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Sinossi
Simone è il neo direttore di un’importante Fondazione bancaria; tuttavia, il successo professionale non riesce a ripagarlo dall’amarezza che gli ha lasciato la relazione con la direttrice alla quale è succeduto. Ora che lei se ne è andata, non si sente ancora pronto a cedere all’attrazione che, in fondo, prova per Martina, una ragazza intelligente e spigliata che non nasconde l’interesse nei suoi confronti e che, con pazienza, torna ogni volta da lui, cercando di farsi addomesticare come la volpe del “Piccolo Principe”.
Martina ha un master in editoria digitale, è al suo primo vero lavoro e, soprattutto, ha sette anni meno di lui. <<E’ solo una bambina…>> si dice Simone, anche quando i suoi occhi profondi e scuri si posano sul corpo slanciato di lei, sui suoi seni appuntiti sotto alla maglietta attillata, sulla bocca innocente che desidererebbe schiudere in un bacio appassionato… Però non è come con Anna Laura, con lei la passione si confonde con la tenerezza, la semplice amicizia si mescola ad un sentimento ancora difficile da ammettere, eppure, Simone non vuole rischiare di perdere la testa e di soffrire ancora una volta…
<<Accidenti a te!>> Pensa, rivolto all’amico Fabio che gli chiede di intercedere con lei, affinché la sua amica Carlotta torni a parlargli, anche se Fabio sa bene di aver sbagliato. In più, ci si mettono il collega gay Luca, la madre, la sorella, il nipotino Francesco, la nonna di Mantova, due scheletri preistorici abbracciati e persino Mirò… tutto sembra concorrere affinché i pretesti per vedersi e stare insieme si trasformino in rituali che creano legami, anche se Simone non è convinto che sia il caso…
– … che cosa vuol dire “addomesticare”?
– È una cosa da molto dimenticata. Vuol dire “creare dei legami”…
– Creare dei legami?
– Certo – disse la volpe – tu finora per me non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l’uno dell’altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo

Antoine de Saint-Exupéry – Il Piccolo Principe

In occasione della recente uscita di ABBRACCIAMI PIU’ FORTE, cogliamo l’occasione per presentare il testo di MARILENA BOCCOLA

Lasciamo la parola all’autrice:

Perché una lettrice dovrebbe leggere il tuo libro?
Credo che dovrebbero leggere il mio libro principalmente le persone romantiche, non quelle che sognano il principe azzurro delle fiabe, bensì quelle che sperano ancora che si possa incontrare nella realtà di tutti i giorni, magari non perfetto, ma vero. Le persone che amano la bellezza in senso assoluto e la poesia delle parole de Il Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupery.

Che cosa c’è di innovativo e quali sono gli elementi di continuità con il genere o con la tradizione?
Per quel che riguarda la tradizione, il mio romanzo segue il canovaccio classico del genere romantico, per cui l’intera vicenda narrata, con i vari ostacoli, tentennamenti e vicissitudini dei protagonisti, conferma, infine, le aspettative di lieto fine del lettore.
Credo che si possa definire innovativo, o perlomeno caratteristico dei miei romanzi, il fatto che le storie siano fedeli alla realtà, ambientate in Italia e che venga dato spazio alle bellezze paesaggistiche, artistiche e culturali del nostro Paese. In questo caso specifico, le citazioni del Piccolo Principe accompagnano la storia d’amore dei due protagonisti, Martina e Simone, in una sorta di parallelo con la creazione di un legame, fatto di pazienza e rituali, tra la volpe e il Piccolo Principe, appunto.

Che cosa ti ha spinta a scrivere?
Ho sempre amato scrivere e, fin da bambina, tenevo un diario così come sono sempre stata un’appassionata lettrice di tutti i generi letterari. Quando i miei figli erano molto piccoli, ho iniziato ad inventare per loro dei racconti orali che, in un secondo momento, ho trascritto e con uno di essi, “Il ragno Luigi”, ho vinto un premio letterario infatti, è stato pubblicato nell’antologia Racconti nella rete 2011 edita da Nottetempo.
In seguito, mio cognato mi ha sfidata a scrivere qualcosa per adulti e così ho scritto il mio primo romanzo un po’ piccante (ancora inedito) prendendoci gusto. Successivamente, ho aggiustato il tiro ed ecco “Una casa per due”, il primo romanzo che ho autopubblicato ed ora “Abbracciami più forte”.
Se i racconti per bambini sono nati dalla necessità di tener buoni i miei figli (due maschi molto vivaci), i romanzi che scrivo adesso nascono principalmente dal mio bisogno di evasione e di esprimere la mia anima creativa che rischierebbe di rimanere soffocata dalle incombenze che hanno, bene o male, tutte le donne, messe alle strette tra lavoro, casa e famiglia.

Da che cosa è nata la storia? Quali sono state le fonti di ispirazione?
“Abbracciami più forte” è una costola di “Una vita in più”, il primo romanzo che ho scritto sfidata da mia cognato e che, a questo punto, uscirà come prequel di “Abbracciami più forte”. Per lavoro, ho a che fare con progetti finanziati anche da Fondazioni per cui ho provato ad usare questo ambiente come sfondo, ho inserito alcune delle tipiche dinamiche tra colleghi, ho contornato il mio protagonista maschile di una tipica famiglia italiana e di alcuni amici divertenti e gli ho fatto incontrare una ragazza che lavora nel mondo dei libri, che io adoro. Infine, ho condito il tutto con un libro pieno di poesia e di piccole gocce di una saggezza ingenua ed essenziale, il Piccolo Principe, appunto. Devo dire che non mancano sensuali scene d’amore, però sono descritte in modo coinvolgente, ma mai volgare.

Quando scrivi? E come? in modo organizzato e continuo o improvviso, discontinuo?
Ormai sono giunta alla consapevolezza di avere due anime che faccio fatica a tenere in equilibrio: una è libera, creativa, passionale e istintiva; l’altra è razionale, metodica e… un po’ quadrata. Quando scrivo parto da un’idea, ma poi cerco di coltivarla giorno dopo giorno, scrivendo un po’ nel tardo pomeriggio o alla sera dopo cena fino a notte tarda. Mi sono accorta che, anche se mi sembra di non essere ispirata, basta che mi sieda al computer e i personaggi mi prendono per mano chiedendomi di tirare fuori la loro storia, come se esistesse già: io devo solo raccontarla. A volte, mi sembra davvero che vivano di vita propria e io mi ci affeziono; infatti, difficilmente succedono cose terribili nei miei romanzi, mi dispiace… ho il cuore tenero. Accadono talmente tante cose brutte nella vita reale che, quando qualcuno legge i miei romanzi, voglio che possa trovarci un po’ di serenità così come la voglio trovare io quando li scrivo. Senza pretese, ma senza banalità.

Quali strategie hai adottato per promuovere il tuo libro e che tipo di strumenti hai usato – e usi- per proporlo all’attenzione dei tuoi potenziali lettori?
Per promuovere il mio libro sono partita, innanzitutto, da Facebook sul quale ho un profilo da diversi anni e con cui credo di essermi costruita una buona reputazione, nel senso che i miei amici, molti dei quali lo sono anche nella vita reale, hanno risposto positivamente dandomi fiducia ed esprimendomi incoraggiamento e affetto.
In un secondo momento, ho allargato le mie amicizie scegliendole in modo più mirato tra quelle che condividono con me il piacere della lettura e, in particolare, la lettura d’evasione (se così vogliamo chiamarla) e, a questo punto, mi si è aperto davanti un mondo che non immaginavo nemmeno esistesse: quello dei gruppi e dei blog costituiti da tante donne, lettrici e scrittrici, alle quali mi sento davvero affine e che, finora, sono state tutte gentilissime e disponibili nell’offrirmi consigli, suggerimenti, aiuti nella promozione, solidarietà…
Per questo secondo romanzo ho anche preso contatti con diversi Blog per segnalazioni e recensioni, anche se mi rendo conto che molto fa Amazon nel proporre il romanzo quando qualcuno ne visualizza di simili, ma il vero criterio che sta dietro a queste proposte rimane per me misterioso.

Perché la scelta del self publishing?
Sono arrivata al Self publishing dopo aver vinto un Premio letterario e aver mandato i miei scritti sia a Case Editrici che ad agenzie letterarie senza ottenere risultati. Grazie a Facebook, ho conosciuto diversi scrittori famosi che mi hanno “proibito” di pubblicare a pagamento, come alcune case editrici mi avevano proposto. Per cui la decisione di mettermi alla prova autopubblicandomi è stata, in un certo senso, obbligata anche se la speranza di essere “scoperta” da qualche Casa Editrice famosa c’è sempre…

Progetti per il futuro?
Pubblicare “Una vita in più” e scrivere un nuovo romanzo che stavolta sarà ambientato in Salento. Dovrò anche decidermi a farli revisionare da un editor perché il limite del self publishing è proprio quello di non avere un professionista alle spalle che ti aiuti a dare una veste fluente al racconto anche se spesso nelle recensioni viene sottolineato il fatto che i miei romanzi sono scritti bene.

Tre persone da ringraziare
Innanzitutto, ringrazio mio marito e i miei figli perché se loro ci sono io posso dedicarmi serenamente alle mie passioni; se loro non ci fossero niente avrebbe senso.
Ringrazio lo scrittore Piersandro Pallavicini (“Romanzo per signora”, “Una commedia italiana”, ecc.), stimato professore universitario, che si è prestato con eleganza e ironia a comparire in una scena di “Abbracciami più forte” come ospite della libreria in cui lavora Martina.
Infine, ringrazio tutte le lettrici e scrittrici conosciute in rete, ad alcune delle quali mi sono sinceramente affezionata, perché le passioni che ci accomunano ci rendono, in qualche modo, sorelle.