Titolo: Il 6 di Oxford Street
Autore: Deborah Begali
Data di pubblicazione: 20 dicembre 2018
Casa Editrice: Leggereditore
Genere: Storico
La serie:
1) Georgiana
2) Il 6 di Oxford Street.
Sinossi:
Un agghiacciante segreto aleggia sul numero 6 di Oxford Street… L’amore tra Georgiana e Lucas sarà più forte del destino avverso? Inghilterra 1817. Lucas Benedict e Georgiana Eagle, finalmente marito e moglie, si godono la luna di miele nel Mediterraneo a bordo della Thalia. Non tutto, però, procede secondo i piani. Nonostante i numerosi scali e le distrazioni offerte dal viaggio, Georgiana non riesce a non pensare alla sua famiglia: la mancanza di notizie dall’Inghilterra le fa sospettare che qualcosa di terribile sia accaduto ai suoi cari. Come se non bastasse, anche Lucas si comporta in modo anomalo, alternando nei confronti della moglie inspiegabili fasi di ostilità a momenti di inarrestabile passione. Georgiana ignora che un terribile segreto lo perseguita da molto tempo e rischia di compromettere il loro futuro insieme. L’oscuro e raccapricciante passato del capitano Benedict, infatti, è tornato a farsi vivo, e il tormento legato alla sua casa natale, il 6 di Oxford Street, rende Lucas insicuro e spietato, pronto a qualsiasi cosa pur di evitare che la sua adorata moglie ne rimanga invischiata. Riuscirà l’amore tra lui e Georgiana a essere più forte del destino avverso e a contrastare la dispotica Lady Asheby, capace di tenere sotto scacco ogni mossa di Benedict?
Recensione:
Buongiorno, Dame!
Oggi vi presento Il 6 di Oxford Street di Deborah Begali, sequel di Georgiana, uscito il 20 dicembre scorso con la Leggereditore.
Inizio subito scusandomi con voi, care Dame, perché questa recensione sarà perlopiù prettamente tecnica. Ritengo che recensire sia un verbo con diverse accezioni: incuriosire il lettore, essere onesti ed obiettivi, in primis. Credo anche che, in alcuni casi, le recensioni possano essere d’aiuto all’autore se costruttive e ben motivate. Ed è proprio questo che mi accingo a fare. Ringrazio l’autrice per la stima che ha manifestato nei miei confronti e mi auguro che continui ad averne anche dopo che avrà letto cosa penso del suo ultimo lavoro, lol.
Il 6 di Oxford Street è un libro che dividerei idealmente in due parti. Questo perché molto diverse tra loro.
La prima è la più problematica e ho riscontrato diversi scricchiolii nell’impianto narrativo. Cominciamo.
Innanzitutto, vorrei dare un consiglio generale all’autrice: eviterei di travolgere il lettore con eccessivi accadimenti. Questo perché ne viene disorientato con il risultato che la lettura, in certi tratti, può essere difficoltosa da seguire. Suggerirei di concentrare l’attenzione su un tot di scene calibrando il tiro e senza sovrabbondanti coup de théâtre.
Il secondo volume si apre con l’organizzazione delle imminenti nozze tra Georgiana e Lucas Benedict. Una cerimonia sobria, quasi frettolosa, che si cerca di far passare in sordina. Non all’altezza del rango del Capitano, ma del resto ha deciso di sposare una donna con un patrimonio inferiore al suo. Celebrato in fretta e furia il rito, partono per la luna di miele intorno al Mediterraneo.
E subito la mia mente ha iniziato a interrogarsi.
“Il timore di vederla sparire al seguito di Borrough o di qualcheduno che era stato incaricato di rapirla svanì all’istante”
“ […] solo lui sapeva quale sarebbe stata la prossima mossa per rimanere quanto più irrintracciabile possibile.”
“Dov’era Georgiana? Se n’era appena andata. Dove? Nella loro cabina. A fare cosa? A prendere una giacca pesante. E se invece che aprire il suo baule, per qualche strana ragione, avesse preferito cercare una coperta nella cassapanca sotto lo scrittoio?”
Ho scelto qualche estratto per argomentare quanto segue. La mia domanda è: perché?
La figura del Capitano Benedict risulta, per quasi tutta la prima parte, totalmente incomprensibile.
I personaggi devono sembrare vivi, e la conoscenza psicologica deve essere filtrata dai comportamenti. E ogni cambiamento deve essere credibile e ben motivato, cercando di attenuare quelli repentini e immotivati.
Mentre leggevo queste parti dentro di me aleggiava perennemente la seguente domanda: “Ma perché si comporta così questo cristiano?” Perché devono rimanere irrintracciabili? Perché Georgiana non riceve la corrispondenza? Oltretutto in viaggio di nozze, non può essere così paranoico, scostante e spesso sprezzante nei confronti di Georgiana. Poi ho capito, ma molto dopo. Il lettore deve essere incuriosito dall’atteggiamento di un personaggio, non infastidito. Dal momento che c’è una giustificazione molto valida dietro a tutto questo, avrei utilizzato in maniera più efficace lo strumento della tensione narrativa. Magari disseminando ad hoc qualche elemento in più che miri a farne capire la ragione.
Ancora.
“[…] dovresti far affidamento sugli ultimi mesi che abbiamo trascorso assieme e considerare gli istanti di contentezza che abbiamo vissuto.”
Quali?
“[…]ma Benedict si mise in piedi prima di lei, la prese per la vita, le sorrise e la baciò, lì davanti a tutti. Lei rimase interdetta: non era mai, mai successo che si lasciasse andare a tali effusioni in pubblico. Non fu un bacio particolarmente lungo, ma ottenne l’effetto di spiazzare un po’ tutti.”
C’è questa parte, certo, ma è totalmente insufficiente per evidenziare il contrasto fra l’atteggiamento scontroso e quello più conciliante/affettuoso di Benedict. Le scene d’amore andavano senza dubbio ampliate. Inoltre, in generale, ho notato che sono molto frettolose e relegate a poche righe. Stiamo pur sempre parlando di romanzi d’amore tutto sommato, e noi lettrici amiamo sognare e sospirare. Opererei un aggiustamento anche in tal senso.
In questa parte, anche la maggior parte dei dialoghi risultano deboli, se non inesistenti in alcuni punti. I dialoghi devono avere una logica funzionale, mettendo in relazione i personaggi poiché è un altro ottimo strumento per farceli conoscere. Eviterei vaghe frasi sparute ridotte a mere comunicazioni di servizio o che non aggiungono nulla di significativo alla storia.
Arriviamo a quello che io ritengo uno degli errori più gravi che possa fare un autore.
«Dovresti berlo. Diciamo tra cinque minuti.» Lei arricciò il naso. «Perché mai dovrei fare una cosa tanto insensata?» chiese stupita. «Perché te lo chiedo io. Ti dovrai fidare di me. Ma voglio che tu lo faccia con coscienza e se anche solo nutri un dubbio sulla pericolosità di questa situazione, e bada bene che mai ti potrei mettere in pericolo, dovrai dirmelo ora. Io richiuderò il pacchetto e non ne parleremo mai più. Se invece deciderai di bere ti assicuro che sarà per te un’esperienza piacevole e per me una necessaria…»
Mai, e dico mai, interrompere la sospensione dell’incredulità. Il lettore si immedesima in ciò che viene narrato e se la psicologia è traballante e non rispondente alle nostre attese basate sull’esperienza personale, avviene il distacco e si rompe quel patto finzionale che c’è tacitamente tra lettore e autore.
La replica di Georgiana risulta debole tanto è vero che poi beve senza battere ciglio. Nessuno si fa drogare con così tanta facilità, e questo comportamento risulta anche incoerente. Georgiana ci è stata presentata come una donna testarda, tagliente, indomita e anche irriverente nei confronti degli archetipi della società londinese del tempo. In questo volume, sempre in questa prima parte perché poi ritornerà in sé, è irriconoscibile. Risulta quasi succube, apatica.
Fino a questo punto e con tutto ciò che ho esposto, non avrei esitato un attimo a dare un’insufficienza.
Per fortuna, la seconda parte è completamente diversa. Avrei evitato alcune digressioni ed eliminato alcune parti a mio avviso superflue e ridondanti, ma nel complesso è molto buona.
La storia acquista ritmo, risulta appassionante…
“Egli è la mia maledizione. Ha piantato in me un germoglio che non posso estirpare. Per quanto ci provi non riesco a lasciare andare Lucas» rispose. «So che non ne capirete le motivazioni, so che nulla di ciò che vi dico qui e ora è sensato per voi, ma la mia anima sta prendendo il sopravvento sulla volontà. Io devo potergli parlare ora. Non temo nulla e non sono assoggettata a lui, come potreste pensare. Scelgo, in libera coscienza, di affrontarlo, perché, dopotutto, non posso vivere con lui, né senza di lui»
…ed esposta in modo più chiaro, i vari intrighi catturano l’attenzione del lettore, stimolandone la curiosità e la frenesia nel conoscere gli esiti degli eventi. E, qui, ho ritrovato la magia che provo sempre quando leggo uno storico. Ha solleticato la mia immaginazione. Certo, ogni romanzo lo fa, ma in questo genere in particolare si è proprio trasportati in altre epoche, con gli usi, i costumi, un diverso modo di vivere e di pensare. Trasmette i grandi valori universali, vizi e virtù dell’umanità. Ho molto apprezzato, in tal senso, la figura di Lady Asheby, la cui caratterizzazione è particolarmente azzeccata.
Questa discrepanza che ho rilevato nel testo, mi ha fatto ancor di più arrabbiare. L’autrice dimostra una perfetta padronanza della lingua, la scelta lessicale è appropriata e curata, e anche l’editing è stato svolto in modo ineccepibile (attenzione, però, ai vocativi che non sempre sono segnalati correttamente).
Anche per quanto riguarda la parte storica, non ho nulla da segnalare. Il testo evidenzia uno studio approfondito dell’epoca, seppur con qualche adattamento per esigenze di trama, come è normale che sia.
È un vero peccato, avrei dato volentieri un voto più alto se la prima parte fosse stata costruita in modo più consono e armonioso.
Confido che l’autrice non me ne voglia e spero di esserle stata utile nel fornirle qualche consiglio spicciolo. Con qualche piccolo accorgimento e senza la voglia di strafare a tutti i costi, ritengo che possa essere una buona penna del genere history.
Alla prossima,
Francesca
STORIA
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