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SINOSSI:
Londra, 1814. Althea Hope è tutto fuorché un’eroina romantica: ha quasi trent’anni, porta gli occhiali, e il suo guardaroba non contiene un solo abito che non sia terribilmente fuori moda. In più, ricopre la classica professione delle zitelle senza speranza: fa l’istitutrice e la chaperon di una ragazza alla sua prima Stagione. Il suo compito è quello di accompagnare la ricchissima e bellissima Greta agli eventi mondani, tenendola sotto controllo ma rimanendo sullo sfondo come una severa tappezzeria.
Anche Lord William Warwick non è il protagonista perfetto di una storia d’amore: è misogino e scontroso, e i modi villani che sfoggia anche nei migliori salotti gli vengono perdonati soltanto perché è più ricco di Creso. È giunto a Londra per cercare moglie: perfino lui, che preferisce concedersi dei rapporti fugaci e considera con orrore la sola idea del matrimonio, si rende conto che a trentacinque anni è venuto il momento di dare un erede legittimo al casato.
Di sicuro, William non è l’uomo ideale di Althea.
Di sicuro Althea non è la donna ideale di William.
Eppure, loro malgrado, finiscono con l’incontrarsi fin troppo spesso e chissà che quelle apparenti scintille d’odio e ripicca non celino ben altri tipi di fiamme…
La storia di un amore imprevisto che tenta vanamente di lottare contro se stesso, fra battibecchi serrati e baci rubati, balli vorticosi e inseguimenti in carrozza, finti corteggiamenti e vere passioni, nel cuore della Londra gaudente del periodo Regency.

RECENSIONE:
Nessuna premessa. Voglio andare dritta al sodo: ho adorato questo libro.
Da appassionata di storici credo di poter affermare che tutti gli schemi siano già stati sfruttati. Anche in questo caso si parte col più classico dei cliché: il nobile che si invaghisce della governante. Ma a rendere diverso questo libro sono essenzialmente tre cose: lo stile di scrittura, le emozioni che sa trasmettere al lettore e la particolarità dei protagonisti. Lo stile è maturo, ricercato e lineare: modi e linguaggi che ben si adattano al periodo storico. Da questo e dalle descrizioni ambientali, traspare un particolare approfondimento dell’epoca Regency, che ho molto apprezzato perché mi ha permesso di avere un’immagine nitida delle situazioni narrate. Di conseguenza ciò ha molta influenza anche sulle emozioni che il libro riesce a tramettere sul lettore, perché si ha l’impressione di ammirare un quadro dal vivo. La narrazione in terza persona fa sì che i pensieri dei protagonisti siano sempre chiari e si riesca a percepire il patos degli stessi.

Personaggi atipici quelli raccontati da Virginia. Althea è una ragazza rimasta orfana di genitori, a quasi 30 anni, nessuna dote o titolo, è praticamente impossibile che riesca a trovare un marito. Ha una mentalità originale, indipendente, molto simile a quella dei giorni nostri, merito dell’educazione rivoluzionaria ricevuta dai genitori. Purtroppo questa educazione le ha anche portato a credere che l’amore non sia un sentimento da coltivare, che non sia “conveniente” perdersi dietro ad inutili sospiri e batticuori… ma ciò non significa che ad Althea riesca facile mantenere questi propositi. L’arrogante, dispotico lord Warwick è proprio il prototipo d’uomo di cui che Althea si era prefissa di non invaghirsi. Per ironia del destino, più la ragazza si impegna per tenere lontano il conte e per rifuggire gli strani sentimenti che lui le provoca, più cade vittima della spirale che la attira verso l’uomo. La madre di Althea non si sarebbe sicuramente vista d’accordo con la frivola infatuazione della figlia. Per questo, e per il senso di razionalità che la pervade, la ragazza tenta in tutti i modi di non far trasparire nulla di ciò che prova all’esterno, anche quando la gelosia nei confronti del conte e della sua fidanzata diventa impossibile da sostenere.

Anche William è un personaggio atipico per l’epoca. È un nobile, soggetto alle regole dell’etichetta, ma l’infanzia rigida e difficile, quasi marziale, priva dell’amore della madre, lo ha reso un uomo burbero e scontroso, poco incline ai rapporti sociali. William preferisce rimboccarsi le maniche e coltivare le proprie terre, piuttosto che frequentare l’alta società londinese. Althea e William sono caratterialmente perfettamente compatibili, a causa proprio dell’atipicità che li accomuna. L’effetto “calamita” tra i due protagonisti è tangibile ed eccitante.

L’autrice ha saputo creare un’alchimia fantastica, che mantiene la storia sempre viva ed il lettore rimane incollato alle pagine. Molti i personaggi secondari che fungono da agenti leganti, importanti pedine nel gioco a rincorrersi dei due protagonisti.
Non ci sono vere e proprie scene di sesso, ma posso assicurarvi che la sensazione di fine sensualità che si respira lungo tutto il corso della storia è molto allettante.
In conclusione mi sento di raccomandarvi la lettura di questo libro, molto scorrevole e curato, in grado di far avvicinare alla lettura del genere storico anche le più titubanti.
Curcuma