Tutti i nostri cuori perduti, sparsi perché germoglino altrove
Harem’s Book insieme con Gli amici di Libri e librai 1001 notti d’inchiostro Bee Redhead ha avuto il piacere di partecipare al review party dedicato al toccante romanzo I nostri cuori perduti di Celeste Ng. Ritorna l’autrice di Quello che non ti ho mai detto (2014) e dell’intensissima saga suburbana Tanti piccoli fuochi (2017)
Questa volta ci porta in una sua personalissima distopia, in un futuro lontano eppure così potenzialmente vicino… forse è proprio questo è il vero fascino dei romanzi distopici.
Il mondo di Our missing hearts esiste.
Almeno per la durata temporale della lettura di questo romanzo, esiste.
È questa la magia dei romanzi distopici, un filone tornato in auge, intrigante e affascinante ma difficile e ambizioso. Riprodurre una società fittizia, un prodotto letterario, per distopia, cioè con caratteristiche di una utopia negativa, o di pseudo-utopia, una operazione rischiosa. La realtà proposta deve essere credibile, anche se presenta attitudini sociali e tendenze morali portate agli estremi. Tutto è portato all’eccesso: lo scenario, le emozioni, la conflittualità .Deve esserci innanzitutto un’idea, originale, forte. Quella trovata che porta a costruire questo mondo alternativo, apocalittico e fantastico, che cattura il lettore.
Un’idea, una distopia. Un mondo che ha leggi spietate, crudeli, regole ferree, che azzerano l’identità sociale. Una affascinante prospettiva, un’ambientazione coinvolgente, diversa, nel vero senso del romanzo distopico. Un altro mondo, un’altra realtà , un’altra possibilità .
Personaggi con logiche sorprendenti, che fanno scelte coerenti alle istituzioni e al contesto cui appartengono. Ma i sentimenti restano puri, invariabili, universali.
Questo aspetto estremamente affascinante: assistere allo svolgersi di una storia in cui i personaggi si muovono in questa realtà frutto della fantasia ma coerente, agendo condizionati da essa. Inun prossimo futuro distopico, si combatte contro la paura e la discriminazione, contro l’emarginazione e il razzismo. Altri volti della paura, del l’ignoranza. Si teme ciò che non si conosce.
Amore. Letteratura. Speranza
Tre parole chiave che legano le esistenze e le vite dei protagonisiti di questo romanzo.
Bird è un ragazzino di dodici anni che vive a Cambridge, Massachusetts, con suo padre, un ex linguista ora impiegato nella biblioteca universitaria di fronte a casa. Sua madre, Margaret, una poetessa di origini cinesi, li ha abbandonati quando lui aveva solo nove anni in circostanze misteriose, dopo che una sua poesia è diventata il manifesto dei dissidenti contro le leggi in vigore. Leggi autoritarie, volte a preservare “la cultura e le tradizioni americane”, a bandire i libri o le forme d’arte non allineati, e a “ricollocare” i figli dei soggetti sovversivi. In questo clima di paura, Bird sa che non deve fare domande; è cresciuto rinnegando sua madre e le sue poesie, ma quando riceve una lettera al cui interno c’è un foglio cosparso di minuscoli gatti disegnati, capisce che si tratta proprio di un suo messaggio in codice. Inizia così l’affannosa ricerca per ritrovarla. Partendo dalle storie che lei gli raccontava da piccolo, attraverso una rete clandestina di bibliotecari che aiuta le famiglie dei bambini rapiti, Bird approda a New York, dove un estremo atto rivoluzionario può cambiare il futuro per sempre. Come Il racconto dell’Ancella, 1984 e Fahrenheit 451, I nostri cuori perduti è una metafora magnifica e struggente di come le comunità all’apparenza avanzate ignorino l’ingiustizia più palese. Un perfetto capolavoro distopico, che racconta il coraggio di vivere in tempi bui con il cuore intatto. E un testamento prezioso sul potere intramontabile dell’amore, della letteratura e della speranza.
In una prospettiva terribile ma possibile l’autrice restituisce un’America dai tratti sfumati, quanto basta per lasciare la possibilità di intravedere un qualsiasi altra nazione come scenario di ambientazione. I tratti tuttavia sono vividi nella caratterizzazione e terribili, poiché in questo paese le persone di origine asiatica sono emarginate, vittime del disprezzo e della diffidenza da parte dell’istituzioni governative e da parte dei loro compatrioti. La stabilità economica e la (presunta) sicurezza politica hanno chiesto un duro prezzo che ha minato i diritti civili e le libertà individuali.
La voce narrante è quella giovane, innocente, di un protagonista che non accetta la realtà soffocante in cui vive, non accetta il pregiudizio che lo circonda e soprattutto non accetta il vuoto enorme che ha lasciato sua madre nella sua vita. Dall’età di nove anni infatti, sua madre lo ha abbandonato e da allora il padre ha cercato in modo sistematico, disperato, di cancellare ogni segno della sua esistenza, ogni memoria. Sembra che questa donna non abbia lasciato alcuna traccia se non qualche azione, qualche riflessione, qualche pensiero che sembra pericoloso e sovversivo, provocatorio…
La vita di questo giovane ragazzo cambia improvvisamente a 12 anni grazie all’arrivo di una lettera, indirizzata a Bird, con un mittente inconfondibile: sua madre
Sul foglio cosparso di minuscoli gattini sprazzi di verità, un invito a cercarla.
Per anni il giovane si è trovato costretto a rinnegare il proprio nome, a rinnegare sua madre, considerata una traditrice, ora, piano piano, la verità emerge e illumina spietata quello che hanno cercato di nascondergli e che forse solo chi gli è vicino, come la sua amica Sadie, può restituirgli. Vittima come lui delle storture ideologiche del sistema.
Una poesia, una sorta di Peana, un grido di battaglia firmato da sua madre è diventata simbolo della protesta al PACT (Preserving American Culture and Traditions Act), struttura ideologica aberrante del disegno politico che ha inaugurato l’epoca di regime e di conservatorismo estremo in cui vive Bird.
“Proteggere i bambini da ambienti che ammirano opinioni dannose”
Bird comincia a capire, a conoscere e a ritrovare sua madre, comprende le circostanze drammatiche che l’ avevano spinta a andarsene.
Le parole di sua madre, i suoi versi che riecheggiano nel passato, nel presente lo proiettano in una ricerca testarda e coraggiosa, grazie all’aiuto di alleati insospettabili, come quelli di una rete clandestina di bibliotecari sovversivi, custodi del messaggio rivoluzionario.
Oh, so benissimo chi è tua madre, dice la bibliotecaria.
…
Sai, all’inizio non ti avevo riconosciuto, dice lei. L’ultima volta che ti avevo visto eri ancora un neonato. Lei veniva spesso qui, con te nel marsupio. Ma quando mi hai chiesto il suo libro ho capito chi mi ricordavi. Perché avevi un’aria familiare. E dopo aver fatto due più due, devo dire che le somigli davvero molto.
Bird avrebbe così tante domande da farle, ma gli si affollano tutte nella mente e alla fine formano solo un miscuglio confuso. Prova a immaginare sua madre, qui, tra questi scaffali e lui, piccolo, accoccolato contro il suo petto.
Veniva spesso qui?, ripete. Deve ancora elaborare l’idea che un tempo sua madre è stata in questo stesso posto, e ha toccato gli stessi libri che ora li circondano.
Ogni giorno, risponde la bibliotecaria. Prendeva dei libri in prestito. All’epoca in cui scriveva ancora poesie. Prima di diventare la voce della rivoluzione.
Tutti i nostri cuori perduti, sparsi perché germoglino altrove.
Leggi ascolta rifletti impara.
Quello che anche noi lettori facciamo dalla prima pagina di questo romanzo, da quando inizia la storia di Bird, una storia profondamente commuovente e incredibilmente avvincente.
Ciò che l’autrice ci racconta non è solo una storia ma un monito, proprio perché sembra troppo facile poterlo immaginare. Da un lato infatti si offre a noi lettori uno scenario possibile e terrificante, dall’altro ci lascia anche l’idea che l’amore e la conoscenza siano gli unici antidoti alla paura e all’emarginazione.
Lo stile dell’autrice è incredibile, terso e misurato, perché la prosa è piana e si sofferma in alcuni passaggi riflessivi, in alcune sequenze descrittive in modo pacato, attento, fino a quando in questo quadro di armonia e stabilità, vi sono occasionali incursioni di crudeltà e sopraffazione, esplosioni di violenza che risultano perfetti artifici retorici per creare un climax naturale e drammatizzare il racconto. In fondo tutto il romanzo celebra il potere della parola e della conoscenza, la capacità di trasmettere un messaggio, il persistere della memoria. L’autrice non nasconde i risvolti tragici e orribili della violenza, della sopraffazione ideologica, così che nella storia di questo ragazzo smarrito si nasconde una tragedia comune.
Le voci libere tuttavia non si possono mettere a tacere.
L’autunno è mese malinconico, di grandi silenzi e di momenti meditativi, la Natura sembra lasciarci ogni giorno spunti di riflessione con i suoi tempi dilatati e gli spazi dai colori dipinti; spesso invita alla riflessione, sulla caducità della vita e sulla nostalgia per la fugacità del tempo. La lezione più grande è saper “lasciare andare” e forse, con questo atteggiamento contemplativo I nostri cuori perduti è proprio il romanzo che può accompagnarci nei lunghi, bellissimi, silenzi autunnali.