“Il tuo corpo conosce il suo padrone. La tua mente seguirà.”

Care Dame, oggi vi parlo di La mia dolce prigioniera, novella lunga della serie Captive di Julia Sykes che si colloca come POV maschile di Dolce prigionia nel quale avevamo letto la storia molto intensa fra Andrés e Samantha raccontata dalla nostra agente dell’FBI finita nelle grinfie della perfida famiglia Moreno, invischiata nel traffico di droga e nella prostituzione

Lei sussulta alla vista del mio volto sfregiato, ma il modo in cui piagnucola e trema risveglia in me un piacere perverso. Nonostante la mia attrazione, devo mantenere una distanza emotiva, se dovrò guardare il mio sadico fratello torturare la nostra prigioniera. La piccola agente dell’FBI sta cercando di smantellare il nostro impero della droga, e non possiamo permetterlo. Ci sono così tanti altri modi in cui preferirei domarla, nessuno dei quali comprende sfregiarla. Sulla sua pelle chiara rimarrebbero dei bei lividi sotto le mie più oscure forme di disciplina. Quando mio fratello decide di risparmiarla e cederla a me, mi perdo in quegli occhi azzurri. Il mio bell’ostaggio ha una vena ostinata e una mente acuta, ma il suo cervello intelligente non può competere con la mia volontà di ferro. Rivendicherò la sua innocenza, e non mi fermerò davanti a nulla pur di possedere il suo corpo vergine. Nessuno la toccherà mai più, specialmente non il mio crudele fratello. Samantha è mia, da tenere e da proteggere. Mia, per giocarci e per punirla. Tutta mia.

Nota: La Mia Dolce Prigioniera racconta gli eventi di Dolce Prigionia dal punto di vista di Andrés.


In questa novella è la voce di Andrés a raccontarci tutti gli avvenimenti che si sono susseguiti sin dal momento in cui ha ordinato il rapimento della neo-agente sul campo Samantha, esperta informatica, dietro ordine del crudele Cristian intenzionato a sfruttare le sue abilità per sottrarsi al controllo del Bureau.

Sin dal primo momento in cui Andrés vede la caparbia Samantha legata e sottoposta alle intimidazioni sadiche e crudeli di Cristian sente nascere dentro di sé una sorta di smania di possesso, la voglia irrefrenabile di tenere per sé questa giovane donna.

…spalancò gli occhi con un sussulto. Cercò di divincolarsi dalle corde che le legavano le braccia dietro la sedia di metallo. … il suo lieve piagnucolio di paura fece rimestare qualcosa di oscuro nel mio petto.

…vederla legata e spaventata faceva appello ai miei impulsi più oscuri.

Sarà la sua ostinazione, sarà la sua aura innocente, saranno le sue lacrime o la paura che traspare dai suoi occhi?

Ciò che è certo è che Andrés la vuole possedere come un giocattolo erotico su cui esercitare le sue perversioni, la vuole come un animaletto da compagnia da addestrare perché lo compiaccia in tutto e per tutto.

…me ne sarei preso cura. Probabilmente, lei non l’avrebbe vista così, ma avrebbe cambiato idea, una volta che l’avessi addestrata.

..non avrebbe ceduto così facilmente. Mi sarebbe piaciuta la sfida che rappresentava.

Il mio lato oscuro godeva moltissimo a vederla legata sotto di me, impotente e in trappola.

“Posso dire quello che voglio. Posso fare quello che voglio. Imparerai a tenere a freno la lingua. Imparerai a comportarti bene. Sei mia, cosita. Mia con cui giocare. Mia da punire. Semplicemente mia.”

Ciò che è certo è che la deve spezzare e annientarne la volontà per ordine di Cristian, per renderla obbediente a qualunque richiesta.

Ciò a cui non era preparato Andrés è una Samantha la cui intelligenza, il cui carattere irriverente e combattivo, il cui terroreannichilente lo spiazzano, lo attirano fino a minare quell’autocontrollo che da molto tempo è diventato l’unico espediente per sopravvivere alla crudeltà e al sadismo dell’uomo che chiama fratello.

Nella mente danneggiata di Andrés si intersecano così due obbiettivi: spezzare e sottomettere Samantha per Cristian e addestrare e sottomettere la ragazza per compiacere e soddisfare le sue voglie.

Piegarla al mio volere avrebbe richiesto tempo.

Volevo gustarmi il processo di domare la mia bella prigioniera. Volevo addestrarla, affinché vivesse per compiacermi.

…io volevo suscitare piacere in lei con ogni mezzo necessario. Non controllava il suo corpo. Non controllava il suo piacere. Ero io che glielo davo o toglievo a mio piacimento.

Se i due obbiettivi all’inizio si sovrappongono, man mano che i due convivono negli stessi ambienti essi entrano in contrasto. La percezione che Andrés ha di Samantha cambia e da mero oggetto sessuale da addestrare e usare acquista essenza, diventa persona con sue paure, esigenze, sentimenti.

Un singhiozzo roco le sfuggì dal petto, poi un altro. Il suo corpo delicato ebbe degli spasmi. Mi accigliai. Non era quello che volevo. Poteva anche piacermi la sua trepidazione, ma non volevo questo terrore.

Non era da me perdere il controllo delle mie emozioni, specialmente quando addestravo una donna.

Non ero mai stato un uomo caloroso. Ero stato freddo e isolato fin da ragazzo. Il fascino di Samantha e la sua insolenza accattivante stavano scombussolando il mio solito modo di procedere.

Nella mente di Andrés, fallata dalle crudeltà inflittegli, si crea un conflitto epocale tra ciò a cui tendenzialmente è propenso e ciò che i neo-sentimenti risvegliatigli da Samantha gli suscitano.

Una strana sensazione fece tendere la mia cicatrice, e mi resi conto che stavo sorridendo. Sembrò insolito, non familiare.

Mai nessuna delle ragazze avute prima di lei da addestrare lo ha fatto sorridere, mai nessuna ha suscitato tanta curiosità sui suoi pensieri, mai nessuna gli ha rivolto sguardi dolci o gentili gesti di affetto anche se accompagnati sempre da comportamenti irriverenti o caparbi.

Nonostante il mio disappunto per il suo atteggiamento, la trovavo affascinante.

“Così spaventata, eppure così ribelle”

Era fragile, eppure forte. Affascinante.

Per nessuna, come invece per Samantha, ha sentito la necessità di prendersene cura fisicamente e psicologicamente, desiderando sì le sue lacrime e il suo dolore per poterli assorbire e disperdere così parte dell’oscurità che alberga nella sua anima, ma al contempo sente la necessità che la sua resa sia consensuale, che lei si fidi di lui e che non sia estorta con la violenza.

Ancora non capiva che non l’avrei ferita. Adesso che era mia, nessun pericolo l’avrebbe mai più raggiunta. Nessuno le avrebbe mai causato dolore. Tranne me.

Quando le sue lacrime fossero veramente appartenute a me, avrei lasciato che mi penetrassero e purificassero la mia anima.

L’avevo vista come un mio possesso fin dall’inizio, ma ora, i miei piani per lei erano leggermente cambiati.

Avrei mantenuto intatta la maggior parte della sua personalità.

Mi avrebbe dato tutto, e si sarebbe concessa spontaneamente.

“Ho bisogno che tu pianga per me.” … volevo il suo consenso. Volevo che mi concedesse questo spontaneamente.

Avevo bisogno che lei deviasse parte del dolore dentro la mia anima, versando le sue lacrime per me.

…avrei trovato pace nelle sue grida. Avrebbe urlato il dolore che io non riuscivo a espellere dalla mia stessa anima.

…mi diede tutto: il suo dolore, il suo piacere, la sua assoluta sottomissione al mio volere. Placò il bisogno oscuro nella mia anima, permettendo all’oscurità di fuoriuscire da me.


Ed ecco che, attraverso le parole e i pensieri di Andrés l’autrice ci permette di penetrare nella mente di quest’uomo dalle preferenze sessuali estreme che ha imparato a usare per contrastare il senso di impotenza che il fratello maggiore ha istillato in lui sin dalla più tenera età. Ecco che le sue perversioni diventano uno sfogo,diventano il solo modo per mantenere quel controllo sulla sua vita che altrimenti non ha.

Godevo della sua paura, perché era una manifestazione del potere che esercitavo su di lei. Ma il desiderio che cercava di negare m’inebriava.

Sicuramente questa novella ci permette di avere un quadro più preciso di quelle che sono state le interazioni fra i due protagonisti, ci permette di capire appieno come un rapporto nato dalla costrizione possa tramutarsi in amore e devozione. E questo mi fa domandare perché scrivere due romanzi distinti quando sarebbe stato più apprezzato un solo capitolo, magari più corposo,con il doppio POV che avrebbe reso più godibile e più approfondita la lettura?

Personalmente lo avrei apprezzato di più perché gli avvenimenti e l’introspezione che portano alla piena conoscenza e alla empatia con i personaggi sarebbe stata perfetta; invece cosi risulta come separata in compartimenti che a mio avviso sminuiscono il valore del testo.

Ciò non toglie che lo stile linguistico e narrativo è sempre fluido e scorrevole, come la trattazione del tema BDSM sia dettagliato e accompagnato da scene erotiche molto hot e ben descritte.

Se avete letto Dolce prigionia è d’obbligo per completezza leggere anche questa novella; in caso contrario recuperateli entrambi.

Giusi

4 meno o 3.75

Dolce prigionia (Sweet captive #1) di Julia Sykes – recensione