Ben trovati e benvenuti al Review Party dedicato a “La piccola libreria di Venezia”, di Cinzia Giorgio. Io l’ho letto per voi per conto del Blog Harem’s Book. Venite con me a scoprire cosa ne penso.

Titolo: La piccola libreria di Venezia

Autrice: Cinzia Giorgio

Editore: Newton Compton

Pubblicazione: 19 ottobre 2017

SINOSSI

Margherita ha un dono: sa consigliare a ogni persona il libro giusto. È per questo che, delusa dalla fine della sua storia d’amore, lascia Parigi e torna a Venezia, con l’intenzione di aprire una libreria nella bottega d’antiquariato appartenuta al padre. Poco prima dell’inizio dei lavori di ristrutturazione, rovistando tra vecchie carte, Margherita trova, incastrata in fondo a un cassetto, una foto che ritrae una giovane donna. “Per Anselmo, il mio grande amore”, recita la dedica sul retro, che riporta anche data e luogo: aprile 1945, Borgo degli Albizi, Firenze. Margherita nota con stupore che la ragazza ha al collo un ciondolo identico a quello che le ha lasciato suo zio Anselmo. Com’è possibile? Quel ciondolo è un pezzo unico, non può trattarsi di una copia. Incuriosita dalla scoperta, decide di indagare e parte per Firenze. La sua piccola ricerca la conduce in una libreria, la cui proprietaria è la figlia di Emma, proprio la donna della foto. Ma in quel luogo Margherita conosce anche qualcun altro: Fulvio, uno scrittore un tempo famoso, che non pubblica da anni e che nasconde un mistero nel suo passato…

Una giovane donna alla ricerca del suo passato. Un incontro del destino tra le pagine di un libro.

RECENSIONE

“Per rinascere bisogna prima morire. Disperdersi in miliardi di particelle, che si ritrovano dopo millenni nell’utero di una donna e, allo scadere di nove mesi, si ritorna alla luce. Vi è tuttavia un altro modo, un’altra singolare rinascita, un ulteriore bizzarro agglomerato di atomi, che ci può ridare la vita.”

Che tipo singolare, Margherita Calvani.

Riesce da subito a capire come curare i mali delle anime delle persone che la circondano. Ha subito un guizzo che la porta a cercare la giusta medicina cartacea per chiunque ne abbia necessità. E lei? Come cura lei i suoi malesseri?

“I libri erano da sempre la sua vita. Quando tutto sembrava perduto, loro erano sempre stati lì, a proteggerla. Le avevano impedito di precipitare quando suo padre era morto, le avevano dato una ragione per andare avanti quando aveva affrontato prove difficili e continuavano a starle accanto anche ora, mentre apriva la porta della bottega dove, da bambina, aveva passato i giorni più belli di cui avesse memoria. Li aveva traditi una sola volta, quando aveva deciso di laurearsi. Era l’anno in cui il padre era morto in un terribile incidente stradale.”

Lei non ha bisogno, o almeno così crede, di trovare un singolo libro. Lei trova la panacea ai suoi mali nei libri stessi, nell’odore inconfondibile di carta e inchiostro, nel rumore frusciante delle pagine sfogliate, nella stessa ricerca di titoli per amici, familiari e persino sconosciuti.

Vive nel suo microcosmo parigino, dove collabora con la sua grande amica Olimpia.

La ricordate? Lei è la protagonista del libro antecedente a questo, “La collezionista di libri proibiti”.

Margherita lavora con Olimpia, frequenta la cioccolateria della sua cara amica Léonie e vive con Alain, pittore istrionico e completamente votato al sacro fuoco dell’arte.

Tutto questo sembra bastare alla nostra protagonista, almeno finché non si ritrova a riaprire la piccola bottega antiquaria paterna. Decisa a riaprirla dopo la prematura scomparsa del padre e forte dell’aiuto economico di Olimpia, entra dopo tempo immemore nei locali che hanno fatto da spettatori alla sua infanzia.

Entrare in quei luoghi, per Margherita, è gioia e disperazione allo stesso momento. Solo chi subisce un lutto così importante sa capire l’importanza di un odore, di un semplice cigolio, di un ricordo che ti scuote le membra.

Scaffali un tempo pieni di libri antichi, ora accolgono solo vecchie fatture.

Vetrine un tempo rigogliose di antichità fanno ora mostra di polvere.

Ma tutto può riservare sorprese, persino un vecchio cassetto incastrato che nasconde una vecchia foto.

“Qualche minuto dopo Margherita osservava incuriosita una vecchia foto in bianco e nero, che ritraeva una giovane donna. Sul retro c’era una dedica:

Aprile 1945
Per Anselmo, il mio grande amore
Emma
Borgo degli Albizi, Firenze

La ragazza nella foto era molto carina: il suo viso ovale era illuminato da un sorriso radioso e da splendidi occhi allungati. Il colore era indecifrabile, ma dovevano essere comunque chiari. Portava una pettinatura molto elaborata, con due trecce che fungevano da cerchietto mentre il resto dei capelli ricadeva sulle spalle. Indossava una camicia bianca che si apriva appena e lasciava intravedere una collana molto particolare. La riconobbe all’istante. Il suo cuore accelerò i battiti: il monile della ragazza era identico a quello che il prozio Anselmo le aveva lasciato in eredità. Si trattava di una catenina d’oro che Margherita indossava ancora.”

Chi è questa donna? E cosa la lega a suo zio Anselmo?

Margherita torna a Parigi per farsi aiutare dalla sempre presente Olimpia proprio per trovare una soluzione a questo arcano.

E la risposta arriva, insieme però alla consapevolezza dei tradimenti di Alain.

“La maggior parte delle persone si chiude a riccio o crede di essere l’unica a soffrire. Anche quando fai notare che non è così, una persona con il cuore infranto ti dirà sempre che tu non capisci cosa si prova.”

Lascia quindi la casa che condivideva con il suo compagno e si trasferisce da Léonie, affronta l’umiliazione del tradimento e pianifica un viaggio a Firenze, per andare a trovare la donna della foto, Emma che, manco a dirlo, ha una libreria che ora gestisce insieme alla figlia Nicoletta.

Le chiama, le contatta, parla con loro.

Emma racconta la sua storia a una Margherita sempre più coinvolta e rapita, sempre più partecipe e consapevole del fatto che la vita ti dà quando meno te lo aspetti.

Firenze le fa anche conoscere Fulvio, uno scrittore incrociato proprio nella libreria delle sue nuove amiche fiorentine.

Complicato e sfuggente, le entra dentro come un uragano. Si frequentano, si cercano, ma non si prendono, non si trovano lasciando Margherita con la convinzione che lui non sia interessato.

Sempre più convinta che il suo futuro, ora, è a Venezia.

“«Una libreria!», esclamò, illuminandosi.
Léonie la guardò incuriosita. «Come dici, scusa?»

«La bottega di mio padre. Ne farò una libreria», mormorò Margherita, schiudendo le labbra in un sorriso.”

Con il racconto mi fermo qui, per evitare spoiler che potrebbero rovinarvi il gusto della lettura di questo romanzo.

Un romanzo che deve essere capito, apprezzato, metabolizzato.

Un romanzo che racconta tanti personaggi, che non ne trascura alcuno.

Una storia nella storia.

Ho adorato la storia di Emma e Anselmo, il loro amore passionale e istintivo e la loro ambientazione storica che ci riporta ai tempi della Seconda Guerra Mondiale, raccontata magistralmente in ogni suo aspetto.

Fantastiche le descrizioni degli ambienti: le calle di Venezia, le strade fiorentine, gli arrondissement parigini sono letteralmente dipinti fra le parole, talmente tanto vividi da stuzzicare oltremodo la fantasia del lettore.

Tante le citazioni di classici della letteratura che Margherita consiglia a chi chiede il suo aiuto, sfruttando la peculiarità del romanzo per “curare” il male che affligge il suo interlocutore.

Ho amato inoltre le parole con cui l’Autrice ci parla del lutto di Margherita.

Lo affronta con delicatezza, quasi con reverenza, così come un sentimento talmente importante deve essere narrato. Non ce lo racconta direttamente, ma ci fa percepire il dolore, le lacrime, la devastazione interiore e questo, secondo me, è un fiore all’occhiello.

A mio avviso, emozioni del genere non possono essere narrate e l’Autrice infatti ce le fa arrivare con delicatezza e tatto, lasciando a noi il compito, in alcuni casi quasi catartico, di immaginare quanto peso possa avere una lacrima, quanto dolore ci sia nel respirare un odore, quanta tristezza nel cuore di chi affronta i propri ricordi.

Margherita è una ragazza forte, con un bagaglio pesante, ma che reagisce. Affronta la vita, facendo tesoro di ogni sentimento provato e crescendo interiormente con esso e per esso.

Vive quanto il destino le riserva con consapevolezza e con l’accortezza di riuscire a modificare la propria vita in base a quanto ha davanti. Si mette in gioco continuamente senza paura e con l’unico scopo di far del bene. Per se stessa, ma anche per i suoi affetti.

Libro scritto magistralmente, che consiglio a chi vuole leggere una storia corale delicata e positiva.

Concludo con una citazione che, a mio avviso, racchiude in sé ogni sfaccettatura di questa storia.

L’amore può tutto. Distrugge, ricrea, sconvolge e ti avvolge. Ma non ti ridà ciò che perdi, mai.”

Alla prossima, Laura Lewis

STORIA

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