Titolo: MALEFICENT SUSAN

Collection: Austen Society

Autore: Raffaella V. Poggi

Editore: Self Published

Genere: Contemporary Romance

Retelling of: Lady Susan

Maleficent Susan

SERIE: Austen Society –  AUTOCONCLUSIVO CONTEMPORANEO

Liberamente ispirato a “Lady Susan” romanzo di Jane Austen

Mi chiamo Frederica Vernon e appartengo a una delle famiglie più ricche e prestigiose di tutto il Massachusetts. Nonostante ciò mi sono ritrovata molto presto a dover provvedere a me stessa.
Ce l’ho fatta anche da sola: ho trovato la mia strada che percorro a testa alta e con il passo deciso di un’indossatrice, che poi è quello che faccio per vivere.
Mi hanno proposto di fare da testimonial per un grande brand americano, un’occasione imperdibile.
Peccato che non mi abbiano avvisato che dovrei diventare il volto proprio della V&DC.
Che problema c’è?
Il problema è bello grosso: si chiama Rex De Courcy.
Rex è l’essere arrogante e presuntuoso che ha ottenuto il ruolo di CEO nell’azienda di cosmetici fondata da mio padre e ora sta seduto sulla sua poltrona.
Pensa che tutto il mondo ruoti attorno a lui: sa di essere più bello di Adone e che tutte le donne gli muoiono dietro.
Ma non io!
Non più…
Forse, però, non ho fatto bene i conti…
Né con Rex, né tantomeno con Susan.
Chi è Susan?
Susan Vernon, Lady Malefica… mia madre.

Quando tua madre è il tuo peggior nemico.

“Una smania mi cattura, è l’eccitazione che prende quando si oltrepassa la soglia: la sua, la vittoria sulle sue paure, e la mia… Non so ancora dare un nome alla soglia che ho appena attraversato io, so solo che nulla è più come prima.
Nulla!” (Rex)

Trama

Provengo da una delle famiglie più ricche e prestigiose di tutto il Massachusetts, dovrei ringraziare chi mi ha messo al mondo, invece di parlare a sproposito, direte voi.
Io li ringrazio.

Ringrazio mio padre, che però mi ha fatto un grosso affronto, proprio grosso: se ne è andato troppo presto.
E ringrazio anche mia madre, o meglio, Susan, perché non desidera essere chiamata mamma. La riconoscenza e il rispetto nei confronti di colei che per nove mesi ha dovuto sopportare di portarmi in grembo è qualcosa che mi è stato inoculato da mio padre in dodici anni di meravigliosa e quasi simbiotica convivenza, goccia a goccia, come un’amara medicina.
Susan è bellissima, carismatica, affabulatrice, intelligente; sa conquistare con il suo fascino chiunque abbia la sfortuna di ruotare attorno alla sua sfera d’influenza, e tutti, loro malgrado, vengono attratti come da un faro traente all’interno della Morte Nera.
Lei va dicendo di me che sono il peggio che potesse capitarle.
Ma non importa, l’unica cosa che conti è sopravvivere.
A lei, alla vita e… anche a Rex, anzi, soprattutto a Rex.
Quando tua madre è il tuo peggior nemico.

Cosa spinge l’animo a lasciarsi andare liberamente …

Se lo chiedeva maliziosamente la Austen, restituendoci una gamma incredibile di risposte dalle mille sfumature, tante quante quelle del genere umano con le sue miserie, ambizioni e manie.

Se lo chiede sognante la nostra autrice, regalandoci per la Austen Collection, collana che ambisce alla resa in chiave moderna delle storie più amate di Jane Austen, il retelling di Lady Susan

“C’è qualcosa di piacevole nei sentimenti che si lasciano manovrare tanto facilmente…

Se c’è qualcosa di cui posso vantarmi, è proprio la mia eloquenza. La padronanza del linguaggio assicura il rispetto e la stima, così come la bellezza suscita ammirazione.” Jane Austen

Antieroina vera, provocante e provocatoria. Cinica e spietata, che fa della eloquenza non solo una arte delle parole ma di vita.

Ricorda qualcuno… La Austen non è la signorina batticuore, patrona del Romance. È deliziosamente spietata, qui in versione bastarda geniale e lucida figlia, neanche ventenne, di un ecclesiastico di campagna che osserva in modo impietoso la gentry boriosa e ipocrita. Grande l’autrice a scegliere questo romanzo “ scomodo” dal Catalogo Austen, spesso relegato a mero campionario di romantica Narrativa ottocentesca, ridotto a romanzetto rosa… Eccellente il tentativo della autrice di riportare questo distacco tra autrice e società, narratore e lettore, proprio nello stile del romanzo. Nervoso nella narrazione, spesso rapido nel passaggio da strutture descrittive a quelle persuasive in cui lo spazio narrativo lascia il campo a quello aneddotico, soggettivo e di revisione, specialmente quando i protagonisti hanno a che fare con irrisolti del loro passato complessi e dolorosi, soprattutto con una figura ingombrante come Susan.

Parole che come un turbinio vanno di pari passo con lavelocità nell’incalzare degli eventi e degli stravolgimenti della vita dei protagonisti, in cui tutto è rapido e improvviso, tanto che sono messi di fronte a situazioni decisive e a decisioni improvvise e di grande responsabilità, da cui dipendono il futuro di intere holding, nonché la sopravvivenza di famiglie sgangherate, ferite.

Non è solo una caratteristica della Lady Susan, in questa circostanza coprotagonista/antagonista, quanto piuttosto una costante stilistica che pervade tutto il romanzo.

Tutta la vicenda è imbevuta di questa frenesia, che va dal malinteso altaciuto, quasi fosse una commedia degli equivoci dalle tinte rosa. Il fulcro resta la capacità camaleontica di Lady Susan, perfida bellissima manipolatrice per sopravvivenza (o vanità?).

Se nel testo originale austeniano si tratta di una capacità di adattamento necessaria per galleggiare in un mondo maschilista e spietato, per rispondere alle convenzioni sociali con la grazia micidiale della eloquenza e della grazia, in Maleficent acquista un peso maggiore. Quello della colpa, di una Medea senza assoluzione, perché priva totalmente di scrupoli e di amore materno, vittima quasi per capriccio, costantemente intrappolata nel suo egocentrismo.

L’autrice però scrive a noi, inguaribili del romance, a cui serviva proprio una Bella Addormentata. E anche un po’ Cenerentola, se consideriamo la storia personale di Freddy

«Non lasciarmi qui da sola, ti prego, non lasciarmi qui da sola.»

«Non ti lascio sola. Non ti lascio più sola.»

Il mondo che accoglie questa moderna favola è glamour, spietato patinato, la West Coast dei veri milionari dal lignaggio anticoe dei parvenu, come se non bastasse l’Alta Moda, quella dei Brand prestigiosi. Boston, New York e la chiccosissima isola del New England, Martha’s Vineyard, rifugio di élite tra spiagge e residenze esclusive. Frederica, top model dal fascino dirompente e dalla personalità spiccata, a fatica si è guadagnata le luci della ribalta sulle più prestigiose passerelle e sotto i riflettori. A fatica ha l’occasione di partecipare a una campagna esplosiva, legata tuttavia a un marchio maledetto…

V&DC (Vernon and De Courcy)

Quello di famiglia.

Si troverà suo malgrado a confrontarsi con il passato, con la sua famiglia, con gli spettri che agitano ancora la sua vita di giovane e bellissima modella.

A volerla, in tutti i sensi e modi possibili e inappropriati, il presidente, Rex De Courcy. Sexy, ricco, potente e viziato dalla vita.

Freddy non è più la pulce con cui scherzare, goffa e tenera bambina che correva sulle distese erbose della residenza di famiglia, una ragazzina tenera che agita i ricordi di vacanze e momenti familiari di condivisione nei uoghi del cuore.

Frederica è una donna che si è fatta strada nella solitudine, nel sacrificio e nell’ abbandono.

Orfana in tutti i sensi.

Di padre.

Di madre.

Della sua innocenza.

Frederica sta per compiere 21 anni e potrà riscattare il fondo fiduciario a lei intestato. Bottino su cui Lady Susan non ha potuto (ancora) allungare gli artigli…

Il graffio della perfida madre ha lasciato tuttavia il segno in tutti gli aspetti della vita della giovane, condizionando fortemente la sua esistenza. Lasciando un marchio indelebile – di vergogna e di rimpianto – anche nella famiglia De Courcy. Freddy si troverà suo malgrado protagonista di un gioco di seduzione e di potere. Arbitro delle sorti della azienda di famiglia e, finalmente, della propria vita. Sempre che sia in grado di liberarsi del passato.

Rex è bello, confuso e appassionato, Freddy si prende il suo spazio nella narrazione cercando di rubare la scena a Lady Susan per regalarci la favola del Romance. Un pensiero e una nota di merito per James Martin, quasi un Clark Gable un po’ imbranato e tanto infatuato della perfida Susan quanto a suo modo affascinante nella goffaggine emotiva.

Stile e struttura narrativa denotano uno sforzo incredibile nel riprodurre un vero e proprio retelling, si apprezza il continuo rimando all’opera , basti pensare all’epilogo o ai riferimenti puntuali di alcuni episodi (visite di Lady Susan ecc.)

Per chi conosce la prosa della autrice tuttavia sarà difficile non percepire una certa rigidità, per cui le pagine non scorrono libere e fluide in un flusso narrativo continuo e naturale. È come se l’energia creativa tipica della autrice, che ci ha sbalordito con la forza esplosiva dei colpi di scena e delle passioni quali motori della narrazione, fosse a stento trattenuta e sfarfallasse dietro le pagine. Restituendo un ritmo discontinuo e a volte in affanno. È il rischio del retelling letterario coscienzioso che chiede di riscrivere la storia esistente rielaborandola con cambiamenti nel punto di vista, nell’ambientazione o persino nei personaggi ma senza tradirla. E l’autrice, anche soffrendo la ferrea disciplina del genere, centra l’obiettivo di offrire una prospettiva fresca e reinterpretare la narrazione originale con il suo tocco unico e emozionale.

Saffron