci sono giornate in cui ho il coprifuoco, dopo le sei di sera si chiudono le comunicazioni. Non posso contattarlo. L’amicizia è sacra, e guai ad interrompere le sue serate di poker e bevutine coi “ragazzi”, come lui li chiama. Anzi, quando vado giù, fa in modo che la compagnia si volatilizzi. In pratica ne ho visto solo uno. Mi fa molto Medioevo ‘sto fatto o Medioriente. Gli uomini di qua e le donne di là. Poi c’è pure la “complicanza” della ex, con la quale ha convissuto a lungo, che non si è mai rassegnata e lo tampina assiduamente. Almeno un week end al mese è dedicato a lei, lo so che non ci va a letto, lo so che per lui è tutto finito, ma non so perché lui si senta in dovere di ospitarla e intrattenerla a scapito mio e anche della sua vita sentimentale. Intuisco che c’è qualcosa in sospeso, o forse solo sensi di colpa e, ancora una volta, porto pazienza. Tanto lui mi riconquista sempre con le sue moine, le sue attenzioni cavalleresche, i suoi ragionamenti che contrappone quando io azzardo qualche protesta. È così bravo in questo che poi mi fa sentire sempre in torto e mi vedo già come una moglie rompiscatole. Un pomeriggio, al telefono, sbotto che non ce la faccio più a fare l’equilibrista. Perché lui di me è geloso, e se gli parlo di Giorgio diventa un riccio, ma a me non concede gli stessi diritti, così gli dico brutalmente in un momento di esasperazione, di andarsene a “pascolare” altrove. La sera stessa dimentico già l’episodio e gli chiedo via sms, quando ci vedremo. La sua risposta è secca. “Non so, ora non ho tempo. Sono distrutto” Caspita, che è successo, era il suo giorno libero, che soffra già di senilità? La risposta mi ghiaccia. “Ho seguito il tuo consiglio”. Non ci credo, non ci voglio credere. Mica è come ordinare una pizza su commissione. I giorni seguenti lo incalzo, via cellulare via email, sperando in una piccola vendetta bugiarda al mio esser stata così brusca. Invece è tutto vero, e quando ne parliamo con calma, la mia molto apparente in verità, di nuovo mi fa sentire colpevole. Mi fa credere, ma magari è vero, chissà, che questa amante di passaggio, sia passata di là proprio quella sera. Mi rassicura che però mentre lo faceva con lei, pensava a me. Quindi mi ha usato senza il mio consenso, buffa questa scusa. Sono tanto delusa e triste, e quel pezzo di legno di Giorgio solo con la sua scialba presenza, me lo fa rimpiangere, perché quando con Flavio sto bene, sto bene davvero. Il rapporto con Giorgio è stagnante e di rappresentanza, quello con Flavio è esasperante, lui è molto mutevole, sa essere un compagno piacevolissimo e poi diventare un bimbo capriccioso cui tutto è dovuto. La stagione intanto è finita e io penso che ora lui avrà più tempo per me, non sarà sempre stanco, non mi sacrificherà per gli amici. Invece no, ho nuovamente la sgradevole sensazione di avergli fatto passare alla meglio le ore interminabili alla reception, visto che ora si fa trovare libero meno spesso.

Lui mi rassicura, un mucchio di impegni, la ricerca di un nuovo lavoro, ecco, è vero ha di nuovo ragione lui.

In ottobre, il giorno del suo compleanno, io sono ad un corso di aggiornamento e non posso festeggiarlo con lui, ma gli mando una mail carinissima e un sms dolce dolce e, rifugiandomi in una toilette, una telefonatina di auguri. Io, il tempo per lui lo trovo sempre, poi rientro di nuovo per seguire il corso, la giornata è lunghissima. Fuori piove. Arrivo a casa e mi fiondo a letto in un sonno senza sogni. Per fortuna il giorno dopo sono libera. Sbrigo un po’ di faccende di casa , per poi accomodarmi acciambellata sul sofà, pregustandomi la nostra chiacchierata. Flavio mi risponde con voce un po’ impastata, galantemente si scusa, mi dice che ha passato un bellissimo compleanno. Sono incuriosita, visto che è un tipo abbastanza incontentabile. Tutto felice mi dice che i suoi amici gli hanno organizzato una splendida sorpresa. E che sarà mai? In poche parole, lo so sembra incredibile, ha passato la nottata del suo quarantesimo compleanno in un posto per soli uomini. Usa un altro termine e io che non sapevo neppure esistessero… Mi sento ferita a morte, ma lui mi dice che non è la cosa in sé, è il “pensiero carino” che non poteva rifiutare, ma si è divertito un sacco. E pensare che quando lo avevo chiamato da una festa in Villa e scherzosamente gli avevo accennato a un corteggiatore , mi aveva pregato di prender subito una decisione, vista la sua gelosia.

Mi distendo sul divano, con il cuore che batte forte di rabbia, ma il mio tono è ancora una volta noncurante, chiedo particolari e lui me li da in modo entusiasta. Nella mia testa si svolge un dialogo chi te lo fa fare, mollalo, ti ha mancato di rispetto. Ma non ce la faccio ancora, lui mi da quel brivido, dentro di lui avevo intravisto un qualcosa di buono… Da quel giorno però, il rospo mi sta in mezzo alla gola, divento acidina, me ne rendo conto. Faccio esperimenti di silenzio stampa e poi li rompo:mi manca.

Provo a vivacizzare il rapporto con la statua Giorgio, gli dico che mi vedo con un altro. Lui mi risponde di non scherzare che non è vero. Non si muove neppure un muscolo nel suo viso.

Io e Flavio suoniamo musiche diverse, quando lui ha voglia di leggerezza io mi incavolo perché vorrei parlare seriamente , e viceversa. Sotto Natale io, Giorgio e Flavio abbiamo un attimo di tregua….Natale con i tuoi , recita per fortuna il proverbio. Il 27 mi arriva da Flavio  una email seriorissima, pare di quelle che si spediscono in Azienda ai clienti. “Cara Barbara, da un po’ di tempo bla bla bla”.In conclusione mi scrive che ha deciso di “staccare” Lui. Non sto qui a dire cosa mi ha scritto, né a riportare la sua “attenta analisi”, come la definisce lui. Inutile dire che ci sto male, non è questione del chi arriva prima. Il fatto che non riesco a capire è come lui non riesca a rendersi conto di come si sia comportato in questi mesi, del suo agire altalenante. Vorrei prender la macchina, andar giù e riempirlo di schiaffi.

Le festività un po’ mi distraggono, il via vai di parenti, gli addobbi , lo shopping, ma lui mi manca, è inutile negarlo. Non mi azzardo a scriverglielo:vanesio come è gongolerebbe troppo.

La mattina del 31 Giorgio mi chiama e mi propone, anzi ha già disposto, la serata coi suoi, una buona occasione per presentarmi sorelle e nipoti, mi sento soffocare e, mentendo spudoratamente, mi defilo con la scusa di una brutta influenza.

Verso le dieci trilla di nuovo il telefono: è Flavio che con voce tutta allegra da per scontato che , ovviamente, passeremo il Capodanno insieme. Al mio debole “ma non avevamo “staccato”? risponde che sono troppo puntigliosa e suscettibile. Stavolta mi ribello un pochino e gli propino la stessa scusa , l’influenza. Non insiste, mi riempie di parole consolatorie, ma mi prega di curarmi e starmene al caldo. Ridacchio tra me e me: è un pochino ipocondriaco, il ragazzo, ed ha una fobia folle dei microbi. Mi lascia con un “ci rifaremo alla grande , Fiorellino”

Non voglio scegliere e nessuno dei due poli mi attrae, così mi rifugio a casa di mia nonna e gioco a tombola con lei, e in sottofondo la tivù è accesa , mostrando trenini di gente che balla festosa.

Passano così le Feste e io non le ho “santificate” né con Giorgio né con Flavio.

Il primo ora però incalza, andiamo in giro per gioiellerie, alla vista di anelli mi scopro terrorizzata.

Cambio aria per tre giorni e vado da Flavio, stiamo bene insieme, ma qualcosa stona, io non mi sento coppia, ho i miei giorni dedicati, negli altri devo stare in panchina.

Allora un po’ la carogna la faccio, quando lui infine, mi chiede di convivere, io gli oppongo le mie ragioni: il lavoro, ad esempio. Ma suo padre conosce il direttore di una filiale della mia azienda , e questa sta a venti km. Allora m’incaponisco sul matrimonio, è solo un modo per metterlo alla prova. Lui si irrigidisce,ecco lo sapevo, poi mi spiazza” e se poi non ti vado bene come marito?” .Che domanda stupidina.Lascio perdere  e la discussione finisce nel solito modo, come vuole lui.

E poi torno a fare la pendolare, lui vorrebbe ricambiare, io preferisco di no. Sai che casino se i miei vedono uno che non è Giorgio?

Forse mi son lasciata prender un po’ dall’ansia di restare sola ed ho optato per il prendi due, paghi uno. Ma tra l’ insulsaggine di Giorgio e le lune di Flavio, mi pare che sto pagando per otto. E tutto perché mi fanno sentire in dovere di accasarmi. Certo anch’io ho bisogno di Amore, ma forse non è il mio destino, o forse c’è di meglio in giro.

Sul calendario vedo con un po’ di angoscia  il 14 febbraio avvicinarsi e, per sdrammatizzare ,scommetto tra di me…chissà se i “miei fidanzati” se lo ricorderanno e in che modo.

Il primo a farsi vivo è Flavio. S.Valentino cade di domenica, posso farmi dare un paio di giorni di ferie, lui che è un festaiolo mi pare entusiasta ed ha un’allegria contagiosa. Mi raccomanda di mettermi in ghingheri, ci saranno i suoi amici con le loro donne (evviva, sono ammessa nel santa santorum). Maliziosamente aggiunge di ricordarmi di inaugurare un bel completino intimo. Rispondo a monosillabi e per lui è un sì scontato.

Suonano alla porta, è il fiorista con 41 rose rosse, il biglietto è di Giorgio.Non è carino ricordare a una donna la sua età, e il biglietto Buon San Valentino, mi toglie la gioia di vivere, data la banalità. Però c’è anche un invitino a cena… uh non vedo l’ora…Giorgio è fin troppo educato e lo ricambio dicendogli al telefono che quella sera devo badare a nonna, che se lo sa mi uccide perché è arzillissima.Lui non insiste, ha recitato la sua parte dignitosamente

È l’imbrunire ed io mi metto in vestaglia e pigiamone unisex, telefono ai miei per fare gli auguri a loro, che in fondo sono una copia collaudata, e faccio una cosa che non faccio da anni: accendo il lettore DVD e mi guardo per la centesima volta Titanic. Piango come sempre, ma ridacchio anche. Immagino di essere Rose… morirò annegata di certo. Per Giorgio non è decoroso un luogo come la stiva di una nave, e Flavio sicuramente avrebbe paura di prendersi un raffreddore con tutta quell’acqua…. Così, tra lacrime e risatine, spaghetti aglio e peperoncino e un bicchiere, uno solo, di quel bianchetto, penso che è ora di darci un taglio. Da una parte una figura di rappresentanza e dall’altra un eterno ragazzone che troppe volte mi ha mancato di rispetto. Scrivo su due bigliettini due nomi e mentre nei ristoranti le coppiette cenano a lume di candela, io con la mia solitaria candela dorata, li brucio. (I numeri di telefono li ho conservati, se volete ve li passo).

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Alle undici sono sotto le coperte. Si sa mai che il vero Principe Azzurro passi in anticipo, ma per ora…

Per ora, single, grazie. E mi sta bene così.

 

Keihra Palevi

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