Titolo:Il rumore dei tuoi passi

Autrice:Valentina D’Urbano

Anno pubblicazione:2012

Editore:Longanesi

SINOSSI

In un luogo fatto di polvere, dove ogni cosa ha un soprannome, dove il quartiere in cui sono nati e cresciuti è chiamato «la Fortezza», Beatrice e Alfredo sono per tutti «i gemelli». I due però non hanno in comune il sangue, ma qualcosa di più profondo. A legarli è un’amicizia ruvida come l’intonaco sbrecciato dei palazzi in cui abitano, nata quando erano bambini e sopravvissuta a tutto ciò che di oscuro la vita può regalare. Un’amicizia che cresce con loro fino a diventare un amore selvaggio, graffiante come vetro spezzato, delicato e luminoso come un girasole. Un amore nato nonostante tutto e tutti, nonostante loro stessi per primi. Ma alle soglie dei vent’anni, la voce di Beatrice è stanca e strozzata. E il cuore fragile di Alfredo ha perso i suoi colori. Perché tutto sta per cambiare. Un romanzo d’esordio intenso e bruciante. Una voce narrante che rimarrà a lungo nella mente e nel cuore dei lettori.

RECENSIONE

Care Dame,

avete presente quelle storie d’amore al limite del possibile che ti sbranano il cuore e ti fanno cedere le ginocchia? O di quelle che ti lasciano sospesa a cercare tra i volti dei passanti quelli dei protagonisti?

Ecco, oggi vi parlo de “Il rumore dei tuoi passi” edito da Longanesi e scritto dalla magistrale penna di Valentina D’Urbano.

Questa è la storia di Beatrice e Alfredo, ma non solo. Questa è la storia anche di un quartiere, di una città, di una società e di tutte quelle porte che la vita sbatte in faccia, oltre che di scelte. Questa è una storia da non prendere sottogamba perché mentre la leggi ti divora pezzetto per pezzetto, ti mastica, ti assapora e poi ti lascia lì, livido di emozione e dolore, seduto sul bordo di un marciapiede sporco di un luogo troppo vero per essere frutto dell’immaginazione.

Tutto si svolge in una città che è la fornace dove si rimpastano le vita di diversi personaggi, tutti diversi, tutti unici, a loro modo, ma tra questi ne spiccano due: Beatrice e Alfredo, i gemelli come li chiamano tutti, simili per moltissimi aspetti tranne uno che determina le sorti di entrambi, il coraggio.

Beatrice non vive, Beatrice ingoia la vita, la risucchia, la trasforma nell’impalcatura necessaria alla sopravvivenza. Costruisce se stessa sulle fondamenta dell’egoismo, della strafottenza e dell’arroganza, che la rendono quasi impermeabile a tutti gli uragani che si abbattono sulla Fortezza, ovvero il quartiere dove vive.

Lei sa chi è, sa esattamente cosa vuole e cosa non vuole, e sa di vivere in uno dei pochi luoghi della città che non le darà mai un futuro. Chi vive lì è segnato a vita. Chi vive lì, o muore per overdose o di miseria. Ma gli occhi di Beatrice non sanno vedere solo ciò che la circonda. Lei vede Alfredo, un giorno di molto tempo prima, seduto sugli scalini malandati del condominio. Alfredo è stato picchiato. Alfredo è solo un bambino, esattamente come lei. La simbiosi diventa l’arma di salvezza, lo strumento che metterà al riparo i loro cuori e le loro emozioni, ma non li proteggerà per tutta la vita. La Fortezza protegge con la stessa prepotenza con cui toglie e presto arriva lo scotto da pagare tra auto della polizia, estati roventi, senso dell’amicizia, arresti, omicidi, primi baci, capelli bagnati per la pioggia, esperienze, droga e grida. Beatrice racconta ogni cosa, ogni singola virgola, senza lesinare, senza abbellire le bruttezze di un luogo dimenticato da Dio.

Lei è Caronte che traghetta Dante e Virgilio verso l’inferno dei dannati.

Ma attraverso i suoi occhi così abilmente schietti e sinceri, non vediamo solo i muri scrostati e il degrado. Ascoltiamo attraverso le sue parole anche il suo cuore che grida, grida di un dolore profondo e viscerale, grida di un amore bellissimo, di un bisogno carnale ed emozionale che le è stato tolto, strappato dalla vigliaccheria, e grida a pieni polmoni il coraggio. Lei, che guarda in faccia la morte più di chiunque altro, mi ha ricordato una di quelle donne coraggiose che sfidano a viso aperto i diavoli, guardandoli negli occhi e facendosi beffa di loro. Lei vibra di dignità e forza in modo quasi divino, ultraterreno, ma la sua forza, che a volta sfocia in violenza, purtroppo non è salvifica. La Fortezza è più forte persino di Dio.

Il dolore che si trascina per ogni singola pagina di questo romanzo e che sfocia quasi nell’odio profondo e cieco, è il frutto di un amore purissimo e fragile. Si radica in ogni lettera, si amalgama indissolubilmente a ogni cosa, ogni punto, virgola, immagine, frase, desiderio, emozione. E denuncia. Si impone. Odia. Diventa il giunco dal cui tronco prendono vita i rami e le foglie e i fiori scuri di un futuro abbozzato e poi reciso, di un amore meraviglioso così puro da non essere quasi meritato.

Opera prima di questa magnifica autrice, Il rumore dei tuoi passi è la lettura per eccellenza, il racconto di una vita, il fotogramma di una città inchiodata dai vizi che esce carponi dagli anni di piombo. È una storia che parla di vita vera, quella conquistata con i denti e le gomitate, quella voluta dal profondo di se stessi, che ti sporca le ginocchia di polvere e il cuore di dolore.

Un plauso a questa Scrittrice che ha saputo farmi emozionare fino alle lacrime, fino a sentire dentro di me quella medesima forza virulenta della protagonista.

Grazie Valentina dal profondo del mio cuore per aver scritto in così poco tempo questo romanzo, per aver tentato la fortuna e per esserci riuscita. Senza di te il panorama letterario contemporaneo non sarebbe lo stesso.

Indimenticabile.

Vi lascio con le parole dell’autrice.

Perché anche un poveraccio ha diritto a una storia.

Alla prossima storia,Laura Pellegrini

STORIA

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