• IL PAVONE DI CONTROUX
  • Pitti Duchamp
  • MONDADORI
  • 3 giugno 2023

Falco di Controux viene spedito per conto di Firenze nel castello di confine di Castrocaro. Qui covano intrighi segreti contro la Signoria e tutto conduce alla bellissima Dianora dei Faragani. Figlia illegittima di un ricco mercante di panni, Dianora è contesa da innumerevoli spasimanti e viene usata dal padre come premio per chi sia disposto a concedergli più favori. Ma a lei non interessa il potere, solo l’amore, e ovunque trova menzogna e meschinità. Tranne negli occhi fieri di Falco. Anche lui, però, nasconde segreti, e quando i due si incontreranno di nuovo in Francia, sotto la guida di Giovanna d’Arco, capiranno che la battaglia per l’amore è l’unica degna di essere davvero combattuta.

Difficile, audace, affascinante. 

Historical romance, croce e delizia della narrativa rosa.

Esigente e ambizioso, ancor più per l’ ambientazione, ardita e impegnativa.

L’autrice raccoglie la sfida e risponde entusiasta offrendoci proprio uno scorcio privilegiato sul XV secolo, quasi una bifora che cattura i riflessi della nuova epoca, luci e ombre tra il Medioevo in continua tensione spirituale e il Rinascimento con il suo antropocentrismo morale.

Non si tratta solo di semplice ambientazione storica. Basti pensare alla riproduzione della realtà di Castrocaro sul finire del Trecento, quando il Papato si trova in una profonda crisi economica, causata anche dallo scisma d’Occidente e i Fiorentini ne approfittano per entrare in Romagna. Obbiettivo primario proprio la rocca, per espandere il loro governo fino alla costa Adriatica e conquistare la fortezza, ritenuta di massima sicurezza in seguito alla diffusione delle armi da fuoco agli inizi del XV secolo. Papa Bonifacio IX, nel 1394 per colmare il vuoto economico delle casse della Camera Apostolica vende il castello di Castrocaro ai Fiorentini, 18.000 fiorini d’oro e si realizza la “Romagna Toscana” di cui Castrocaro diventa capoluogo, sede del Capitano di Giustizia inviato direttamente dalle terre fiorentine. Questo è lo scenario che l’autrice sceglie. Sofisticato e impegnativo.

Nel palazzo dei Capitani di Giustizia ha sede il governo politico della regione, retto da uomini di fiducia scelti tra le più eminenti famiglie di Firenze. Qui saremo catapultati dalla storia de Il Pavone di Controux.

E l’autrice restituirà sangue e carne a personaggi così distanti nel tempo, tra il bagliore delle fiamme di un camino che si proiettano su muri freddi e imponenti, il tintinnio dei bolognini e dei denari, il frusciare pudico delle vesti e il rumore sordo delle armi.

L’ economia di Castrocaro sfrutta la nuova ondata di traffico commerciale che la attraversa in direzione di Firenze e sono in particolare alcune famiglie castrocaresi a gestire gli scambi commerciali con Firenze, parliamo di tessuti, cereali, provenienti dalle campagne romagnole e sale. Troveremo loro in questa storia. Nella miseria, nella avidità e nella spregiudicatezza. E troveremo i condottieri, i giochi di potere e il funambolismo politico.

La vera sfida per un autore del genere storico è quella di scrollare di dosso la polvere a personaggi storici lontanissimi nel tempo e restituire la dignità e il fascino, il carisma, a queste ombre del passato che giganteggiano nel nostro presente animandole di pensieri e di azioni, di emozioni e di sentimenti che determinano la loro umanità con i vizi e le virtù, con le miserie e nobiltà. Qui troverete una Signora della Storia e un personaggio interessante e poliedrico come Pitti Bonaccorso: mercante, politico, vittima degli sconvolgimenti politici a Firenze dopo il tumulto dei Ciompi (1378) e protagonista destinato a ricoprire vari incarichi a Firenze e nel Dominio, testimone della Guerra dei cent’anni, gonfaloniere, ambasciatore, e primo tra i  ‘nobili’ del nuovo re dei Romani, Roberto di Baviera, secondo uno dei suoi più famosi ‘ricordi’, uomo politico rappresentante della Signoria in Francia.

Il Lontanissimo si fa Vicino, una piccola magia dell’autrice. La Storia c’è ed è affascinante per come preme sull’esistenza dei protagonisti, poiché le loro storie si intrecciano in modo naturale, riproducendo una trama avvincente.

Un giovane fiero e coraggioso, nobile di lignaggio e di animo, indossa un manto di solitudine, alle spalle torti e tradimenti, oltre agli orrori delle campagne belliche. Defraudato del prestigio della sua posizione sociale, di cui resta una tangibile, seppur effimera, testimonianza. Con il cuore inaridito dalla delusione, in missione a seguito di un Signore, giunge nel nuovo avamposto fiorentino, nella realtà instabile delle signorie

Dianora era convinta che il diavolo in persona

dimorasse in quelle iridi d’abisso.

E qui l’autrice tratteggia senza edulcorare la realtà di una società in cui il potere è un’arma, in cui la forza è una risorsa necessaria. Un eccellente ritratto è l’odiosa figura dell’ autorità paterna esercitata nel modo più odioso e spietato su Dianora. Dianora, che è giovane e bella, sceglie l’arma della intelligenza, la risorsa del coraggio. Opporsi, con generosità e senso del sacrificio. Una madre e una bellissima, forse troppo, intelligente e acuta, figlia.

Dianora… Falco si ripeté in testa quel nome. Lo associò alla gentilezza dei lineamenti, adesso chiari sotto il disco di luce creato dalle candele accese nelle fascette del lampadario, e a petali di fiordaliso staccati per creare i suoi occhi.

Una mente agile, una sensibilità spiccata, un cruccio e una condanna. Forse più della sua bellezza.

Un incontro fatale, un’attrazione violenta, inaspettata e scomoda. Un sentimento inopportuno che intralcia il senso del dovere e dell’onore.

Lei lo strinse al cuore, del tutto occupato strinse al cuore, del tutto occupato da un’emozione nuova, un sentimento capace di illuminare l’oscurità con la sua fiamma ardente.

Dianora ha imparato a sapersi destreggiare tra sospiri lascivi e cifre scottanti, poiché è figlia di un mercante e testimone delle vicissitudini storiche della sua terra. Sarà lei una spinta rivoluzionaria in un uno dei momenti più difficili della storia, tra fame e pericoli, violenza e  soprusi. Le città e gli uomini sono in balia dei capricci del Destino, Dianora tuttavia non sarà mai regina sulla scacchiera ma una pedina. Può solo muoversi avanti, avanti. Cadere e rialzarsi

…nè popolana popolana né ereditiera, con un destino incerto e senza il lusso di custodire sogni.

Eppure alla fine anche un pedone ha diritto a essere promosso, a Regina. 

La mente di Dianora andò a quell’ultima notte insieme, alla dolcezza struggente di ogni suo tocco, al calore bagnato di ogni bacio e poi al senso di abbandono e tradimento. Ogni ricordo le provocava brividi anche dopo tutti quei mesi di lontananza. Rivederlo, amarlo di nuovo, stringerlo ancora tra le braccia…

Cambiano gli scenari, di fronte al pericolo di un re senza onore, da Castrocaro a Firenze , le vite dei protagonisti si incrociano e si riannodano come preziose trame di un unico tessuto, in cui lo scenario storico ne è il robusto intreccio, tanto che le due esistenze di Falco e Dianora sono fili: un broccato prestigioso e una sottile ma luminosa organza che il Destino annoda in modo tanto stretto e contorto da renderli indivisibili.

Come accade con i nodi quando più si tirano le loro estremità più si stringono, così i due protagonisti che cercheranno di allontanarsi l’uno dall’altra fuggendo il sentimento potente che li lega mentre provano a liberarsi degli impacci di un matrimonio imposto, si troveranno indissolubilmente avvinti 

 

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Un’ultima riflessione sullo stile dell’autrice, meravigliosamente ricco e funzionale allo stesso tempo, elegante e non virtuosistico. In grado di adeguarsi al genere, alla storia e al target di riferimento senza snaturare la voce autorale.

La odiava mentre l’amava… molto di questo romanzo è tutto qui.

Falco e il suo raggio di luce. 

Lo brama, lo insegue e lo teme.

Saffron

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