Ben trovate dame,

questa volta ho letto per voi i primi due capitoli della saga del quarto elemento scritto da Kat Ross: The midnight sea e Blood of the Prophet.

The midnight sea 

Nazafareen vive per la vendetta. È una ragazza dell’isolato clan Four-Legs e tutto ciò che sa dei Water Dog del Re è che legano a sé delle creature malvagie chiamate daeva per proteggere l’impero dai non-morti. Ma quando arrivano degli esploratori per reclutare persone con il dono, afferra al volo l’opportunità di unirsi alle loro file per dare la caccia ai mostri che le hanno ucciso la sorella.

Segnata dal dolore, è disposta a pagare ogni prezzo, anche se significa legarsi a un daeva chiamato Darius. Umano solo nell’aspetto, possiede un potere terrificante, controllato da Nazafareen. Ma i bracciali d’oro che li uniscono hanno un indesiderato effetto collaterale. Ciascuno prova le emozioni dell’altro, e l’umana e il daeva cominciano a diventare pericolosamente intimi.

Mentre inseguono un nemico mortale lungo l’arida Great Salt Plain fino alla scintillante capitale Persepolae, dissotterrando i segreti del passato di Darius, Nazafareen è costretta a mettere in dubbio la schiavitù dei daeva e la sua stessa lealtà nei confronti dell’impero. Ma con un male antico che si agita al nord e un giovane conquistatore che controlla l’ovest, il destino dell’intera civiltà potrebbe essere in pericolo…

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 Blood of the Prophet:

Il Profeta Zarathustra è stato chiamato in molti modi. Ora trascorre il suo tempo disegnando capre dall’aspetto bizzarro. Ecco cosa succede quando ci si ritrova in una cella per duecento anni. Ma l’uomo che potrebbe essere impazzito, e che decisamente dovrebbe essere morto, è di colpo tornato a essere molto importante…

Sono passate soltanto poche settimane da quando Nazafareen è fuggita dai sotterranei del Re con il suo daeva, Darius. Sperava di non dover mettere più piede all’interno dell’impero, ma la ricerca del Profeta l’ha condotta nell’antica città di Karnopolis. Devono trovarlo prima che Alexander di Macedonia bruci Persepolae, e con essa la madre di Darius. Ma non sono i soli a cercarlo.

Il negromante Balthazar ha i suoi piani per il Profeta, così come il capo delle spie dei Numeratori. Mentre Nazafareen viene attirata in un gioco pericoloso, i suoi nuovi poteri prendono una brutta piega. Soltanto il Profeta comprende il segreto del suo dono, ma il prezzo di quella conoscenza potrebbe rivelarsi più di quanto Nazafareen sia disposta a pagare…

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Ammetto che ho iniziato il libro senza aspettative poiché la sinossi apre a diverse possibilità, ad una storia d’amore per esempio, a miti e leggende  ma anche a parecchie ambientazioni fantastiche.

L’autrice in questo non delude e per ogni singola pagina che ho letto, mi sono chiesta come e dove ha trovato l’ispirazione.

Ogni singolo personaggio ha un carattere delineato e raccontato in maniera semplice e garbata senza risultare mai pesante, anche le figure marginali hanno avuto posto per una piccola descrizione che lascia di loro un ricordo vivo a sufficienza per collocarli  e ricordarli poi nella storia, in tempi e spazi diversi.

Kat Ross ha lasciato volutamente questioni irrisolte e domande prive di risposta anche se non ha focalizzato, volutamente,  tutta la storia attorno a questo. Il personaggio principale è uno e si tratta di Nazafareen, che incontriamo poco più che bambina, perde la sorella per colpa di un Druj. Ne fa la sua ragione di vita e per questo lascia la sua famiglia e villaggio per combatterli tutti.

 “Uccidere i Druj. Avrebbe significato abbandonare la mia famiglia. Il mio clan. Se fossi stata scelta, avrei potuto non vederli mai più. E, nel nostro mondo, quei legami significavano tutto. Se la comunità allontanava una persona, questa era come se fosse morta. Accadeva solo per crimini gravi come la violenza o l’omicidio, cose rarissime tra la mia gente. Ma, quando succedeva, il colpevole diventava un fantasma. Il suo nome non veniva più pronunciato.”

Nazafareen ha un potere raro, ha qualcosa di molto singolare e viene scelta e addestrata, educata a seguire quello che le viene detto. I daeva sono una forma “assopita” di Druj, e il suo animo viene legato per sempre ad uno di essi. Darius. Questo legame la sconvolge e dapprima lo rifiuta, si chiude in se stessa. Si isola e si abbatte come fosse malata.Abituata alla solitudine dei suoi pensieri deve ora dividerli con lui, ma non solo. Nella sua mente, da ora in poi, sentirà fisicamente e sentimentalmente tutto quello che lui vive.

“Quando chiesi al magus quale fosse , mi diede una risposta prolissa che mi lasciò più confusa di prima. Tommas mi spiegò che potere era la parola sbagliata. Non era qualcosa che afferravi, come una forza, ma qualcosa che diventavi, il che aveva ancora meno senso. Tutto ciò che sapevo era che non mi apparteneva…”

Il loro cammino prende direzioni davvero inaspettate e vengono chiamati a combattere prima di quanto lei non si aspettasse. Ciò che ella non aveva considerato era di scoprire che, tutto ciò che le era stato insegnato, indottrinato come realtà assoluta, si sgretolava, passo dopo passo.

Ma la rabbia e la voglia di vendetta per la sorella ricoprono come un manto quanto scopre e finge di non capire, anche se il suo Darius le appare ogni giorno diverso, ogni giorno più familiare e vicino di quanto non volesse.

Che sia lei o che sia il legame imposto a farlo? Sembra non importarle, anzi si trova a dover combattere due guerre, una contro i Druj e l’altra con se stessa.

“Riuscivo a sentire il suo cuore battere una volta ogni dieci o quindici secondi. Il mio avrebbe voluto battere allo stesso ritmo ma avevo imparato tempo prima a scacciare quell’impulso. Mi avrebbe ucciso se lo avessi seguito.”

“Lo sentii pronunciare  il mio nome in lontananza mentre mi tirava fuori e mi reggeva tra le braccia. Mi strappò la giacca fradicia e fece scivolare la mano destra sotto la tunica fino ad arrivare alla schiena, così di infondermi il suo calore. Tremai come una foglia in una tempesta di vento, in parte per l’agonia del sangue che tornava nei miei arti ghiacciati ma anche per la sensazione del suo abbraccio. Non ci eravamo mai toccati cosi, premuti insieme dalla testa ai piedi con solo uno strato di tessuto a dividerci, ed era come la notte in cui gli avevo preso la mano, moltiplicata per mille. Vidi me stessa attraverso i suoi occhi e sentii il mio corpo attraverso le sue mani. Tale era il nostro legame. Le mie barriere si infransero all’istante. Non c’era niente al mondo se non l’intensità dei quella strana camera di risonanza e la consapevolezza che lui era perduto in essa quanto me.”

Devo trattenermi dallo svelare troppo di questi libri,  ma l’incredibile storia che ha partorito l’autrice rapisce e ammetto di aver divorato il primo libro. Cosa che non è accaduta con il secondo, ho dovuto ricordare a me stessa che non è un romance ma è un Fantasy purosangue e ha assolutamente tutte le caratteristiche di quest’ultimo. Egregiamente ha creato  luoghi dai nomi per me però impronunciabili e una fitta rete di dinastie e regnanti, legami e intrighi che ahimè hanno necessitato di una rilettura in alcuni punti.

Avrei voluto leggere ancora dei Daeva e del loro legame, ma questo lo sapete è il mio “vizio” personale.

Ma niente altro di negativo posso dire su questa storia che aspetta la traduzione del terzo libro con trepidazione.

La figura dei Daeva mi ha attratta da subito, questo legame che viene sigillato con dei bracciali ma che si fonde nello spirito ha origini antiche e non tutti ne sono degni o adatti; e coloro che hanno la possibilità restano segnati,  letteralmente. Darius ha perso un pezzo di se come segno che ha accettato di dividere ciò che è con un  essere umano. Ma non tutti considerano il legame un onore, c’è chi lo considera uno sdegno, chi li tratta come schiavi o addirittura cagnolini da compagnia senza mai curarsi dei loro sentimenti. I daeva hanno imparato a trattenere poteri e sentimenti a causa di questo. Nazafareen è pura e anche se la rabbia è il motivo primo ad averla condotta a Darius lo tratta come un suo pari. E se esistesse modo di renderli liberi?  Se fossero stati liberi in passato? E se non avessero nulla a che fare con i Druj??

“… e poi la sua mano accarezzò la mia, e la sensazione mi provocò un’onda d’urto fino alle dita dei piedi. Serrai i denti e provai a contare fino a venti, ma riuscivo a pensare soltanto alla sensazione delle sue dita tra i mie capelli e l’eco del suo desiderio attraverso il legame.”

 

Dovremo purtroppo aspettare l’ultimo capitolo per avere tutte queste risposte, ma confido che l’autrice non deluderà, anzi ci lascerà piacevolmente sorprese. Qualcosa mi dice che anche qui l’amore avrà una parte importante.

Vi consiglio di leggerlo se siete amanti del puro fantasy, ma anche se volete una storia sentimentale diversa dai soliti cliché. La protagonista è forte e decisa, ma vacilla davanti agli occhi azzurri di Darius, non da meno il Daeva trema all’idea di perderla e la storia purtroppo li divide spesso, aumentando così la voglia di sapere se si riuniranno e se avranno modo di scegliersi e non di legarsi a causa di un bracciale.

“Il fuoco genera il fuoco, nella mente e nelle azioni.”

Buona lettura,

la vostra Gloria Cayenna