Come il Maestrale, impetuoso fresco e pungente, che sferza senza sosta, sgombra la mente liberando da timori e tentennamenti.
Uno scossone nella propria esistenza.
È la storia di un viaggio, la ricerca di se stessa da parte della protagonista che ritorna alle origini e quindi fa un viaggio in una terra di passione e mistero, dove affondano radici gitane in un terreno dal fascino francese e dall’asprezza della dura vita legata ai ritmi della terra, quelli stagionali, dell’allevamento e della lotta dell’uomo con la natura.
È un viaggio nella memoria, fino a perdersi in riti e credenze suggestivi e lontanissimi nel tempo, in tradizioni familiari e in segreti gelosamente custoditi sia nei luoghi magici della memoria storica -come può essere un libro lasciato in un mercatino o un antico monastero- sia in un vecchio baule di una soffitta, o nell’oblio dell’ala segreta e nascosta di un’immensa tenuta, o infine in una cattedrale dal misticismo sorprendente. Uno scenario pittorico e suggestivo che ricorda la violenza e l’incisività delle pennellate del pittore di Arles ma anche la delicatezza e la dolcezza dei tocchi sfumati di alcuni impressionisti.
Celeste ritorna. Alle origini, in questa tenuta dove ritrova una madre lontana da tanti anni e da lunghi silenzi pieni di incomprensioni, con accanto una figura inquietante che da subito mostra ostilità e aggressività nei confronti della giovane, facendo di tutto per celare i misteri di quel luogo e tenerla lontana.
Suo padre è un punto di riferimento luminoso in quella terra così travolgente e piena di contraddizioni, di fascino misterioso, in cui ambientarsi risulta difficile perché c’è qualcosa, una forza magica, una vitalità misteriosa e un’energia sovrannaturale. È un invito a cambiare, un richiamo irresistibile a stravolgere il presente, a cercare di capire. Inizia così a indagare, per scoprire la verità intorno alla proprietà familiare e alla storia della sua famiglia, per trovare quindi se stessa.
Due incontri sono fondamentali in questo percorso così tormentato, Paul, affascinante e appassionato come il flamenco, e Alycia, la nonna e maestra di vita, il punto di riferimento da sempre, colei che l’ha salvata, accompagnandola in tutta la sua vita. Da sempre presente in tutte le tappe, anche quelle più buie, nei momenti spenti e grigi, la donna energica e ottimista che l’ha fatta rialzare dopo le innumerevoli cadute, come una presenza incredibile che ha qualcosa di magico, una saggezza arcana, un intuito che va aldilà delle semplici capacità. Un personaggio splendido, con una sensibilità diversa, quella della lungimiranza e della capacità di comprensione. Ritornare in quella terra ostile e cercare di capire sarà un modo anche per rincorrere il suo passato e afferrare il futuro, in un presente che sfugge, perché troppi sono i segreti e troppi sono i misteri. Ci sono tante ombre quando i colori sono così forti come quelli di questa terra, come le passioni intense e violente, allora anche le ombre sono più lunghe e più profonde ed esasperano i contrasti
Piano piano in questo percorso si scioglieranno i grovigli delle emozioni e i sentimenti troveranno un loro filo che coincide con lo svilupparsi di questa trama avvincente, in cui il filone noir è intrecciato con abilità alla trama personale di un romanzo di crescita. Si tratta soprattutto alla celebrazione di questo luogo meraviglioso che forse diventa il vero protagonista del romanzo.
Condiziona i pensieri e le credenze, gli atteggiamenti e i modi di vita, i ritmi della vita e della terra; condiziona la visione del mondo, senza sfumature e senza tentennamenti.
A ritmo ipnotico e appassionato di flamenco o allegro come quello di una sartiglia.
Così questa storia ha l’indiscutibile pregio di narrare senza soluzione di continuità immagini e parole appassionante, le righe sono pennellate. Mistral è la storia di Celeste e della sua famiglia ma soprattutto de La Camargue, protagonista a sé.
L’Impalcatura della trama resta ben solida anche se i risvolti dell’intreccio saranno sorprendenti, non scontati. Piacevoli sfumature noir e tratti di lirismo nelle descrizioni -dove in agguato c’è sempre il rischio di ridondanza- empatia forte con vena romantica spiccata per la corrispondenza tra paesaggio e stati d’animo.
L’epilogo ha una spiritualità molto bella, coerente allo sviluppo della storia.
Suggestioni e riflessioni gradevolissime, una storia introspettiva e riflessiva.
Un messaggio di rinascita affascinante.
Saffron