Il panorama europeo del settore YA/NA si conferma vitale e la fucina delle giovani firme tedesche caratterizzata da una originalità notevole, capace di realizzare storie di sentimento, di speranza e progettualità, di giovani esistenze pronte a scommettere tutto sul futuro con passione ed entusiasmo, senza tuttavia rinunciare ad una buona dose di pragmatismo sotterraneo. Questa aderenza concreta al reale conferisce dinamicità alla trama e ritmo alla narrazione, nonché verosimiglianza alle situazioni dell’universo giovanile, innescando nel lettore empatia più profonda e rendendo la lettura piacevole, veloce, divertente.
Harem’ s book ha il piacere, grazie a Sperling&Kupfer, insieme con tanti amici di organizzare il blog tour destinato a promuovere la serie Never di Laura Kneidl, che non è la solita storia d’amore.
Titolo: Never – Non amarmi
Autore: Laura Kneidl
Editore: Sperling & Kupfer
Genere: Romance YA/NA
Data di uscita: 29 Gennaio 2019
«Vorrei riuscire a vivere senza paura. » Quando, pur di scappare dai suoi problemi, Sage si trasferisce in un altro Stato, lontanissima dalla madre, dalla sorella e dalla sua migliore amica Megan, al suo arrivo non ha niente. Niente soldi, niente casa, niente amici. Nient’altro che la ferrea volontà di dimenticare e ricominciare da capo. Ma neanche un college a quasi cinquemila chilometri di distanza da casa può bastare se i ricordi ti accompagnano a ogni passo e la paura è ormai parte di te. Accade così anche il giorno in cui Sage inizia il suo lavoro in biblioteca e incontra Luca. Con i suoi penetranti occhi grigi e i tatuaggi, Luca rappresenta tutto ciò di cui Sage ha paura. Ma Luca non è quello che sembra a prima vista. E non appena Sage riesce a guardare oltre la facciata, il cuore le inizierà a battere pericolosamente più veloce, e dovrà lottare con tutta se stessa per non permettere al suo passato di boicottare il suo futuro.
Un’autrice giovanissima, ulteriore merito, circostanza ancor più confortante per il settore.
Il titolo originario è altamente significativo e caratterizzante, Sperling cerca sempre di non tradire l’elaborato in origine, mossa vincente (incredibilmente apprezzata personalmente).
Berühre mich. Nicht.
Altalenante, istintivo, forte, come le emozioni. Come i sentimenti dell’età dei sogni e dei progetti, talmente forti e impetuosi da dare un ritmo forsennato ai giorni, quello delle accelerazioni improvvise dai battiti del cuore, per mordere la vita, rincorrere i propri sogni ostinatamente, graffiare il cielo è strappare un po’ di felicità.
Amore, desiderio, speranza, fiducia e…paura.
Una presenza costante nella vita della giovane protagonista del romanzo, una compagna odiosamente fedele della sua vita, silenziosa e opprimente, uno spettro che getta ombre lunghe su ogni passo che la giovane cerca di compiere verso il futuro, quasi una coprotagonista e un’antagonista
«Vorrei riuscire a vivere senza paura. »
La paura non è solo uno stato emotivo ma diventa palpabile e tremendamente viva, grazie all’abilità della Kneidl di tratteggiarne con cura il senso di insicurezza, di smarrimento e di ansia che porta a distorcere la percezione della realtà, di fronte ad un pericolo reale o immaginario
Io non ho paura. La paura non è reale. Mi ripetevo in continuazione quelle parole nella mente, nella speranza che un giorno o l’altro riuscissero ad annullare quella sensazione irrazionale. Purtroppo, però, quel giorno non era ancora arrivato.
Un sentimento che accompagna Sage da tempo, varia a seconda delle persone e delle circostanze, assume il carattere di un turbamento forte e improvviso e tocca picchi di allarme soprattutto quando il pericolo si presenta inaspettato, cogliendola di sorpresa, quasi fosse una minaccia imminente.
Una parte di me registrò il suo bell’aspetto. La sua pelle aveva un colorito scuro naturale, i capelli erano nerissimi e la maglietta che si tendeva sopra i suoi bicipiti mostrava con chiarezza che non passava tutto il suo tempo in biblioteca. Ma la parte di me che agiva contro ogni logica mi fece svoltare nella direzione opposta.
Come Luca, improvviso e irresistibile, come la vita
Quando il ragazzo incrociò il mio sguardo, trattenni bruscamente il fiato. I suoi occhi erano come un giorno di pioggia, foschi, freddi e grigi; i capelli gli incorniciavano il viso in riccioli biondo cenere. E sulle sue labbra era disegnato un sorriso malizioso che non avrebbe potuto essere più allusivo. Si tirò lentamente la porta alle spalle.
Io non ho paura.
La paura non è reale.
Ma perché proprio lui? Perché doveva essere qualcuno che mi richiamava alla mente in modo così netto i miei peggiori ricordi? Non poteva essere qualcuno come il fratello di April? Qualcuno con uno sguardo limpido e un sorriso gentile che non assomigliava al sogghigno tentatore del diavolo
La paura è condizionamento, è inciampo, è brusca frenata, è silenzio.
…senza perdermi in dubbi o incertezze, colmai la distanza tra di noi e gli buttai le braccia al collo. «Grazie», mormorai contro il suo petto stringendolo forte a me. Soltanto per un secondo, poi mi staccai subito. Probabilmente lui non immaginò che cosa significasse per me, ma io lo sapevo, e mi bastava.
Ognuno di noi ha paura di qualcosa, anche di ammetterlo, anche paura di amare.
Si ha paura di ciò che non si conosce o di ciò che si conosce tropo bene e ha segnato inevitabilmente con il suo orrore la nostra coscienza. La mente umana percepisce come una minaccia l’imprevedibile, l’ignoto, perché ciò che non si conosce è visto come incontrollabile.
Mai! Non avrei dovuto fidarmi di lui. Mi sbattei la porta alle spalle e mi affrettai a girare la chiave. E poi scivolai a terra con la schiena contro il battente. Strinsi le ginocchia al corpo e ci appoggiai sopra la fronte.
Mi tremavano le mani, avevo i nervi tesi fino allo spasimo.
E piansi. Non le lacrime mute che avevo pianto mentre succedeva, ma le lacrime inarrestabili, logoranti e travolgenti che piangevo sempre dopo, quando ero soffocata dal dolore e dalla nausea, ma anche dalla gioia per avercela fatta.
Io non ho paura.
La paura non è reale.
Continuai a ripetere il mio mantra dentro di me sforzandomi di respirare al ritmo di quelle parole. Mi concentrai sul mio corpo e lo controllai con la mente.Ero integra.
Ero completa.
Non provavo dolore.
Diventai consapevole di me e cercai di tornare con i piedi per terra come avevo imparato a fare con la meditazione.Io non ho paura.
La paura non è reale.
Non saprei dire per quanto tempo rimasi seduta sul pa-vimento del bagno quando finalmente le lacrime si spensero e la mia mente paralizzata dalla paura riprese a funzionare. Lentamente uscii dal buco nero dei miei pensieri e cercai di capire che cos’era successo…«Sage?» La sua voce dall’altra parte della porta…
Raddrizzai le spalle e aprii la porta. Non cercai di nascon- dere le lacrime, ero sicura che Luca mi avesse sentita piangere. Era appoggiato al muro di fronte al bagno, le mani in- trecciate dietro la schiena, e mi guardava. E anche se me lo aspettavo, il suo sguardo mi colse completamente impreparata…
«Sage.» Il mio nome era solo un sussurro sulle sue labbra. Fece un passo in avanti e io uno indietro. Capì e sprofondò di nuovo contro il muro. «Li vuoi ancora i pancake?»
Battei le palpebre. Non era la domanda che mi ero aspettata, ma annuii.
Senza un’altra parola, Luca si staccò dal muro e tornò in cucina. Non lo seguii subito, ma aspettai fuori dal bagno cercando di capire che cosa stesse succedendo. Andai in salotto soltanto quando sentii il profumo dello zucchero caramellato. Mi sedetti sul divano, mi avvolsi nella coperta di mia nonna e rimasi immobile, ascoltando i rumori che provenivano dalla cucina finché non si spensero e Luca non entrò nella stanza. Indirizzai all’istante tutta la mia attenzione sulle sue mani. Tenevano da una parte un bicchiere di succo d’arancia e dall’altra un piatto. Li posò sul tavolino davanti a me.
Lo guardai. «Grazie.»
Mi sorrise imbarazzato e seppi che capiva. Capiva che non lo stavo ringraziando soltanto per i pancake, ma per tutte le parole che non stava dicendo e per tutte le domande che non mi stava facendo.
Oppure perché rievoca scenari di dolore e sofferenza, anche se la realtà non possiede nulla di minaccioso. Incredibilmente esiste la filofobia, ovvero la paura di amare, paura di innamorarsi o paura di instaurare una relazione alla cui base ci sia un vero innamoramento. Un termine scientifico che etichetta come disturbo proprio l’energia positiva e costruttiva dell’amore, che dona vita e porta beneficio. Qualcosa da evitare e da desiderare disperatamente
«Devo confessarti una cosa», mi sussurrò all’orecchio, e un brivido caldo mi percorse il corpo facendomi venire la pelle d’oca. «Ma quando lo farò, probabilmente vorrai che ti lasci andare.»
«E tu non vuoi farlo?»
Rise. «Certo che no.»
Sage cerca vicinanza, affetto e stabilità, eppure è sballottolata dalle emozioni intense che percepisce come incontrollabili e pericolose. Una minaccia al disperato bisogno di indipendenza e invulnerabilità.
La paura, sconsiderata e irragionevole, la porta ad evitare tutte quelle situazioni, o persone, che potrebbero toccarla, indurla ad un coinvolgimento sentimentale.
La paura di amare diventa panico
Ero come paralizzata. Il mio corpo non mi obbediva più..Nella mia mente ogni logica e raziocinio erano svaniti…
Non lottare. Sopportare. Non ribattere. Tacere.
Non fare domande.
Accettare.
Quelle regole mi si erano impresse nella carne e nel sangue…
Eppure tante sono le sfaccettature della paura di amare. Oltre il trauma, si nasconde un timore di fondo che accomuna tanti di noi, lo stesso Luca, la stessa deliziosa April e chissà, magari anche Meghan? Il timore di perdere il controllo della situazione, di soffrire. Una risposta difensiva, una reazione di allerta che si attiva quando si inizia a sentire di essere dipendenti emotivamente dall’altro. Quando si è abituati a controllare sempre tutto, per carattere o per difesa da una potenziale sofferenza, non si è disposti a vivere in funzione dell’altro e quindi si ha talmente paura di amare da allontanarsi (e allontanare l’altro) quando più ci sarebbe da avvicinarsi e lasciarsi andare.
L’amore è la più grande forza ma anche la più dolce debolezza, ci rende vulnerabili e dipendenti, esposti.
Talvolta la paura d’amare nasconde il timore di perdere la propria libertà. L’amore è un vincolo ma non un limite, è impegno e responsabilità ma non un ostacolo. Quando il passato lascia strascichi di sofferenza e amarezza la paura di amare è timore di essere abbandonati, feriti, traditi o umiliati, e si cerca di razionalizzare e controllare, per quanto possibile, il proprio coinvolgimento. Inutilmente.
Nella vita vera a volte la perfezione sta nell’imperfezione…
Le circostanze che avevano portato a fare sì che mi trovassi tra le braccia di Luca erano state tutt’altro che belle, eppure quel momento sembrava assolutamente giusto. Mi fidavo, e avrei sempre scelto lui. Non era la scelta migliore tra le mie limitate possibilità, era l’unica, e l’avevo fatta già da molto tempo. Però ci era voluto quell’unico momento imperfetto per farmelo capire.
Sulle mie labbra si disegnò un sorriso
Consoceremo il rovescio della medaglia, quanto sia universale e democratica la paura di amare, perché nessuno ne è immune, tutti ci armiamo di corazze per proteggere i cuori malconci, per fortuna, inutilmente.
L’amore rende liberi, eppure è un atto di coraggio, un salto nel buio, una dichiarazione di fede, di fiducia. È donarsi senza riserve, abbandonarsi. Accogliere il tocco di una carezza, soprattutto sul cuore, quando è ricoperto di lividi.
Saffron
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