Dell’uomo ricco d’ingegno narrami, o Musa,
che a lungo vagò, dopo ch’ebbe distrutto
le sacre di Ilio: di tanti conobbe le città e la mente,
molti dolori nel cor sofferse,
per la sua vita lottando
e pel ritorno dei suoi…
Invano, chè, delle lor colpe tutti perirono,
loro, pazzi! Che osarono violare
i candidi buoi del Sole Iperione
per saziar la fame, e il Nume irritato
negò loro il ritorno.
Narra anche a noi parte almen di queste avventure
o Diva, di Zeus figlia.
Già tutti i greci ch’eran scampati alla nera Parca,
avean fatto ritorno, lontani dalla guerra e dal mare;
solo lui, Odisseo, era ancora lungi dal suo regno
e dalla casta sposa: lo tratteneva in antri solitar
la veneranda ninfa Calipso, che bramava
unirsi a lui in maritali nodi.
E quando l’anno infine arrivò,
del suo ritorno in Itaca,
neppure là avrebbe avuto pace e dure prove,anche tra i suoi, avrebbe dovuto affrontare…

(Cannella Version’s: Odissea)

Chi non ha mai letto questi versi di Omero, il poeta cieco? Fanno parte del nostro patrimonio letterario da tempo immemorabile, ma non perdono mai il loro fascino, credo che molti di voi saranno d’accordo con me nell’affermarlo. Personalmente, penso che il fantasy abbia avuto origine proprio nell’Antica Grecia, perché quell’antico popolo senza dubbio è stato uno dei più fervidi di immaginazione e la sua mitologia lo dimostra.
Al centro dell’universo del popolo ellenico c’erano gli Dèi, che raffiguravano anche le forze e i vari aspetti della natura. Erano molto venerati e gli uomini, per ingraziarseli, compivano dei sacrifici, spesso anche umani, su apposite are sacrificali, alla presenza di sacerdoti o sacerdotesse.
Ma com’era articolata la gerarchia
Secondo Esiodo e la sua Teogonia, al principio fu il Caos, il nulla più assoluto, poi da lui apparve Gea (Terra), e altre divinità primordiali: Eros (Amore), l’Abisso (Tartaro), l’Erebo (Oscurità). Gea generò, senza ausilio alcuno, Urano (il Cielo stellato), quindi si unì a lui e diede alla luce prima i dodici Titani, sei maschi e sei femmine: Oceano, Ceo, Crio, Iperione, Giapeto, Teia, Rea, Temi, Mnemosine, Febe, Teti e Crono; infine nacquero i Ciclopi (dotati di un solo occhio), Bronte, Sterope e Arge), e gli Ecatonchiri centimani Briareo, Cotto e Gige.
Urano tuttavia, che si era autoproclamato re dell’Universo, aveva il timore che qualcuno dei suoi figli potesse usurpargli il trono, quindi relegò la sua progenie nel Tartaro. Ciò causò l’ira di Gea, che non accettando il comportamento del suo consorte, istigò i figli a ribellarsi. Solo il più giovane, Crono, ebbe il coraggio di opporsi a suo padre. Armato di una falce che Gea stessa gli aveva procurato, quando Urano coprì Gea, per giacere con lei, lo evirò, gettando i suoi genitali nel profondo del mare (alcune leggende affermano che fu in tal modo che nacque Afrodite, la dea dell’amore).
Spodestato colui che lo aveva generato, Crono divenne quindi il nuovo re del Creato. Prese in moglie Rea, sua sorella, e con lei generò diversi figli, che però divorava man mano che ella li metteva al mondo (ciò in seguito a una profezia che indicava che egli avrebbe subito lo stesso Fato di Urano per mano di uno dei suoi stessi figli). Crono aveva già ingoiato Estia, Demetra, Era, Ade e Poseidone, quando venne al mondo Zeus. A questo punto Rea, per evitare che il suo ultimo nato subisse la stessa sorte degli altri fratelli, affidò il piccolo alle cure della capra Amaltea e recò invece al marito un sasso avvolto in fasce. Il Titano non sospettò alcunché e ingoiò quello che credeva fosse il suo ultimo figlio.
Zeus crebbe forte e coraggioso e quando divenne finalmente adulto e apprese tutta la sua storia, affrontò Crono e lo costrinse a vomitare i suoi fratelli. Si scatenò così una guerra sanguinosa tra i figli di Crono e i Titani, che Zeus riuscì a vincere solo grazie all’aiuto dei Ciclopi che aveva liberato dal Tartaro, dopo di che imprigionò a sua volta suo padre e i Titani nell’Abisso e divenne il nuovo re dell’Universo.
Zeus elesse sua dimora il Monte Olimpo e vi andò ad abitare con i suoi fratelli e i figli che generò in seguito (da qui la denominazione di dèi olimpii, per indicarli).
I principali déi olimpii erano dodici:

Zeus, dio del cielo e signori delle folgori, sposo di Era, sua sorella. I suoi simboli erano l’aquila, la quercia, la folgore, lo scettro e la bilancia. Aveva molti epiteti (Zeus Agamennone, Zeus Nemeos, Zeus Panhellenios, Zeus Xenios, Zeus Horkios ecc.). Ebbe numerose amanti e numerosi figli illegittimi. Nella mitologia latina prese il nome di Giove.image

Era, dea del matrimonio e della famiglia. I suoi simboli erano il pavone, la corona, il cuculo e il melograno. Era la più giovane delle figlie di Crono e di Rea e divenne la moglie di Zeus, con il quale generò Efesto, Ares, Ilizia ed Ebe. Proverbiale la sua gelosia nei confronti delle amanti del suo sposo. Una su tutte ricordiamo quella per Alcmèna, che generò il possente Eracle con il signore delle folgori. Per la mitologia latina era Giunone.image

Poseidone, dio del mare e dei terremoti (da qui l’epiteto di Poseidone Enosigeo), i simboli a lui cari erano il cavallo, il delfino, il tridente e il toro. La sua legittima sposa era Anfitrite, ma come suo fratello Zeus, anch’egli ebbe numerose relazioni extra-coniugali. Nella mitologia latina fu identificato con il nome di Nettuno.image

Demetra era la dea della fertilità, della natura e delle stagioni. Con lei Zeus generò Proserpina e i suoi simboli erano il papavero e il grano. Per i latini era Cerere.

Dioniso era il dio del vino e dell’ebbrezza, nonché protettore del teatro. Suoi simboli erano la vite, l’edera, la coppa, il delfino e la capra. Suo padre era Zeus e sua madre la mortale Selene, una principessa tebana. Sposò Arianna quando questa venne abbandonata da Teseo. Era il più giovane degli déi olimpii. Nella mitologia latina assunse il nome di Bacco.

Apollo, dio delle arti in generale (musica, teatro, poesia ecc.), i suoi simboli erano il sole, la lira, l’arco e le frecce (da qui l’appellativo di Dio arciere). Zeus generò lui e la sua gemella Artemide con Latona (o Leto). Per i latini era Febo.imageimage

Artemide, dea della caccia, della verginità del tiro con l’arco e protettrice degli animali dei boschi, era la sorella gemella di Apollo e la figlia di Zeus e Latona. Suoi simboli erano il cervo, il cane, l’orsa, il cipresso, l’arco e le frecce. Nella mitologia latina era Diana.

Hermes, figlio di Zeus e della Pleaide Maia, era il messaggero degli dei, protettore del commercio, dell’eloquenza e dei ladri. I suoi simboli erano il caduceo, i sandali alati, il cappello alato, la cicogna e la tartaruga, dal guscio della quale ricavò la lira. Sua moglie era Driope, figlia di Eurito, dalla quale ebbe Pan, il signore dei satiri, inventore del flauto di Pan e compagno inseparabile di Dioniso. Nella mitologia latina era chiamato Mercurio.

Atena, dea vergine della saggezza, della sapienza e della guerra, era figlia di Zeus e dell’oceanina Meti. Nacque dalla fronte del padre già adulta e armata di tutto punto, dopo che il sommo re degli déi aveva ingoiato Meti, trasformata da lui stesso in una mosca. I suoi simboli erano la civetta e l’ulivo ed era la protettrice della città di Atene. Nella mitologia latina assunse il nome di Minerva.image

Ares, figlio di Zeus e di Era, era il dio della guerra e della morte violenta. Suoi simboli erano il cinghiale, il serpente, il cane, la lancia e lo scudo. Non era visto di buon occhio dagli altri déi (a eccezione di Afrodite, della quale era l’amante), perché violento e litigioso. Nella mitologia latina era identificato con Marte (da qui la parola marziale).

Afrodite, dea dell’amore, della bellezza e delle passioni. I suoi simboli erano la colomba, il passero, il cigno, il mirto e la rosa. Esistono due versioni sulla sua nascita. Una vuole che ella sia nata dai genitali o dal sangue di Urano, dopo che questi fu sconfitto da Crono; l’altra narra che ella fosse figlia di Zeus e dell’oceanina Dione. Suo sposo era Efesto, il dio deforme, ma ebbe numerosi amanti, primo fra tutti Ares. Dal suo nome ha avuto origine la parola afrodisiaco. I latini le conferirono il nome di Venere.image

Efesto, figlio di Zeus ed Era, era il fabbro degli dèi, protettore del fuoco e della metallurgia (a lui sono attribuite le vestigia di Achille e di molti eroi greci). Suoi simboli erano il fuoco, l’ascia, il martello, le pinze e l’asino. La leggenda narra che Era, disgustata dalla sua bruttezza, subito dopo la sua nascita lo scaraventò giù dall’Olimpo ed egli cadde sull’isola di Lemno.
Sposato con Afrodite, a differenza della consorte, fu un marito fedele. Per i latini era il dio Vulcano.

Con la carrellata degli dèi olimpi si conclude il nostro primo appuntamento con questa rubrica sulla mitologia greca. Qualcuno, leggendo, penserà che mi sono dimenticata di Ade, il signore dell’Oltretomba, ma non è così, di lui vi parlerò la prossima volta, quando esamineremo nei dettagli i vari personaggi che compongono l’universo dell’epica greca. A presto, la vostra

Cannella

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