Sinossi

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Formato: Formato Kindle
Dimensioni file: 1058 KB
Lunghezza stampa: 301
Editore: Self Publishing; 2 edizione (2 febbraio 2014)
Genere fantasy mitologico

Sinossi

L’assedio ad Astos graffia Dunamis con il ritorno di coloro che avrebbe voluto dimenticare.
Il giungere di un dio e la neve di una maledizione macchieranno la fredda pietra con il sangue di un re.
La morte sarà ciò con la quale il Fato giocherà la sua partita.
Un mondo proibito ai mortali che la terra e il suo padrone celano.
Un giuramento in nome di Ades il ricco.
Un’altra estenuante fuga nella lotta contro un tempo che scorre veloce.
La forza di colui che, devoto agli dei, potrà scegliere se rinnegarli o servirli.
Ancora una volta Zaira dovrà affrontare una dura prova del Fato, capace di metterla in ginocchio nell’errore che commetterà e con lei il re di Astos, ringhiante e feroce sino all’ultimo istante, costretto alla grandezza anche se spezzato.

 

la grazia

Il mito è stato il primo modo di interpretare la realtà,dei ed eroi popolano il nostro immaginario personificando vizi,virtù,aspirazioni e timori. Con sapienza arcana suggeriscono a noi poveri mortali, pellegrini di passaggio sulla nuda terra, un senso alla nostra esistenza.
Animano le nostre fantasie, frequentano il nostro pensiero, quasi un incosciente bagaglio culturale.

E poi ci sono autrici così,che li fanno vivere in modo prepotente, scrollando la polvere dell’antico dalle pagine e rendendoli accattivanti, sexy,incredibilmente attuali.

Giganteggiano…solitari e irresistibili…

L’autrice in questo secondo capitolo riprende il filo della narrazione della duologia La saga del tempo, raccontando le vicende del temibile sovrano ellenico Dunamis di Astos e Zaira, la giovane protagonista del romanzo, figlia del futuro, che dalla Roma della seconda metà del XX secolo è stata catapultata in un’ epoca lontana, a lei estranea: il tempo degli dei e degli eroi, della potente Ilio, della rocca di Micene sorvegliata dai leoni maestosi, dei rapsodi che cantano un sapere arcano e pur non vedendo, sanno.

Tra le nebbie dell’ignoto l’ Oracolo di Delfi ha rivelato che i destini del potente sovrano sono indissolubilmente legati da una oscura profezia

Verrà da lontano l’amazzone figlia del futuro ed il regno di colui che crebbe tra i lupi cadrà e tu sarai un re solo. Perderai la tua battaglia e sarà la tua prima sconfitta. Lei non avrà arma letale in pugno ed alcuna ferita lacererà le tue carni»

Così era stato.

Aveva continuato ad amarla con intensità bruciante, quella dell’uomo che era sempre stato e che solo Zaira aveva stanato dai meandri scuri di un’esistenza sanguinaria. Un uomo dal magnetismo oscuro, dalla autorevolezza selvaggia, che non ricorda l’esistenza tra i lupi, ma lo accetta senza domande né risposte.
Ama quella giovane donna disperatamente, nonostante sia ostinatamente lucida, determinata e fiera. O forse proprio per questo. La desidera perdutamente, per la sua bellezza e perché la giovane straniera di un altro tempo si è congedata senza rimpianto né remore dal suo mondo per amor suo.

Le vicende riprendono nella torrida estate del ritorno di Zaira, due mesi dopo il suo ritorno dal futuro, dopo gli eventi convulsi che hanno lasciato credere ai prodigi del Fato. Pur facendo parte di una duologia il romanzo è auto conclusivo, così in questo nuovo capitolo l’avventura riprende e i protagonisti Dunamis -quasi un nome parlante, che ben identifica il protagonista la sua determinazione al fare,a conquistare il potere a riuscire- e Zaira devono rispondere ai rovesci della sorte. La ubris, la tracotanza, attira gli strali degli dei che invidiano la felicità umana ma soprattutto gli scherzi beffardi della Moira,del destino.

Zaira siede sul trono d’argento e deve accettare che il suo destino è quello di essere regina, una regina che ha conosciuto la sofferenza e il sacrificio, ha versato lacrime amare e ha creduto di avere perso tutto. Astos avrà la fortuna di essere retta da una regina saggia e giusta, perché come ricorda l’aedo Omero, Zaira sa dove inizia il possibile e quale confine ha l’impossibile. Ma forse non basta.

Dunamis nasconde a stento la sua natura di animale, l’indole del capobranco,sotto l’orgoglio del guerriero e il potere del sovrano. Gli dei benevoli gli hanno concesso la possibilità d’essere uomo, ma

il ringhio del suo respiro è ancora quello di una bestia…Il Fato lo ha posto nuovamente su un trono che gli fa credere di poter ancora bere il sangue dei suoi nemici, di poter ancora governare le altrui esistenze nell’ ingiustizia della sua giustizia

E’ figlio del buio, appartiene alle tenebre. Ma non sa interpretare i segni del Fato.

Così si scatena un feroce attacco su Astos: nella notte cavalli in corsa e assordanti grida di guerra delle Amazzoni di Tolma portano panico, orrore e morte. La sovrana vuole vendetta, è ossessionata da Dunamis, reclama giustizia: la beffa di Zaira, la gelosia,
la rendono furente e cieca di rabbia, spingendola a cercare l’aiuto di una nuova straniera con la speranza di riuscire nel mortifero piano. La regina vuole il figlio del lupo, che l’ha sempre rifiutata. L’ Arciere Bianco vuole la stessa vendetta, per motivi diversi.

Nello strepitio delle armi, c’è spazio per personaggi affascinanti come Schià di Delfi, testimone intraprendente e giovane donna figlia del suo tempo, che -ora ancella fidata della regina- ha visto la sconfitta del re, ne ha percepito il sapore amaro; il nonno di Odisseo Autolico (il multiforme ingegno sembra erditario); l’amazzone decaduta Ansal o la nobile Eucide e infine Alopex dell’Attica e Flogos di Cittera, disertori eppure gli unici candidati a guidare l’ esercito del re.

L’amarezza dei ricordi del suo passato e l’orgoglio ferito portano il re a lasciarsi sopraffare dall’istinto mentre la sua regina freme, perché sente di dover fare qualcosa: sa usare una spada, sa tirare con l’arco…non vuole essere solo una donna. Ma per il re non deve far parte di questo mondo, perché è una amazzone per errore, destinata a ben altre glorie. Il loro legame, benché unico, è seriamente in pericolo.

Forse un giuramento sacro e terribile, fatto a Thanatos può salvare Zaira, così il sovrano è disposto a tutto, l’amore è forte come la morte e il loro legame non può essere spezzato da un mortale, nemmeno da un dio.
Solo da un uomo accecato dalla superbia per un affronto subito o da una donna stanca di perdonare ancora…Dunamis vuole a tutti i costi salvare chi non lo ha tradito,il regno caro alla divina Artemide e osa, con coraggio impetuoso. La mano invisibile della dea Afrodite sfiora le sue palpebre infondendo luminoso calore nel suo cuore per strapparlo alle tenebre della solitudine, la dea sa che deve calmare quel cuore avvelenato, allontanare dalla mente sconvolta i giorni amari e le parole terribili, perché solo quando il re di Astos ritroverà se stesso, la sua spada tornerà invincibile.

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 …avvicinandosi coraggiosa, ormai a briglia sciolta. Si chinò su di lui che la guardava inespressivo «Bravo» sospirò ironica «Solo una cosa non potrete mai più darmi» aggiunse mentre il sovrano si metteva in piedi «L’amore, quello non lo avete più dentro, non lo potrete inventare come questo gioiello, come questo abito, come questo palazzo, come il vostro fascino baciato dagli dei. L’amore non lo potrete mai costruire e il Fato non ve lo regalerà come la vita, perché l’amore è cosa grande che va oltre gli immortali. L’amore, quello non me lo darete mai più perché semplicemente non mi amate più» concluse. Finalmente gli occhi si allagarono e scintillarono al bagliore della vasca aurea. «E di tutto questo non so che farmene» abbassò le spalle. Poi, distolse gli occhi da lui «Non so che farmene» ripeté. Decise di andarsene, ma non le fu permesso. Non si ribellò, quando il braccio di Dunamis la fermò. Questa volta non percepì alcuna forza, solo una delicatezza inaspettata, un calore che era stata certa averlo abbandonato. Gli diede le spalle e si lasciò abbracciare, il fiato sul collo, il viso dell’uomo sfiorato dai capelli che si erano liberati dall’acconciatura

Sottoposti a un fato superiore, i personaggi ci ricordano quanto si impara dal dolore. Gli dei spesso sembrano sordi, muti, ciechi. In un senso di ineluttabilità generale, questi eroi, uomini eccezionali, esprimono forte la loro coscienza morale per opporsi alla Moira, concepita come la legge che tiene a freno il potere arbitrario degli dei, ne controbilancia il capriccio. Il Fato è la parte assegnata a ogni individuo, la parte di vita affidata a ciascuno di noi, quello che noi chiamiamo destino: è una potenza incontrollabile, che regola la sorte, buona o cattiva, dalla nascita alla morte.

L’autrice ci ricorda che il destino forse è un mezzo di espiazione e di purificazione, lasciando il conforto a noi poveri mortali, che la pietà e l’amore possono meritare una sorte migliore in questa vita e nell’oltretomba. Si può prendere una diversa direzione, arrestarla, l’uomo grazie alla sua libertà può scegliere, sembra poter influire sul suo fato. La volontà non coincide necessariamente con la forza del fato, si può cercare una grazia.

Un lessico prezioso, ricercato, a tratti fâné ma mai sfiorito, che conferisce alle parole il fascino polveroso dell’antico. Di un passato a portata di memoria, delle nostre radici.

Perché si sa, il destino dell’uomo è sempre “sulle ginocchia di Zeus“. E “l’uomo è solo il sogno di un’ombra“.

Saffron

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