Titolo: Non pensavo fosse amore
Autrice: Brittainy C.Cherry
Editore: Newton Compton
Pubblicazione: 6 giugno 2019
SINOSSI
Quando mio marito mi ha lasciato, ho desiderato ogni notte che tornasse. Dopo quindici anni insieme, non riuscivo a sopportare l’idea che se ne fosse andato tra le braccia di un’altra. Ero confusa, smarrita, e ho cominciato a dubitare di me stessa. Volevo soltanto riaverlo con me. Ma poi è arrivato Jackson Emery: la distrazione di cui avevo disperatamente bisogno. Un divertimento estivo. Eravamo perfetti, perché entrambi sapevamo che non saremmo durati, insieme. Jackson, con la sua cinica diffidenza verso le relazioni, e io che non osavo più sperare nell’amore. Tutto procedeva secondo i piani, fino alla notte in cui il mio cuore ha sussultato. Non mi sarei mai aspettata che avesse un’anima tanto tormentata. E da quell’istante l’ho visto sotto una luce diversa. Lentamente i miei pensieri hanno cominciato a concentrarsi su Jackson. L’uomo più diverso al mondo da quello che credevo di volere. Desideravo che Jackson fosse mio, anche se sapevo che non era fatto per amare.
RECENSIONE
“Probabilmente non sai neanche cosa sia l’amore”.
“Non c’è bisogno di sapere casa sia l’amore per sapere cosa non è.”
A volte, tutto ciò di cui si ha bisogno è qualcuno che ascolti i battiti irregolari del tuo cuore.
Care Dame, oggi ci accostiamo a una delle autrici Romance più apprezzate del vasto panorama della letteratura rosa d’oltreoceano, una talentuosa scrittrice che con la sua dolcezza e innegabile eleganza riesce immancabilmente a toccare argomenti e sentimenti dolorosi, spigolosi e scomodi permettendoci di apprezzarli con serenità e pacatezza, realizzando quello che solo poche riescono a fare: trasformare il genere Romance in qualcosa di più profondo e importante.
Oggi vi parlo di Non pensavo fosse amore di Brittainy C. Cherry.
Incominciamo il nostro viaggio alla scoperta di Grace Harris e Jackson Emery, due giovani che sulla carta non avrebbero mai dovuto incontrarsi, mai dovuto guardarsi, mai dovuto vedersi.
I suoi occhi castani agganciarono i miei e, per un istante, ci guardammo. … mentre lo guardavo negli occhi, riconobbi qualcosa che sentivo io per prima nell’anima: solitudine. Il modo in cui mi guardò mi fece pensare che anche lui l’avesse vista.
Ma il sentiero che è stato tracciato alla nascita è molto più tortuoso di quello che si crede di aver individuato e così lasciatevi raccontare di loro; lasciatevi trascinare nella moralista e ipocrita provincia americana, nella cittadina di Chester, Georgia, intrisa di perbenismo e intolleranza mascherati da rettitudine morale e religiosa. Una maschera, un’illusione che acceca a primo acchito, ma una volta caduta ci rivela la vera, mediocre e falsa natura di molti di fronte al diverso, di fronte a chi non ha la forza di superare il dolore senza cadere nell’errore.
Questa è la realtà che si trova ad affrontare la dolce Grace nel momento in cui ritorna a Chester dalla sua famiglia. È il momento più orribile della sua vita, tramortita dall’ennesimo rifiuto del marito che ha preferito la separazione al cercare di comprendere l’immenso baratro in cui è precipitata, un baratro fatto di silenzio e mura difensive, che ha preferito cercare conforto in altre donne.
Nell’atrio scuro e vuoto c’erano cinque valigie scompagnate, lacere e consunte. Ognuna di esse conteneva una parte di me.
Quindici anni di storia in cinque valigie; quindici anni di felicità e strazi che mi venivano rubati.
…l’idea di tornare a casa senza di lui mi terrorizzava. Odiavo quanto si fossero inasprite le mie insicurezze ultimamente,…
Una ferita, inferta a Grace, dilaniante e lacerante specie dopo le numerose perdite che ha subito, specie dopo tutto ciò che ha passato.
Avevo chiuso fuori tutti: era l’unico modo che conoscevo per evitare l’autodistruzione.
Nonostante tutto lei lo ama ancora, lo ama da quasi metà della sua vita. Lo vorrebbe ancora accanto a sé, se non fosse che l’ultimo tradimento è incancellabile, insuperabile.
Avrei voluto che ci fosse una maniera per fermarlo, per chiudere del tutto il rubinetto dell’amore, e che il mio cuore smettesse di sentire. Ma continuava a sentire. Continuava a bruciare.
Il ritorno a Chester, alla sua famiglia dovrebbe essere di conforto e invece si rivela l’ennesima delusione. Una madre troppo rigida, troppo legata alla facciata impostasi per regnare sovrana dinanzi ai concittadini paralizzano Grace, una Grace troppo sottomessa ai dettami che le sono stati impartiti sin dalla nascita. Nulla deve trapelare, tutto deve apparire perfetto. Niente deve alimentare il pettegolezzo, le dicerie; tutto deve essere risolto con discrezione.
Ma a discapito di chi?
Quanto Grace può sopportare ancora prima di crollare?
Grace per tutta la vita ha dovuto mostrare al mondo cosa ci si aspettava da lei: la perfezione, come figlia, come moglie, come madre. Ma a un certo punto ha fallito agli occhi altrui e, in definitiva, anche ai suoi occhi.
Non ci avevo neanche provato? Se solo avesse saputo quanto ne sapeva il mio corpo di tentativi falliti. Se solo avesse saputo come ci si sentiva a guardarsi allo specchio ogni mattina sapendo di non poter dare a tuo marito quello che aveva sempre desiderato. Se solo si fosse resa conto di come, per anni, l’unica parola che avevo conosciuto era tentativo r a seconda era sempre e solo fallito.
La dolce, buona e remissiva Grace ha subito il più lacerante dei dolori, non una ma tante volte.
Quanto può sopportare la mente umana? Quanti colpi può subire il cuore di una donna prima di frantumarsi?
Eppure, l’anima gentile di questa donna, nonostante tutto, rimane integra, fatica a provare sentimenti negativi anche se ne avrebbe milioni di motivi.
E quando cede al dolore, quando si concede il lusso di odiare chi l’ha distrutta, quando si concede di provare invidia per chi le ha tolto il suo tutto ecco che c’è Jackson a rimembrarle come lei è fatta dentro.
A ricordarle che lei può risorgere, che può scoprire chi è realmente: la vera Grace con i suoi sogni, i suoi desideri, le sue voglie, la sua vita e non quella che gli altri si aspettano che sia.
Jackson, sin da bambino ha vissuto a Chester, qui ha sperimentato sulla sua pelle l’odio e il dolore. Qui ha subito le sue perdite ed è qui che ha subito la sua trasformazione agli occhi dei suoi concittadini.
“No! Non te ne andare, mamma!”, gridai, con la sensazione che tutto dentro di me andasse a fuoco. Non potevo perderla. Non potevo stare lì a guardarla mentre usciva e si lasciava alle spalle me e papà.
Non poteva andare via.
Il suo cuore è stato ferito, oltraggiato, lacerato e straziato troppe volte e ha dovuto necessariamente ricoprirlo di strati e strati di ghiaccio, ha dovuto nascondere e proteggere il suo nucleo più buono, ha dovuto trasformarsi in un mostro.
Un mostro burbero, scostante, irriverente e aggressivo solo ed esclusivamente per proteggere l’unica persona che gli è cara: suo padre, un uomo la cui sofferenza indicibile ha abbrutito, reso quasi folle.
È una condizione strana quella in cui si trova Jackson, sembra come bloccato nel passato, perso, solo, schiacciato dal peso della responsabilità verso il padre, legato a una promessa fatta alla madre l’ultima volta che la vide.
Intrappolato nel suo senso del dovere, non ha vissuto la sua vita, impotente di fronte al disprezzo lo combatte con la sola arma che possiede: la rabbia e l’odio verso tutti.
Tutto di Chester, in Georgia, era una spina nel culo e non sopportavo di esserci rimasto in qualche modo intrappolato.
Con tutto l’odio che provavo per la mia città, era bello sapere che il sentimento era reciproco. Gli abitanti di Chester mi odiavano almeno quanto io disprezzavo loro, forse anche di più.
Mi ritenevano il figlio di Satana.
Erano circa quindici anni che covavano un’ingiustificata paura nei confronti di mio padre e miei. Ci definivano mostri e, dopo un po’ di tempo, ci eravamo entrambi calati nel ruolo.
E quando le emozioni prorompono, quando i pensieri corrodono e il dolore diventa indicibile ecco che usa il sesso, la sua droga, per silenziare tutto, per non soffrire anche se solo per pochi attimi di sollievo.
Le donne di quella cittadina non si facevano problemi a odiarmi quando il sole era alto e a gemere il mio nome con il calare delle tenebre. Ero la segreta via di fuga dalla loro falsa realtà. Una sfida per le loro beneducate anime del Sud.
Negli ultimi anni avevo intrattenuto diverse donne nel mio letto, quasi ogni notte.
…mi distoglieva dalla mia realtà.
…era un posto colmo di… vuoto. Un vuoto che avevo accettato di buon grado insieme alla solitudine, come l’unica cosa che, a conti fatti, avessi mai conosciuto.
Ma l’autrice dà a Grace strumenti potenti per andare oltre, per vedere realmente l’anima e il cuore di Jackson: la sua gentilezza, la sua bontà, la sua fede.
“…sei l’unica persona in città con cui non mi sento obbligata a fingere di essere qualcosa che non sono”. “E cosa fingi di essere?”.
“Perfetta”.
“Tu cosa fingi di essere?”, chiesi. “Arrabbiato”. “E cosa sei in realtà?” “Perso”, confessò.
Jackson e Grace due anime perse, due cuori su cui è calato il manto della solitudine, due esseri che si incontrano nel momento più buio delle loro esistenze donandosi, dapprima inconsapevolmente poi consciamente, quell’aiuto, quel conforto, quel senso di pace a cui un cuore tradito e spezzato anela sempre.
“Principessa”, disse a voce bassa. Avvicinò la mano ancora un po’ e mi rivolse uno sguardo carico di gentilezza. “Abbi fiducia”. No. Non sapevo più cosa fosse la fiducia.
…ma… Avevo bisogno di respirare. Solo per un attimo. Presi la sua mano.
E lui mi prese.
Mi sostenne. Non mi avrebbe fatto cadere.
Raccolgono con reverenza i pezzi taglienti dei loro cuori e li rimettono insieme, frammento dopo frammento, carezza dopo carezza, bacio dopo bacio.
Apparentemente non avevano niente in comune, ma nel momento esatto in cui i loro occhi penetrano la corazza si vedono, si riconoscono, trovano l’uno nell’altro lo stesso devastante dolore, lo percepiscono.
Quando il suo sguardo freddo si fermò finalmente sul mio, sentii di nuovo dei brividi corrermi lungo la schiena. I suoi occhi erano così intensi, così scuri da sembrare senza fondo.
Avevo conosciuto un’infinità di persone nella mia vita, ma mai nessuno tormentato in modo così oscuro.
Ciò che doveva essere l’incontro di due corpi che cercano l’oblio, che cercano di dimenticare, anche solo per pochi attimi, la solitudine si trasforma giorno dopo giorno in una scoperta di sé, delle proprie emozioni, del proprio cuore che ancora batte, dell’amore quello vero.
Quello che accetta, comprende, conforta, lenisce, non prevarica, non obbliga, non umilia, non cambia.
Quello che gioisce della gioia dell’altro, quello che dà la soddisfazione dei sensi e dell’anima.
“Jackson Emery?”. Grace chiuse gli occhi. “Sì?”. Io feci lo stesso. “Mi è successo di nuovo, il cuore ha perso un altro colpo”. “Be’, forse non è poi così male, sai? Forse qualche volta deve perdere un colpo per poi continuare a battere”.
Con questo romanzo Brittainy C. Cherry ci ha donato un dipinto vero e mordace della realtà di provincia americana arricchendolo di personaggi, principali e non, descritti in maniera attenta e minuziosa. È riuscita a renderli così veri nella loro perfezione e fallacità tanto farli odiare e amare in un continuo alternarsi di sensazioni contrastanti.
Una giostra di emozioni forti e potenti, devastanti, a tratti cosi laceranti da sentire il dolore dei protagonisti sin nelle viscere.
La sofferenza, il dolore, l’umiliazione di Grace sono stati sentimenti condivisi, con me lettrice, in maniera profonda e viscerale. Come altrettanto potenti e coinvolgenti sono state la sua bontà e gentilezza, oltre la sua rinnovata gioia di vivere nonostante tutto.
La solitudine e la rabbia di Jackson, il suo senso di vuoto, la sua rabbia acquistano solidità e consistenza colpendo il lettore, tramortendolo, impietosendolo.
Ma è nel momento in cui Jackson abbatte la corazza, apre il suo cuore e ci fa vedere la meraviglia della sua essenza che ci si innamora perdutamente di lui.
La dolcezza dei suoi gesti verso Grace, la sua passionalità, la sua voglia insaziabile di Grace ammaliano.
L’autrice con eleganza e delicatezza ci racconta di un percorso, della ineluttabilità della vita, di come ogni singola cosa che accade nella vita abbia un significato recondito che sul momento non ci è dato capire, come abbia un motivo di essere e inevitabilmente ci condurrà dove dobbiamo arrivare.
Ogni esperienza, dolore, gioia che forgia il nostro cuore e la nostra anima deve costituire un tesoro grazie al quale si potrà arrivare alla conclusione del viaggio. Che non è la morte, ma l’inizio della vera vita con l’amore della propria vita.
Da qualunque punto di vista si guardi questo romanzo, esaminando lo stile di scrittura o quello narrativo, esaminando la caratterizzazione dei personaggi, si arriva sempre alla medesima conclusione: si è dinanzi ad un piccolo gioiello che può essere annoverato fra gli indimenticabili.
“Se ti innamori di nuovo, per favore innamorati di me”.
Alla prossima,
Giusi
STORIA
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