Lo confesso: mi sono fatta prendere con un sorriso, incuriosire, interessare, al primo impatto con “La lettrice della stanza 128” dalla ragazza in copertina. Occhi di cerbiatta, uno reso enorme dalla lente, una nuova Amélie dai capelli rossi avvolti malamente in grossi bigodini. Amélie del film di Jeunet che è incapace di creare legami solidi con chi la circonda ma riesce a far emergere i sintomi di una società chiusa, Amélie che è specchio di tante solitudini e che comprende come l’unica cosa che la renda felice sia la missione di aiutare gli altri, rendere la loro vita migliore.

E poi la scoperta: siamo invitati a tuffarci in un piccolo giallo investigativo per scoprire “il segreto di una storia capace di toccare il cuore e le vite di quanti la leggono”.

La storia di un libro capace di cambiare le vite di coloro che ne entrano in possesso, di provocare incontri, “un testo che ha viaggiato nel tempo spargendo intorno a sé frammenti di felicità”.

Ma può un libro avere un potere così forte?

Cathy Bonidan, l’autrice, ne è convinta. Dedica “La lettrice della stanza 128” a tutti i romanzi letti e che leggeremo

“Perché. Come l’omino del sonno fa con i sogni felici, cospargono la nostra vita di parole e frasi… E  ci cambiano. Con discrezione ma irrimediabilmente”.

E alla fine ringrazia per gli attimi di “intimità condivisa” i suoi lettori e affidando loro il suo libro consegna una parte di sé e, nonostante questo,non si sente “affatto sminuita, anzi…”.

Cathy BONIDAN
La lettrice della stanza 128
Data di uscita: 4 febbraio 
Pagine 250 – 15,00 euro
Un amore impossibile. Un manoscritto perduto tra Montréal e Parigi.
L’appassionata indagine di una lettrice alla ricerca di un lieto fine.
Nel comodino della stanza 128 dell’hotel Beau Rivage, la matura e annoiata Anne-Lise fa una scoperta in grado di trasformare un weekend fin troppo tranquillo in qualcosa di decisamente più eccitante: l’inizio di un’avventura. Perché il vecchio dattiloscritto, fissato all’interno del cassetto con dello scotch, racchiude una storia deliziosamente romantica – e un indirizzo, con ogni evidenza quello del suo anonimo autore, al quale Anne-Lise decide di rispedire il malloppo, “con tante grazie per la bella lettura che mi ha regalato, ancorché inavvertitamente”. Ricostruire le peripezie e i passaggi di mano che hanno portato il libro fino a lei non sarà facile, ma Anne-Lise si getta nell’impresa anima e corpo. Per ritrovare quel tanto di romanzesco che solo può restituirle la voglia di osare, e di scrivere per sé un finale inaspettato.
Cathy BONIDAN è insegnante di professione e coltiva la passione della scrittura dall’età di 14 anni. Con il suo romanzo d’esordio, Le parfum de l’hellébore, di prossima pubblicazione in Italia presso DeA Planeta, ha vinto la cifra record di 11 premi letterari. Vive a Vannes, in Bretagna.

Il racconto si costruisce sulla corrispondenza tra i personaggi. Scambi di lettere che, nella struttura narrativa  di un romanzo epistolare, promettono e permettono che la storia vada avanti senza battute d’arresto. Ogni capitolo una lettera in cui i protagonisti esprimono fatti e sentimenti nel momento in cui li vivono o nell’immediato e noi con loro viviamo, seguiamo le oscillazioni, le linee dei loro stati d’animo, nel presente verso un futuro sconosciuti. Noi destinatari a nostro modo protagonisti.

Frammenti di vita e di emozioni raccontati con delicata, lieve ironia.

Una storia nella storia il cui protagonista è un manoscritto smarrito, ritrovato casualmente in un cassetto di un comodino della stanza 128 di un albergo in Provenza da Anne-Lise.

Anne-Lise è moglie, madre, ha un lavoro che solo alla fine scopriremo quale sia, una vita d’ufficio poco serena.  Ma soprattutto è una lettrice avida, appassionata, ossessionata dalla parola scritta, possibilmente a mano, in una corrispondenza epistolare

…i versi dell’ultima pagina, aggiunti a matita in una grafia tutta storta e costellata di cancellature, a dimostrazione di quanto impegno l’autore abbia messo nel cercare le parole giuste…leggendole ho avvertito il lieve fremito che si prova quando dei versi sembrano scritti apposta per noi .

Nel manoscritto si racconta una delicata, coinvolgente, appassionata storia d’amore e Anne–Lise sente di doverla rispedire al presunto autore ad un indirizzo annotato su una pagina. Accompagnato da una lettera, ricca di termini “desueti e quasi proibiti soprattutto nelle mail impersonali e non autorizzate di cui straripano le nostre caselle di posta…”. Il commento è dell’autore del manoscritto Sylvestre, sbalordito, stravolto dal ritrovamento dopo trenta anni, incuriosito, sorpreso dalla scelta di una corrispondenza cartacea.

Posare le dita sulla tastiera di un computer e vedere apparire il testo in questa nuova configurazione mi rende la storia estranea, quasi lontana .

E del resto non è più il giovane dalla “sensibilità impetuosa e struggente” del manoscritto. È un uomo un po’ cupo, roccioso come la sua amata Bretagna, un uomo che confessa di avere, a cinquanta anni, un “bisogno insaziabile di silenzio”: solo allora riesce a respirare più profondamente. 

Nota tuttavia che la versione originale terminava a pag.156. Il finale è evidentemente scritto da altri.

Da qui iniziano le indagini per risalire al secondo autore. E qui doverosamente (è un giallo!!) devo fermarmi nel racconto della trama.

Nel rintracciare indizi, persone legate al “viaggio” del manoscritto perduto sono coinvolti altri “amici di penna”: Maggie e William. Maggie, amica da sempre di Anne-Lise, che ha scelto come Sylvester la solitudine ma respirando i profumi e il mare più dolci della Provenza, non immediatamente “stregata” dalla storia del manoscritto che ritiene banale. William, raffinato professore inglese dagli occhi di ghiaccio. 

Ed ancora, tra gli illegittimi proprietari del romanzo, Nahima, sicura che l’incontro con il manoscritto sulla spiaggia “un’opera intima e delicata che non era destinata a noi” non sia stato affatto casuale perché

…talvolta tra un libro e un lettore si instaura un legame che non può essere frutto del caso…

David, i cui occhi “ricercano costantemente un orizzonte, un limite imposto alla natura”.

Credetimi, destinati a diventare con molta semplicità anche nostri amici di penna da cui aspettiamo notizie.

Piccolo protagonista, sullo sfondo, raccontato e che non si racconta il postino bretone di Sylvester che acquista volto, corpo , spessore consegnando sempre più da vicino le lettere fino a spingersi alla porta, fino ad un caffè offerto, fino ad una raffinata discussione con Sylvester su Baudelaire.Merita di figurare nella lista dei protagonisti.

Dimenticavo. “La lettrice della stanza 128  è una storia vera. O quasi… in cui Cathy Bonidan ha modificato solo luoghi e nomi dei personaggi. Ma, come ricordava Camus

 In fin dei conti che importanza ha? Le menzogne finiscono per mettere sulla strada della verità. E le mie storie, vere o false, non tendono tutte allo stesso scopo, non hanno lo stesso senso?

Emozioni, attesa di ciò che accadrà accompagnano la lettura de “La lettrice della stanza 128”, piacevole e coinvolgente forse grazie soprattutto ad uno stile narrativo scorrevole, semplice e nello stesso tempo raffinato mai  banale. D a apprezzare soprattutto nelle descrizioni “sensoriali” delle cose delle persone della natura: si tocca, si accarezza, si respira il profumo ci si perde con lo sguardo.

Ultimo suggerimento: non trascurate nelle lettere i P.S..

Un po’ alla volta, con l’andare avanti della corrispondenza, del rapporto, diventano il luogo delle confidenze: messo momentaneamente da parte il manoscritto, si parla di se stessi magari spettegolando un po’ sugli assenti.

“Ci tenevo a mettere per iscritto la felicità di essere giunti alla meta. Un po’ come i viandanti che partono in pellegrinaggio e sanno che, alla curva successiva il loro cammino finirà. Devono provare sia gioia che tristezza come noi all’idea di voltare pagina e portare a termine l’indagine”.

Cocoa

P.S.: Si legge d’un fiato!

ARC courtesy of Dea Planeta Libri in exchange for an honest review