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Una nuova indagine per Marco Pisani, avogadore a Venezia.

1753. È uno degli ultimi giorni di Carnevale quando suor Maria Angelica, monaca di clausura a Murano, viene trovata barbaramente uccisa nel suo appartamento segreto di Venezia. Mentre la città è in festa, tra balli in maschera nei palazzi e per i campi, spettacoli nei teatri e cortei notturni, l’avogadore Marco Pisani non tarda molto a scoprire che la religiosa aveva una doppia vita. Coadiuvato dall’amico avvocato Daniele Zen, dal segretario Jacopo Tiralli e dal medico e patologo Guido Valentini, Pisani pensa di aver individuato il colpevole. Tuttavia, invece della soluzione, dovrà fare i conti con altri due delitti efferati. Nulla sembra accomunare i tre crimini se non la sparizione di denaro e gioielli e la presenza di un medaglione d’oro contrassegnato da strani simboli. Come se ciò non bastasse, la fidanzata Chiara Renier, donna d’affari con doti di veggente, ha perso il suo Dono: nelle sue visioni le appaiono solo grottesche maschere di Pulcinella e un muro nero…

In una città che vive ormai sull’orlo della rovina, sfruttando la propria bellezza come una cortigiana, Pisani sembra avere imboccato un vicolo cieco. Saranno il caso e l’attenzione ai dettagli sua e del medico Valentini a metterlo infine sulla buona strada e a svelargli l’imprevedibile, complessa soluzione. Portandolo però a un passo dalla morte.

Secondo appuntamento con le indagini dell’ affascinante avogadore Pisani, tratteggiato dalla Minarelli, una conferma del suo talento nel narrare il brivido velato di patina storica per l’atmosfera rarefatta della laguna nel pieno Settecento veneziano.

Oro veneziano è un vero e proprio giallo, che si svolge in una città caratterizzata dall’ aria evanescente e magica, resa con tratti sempre puntuali, precisi nei riferimenti al contesto storico-culturale ma vibranti, per la proprietà e naturalezza, circostanza che fa presupporre una notevole preparazione a priori della stesura del romanzo.

Una vena deliziosa di malinconia aleggia su questa nuova avventura, quella della risata che esorcizza la paura…

 Il periodo del carnevale lo infastidiva sempre più di quanto non volesse ammettere. Anche se capiva che la Serenissima aveva bisogno del denaro che gli stranieri in quei giorni spendevano a fiumi, per lui rimaneva uno spreco di sete e trine, di cibi prelibati, vini costosi, profumi, gioielli, tutti i fronzoli con i quali molti suoi concittadini affrettavano la rovina economica. Ma c’era un’altra ragione, più intima e dolorosa, per la quale Marco odiava il carnevale. In quei giorni lo assaliva di frequente e a tradimento il ricordo di Virginia, la sua giovane moglie. Gli stringeva il cuore la nostalgia per la meraviglia infantile di lei al suo primo carnevale di Venezia, per le risa e la gioia che la illuminavano. Virginia, fantasma lieve che bastava il ricordo di un gesto a rievocare: il battito delle lunghe ciglia frementi sugli occhi scuri, le leggere carezze sulla fronte che disperdevano i suoi crucci. Alla sua morte si era sentito amputato, risucchiato in un vortice vuoto senza appigli. Non era stato più lo stesso. Per andare avanti aveva eretto una barriera intorno al cuore, aveva tenuto a bada i sentimenti, perché aveva capito che nella vita ogni cosa è precaria e non poteva soffrire così un’altra volta. C’era voluta una maga per far cadere le sue difese, la dolce, bella, misteriosa Chiara, che aveva il dono di vedere al di là dei sensi, di intuire l’invisibile, di presentire il futuro.

La città vive l’atmosfera effimera e grandiosa del Carnevale, intorno ad un crimine di sangue -un delitto efferato- mentre la storia si dipana e le indagini dell’ avogadore proseguono, tanto da diventare essa stessa il personaggio principale. Venezia non solo è il contesto storico e culturale in cui ambientare la trama, è un vero personaggio, con il suo fascino decadente e la sua bellezza preziosa, effimera e delicata, il suo mistero sfuggente. Tra broccati e sete preziose, in una dimensione incredibile, rarefatta, che di per sé crea un incanto e nasconde la città, proteggendola dagli occhi indiscreti, celando i suoi vizi e segreti.

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Come le fughe notturne della vittima, altera e splendida monaca di clausura, vittima del tormento della carne e della debolezza dello spirito.

Era la paura di essere scoperta? Era la consapevolezza del peccato? Il peccato della carne. Quante volte l’aveva commesso? Sempre…Non ne poteva fare a meno, erano quasi vent’anni che ogni tanto un’irrequietezza senza nome la spingeva come una gatta randagia fuori dalle mura del convento, tra le braccia di un uomo. Solo la bocca, le mani, il corpo di un altro essere umano estinguevano la sua sete. Poi si calmava, ma dopo poco il tormento riprendeva a straziarla.

In un venerdì di carnevale, nella frenesia dei balli, delle mascherate, degli spettacoli,e della beffa -secondo la regola dell’inversione dei ruoli- tutto sembra possibile, il peccato sembra impossibile al suono della fisarmonica che esegue un’indiavolata pavana, mentre si diffonde il profumo invitante di frìtole, di vino aromatico e di lugàneghe, tra grida e risate spensierate e scomposte tra le calle e la folla brulicante.

Teatro perfetto per un vero e proprio giallo con un delitto, un crimine particolarmente efferato e scandaloso, estremamente intrigante, che coinvolge una vittima dal fascino indiscutibile per la sua drammatica contraddizione e bellezza. Con un colpevole dalla mente estremamente raffinata, che si nasconderà dietro ad una serie di indizi, falsi indizi, mai banali; con un investigatore che è un personaggio vincente. È affascinante, ha un passato di sofferenza, è potente ma austero, giusto e carismatico, dalla mente brillante e vigile ma animato da grandi passioni. Dotato di autorevolezza e fascino naturale. Così l’avogadore Marco Pisani, in qualità di uno dei tre alti magistrati incaricati di istruire i processi più importanti nella Serenissima, veglia sulla legittimità dell’operato del Senato, custodisce il Libro d’Oro della nobiltà ma non disdegna di seguire personalmente le indagini più scomode, con l’aiuto di preziosi collaboratori. Accanto a sé ha infatti una serie di aiutanti che rendono ancora avvincente la storia, a partire dal suo braccio destro amico fraterno Daniele Zen, un avvocato bello e irresistibile, che ama la vita e le donne ma hai il cuore rapito dal vero amore, un amore impossibile: Costanza, imprigionata in un matrimonio triste e di convenienza, donna fragile e bellissima, che avrà un ruolo fondamentale in questo appuntamento. Una menzione d’onore al gondoliere factotum Nani, uomo del popolo dall’intelligenza e dalla lealtà sorprendente, che sa come muoversi nella brulicante Venezia dei mercanti, degli stranieri e di commercianti dei segreti, latori di pettegolezzi, delle servette nelle taverne. Infine l’amata Chiara, personaggio estremamente moderno, che ha riportato il protagonista alla vita , con l’amore, dopo la dolorosa perdita della moglie. Una creatura speciale, perché fiera della propria indipendenza mentre manda avanti un laboratorio tessile con ambizione e dignità, speciale perché ha un “dono” speciale, che sarà incredibilmente prezioso e pericoloso in questa indagine.

Possiamo parlare di una vera e propria indagine investigativa perché la morte di questa monaca nobile, che appartiene ad uno dei monasteri più prestigiosi di Venezia, nasconde una storia dalla fabula particolarmente intrigante gestita in modo misurato e intelligente, con alcuni filoni narrativi che si intrecciano in maniera ordinata, mantenendo la tensione della suspense in modo sorvegliato e anche creando l’effetto sorpresa (pur non essendo un’idea nuova alla tradizione letteraria il movente).

È un’indagine vera e propria perché la trovata originale e vincente di questa autrice è stata aver inserito dei metodi investigativi sorprendenti vista l’ambientazione, con alcuni elementi estremamente moderni, che ricordano le tecniche investigative scientifiche e che non ci fanno rimpiangere nulla di polizieschi e thriller o dei noir più moderni, cui siamo abituati, con la figura dell’anatomopatologo o quella della polizia scientifica. Una figura come quella del medico Valentini, si inserisce nell’indagine tradizionale, deduttiva e psicologica, rivelandosi incredibilmente interessante per l’equilibrio e saggezza umana, per la profondità intellettuale. Un massone progressista che però ascolta la sapienza popolare ed è curioso di ogni manifestazione del sapere umano, porta elementi interessanti senza forzature, perché sono presentati come le piccole conquiste del “Secolo dei lumi” che si avvia verso il Positivismo dell’ottocento. Ci saranno anche autopsie e scene del crimine osservate in modo attento e quasi scientifico potremmo dire, eseguendo rilievi e misurazioni, ma senza anacronismi fantasiosi o stridenti, piuttosto come piccole conquiste del genio umano.

Di contro l’aristocrazia veneziana e il suo canto del cigno

Venezia, città unica per le opere d’arte, col suo fascino misterioso, il sottile senso di precarietà accentuato dalle acque da cui si levava, era ormai costretta, come una prostituta, a vivere della sua bellezza. L’interminabile carnevale veneziano attirava visitatori da tutta Europa con le feste nei palazzi e nei teatri e la baldoria per le strade.”

 Il Settecento Veneziano, con il suo splendore e con la sua decadenza, crea uno scenario da sogno alla serie di crimini, accentuata anche dal momento che Venezia sta vivendo cioè quello del Carnevale, in cui nulla sembra reale, autentico. Come ricorda il saggio Nani poi

…nel manipolare la verità nessuno era più abile di preti e suore. Sembrava che avessero sempre un filo diretto col cielo e che sapessero con certezza, in ogni momento, ciò che Dio voleva, come se Nostro Signore si consultasse con loro prima di ogni decisione.

Le irrequietezze della monaca, la doppia vita nell’appartamento di calle della Madonna, i ducati elargiti a piene mani al suo giovane amante, sono solo il pallido riflesso della dissolutezza e della corruzione che corrode la laguna. Le indagini proseguono a ritmo sostenuto mentre le vicende personali di Pisani e dei suoi compagni si intrecciano alla trama, rivelando aspetti di una città dove i giovani nobili di povera famiglia perdono l’onore, si smarriscono nel vizio, nel gioco  soprattutto, precipitando nei debiti e compromessi. Un medaglione d’oro che reca iscrizioni sospette, un’altra morte scomoda e orripilante che si rivela un’ inaspettata liberazione per la dolce Costanza…Il conflitto tra Autorità laica e religiosa, mentre Venezia galleggia sull’acqua come una rêverie, “un luogo più sognato che reale.”

«Vedi, Daniele» osservò Marco con un sospiro, mentre la mattina di sabato lui e l’amico solcavano in gondola il Canal Grande, «ho sempre pensato che il Canale fosse simile a una lunga quinta teatrale: è una splendida scenografia, un luogo irreale, fantastico. Il fondale giusto per le grandi feste religiose e civili, che appunto sono spettacoli. Qui tutto è illusorio. Questi palazzi di marmi bianchi e rosa hanno il loro doppio nell’acqua in cui si riflettono, e sembrano navigare, pronti a partire per chissà dove. Sono sempre lì lì per dissolversi in un tripudio di colori, orgogliosi della loro labilità.» Li avvolgeva una luce dorata, quella luce di cui Antonio da Canal, detto il Canaletto, sapeva inondare i suoi dipinti con maestria impareggiabile. Daniele rise. «Sei in una delle tue giornate di malinconia poetica» osservò. «Può darsi. Ma dimmi se c’è un’altra città al mondo che viva come Venezia sull’orlo dell’abisso. E lo sa, e si fa sempre più bella per aspettare la morte. Ed è proprio l’acqua l’elemento che le conferisce il fascino del perenne movimento, che allo stesso tempo la corrode dalle fondamenta. Sta sprofondando… 

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Un giallo piacevolissimo, in cui vero protagonista resta questa città, sospesa nel tempo e nello spazio. Movente e colpevole sorprenderanno alcuni mentre faranno sorridere altri perché ricordano elementi della tradizione ma resta sempre un libro amabile ed estremamente curato, in un atmosfera magica resa in modo sapiente. Tra una pennellata del Canaletto è una nota di minuetto.

«Denaro, passioni, potere, sono queste le molle che spingono la gente al delitto, ma prima che in un crimine sia arrivato alla verità, quanto fango devo rivoltare! Un tempo temevo che tutta la melma dell’umanità avrebbe finito, un giorno, per depositarsi sulla mia anima e soffocarla. Ma ora ci sei tu, Chiara, e tu sei la mia luce.» Si chinò a deporre un casto bacio sulla fronte della ragazza. «E questa volta…»

Saffron

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