Care dame, oggi vi parlerò del thriller Non era vero di Clare Mackintosh.

Titolo: Non era vero
Autore:Clare Mackintosh

Editore: DeA Planeta

Data pubblicazione: 12 febbraio 2019

Genere: Thriller

Pagine: 424

 

 

SINOSSI

“Suicidio. Ne sei proprio sicura?”

È un biglietto con queste parole a sconvolgere ancora una volta l’esistenza di Anna, reduce dalla doppia morte, a pochi mesi di distanza, prima del padre e poi della madre. Ma se la polizia non ha mai avuto dubbi nel classificare come suicidio quel duplice volo sulle rocce a picco e le acque agitate di Beachy Head, Anna non sa darsi pace. Il solo a darle ascolto è Murray Mackenzie, agente in pensione che alla cura della moglie malata alterna il servizio come volontario presso la Centrale. All’insaputa dei colleghi, Mackenzie si mette a caccia di indizi in grado di dare sostanza ai dubbi di Anna. Perché non esistono storie senza ambiguità e doppi fondi, né famiglie senza segreti. Maestra riconosciuta del twist che non ti aspetti, Clare Mackintosh torna con un nuovo, appassionante romanzo dove nulla, ma proprio nulla, è come sembra. A dimostrare perché, con oltre due milioni di copie vendute, è oggi tradotta in tutto il mondo e acclamata da colleghe come Paula Hawkins, Fiona Barton, Jojo Moyes e Shari Lapena.

 

RECENSIONE

Anna non riesce ancora ad accettare quello che la polizia ha archiviato come duplice suicidio. Senza nessuna spiegazione, prima il padre e a distanza di pochi mesi la madre, si sono tolti la vita buttandosi da un dirupo e il fiume sottostante porta via anche i corpi. Anna inizia a chiedersi cosa le sia sfuggito, cosa era successo per spingerli a compiere quel gesto estremo? O forse non aveva voluto ammettere che qualcosa non andava  nella vita dei genitori, prima che si arrivasse a quel punto.
“Avevo dovuto arrivare all’università per rendermi conto che non tutti i genitori erano come i miei. Che non tutti litigavano urlando; che non tutti andavano quotidianamente a gettare bottiglie vuote nel contenitore per la raccolta differenziata del vetro. Quell’intuizione mi era bastata: non volevo indagare oltre, non m’interessa sapere come andava il loro matrimonio. Se e come funzionava, non erano affari miei.”
È nell’anniversario della morte della madre, che l’equilibrio che con tanta fatica era riuscita a  ritrovare, viene di nuovo sconvolto dopo aver ricevuto un biglietto ironico di buon anniversario, le parole scritte sul biglietto riaccendono i suoi dubbi.
” Suicidio. Ne sei proprio sicura?”
Si rivolge subito alla polizia, quella stessa polizia che non aveva avuto dubbi sul duplice suicidio. Trova un buon ascoltatore nell’agente in pensione Murray Mackenzie, che presta servizio come volontario nella stazione di polizia, dove raccoglie le varie denunce.
“Credo che mia madre sia stata assassinata.
Aveva annunciato al suo arrivo. Lo aveva guardato con un’espressione determinata, quasi si aspettasse un obiezione da parte sua. Murray aveva avuto una scarica di adrenalina. Omicidio.”
Mackenzie si fa intenerire dalla giovane, una figlia che cerca di venire a patti con la morte improvvisa, non di un genitore, bensì di due. Ma è consapevole che nessuno, a parte lui, l’avrebbe presa in  considerazione.
“-Qualcos’altro la induce a sospettare che si sia trattato di omicidio?
-Che altro le serve?
Ribatté lei indicando il biglietto sul tavolo tra di loro. 
Prove, pensò Murray. Bevve un sorso di tè per guadagnare tempo. Se avesse passato subito il caso al detective Robinson, lui l’avrebbe liquidato entro fine giornata. La sezione omicidi era oberata di lavoro: servivano più di un biglietto anonimo e una sensazione per indurli a riaprire un caso.”
Inizia così a indagare all’insaputa dei colleghi, perché il suo fiuto da “vecchio segugio” gli fa vedere ombre dove i colleghi più giovani e tecnologici, che si erano  occupati del caso in precedenza, avevano visto tutto chiaro.
“James stava annuendo, educato, ma nei suoi occhi non si era accesa nessuna scintilla. La sua generazione di detective non lavorava basandosi sulle sensazioni ma sui fatti. Sulle prove scientifiche, non era colpa loro: nemmeno i tribunali davano molta importanza all’intuizione. Murray sì, invece. E, per esperienza, se una cosa puzzava di pesce e sapeva di pesce, era quasi certamente un pesce. Anche se non ne aveva l’aspetto.”
Murray sa già che dovrà scavare a fondo per venire a capo del mistero che circonda la famiglia di Anna. Lui sa bene che in tutte le famiglie ci sono scheletri negli armadi, il suo è la malattia della moglie, una malattia che lo fa stare sempre sul chi vive, ma per amore si affronta qualsiasi sacrificio.
“Oltre la porta avrebbe potuto trovare ad aspettarlo qualunque cosa. Negli anni aveva perfezionato un saluto neutrale, mentre aspettava di vedere come stava  Sarah e cosa si aspettava da lui, ma non aveva mai superato il bisogno di quei tre secondi tra le due metà del suo mondo.”
Per tenerla impegnata, e attiva mentalmente, decide di coinvolgere la  moglie nella sua indagine. Le sue intuizioni, attraverso una mente che ragiona in modo non lineare, lo aiutano a capire in che modo muovere le ricerche.
Possiamo veramente dire di conoscere bene chi ci sta vicino? Oppure, come Anna, decidiamo di ignorare quei piccoli dettagli che stonano nel nostro “vedere” chi ci circonda? Anna figlia e madre nello stesso momento, a un certo punto decide di aprire gli occhi che si ostinava a tenere chiusi, per poter dare certezze e risposte alla sua bimba, una volta cresciuta. Scrittura fluida, narrazione che parte lenta, ma si velocizza man mano che la lettura procede.  Ben strutturato il personaggio di Murray, ex detective che vede nella pensione un che di “finito”, per quello, decide di continuare a rimanere nella polizia, anche come volontario e facendo lavoro da ufficio. Bello e profondo il rapporto, che l’autrice descrive, con la moglie Sarah. Approfondita la descrizione della patologia della donna, il suo malato modo di vivere, che influenza in modo massiccio la vita del marito. Ambiguo il personaggio di Anna, una figlia attaccata in modo morboso alla madre, ma che decide di ignorare tutti gli indizi che potrebbero far scoppiare la sua  bolla di “famiglia felice”. Si riscatta nel ruolo di madre, anche se è lei stessa, con le sue decisioni, a mettere in pericolo la bimba di otto mesi. Convincenti anche i personaggi che girano intorno ai due protagonisti, fuorviante la “voce” esterna che appare a tratti.  Molto brava l’autrice a seminare indizi falsi, quando credi di essere vicino alla soluzione, ecco il colpo di scena, e ti ritrovi ad annaspare e a seguire la nuova pista che lei ti indica. Ben studiati i vari pov, consentono al lettore di immedesimarsi nei protagonisti principali. L’unica nota negativa che mi sento di evidenziare, l’ho trovata nelle ultime pagine. Tutto risolto, ogni situazione trova chiarimenti, ma…una parte del finale mi ha costretta a tornare indietro per rileggere, convinta di aver saltato un passaggio, per capire che l’autrice lascia in ombra proprio quella parte. Viene da chiedersi se ci sarà un seguito. Nonostante questo,  (magari sono troppo esigente io, lol) è un thriller da leggere, ve lo consiglio.
Alla prossima
Maria
STORIA