Approfittiamo dell’uscita di un testo di revisione della sua esperienza nella narratologia, per chiacchierare un po’con Monica Montanari (Óphiere edizioni) e riflettere sulle strade da percorrere nelle fasi di realizzazione di un testo di genere. Dalla creazione all’ edizione, alla immissione sul mercato, alla promozione del prodotto letterario.
Scrivere è un’arte o un mestiere? Ars o téchne?
Secondo Vargas Llosa per l’80 % la scrittura è mestiere, artigianato. Leggevo proprio oggi un’intervista ad Al Custerlina, uno dei maggiori autori italiani di romanzi di genere. Lui parla di “confezione” del romanzo. E possiamo affermare che se nel romanzo tout court la tecnica è indispensabile, nel romanzo di genere, ovvero appartenente a filoni ben definiti, la tecnica è essenziale. Colgo l’occasione per chiarire un punto. Discorrendo come tutti su un gruppo letterario mi sono accorta che alcune lettrici confondono il romanzo di genere con la dicitura Amazon “narrativa generale”. Colpa dell’Italiano, non della lettrice. La lingua italiana ha 230 mila vocaboli contro i 450 mila dell’inglese più 300 mila vocaboli tecnici, sempre dell’inglese. Dunque ci troviamo di fronte a una parola “genere” che vuol dire insieme “specifico” e “comune” :-). Pazzesco vero? Bene la narrativa generale è quella non classificabile in un genere specifico. La narrativa di genere è quella invece suddivisibile in generi specifici: romanzo rosa, romanzo giallo etc…
Qual è il segreto? Il segreto della narrativa di genere è porsi al servizio del lettore: scrivere per il lettore, “confezionargli” una storia su misura.
Esiste dunque un segreto?
Sì, come sempre, se vogliamo veramente essere d’utilità a qualcuno, dobbiamo empatizzare con lui, conoscere e farci carico dei suoi bisogni. Da questa analisi la storia nasce spontaneamente. Come quando i nostri bambini erano piccoli e volevamo consolarli per qualcosa. Vi ricordate? Il Luigi era stato antipatico e bisognava raccontare al nostro piccolo una storia meravigliosa in cui Luigi era un bacherozzo a capo dei bacherozzi (traduzione dal romano all’ inglese “beatles” :-)) E i bacherozzi vestiti di nero scorrazzavano per i prati a caccia di coccinelle. Quand’ecco arrivano gli eroi…
Nella fase creativa nasce prima la storia, la trama, o arrivano prepotenti i personaggi, quasi “in cerca d’autore”?
Arrivano prima i personaggi, e per la precisione arrivano prima i personaggi fantasma del romanzo: il lettore e lo scrittore. Bisogna profilare con attenzione sia l’uno che l’altro per stabilire se lo scrittore ha la capacità di empatizzare con quel settore di pubblico. Il lettore ci mostrerà quale tipo di storia lo attira. Vi sono 12 tipologie di storia, ciascuna di esse ci suggerisce lo stato d’animo iniziale dell’eroe, le cause del suo dolore, il suo obbiettivo apparente, il suo obbiettivo reale e contro quale tipo di cattivo intenda battersi.
Facciamo un esempio?
Beh per esempio Twilight è una storia di tipo “Biancaneve” destinata a lettori emotivi di stile femminile. Il suo eroe all’inizio della storia si trova in uno stato d’animo di paura, il suo dolore ha a che fare con un problema del corpo, si batte contro un Corruttore che con il suo odio è capace di instillare sentimenti autodistruttivi, autolesionisti.
Quando e come si capisce che si può narrare?
Quando leggendo nasce a qualche titolo il desiderio di contribuire al grande piacere della lettura. A qualsiasi titolo nasca: dalla presunzione di poter far meglio, dal desiderio di restituire un po’ del piacere ricevuto dai romanzi… Qualsiasi motivazione è buona tranne quelle strumentali: impressionare il vicino, potersi vantare alla cena di lavoro, guadagnare soldi etc… Tutti possono narrare ma occorre sapere che quanto più lo scrittore ha una formazione e tende a essere razionale quanto più incontra due ostacoli: fatica a “regredire al servizio dell’io” e a empatizzare con la maggioranza del pubblico. Quanto alla regressione al servizio dell’io faccio un esempio. Immaginate una scena in cui la vostra protagonista debba volare senza l’ausilio di strumenti. Bene questo volo per l’autore intellettuale può essere estremamente difficile, impossibile fintanto che egli non scopra la sua strada per la regressione. Vi sono tuttavia degli espedienti per porsi nella giusta condizione mentale. Ne parlo nei miei Appunti di narratologia in pubblicazione a giorni. Il secondo ostacolo dello scrittore intellettuale è far agire i personaggi non secondo logica ma secondo l’emozione o secondo l’istinto. Il 77% dei lettori di ebook è donna e per il 47% legge romance. Questo enorme pubblico è tutto “emotivo” ovvero comprende decisioni prese per il maturare delle emozioni. Se il personaggio cambia decisione perché si fa convinto di argomenti logici, alla lettrice parrà che quella parte narrativa sia monca.
Serve disciplina?
Per il confezionamento di romanzi di genere, occorre mettere a punto un metodo. Poi che uno scriva tutti i giorni alla stessa ora o no, poco importa. L’ideazione del romanzo, la sua pianificazione richiede uno sforzo concentrato nel tempo se non si vuole correre il rischio di non scrivere. Questo sì. Ma una volta che uno ha una trama divisa per capitoli può scrivere quando ne ha voglia con i ritmi che desidera. Ovviamente anche la stesura ha le sue tecniche. Per esempio qualcuno ha definito l’arte dello scrivere come l’arte di compiere distanze da giganti a passo di formica. Più si riesce in quest’arte più la scrittura risulterà liquida. Scivolerà nel cuore del lettore senza che lui nemmeno se ne accorga. Il segreto è spezzettare le informazioni e propinarle in modo non noioso con degli espedienti. Un espediente di sicuro effetto è il “movimento”. Anche se l’informazione da comunicare riguarda un soggetto fermo, dobbiamo disperdere l’informazione fondamentale in una miriade di azioni minori. Applicando questa tecnica si scopre che essa favorisce un processo di regressione al servizio dell’io, ci mostra la scena come ci apparirebbe in sogno e ottiene l’effetto imprevisto di liberare le energie creative. Provate e sperimenterete che, nel descrivere la scena immobile di una pistola spianata in un supermercato (i piccoli rumori che si stagliano improvvisi, il rotolare a terra di un barattolo scivolato dalle mani, lo sbattere ritmico di un carrello in una porta girevole etc…) vi porrete nella condizione mentale migliore per far succedere qualcosa di eclatante cui inizialmente non avevate pensato.»
Quanto peso ha la letterarietà?
Ecco, appunto, domanda giusta. Una pennellata qui e lì non sta male ma l’obiettivo nel romanzo di genere è non far percepire la scrittura. Dunque la tecnica dei movimenti di dettaglio va applicata rigorosamente in scene realmente drammatiche. Se descriviamo i dettagli in movimento durante la caduta di una bomba ok, siamo nel romanzo di genere. Se descriviamo i dettagli in movimento mentre un tizio va a ritirare la pensione scivoliamo nel letterario. Ma la differenza suprema tra narrativa di genere e letteratura è il modo di costruire i personaggi. Nel romanzo di genere essi sono “tipi” si uniformano a un archetipo, in letteratura nascono dal vissuto reale o immaginario dello scrittore. Concludo con un consiglio: leggetevi Samaritan di Margaret Gaiottina.
andate a curiosare sul sito http://www.ophiere.it/
«Perché scrivere un romanzo di genere? Semplice. Per provare, oltre che a scrivere, a farsi leggere. Dunque purché venda il romanzo di genere è un buon romanzo di genere? No. Farsi leggere non basta. Un buon romanzo di genere è “una storia popcorn con un grattacapo dentro” per citare un’intervista rilasciata da Kevin Costner nell’aprile 2016. Abbiamo dunque due obbiettivi: divertire e far riflettere. Per il primo dei due corni del problema lo scrittore del romanzo di genere deve conoscere il lettore come la sua mamma. In questi appunti troveremo: come far appello all’istinto creativo (l’affresco iniziale e la voce narrante), come scegliere un gruppo sociale e un’emergenza collettiva (il momento epico o ideologia del lettore target), le 12 tipologie della storia, come creare la metafora capace di riunire profilo psicologico del lettore, momento epico e genere narrativo, come tradurre la metafora in una sfida (la fabula), come organizzare la presentazione della sfida (l’intreccio), come far sparire la percezione della scrittura e lasciare il lettore a contatto diretto con gli eventi (la stesura).»
http://www.ophiere.it/index.php/manoscritti/appunti-di-narratologia