Care Dame, oggi vi parlo di Dark Black, capitolo finale della Captive Series di C J Roberts, in uscita il 12 settembre per Newton Compton Editori.

 

Titolo: Dark Black

Autrice:C.J.Roberts

Editore:Newton Compton

Pubblicazione: 12 settembre 2017

Serie:Captive #3

 

SINOSSI

Sto scrivendo questa cosa perché mi hai implorato di farlo. Sai quanto mi piace quando implori. In effetti mi pare che tu sappia troppe cose, e le conosca fin troppo bene. Chi sono io? Be’, è quello che sto cercando di scoprire. Sono stato un gigolò da giovane, poi un assassino, e un mostro da quando sono diventato un uomo. Sono l’uomo che ha rapito Livvie. Sono quello che l’ha tenuta in una stanza buia per settimane. Ma soprattutto sono l’uomo che ama. Mi ama. È da malati, vero? Certo, ci sono cose che non possono essere riassunte in poche frasi, ma tuttora non riesco a giustificare il mio comportamento di allora. Dato che stai leggendo, do per scontato che io non abbia bisogno di giustificarmi. L’hai già fatto tu. Stai leggendo perché vuoi sapere il resto della storia. Vuoi sapere cos’è successo quella calda sera di settembre, la notte in cui ho incontrato Livvie al Paseo. È stata la notte in cui la mia vita è cambiata completamente. Non è andata esattamente come ha raccontato Livvie. È stata fin troppo clemente nel raccontare la nostra storia. La verità è molto più complicata.

 

LA SERIE:

1)Dark Blue

2)Dark Red

3) DAark Black

4)Determineted To Obey-I protagonisti sono personaggi diversi

 

RECENSIONE a cura di Laura Pellegrini

Livvie e Caleb non sono più gli stessi di un tempo e non lo sono già dalle prime pagine di Dark Red, il capitolo precedente. Questo romanzo si apre su un presente non ben definito che si avrà modo di capire solo andando avanti con la lettura. Un presente che mano mano diverrà meno fumoso esattamente come i ricordi che verranno alla luce. Ricordi di una vita lontana, trascorsa per entrambi prima come prigionieri e poi come persone libere. Questo romanzo è un epilogo dell’epilogo, la sottolineatura di un concetto, il grassetto usato per evidenziare le parole. Questo romanzo è un racconto fatto da Caleb in persona che narra, attraverso il presente vissuto con Livvie, tutte le tappe che lo hanno reso l’uomo che è.

Era vivo il vuoto e non si sarebbe colmato con la vendetta. Il vuoto voleva solo una cosa. Facendomi a pezzi voracemente, pretendeva Livvie. Voleva le mie speranze, i miei sogni. Voleva quanto ricordavo del suo volto. Voleva le risate che avevamo condiviso. “Mia” era stata la sentenza del vuoto. Solo Livvie poteva completarmi e una volta capito, non potevo smettere di cercarla.

La ricerca di Livvie, iniziata nel precedente capitolo Dark Red, non si ferma nemmeno in questo romanzo. Sebbene nel precedente si tratti di una ricerca fisica che porta Caleb ad attraversare interi stati e oceani, in questo diviene una ricerca emotiva, di completamento e di accettazione. Caleb vive costantemente con il rimorso di ciò che ha fatto, rimorso che legge negli occhi di Livvie ogni volta che la guarda.

Era dove avevo bisogno che fosse, in un posto in cui potesse ammettere di potermi perdonare il passato. In un posto in cui noi eravamo possibili.

Livvie e Caleb nel loro presente fatto di improvvisa normalità, cercano un’identità, un qualcosa che li caratterizzi e li definisca non solo come persone, ma anche come coppia. Il buio della camera in cui si confidavano un tempo dopo aver fatto sesso ha lasciato il posto alla luce del mattino, a stanze da arredare, a tende da montare, compleanni da festeggiare. Si ritroveranno così a vivere alla luce del giorno quell’unione e quell’amore che li aveva legati nella tribolazione, sfidando la sorte e se stessi. Sfidando il destino e i loro stessi limiti.

Ero passato dal sentire la mancanza di Livvie a sperare di essere l’uomo che voleva. Non sapevo cosa fosse peggio.

Caleb si ritrova a desiderare qualcosa che non ha mai avuto e Livvie a esorcizzare il passato vissuto con lui nel tentativo di incontrarsi entrambi a metà strada sulla via erta del Padrone/Schiava, Carnefice/Vittima, cercando l’ago di una bilancia a volte troppo squilibrata. Il sesso diventa la sola lingua che i loro sensi e la loro emotività riescono a comprendere, un sesso a volte violento, eccessivo e portato quasi al limite come fossero incapaci di viversi nella semplicità di un amplesso, soggiogati ancora dalle influenze di un passato troppo ingombrante. Buio e luce. Prigionia e libertà. Felicità e sofferenza.

In alcuni giorni mi sembrava che l’unico momento in cui riuscivo a sentirmi saldamente legato a lei fosse quando le ero dentro nel vero senso della parola. Riuscivo a immaginarmi come il suo principe azzurro. Non ero un mostro. Il mio cuore non era un guscio vuoto – era gonfio di sangue e sentimenti.

Questo romanzo è un ripercorrere le tappe dal solo punto di vista di Caleb. E’ un racconto nel racconto ambientato in un presente scandito da attività quotidiane come l’università, il lavoro, una festa. Per tutto il romanzo non accade nulla, nulla di particolarmente eccezionale e degno di nota. Non c’è azione. Non c’è la componente dark. Non c’è nulla che richiami il precedenti romanzi se non i ricordi di alcuni personaggi. C’è la crescita interiore di Caleb che da bambino abusato prima e assassino dopo, diviene uomo. C’è la voglia di elaborare il trauma emotivo di Livvie che con espedienti sessuali vuole rivivere i ricordi maggiormente traumatizzanti. C’è l’amore, sì, ma nei sedici capitoli raccontati solo dalla voce narrante di Caleb non ho trovato nient’altro. A malincuore scrivo queste parole, ma credo che l’epilogo scritto in Dark Red fosse più che sufficiente per lasciare noi lettrici sognanti e appagate. L’esagerazione nella descrizione delle scene di sesso, l’uso troppo spesso volgare di termini, e le ripetute scene di amplessi che si susseguono quasi a ogni capitolo, non me lo hanno fatto apprezzare come avrei voluto. Mi sono ritrovata a saltare più volte pagine piene di discorsi inutili e banali, promesse d’amore suggellate con parole non adatte, a mio avviso, a un personaggio come quello di Caleb, prolisse dissertazioni su film e registi contemporanei, arrovellamenti di ogni sorta ripetuti più e più volte e descrizioni alquanto rocambolesche di posizioni in ambito sessuale. Per concludere, ho trovato questo romanzo noioso e pesante, troppo spesso volgare e decisamente forzato, ma è solo la mia opinione.

Vorrei spendere due parole anche sulla traduzione. Nella prima parte del romanzo ho trovato punti di difficile comprensione, frasi che ho dovuto rileggere tre volte per capirle e altre scritte in un italiano da interpretare. Mi chiedo, perché non prestare un po’ più di attenzione a questo aspetto per noi di fondamentale importanza visto che non leggiamo in lingua? Un buon libro è definito tale anche per questo.

Vi lascio con le parole di Livvie.

“Sei la cosa migliore che mi sia mai capitata, Caleb. Ma sei anche la peggiore.”

Alla prossima storia.

Laura Pellegrini

 

STORIA

 

 

 

 

 

EROS