In una mattina qualunque,
Chissà quando, chissà come…

Passi sincronizzati e cadenzati. Cosce possenti. Spalle sinuose.
​Magliette incollate a petti gloriosi.
​Incutono lo stesso timore misto a grazia che suscitano i cavalli pronti alla guerra.
I quattro uomini catturano più di uno sguardo femminile dal momento che sembrano usciti direttamente da un articolo sul jogging in Central Park.
L’autunno è alle porte e le foglie si sollevano come se anche loro si inchinassero di fronte a tanta bellezza.
Una ragazza incespica, rapita dagli uomini che parlano, ridono e corrono e mandano a quel paese ogni teoria sul bello esteriore che non dovrebbe mai surclassare quello interiore.
Potrebbero avere un quoziente intellettivo di un krill e così, immersi nei colori dell’impressionismo urbano, sembrano usciti dalle pagine mistiche di Tolkien.
«Gerard, non hai ancora aperto bocca e sembri più pallido di Philip quando vede Grace» lo sfotte il nero, facendo scintillare i denti bianchi dietro un sorriso assassino. Il sorriso del vecchio bastardo che ha imparato in carcere l’arte dello scherno.
«Solo perché tu sei tutto cioccolatoso non vuol dire che noi musi pallidi siamo da meno in qualcosa. Questa cosa della dotazione deve essere sfatata, amico» ribatte il biondo Philip.
«Ged, ha forse a che fare con il cast del film di Olyvia?» domanda Leone. I riccioli indomabili al vento hanno gli stessi riflessi della vegetazione che li circonda.
«Non dovete rompermi i coglioni, va bene?» È la risposta secca e inusuale del buon dottore che raramente perde le staffe o alza la voce oltre le ottave basse e roche che fanno remare le ginocchia della moglie.
«Cast del film?» scandisce William, aumentando di poco l’andatura per poter calare il suo sguardo assassino su ognuno dei suoi compagni.
«Già» conferma l’italiano. «Mia suocera ha letto un suo romanzo e in una nottata ci ha fatto sopra una sceneggiatura.»
«Ma queste cazzo di suocere…» sbotta William.
«Ehi, Ella è molto, ma molto meglio della tua» conviene Philip con una smorfia.
«E quindi dov’è il problema, Ged?»
Gerard Gordon si ferma, creando un vortice di foglie intorno ai suoi piedi. «Quindi Katie non te lo ha detto?» sbraita. «Adesso capisco tutta la tua calma.»
Philip inizia a ridere come un matto.
Leone nasconde il suo divertimento piegandosi in avanti, le mani sulle ginocchia per riprendere fiato.
«Non so cosa» sibila il nero. Il sudore gli evapora sulla pelle come se fosse fatto di lava.
«Domani vanno a Los Angeles per i provini del cast!» Gerard gesticola. «E Liv mi ha detto che non devo preoccuparmi, che devo avere fiducia e tutte quelle stronzate da uomo politicamente corretto…»
«Vanno? Chi va a LA?»
«Tutte e sette» tossicchia Leone senza più freni.
«Ma tu cosa diavolo ridi? Ci va anche la tua!» gli grida addosso Gerard.
«La sua tratta gli attori come appestati» risponde Philip per lui. «Grace mi ha detto che ha una specie di rifiuto a causa dei suoi genitori e della sua professione.» Si stringe nelle spalle.
«Deve essere lo stesso motivo per cui Grace ti tiene chiuse le gambe come Fort Knox» commenta William con un’espressione eloquente.
Il biondo gli regala un dito medio e in amicizia, affonda il suo attacco. «Curioso che Katie non ti abbia detto niente dal momento che partiranno con il suo jet domattina all’alba.»
«Sempre che non ficchi la tua testa di cazzo in uno dei motori.»
Philip scoppia in una delle sue risate fragorose che fanno scintillare gli occhi dorati come se fosse so fusi.
«E mi dici perché diamine tu te ne sei stato bravo e buono e hai detto sì?»
«Cosa diavolo devo fare, Will? Non posso rinchiuderla al capanno sul lago e gettare la chiave. Per Liv è un passo importantissimo uscire dal suo guscio. Non posso negarglielo!»
«Quella tua cazzo di armatura senza macchia. Mi viene voglia di infilarti in un bollitore industriale di salsa barbecue!» Dai capelli corti e crespi potrebbero uscire le fiamme da un istante all’altro. «E voi?»
«Io…» Philip si gratta la nuca e sposta le foglie con un piede.
«Io rimango qui a lavorare su un nuovo progetto in Canada» dice Leone.
William alza gli occhi al cielo e li chiude mentre chiede aiuto al Principale. Gli chiede la forza per non schiacciare la testa a tutti quei bellimbusti moderni e femministi che lo circondano.
«Io non lascio che mia moglie vada da sola in una fucina di cazzi in cerca di aperture ricche da provare a inseminare e incastrare…»
«Io ho una stima più alta di mia moglie.»
William si gira verso Gerard. La loro amicizia adesso è di lunga data e la stima reciproca è infinita.
«Katie è sacra, ok? Proprio perché neppure io potrò mai meritarla e neppure salire un cazzo di gradino per avvicinarmi a lei, permetterò che lo faccia qualcun altro. Non è questione di indipendenza o di fiducia. Lei è mia a un livello che non ha niente a che vedere con il pisciarle intorno per poter marchiare il territorio.»
«Che scena bellissima…» mormora Gerard gli occhi stretti in un’espressione contrariata.
«E poi ci sarà Morgan» aggiunge Leone.
«È questione…» William gli rivolge un’occhiata che surriscalderebbe il globo di qualche grado. «La mia Katie in quei posti senza di me non ci va. Con le vostre donne fate come volete.»
«L’hanno presa come una rimpatriata tra amiche» dice Philip.
William digita qualcosa sul suo iWatch, poi manda un messaggio vocale alla sua segretaria: «Prenota cinque posti in prima classe sul primo volo di domattina per LA. Usa i dati di quei bastardi dei miei coinquilini.»
«Le ragazze hanno quasi sette ore di volo in solitaria per raccontarsi di quanto Katie, Liv e Luise siano soddisfatte sessualmente o di quanto Grace si ecciti quando solo parla con grancazzonePhil.»
«E il quinto?»
«Daniel, sia mai che gli troviamo una bella sventola che gli faccia dimenticare la sua merda nel casting femminile.»
«Si incazzeranno a morte, Will.»
Lo sguardo nero scintilla di divertimento. «Ho avuto a che fare con energumeni ben più pericolosi di sette donne peccaminose.»
«Ma loro mirano alle palle e te le staccano» conviene Leone.
E nessuno può dargli torto.

To be continued soon on my web site…

Charlotte Lays