La vera Fraulein Rottenmeier non è tutta d’un pezzo… è SUL pezzo!

“O mangiato la mela” scrive Heidi sulla grande lavagna appesa alla parete.
«Oddeo!» urlo in preda a un attacco isterico con travaso di bile in contemporanea. «La H dove l’hai lasciata? Sull’alpe con tuo nonno?»
– Quel grandissimo gnocco – vorrei aggiungere, ma mi trattengo.
La bambina, mortificata, mi guarda, dispiaciuta per avermi dato l’ennesima delusione e io vorrei confessarle che non le insegno volutamente le regole della giusta grammatica solo per avere la possibilità di riportarla personalmente a casa e rivedere suo nonno.
Da quando conosco questa bambina vivo una lotta interiore perenne. Due schieramenti lanciano granate a tutto spiano: i miei ormoni ululano per essere liberati e saziati, la mia coscienza mi accusa di essere una pessima insegnante, visto il comportamento che adotto con l’innocente fanciulla.
Come darle torto… Ma, per la miseria! Lei non ce li ha gli occhi?
Guardo l’ora e mi tolgo gli occhiali sospirando.
«Ti riporto io a casa. Devo parlare con tuo nonno.» Se la mia voce interiore non ha accessori di serie, io ho anche quelli extra-lusso: mani, piedi, utero, ormoni, etc etc.
«Anche oggi?» domanda lei con il labbro tremulo.
– Se tuo nonno si decidesse a darmi ciò che voglio, ti farò diventare membro ad honorem de La Crusca – vorrei spiegarle – ma ogni volta che arrivo io, è lì a spremere le tette delle vostre capre! Strizzasse le mie! –
Un brivido mi percorre la schiena al solo pensiero di quelle mani forti e virili su di me, ogni cosa si annulla in presenza di quell’uomo e il mio apparato sensoriale va in tilt.
«Anche oggi, sì.»
Tutti lo chiamano Nonno o Vecchio dell’Alpe, io l’ho soprannominato “CaciAsso”: il suo odore di caciotta è inconfondibile e maschio, e Asso? Beh… se non avete mai letto le prodezze sessuali di Gideon Cross correte a farlo e abbandonate con tranquillità e senza remore Baricco e Tolstoj. Vi assicuro c’è della letteratura molto più eccitante in giro!
«Appena hai finito le lezioni ti aspetto nel mio studio»ordino a Heidi, sempre impalata davanti a me.
– Vecchia, acida e infida – mi accusa la mia coscienza di fronte all’immagine di quella bambina che si contorce le mani con aria contrita.
– Fatti gli affari tuoi – le rispondono irati i miei ormoni – oggi potrebbe essere il giorno buono! –
Lo scambio di battute tra i miei antagonisti interiori, è perenne ormai da un anno, da quando vidi CaciAsso per la prima volta.
Entro nel mio studio e mi chiudo a chiave, apro il cassetto segreto della mia scrivania e tiro fuori l’ultimo numero di PLAYGIRL. Mi era arrivato per corrispondenza, come ogni giovedì e ancora non avevo avuto tempo di dare una sbirciata. Stavo morendo dalla curiosità e agognavo quel numero: Charlie Hunnam si presenta in copertina con tutta la sua sfacciata bellezza.
«Addominali scolpiti, barbetta incolta… mmmh» mormoro cercando velocemente la pagina in cui troverò il suo servizio fotografico. «No!» esclamo contrariata rendendomi conto che si è negato completamente nudo ancora una volta. «Ma vaffan…» il moto di rabbia è subitaneo e sbatto rumorosamente la rivista sopra i compiti dei miei alunni.
– Non dare tutti 4 solo perché non hai visto l’arnese di Charlino – mi ammonisce la mia coscienza.
– Su qualcuno dovrà pur sfogare la sua repressione! – mi difendono i miei ormoni.
Una volta calmatami, comincio a sfogliare le pagine: muscoli guizzanti e scintillanti per l’olio di mallo, uno GNOCCO dopo l’altro, una manna dal cielo per i miei occhi. Adoro il GIOVEDI’. Punto.
Sento bussare e mi affretto a nascondere di nuovo la mia rivista da assatanata nello scomparto segreto. Se fosse trovata andrebbe in fumo la mia reputazione di insegnante “tutta d’un pezzo”.
– Infatti se fossi SUL pezzo staremmo meglio tutti – convengono le mie voci interiori, per una volta d’accordo.

Senza proferire parola mi inerpico su per la montagna con Heidi, che canticchia e raccoglie fiori lungo il cammino: «Heidi, Heidi, ti sorridono i monti; Heidi, Heidi, le caprette ti fanno ciao…»
Mi ha sempre dato sui nervi quella canzoncina melensa, ma non posso rimbrottarla anche per questo!

                                ***

– Eccola… la zitella acida – penso appena vedo entrare nella stalla Heidi, la mia adorata nipotina, e Fraulein Rottenmeier al seguito.
«Anche oggi, sua nipote, ha deturpato la nostra bellissima lingua. Io non so più come fare» tuona stridula l’insegnante appena mi scorge seduto sullo sgabello, intento a mungere le mie capre.
La squadro dall’alto al basso, il petto procace che si alza e si abbassa, le guance arrossate. Se le chiedessi il motivo mi risponderebbe che è per colpa della camminata, figuriamoci… Non ammetterebbe mai di volere me.
«Heidi, Peter è alla sorgente con il gregge e ha un panino anche per te. Raggiungilo» ordino burbero, ma lei si è abituata ai miei modi rozzi e diretti, non si impaurisce più. Anzi, il visino le si illumina e chiama Nebbia, il nostro San Bernardo a gran voce. Esce saltellando di gioia dalla stalla, salutandoci velocemente.
– Ora pensiamo alla nostra Fraulein… –
Osservo la donna impettita che non muove un muscolo facciale, la camicetta a collo alto inamidata è madida di sudore e il mio inguine ha un fremito. Le caviglie strette negli stivaletti, le trine dei calzoni intimi che fanno capolino dalla gonna svasata, le curve piene dei fianchi.
E’ sexy e mi vuole, c’è poco da aggiungere.
Mi alzo e vado a lavarmi le mani nella fontanella su un lato della stalla, percepisco il suo occhio lussurioso su di me e la cosa è snervante ed eccitante al tempo stesso. Ho combattuto i miei istinti verso questa donna per troppo tempo. E’ l’ora di mettere le cose in chiaro una volta per tutte ed è l’ora che mia nipote abbia dei bei voti: è una bambina troppo sveglia per non aver ancora imparato a mettere quelle cavolo di H.
La paglia secca scricchiola sotto i miei scarponi, mentre mi dirigo verso l’insegnante.
Mi fermo a pochi centimetri da lei e mi lascio pervadere dal calore che sprigiona il suo corpo, dal desiderio che emanano i pori della sua pelle. Mi ubriaco della sua essenza di vaniglia che mi stordisce i sensi.
Allungo un braccio e faccio cadere nell’incastro la pesante sbarra di ferro del portone. Lei sobbalza a quel rumore secco che riecheggia nel locale.
«Sei in trappola, Fraulein» le sussurro abbassandomi su di lei. Mi approprio della sua bocca e poi di lei, nel modo che merita: con il rispetto che si deve a una donna, con la decisione e la fermezza che lei si aspetta da un uomo vero.

«CaciAsso!» grido in preda al piacere, prima di ricadere tra le sue braccia, esanime. Mi solleva come se fossi una piuma dall’altalena, attaccata alle travi della stalla e che – in teoria – usa Heidi mentre il nonno è affaccendato.
Mi deposita delicatamente su un mucchio di paglia e cerco di riprendere fiato.
«Tutto bene, Fraulein?» mi domanda dominandomi dall’alto con la sua figura imponente.
Lo metto a fuoco e mi beo del suo corpo atletico e snello.
– Da domani a Heidi tutti 8 – ansima la mia coscienza.
– No, no! Ancora 4, altrimenti con che cavolo di scusa torna qui! – ribattono i miei ormoni.
«Benissimo, direi» esalo, ma sgrano gli occhi di fronte al suo arnese di nuovo pronto all’azione.
– Orca loca! Il tuo CaciAsso è affetto da PRIAPISMO – mi fa presente scioccata la mia coscienza.
– Questa si chiama… – iniziano i miei ormoni giubilanti.
«… botta di c…» finisco io, ma mi riprendo in tempo.
Un sorriso compiaciuto solletica le labbra di CaciAsso: «Sì, direi che sei stata fortunata, Fraulein.»
Il sole sta ormai calando, quando indolenzita, ma con un sorriso a trentadue denti, mi incammino giù per la montagna per fare ritorno a casa. – Altro che PLAYGIRL o film porno! – penso appagata.
– Ok, più del 5 non si va… – afferma la mia coscienza. Bada bada, ci ha ripensato anche lei!

Heidi, Heidi, il tuo nonno e’ gnocco
Heidi, Heidi, ero triste laggiù in città
acci-picchia, lui è pure priapeo
Heidi, Heidi, tanti orgasmi a me

Holalaidi, Holalaidi, Holalaidi, Holalaidi
Holalaidi, Holalaidi, Holalaidi, Holalaidi
Ho-la-lai-di, Lai-di, Lai-di, Lai-di, Ha-ho

Heidi, Heidi, forte grande con un PEZZO così

Sì, è decisamente più orecchiabile ed è improvvisamente diventata la mia canzone preferita.

Charlotte Lays