ENDORA – Terzo Episodio – Il tempo degli inganni

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TRAMA: Sul confine ovest del regno di Endora gli attacchi dei selvaggi Qanaki si fanno sempre più audaci. Naydeia si trova a fronteggiare un nemico molto pericoloso con un reggimento stremato e pieno di reclute, mentre il suo matrimonio con Killiar continua ad essere un’incognita, colma di troppi silenzi e incomprensioni.

Tra Daigo e l’ex libero-amante è nata un’amicizia ambigua, basata sull’inganno e sulla solitudine, perché l’Aldair vuole avvicinarsi sempre di più al marito di Naydeia, in cerca della propria vendetta. A sua volta, Killiar è molto vulnerabile; troppo solo e tenuto a distanza anche da sua moglie che, pur amandolo profondamente, non riesce a credere al suo interesse verso di lei.

Ma il destino è in agguato, pronto a sconvolgere il gioco astuto di Daigo e a mettere alla prova amori e amicizie. La ferocia dei barbari porterà sangue e morte, e i disegni del fato metteranno allo scoperto verità dolorose e segreti antichi. Nella capitale, Omira, spie e sicarie si muovono in una guerra d’intrighi altrettanto pericolosa, portando avanti la congiura per schiacciare gli aneliti di libertà dei maschi del regno. Yadosh e Rainna devono difendere non solo se stessi e le loro alleate, ma anche la famiglia. Gylia, la figlia maggiore, milita nelle Jamirie, ignara della loro corruzione, ma decisa a difenderne l’onore. Invece  Nhavi, la figlia minore, si  prepara a combattere al fianco della madre e dell’uomo che considera un padre. Com’è possibile fare ciò che è giusto quando questo divide la tua famiglia? Infine, la lotta tra le Sacerdotesse di Katra e le Sciamane di Alcheria si fa sempre più violenta, la magia dello Spirito Guerriero acquista energia e si prepara a reclamare il proprio posto nella società di Endora. Solo un tributo di sangue può fermare la sua corsa verso la verità, e chi è disposta a pagarlo va incontro a un destino di morte.

Rimane ancora una speranza per mutare il destino degli uomini di Endora: l’Ultimo Erede di Innho, anche se di lui si sono perse le tracce. Come e dove trovarlo?

Tempo di inganni e di intrighi nel regno di Enodra.
Dolorose verità e la realtà si rivela. Da sola mai, sembra che abbia bisogno di uno svelamento, di un percorso doloroso, di domande e indagini, di ricerca e dubbi.
Tutti i personaggi si interrogano, tentennano e desiderano sapere, capire.
Un capitolo della saga riflessivo e introspettivo di trasformazione, così, mentre infuria la guerra ai confini, le antiche famiglie sono lacerate da antichi rancori, le nuove coppie sono corrose dalla gelosia, minate dai silenzi.
Anche nei meandri più oscuri di ogni anima si annidano segreti e desideri.
Inconfessabili ed insospettabili.
Colpe antiche ricadono sulle spalle dei figli, peccati recenti chiedono di essere assolti.
Errori ed omissioni.
Due sorelle nel passato.
Due sorelle nel presente.
Due rivali in amore
Due sposi lontani.

Facciamo un passo indietro…

Il mondo di Endora esiste.
O così sembra. Nell’arco di tempo in cui le pagine si susseguono tra le vostre mani e la fantasia è corteggiata dalle parole e dalle immagini della Romani, esiste.
È la magia dei romanzi distopici, un filone tornato in auge, intrigante e affascinante ma difficile e ambizioso. Riprodurre una società –fittizia, un prodotto letterario- per distopia, cioè con caratteristiche di una utopia negativa, o di pseudo-utopia, è una operazione rischiosa. La realtà proposta deve essere credibile, anche se propone attitudini sociali e tendenze morali portate agli estremi.
Tutto è portato all’eccesso: lo scenario, le emozioni, la conflittualità.
Deve esserci innanzitutto un’idea, originale, forte. Quella “trovata” che porta a costruire questo mondo alternativo, apocalittico e fantastico, che cattura il lettore.
Endora è un’idea, una distopia.
Un mondo che ha leggi spietate, crudeli nei confronti del genere maschile, a tal punto da stabilire all’epoca dei leggendari Vardan, regole ferree, che azzerano l’identità sociale degli uomini. Nessun maschio può girare armato nel Regno di Endora. I Dikkral crescono nel culto della propria bellezza e dell’arte di soddisfare le esigenze femminili, apprendendo l’arte del libero amante, nessun uomo ha diritti ereditari. Un vedovo non ha diritti, è condannato a rinunciare a tutto, anche alla patria potestà.
Basterebbe questo per lasciarvi catturare dal fascino indiscutibile del ribaltamento di mentalità, no?
Si tratta di un’innovativa sfida culturale a radicati sistemi nella nostra tradizione, un’ affascinante prospettiva, un’ambientazione coinvolgente, diversa, nel vero senso del romanzo distopico.
Un altro mondo, un’altra realtà, un’altra possibilità.
Questo rovesciamento della realtà, porta l’autrice a proporre un sistema matriarcale retto da amazzoni regine, popolato da personaggi con logiche sorprendenti, che fanno scelte coerenti alle istituzioni e al contesto cui appartengono.
Ma i sentimenti restano puri, invariabili, universali.

Due uomini, due destini, intrecciati mirabilmente in un’unica storia.
Killiar, splendido ex libero amante, la cui natura virile emana come magnetismo naturale da ogni gesto o parola, poi sposo devoto di un’ufficiale e padre premuroso, rimasto vedovo è condannato a lasciare la sua casa e i suoi affetti. Dovrebbe riprendere il mestiere più antico del mondo, in cui eccelle per aspetto e maestria, ma l’amore per la defunta moglie lo ha trasformato inesorabilmente. Deve reinventarsi, trovare una nuova strada, una nuova identità.
Daigo sed Ulmer, fiero e indomito guerriero che compiuti i trent’anni, secondo le arcane predisposizioni del Libro dei Sapienti, dovrebbe ritornare alla sua tribù, reclamare una sposa e continuare la vita da guerriero, pretendendo il rango che gli spetta.
Le esistenze di Killiar e Daigo sono sempre più vicine, ad unirli la figura della coraggiosa e fiera amazzone Naydeia, impegnata sul fronte a difendere il confine dai barbari. Sempre più uniti, per un debito d’onore

Ancora non riusciva a credere a quella confidenza, coltivata nei lunghi giorni di viaggio all’interno delle Colline Bianche, dopo che, a Oden, lui aveva salvato Killiar dalla guerriera decisa a ucciderlo.
“Chi mi sta a cuore può sempre contare su di me. Senza aver paura di nulla.”
Quelle parole erano state l’inizio di tutto.
Mentre il reggimento cercava il misterioso villaggio dei Qanaki, a caccia di presunte prigioniere, lui aveva dato al lunghi-capelli ciò che faticava a trovare perfino tra i maschi della sua stessa etnia. Amicizia.
Quanta solitudine era stata necessaria per spingere il marito di Naydeia verso di lui?
Sì, era un uomo solo. Solo tra quelli del suo popolo, solo in mezzo alle donne, solo quando era con sua moglie. Un uomo fuori posto, sempre.

Naydeia, invincibile regina delle amazzoni di Endora, così vulnerabile negli affetti, donna fiera e indomabile, eppure disarmante nelle sue fragilità. L’unica signora è padrona delle loro vite eppure…

Lui rimaneva immobile, com’era nei loro patti. Si lasciava accarezzare con l’espressione di chi lo trova piacevole, ma lei sfuggiva il suo sguardo e il suo volto, nel timore che fossero soltanto frutto dell’addestramento dei liberi amanti. Nemmeno per un istante voleva illudersi di essere ricambiata.
− Prendi il darvad − gli disse.
Suo marito prese il copricapo dal baule dov’era appoggiato e glielo porse. Ci fu un lieve contatto di mani. Quella di lui che indugiava, quella di lei che si attardava, colta di sorpresa. Naydeia percepì un sottile fremito attraversarle tutto il corpo. Alzò gli occhi di scatto per cercare lo sguardo di Killiar. Un calore intenso le riempì il cuore, la sensazione che tutto potesse cambiare si affacciò dentro di lei, pronta a nutrirsi di un gesto. Si ritrovò prigioniera della luce virile emanata dall’azzurro profondo in cui si era persa anni prima. Dita piene di gioia cercarono quelle dell’uomo che era suo solo davanti alla legge.
E subito una certezza l’assalì. Era tutto inutile. Non c’erano gesti né sguardi che potessero cambiare le cose. Lui non sarebbe mai stato davvero suo.

Glielo leggeva negli occhi ogni volta che lo sguardo di lei gli si posava addosso. Il desiderio di sua moglie era un anelito disperato, un fuoco di sentimenti pronto a divampare in fiamme altissime.
Era attirato da quelle fiamme. Percepiva lo sforzo che lei faceva per soffocarle e non riusciva a capire perché, proprio con lei, la sua arte risultasse così inutile

Le loro esistenze sono legate proprio come i lacci rituali che Naydeia annoda tra i capelli intrecciati del suo sposo, le loro anime tuttavia si sfiorano appena, cercandosi e non trovandosi nell’intimità.
Sono indissolubilmente legati invece quelle di Yadosh e Rainna, la Custode dei Confini, impegnata in un’altra battaglia, seppur meno cruenta altrettanto pericolosa e temibile, nei palazzi del potere di Omira, la capitale. Uno scenario complesso, di intrighi e complotti, di lotte intestine, sospetti e mistero. In questa atmosfera tramano figure consumate da un feroce desiderio di vendetta, ancora brucia il ricordo della follia di Innho, l’utopia integralista delle Jaimirie, dell’eroica Comandante delle Jaimirie che ha salvato il Regno ed ha eliminato l’Ordine delle Sciamane della Dea Alcheria, riducendole al semplice rango di sacerdotesse di una divinità minore.
Ancora misteri, segreti, inganni. Tanto è stato taciuto, troppo.
Ora due sorelle, Nhavi e Gylia, sono destinate a fronteggiarsi per difendere un ideale sconosciuto, in nome di un astio decennale che consuma nell’odio Rainna e Nitla, sorelle e nemiche.

“Perché vorresti far parte delle Guardiane di Alcheria? È una milizia che si sta ancora formando. Nell’Armata Reale una buona combattente ha molte più possibilità di carriera.”
“Quando Gylia ha deciso di seguire Nitla, arruolandosi tra quelle vipere corrotte, mi ha delusa. −”

Il Regno forse è pronto a cambiare. Tanti sono i segni, le crepe nella sua struttura, le ferite antiche. Il presente è incerto e il futuro ignoto, un mistero avvolge il regno da troppo tempo rendendo il domani un’ incognita ed avvelenando i rapporti tra sudditi.

Gylia tacque, consapevole che l’astio tra sua madre e la zia andava ben oltre la diversità di carattere, di idee e di scopi. Il solco più profondo era stato scavato dal desiderio nei confronti dell’uomo che l’una aveva sposato e l’altra avrebbe voluto libero e a disposizione.
− Ho imparato da te a non fare mai discorsi inutili. Dovresti esserne orgogliosa.
Un barlume estraneo attraversò lo sguardo della Custode dei Confini, signora della guerra e degli intrighi. Un accenno di smarrimento, forse un guizzo di quell’amore che gli scontri continui avevano seppellito, sotto macerie di parole e azioni. Gylia non riuscì a capire se l’aveva visto davvero oppure se l’era solo immaginato. Era stata solo una fugace apparizione di qualcosa che entrambe sapevano distrutto per sempre.
− Non è da te lanciare minacce, madre.
– Devi scegliere, Gylia! O noi o le Jaimirie!
Rainna non poteva pensare che un giorno si sarebbe trovata a combattere contro la propria figlia. Non doveva essere così.

Tradimento, inganno. Il Destino si diverte a provocare in questo episodio della saga.
Per una fatalità Killar e Daigo si trovano soli, prigionieri di un barbaro e costretti a guardare senza pietà la realtà, anche quella sepolta, i desideri inconfessabili e torbidi

Naydeia era lontana, intenta a compiere la missione per la quale si era inoltrata in quel territorio: liberare le prigioniere.
Ma, al suo ritorno, non l’avrebbe trovato. Lo avrebbe creduto morto
Lui conosceva quel dolore. Conosceva il vuoto che ti prende all’improvviso e non se ne va più, perché quel vuoto ormai è la tua vita.
No, lei no!
Non voleva questo per Naydeia, non lo meritava.

– Resisti, Lunghi-Capelli! La morte non ti avrà. Tu sei mio.

Infuria la battaglia, Naydeia non può permettersi di tradire la sua regina, di venire meno al suo compito, ignorare il senso del dovere e la responsabilità

Aveva sperato di salvarla, contro tutte le tradizioni d’onore dell’esercito di Endora. Avrebbe voluto averla al suo fianco, vederla combattere. E vivere. Avrebbe voluto che ci fosse una speranza, per lei e per tutte le altre prigioniere. Ma le tradizioni pretendevano che si pagasse un prezzo per quanto era loro accaduto. Un prezzo di sangue.
Perché?
Quella domanda creava il vuoto dentro di lei.

L’orrore spietato della morte, la inutile logica della violenza restituiscono il senso delle priorità nella vita di ogni personaggio

Non riuscì a trattenere un sospiro. Era accaduto prima di quanto avesse pensato. Il destino li aveva divisi. La guerra era arrivata prima di qualunque altra cosa e aveva lasciato il proprio segno.
Il giovane pareva non essersi accorto della sua presenza. Stringeva la ragazza, con gli occhi fissi a terra e la spada abbandonata, come l’inutile oggetto che era in quel momento. Non gli era servita per salvarla.

La Regina vede oltre, prevede e provvede al destino del Regno. Decide di fare chiarezza.

“Inutile farsi domande. Endora deve cambiare. Se non riusciremo a tornare al passato, costruiremo qualcosa di nuovo.”
“La sua aura era molto forte, la più forte che io abbia mai visto. Era incomprensibile che non avesse mai dato segni di contagio. Se c’è un uomo che potrebbe essere l’erede di Innho, quello è lui.”

Le sorti di un regno stanno per decidersi, così come il destino di chi vive e combatte ad Endora

Aveva tra le braccia sua moglie, e finalmente assaporava la certezza che era lei la sua casa, il luogo dove aveva voluto tornare.
Accarezzò i capelli intrecciati ai nastri militari, lasciandosi andare al senso di completezza che gli attraversava il corpo. Solo Naydeia riusciva a dargli tanto. Era il suo rifugio, la fortezza che non crollava mai, il sentiero da percorrere con fiducia.
Il Legame era tra loro.

Amore, desiderio, possesso: l’elemento erotico e sensuale è spiccato, narrato nelle forme del brutale appagamento primitivo -quasi che la situazione di conflittualità e la condizione gerarchica rendano la sessualità una forma di esercizio del potere- e in quelle dell’intimità.
La componente avventurosa e fantastica coinvolge pienamente il lettore, trascinandolo nell’affascinante ricostruzione degli accampamenti al femminile, dove il cameratismo è politicamente scorretto e rivoluzionario, in cui le donne non hanno fantasie romantiche ma lasciano spazio solo a quel sentimento che i Dikkral chiamano “il Legame” e gli Aldair “amore”. Avete sorriso di fronte alla loro impudenza nel trattare gli uomini come oggetti sessuali, ammirandole mentre chiedono al loro uomo di intrecciare i capelli per essere sposo e poterlo così proteggere. O di scioglierli prima di una notte di lussuria. Ora combatterete e soffrirete con loro. Vi siete soffermati di fronte alle cerimonie suggestive e ai misteriosi riti, ora seguirete spie e delatori alla ricerca del complotto.
Nuovi innesti tra i personaggi sono linfa vitale per la trama, i vecchi ruoli che abbiamo imparato ad amare, diventano sempre più complessi e stratificati, contribuendo ad arricchire la storia. Reggono una trama ricca, robusta, sempre ben sorvegliata grazie alla distribuzione delle vicende su tre contesti narrativi, ripresi puntualmente per non perdere il filo dell’intreccio e mantenere desta l’attenzione, in capitoli brevi che alternano scenari suggestivi.
E poi…un dubbio instillato, come un sogno proibito.

Saffron