normal
Normal
Graeme Cameron (traduzione di A. De Angelis)
Editore: Harper Collins Italia
Pagine: 330
Prezzo: € 18,00

Sinossi: Vive nella vostra comunità, in una bella casa, con un giardino ben tenuto. Fa la spesa nel vostro negozio di fiducia, e se vi urta una spalla si scusa con un sorriso. Se è incolonnato di fianco a voi in autostrada, vi lascia passare con un gentile gesto della mano.

Quello che non sapete, di lui, è che sotto il garage, in una stanza segreta, possiede una gabbia elaborata, e quel cibo che sta pagando alla cassa è per la ragazza che tiene chiusa lì dentro contro la sua volontà. Una di una lunga lista, e non sa che cosa la aspetta.

È così da molto tempo. È normale, e funziona alla perfezione.

Poi incontra la cassiera dell’alimentari aperto 24 ore su 24 e tutto cambia. A quel punto il piano, la caccia, la stanza… le altre non gli servono più. Ha bisogno solo di lei. Ma proprio quando decide di redimersi, la polizia gli sta col fiato sul collo. Lui potrebbe anche riuscire a nascondere le proprie tracce, se non fosse per un piccolo particolare: c’è ancora qualcuno nella sua gabbia

RECENSIONE

Cosa significa normale?  Dopo aver letto questo libro nessuno può dirlo con certezza.

Un individuo in apparenza normale è infatti il protagonista di questa storia agghiacciante, al limite del paradossale. Di lui non sappiamo nulla, nemmeno il nome, un individuo assolutamente anonimo, che è in grado però di decidere della vita degli altri a seconda delle sue pulsioni. Pulsioni che nessuno percepisce perché è abilissimo a nascondersi, a confondersi sullo sfondo della realtà, a non essere mai in primo piano.

 Nessuno sembra notarlo, nessuno gli bada, ma lui è un freddo calcolatore e quando decide , colpisce. Di solito sono le donne le sue prede preferite, di ogni colore ed età. A volte misere prostitute, altre volte solo povere innocenti che hanno avuto la sfortuna di incrociare il suo cammino.

Ma cosa ha portato il nostro protagonista a compiere orribili delitti e azioni atroci quali la dissezione dei corpi e la loro conservazione nel congelatore di casa, o il loro sotterramento nel giardino o sotto metri di cemento in garage? Cosa porta un uomo all’apparenza normale a non provare la minima repulsione per sé stesso o un senso di pentimento dopo aver compiuto simili azioni.

“I novellini fanno un errore classico: cedono al panico e sottovalutano la fatica e il tempo necessari per scavare un buca in un bosco, il che li porta quasi sempre a ritrovarsi con una fossa piccola e poco profonda. Per coprire decentemente in cadavere sono costretti ad ammonticchiare la terra, con il risultato che sembra veramente un tumulo. A quel punto, sempre più angosciati e irrazionali, annaspano e cercano di dissimularlo ricoprendolo di felci e muschio. Ovviamente al primo alito di vento, o con due gocce di pioggia, ecco che spuntano giulive le dita dei piedi”.

A ritmo incalzante, il nostro normale continua nella sua azione eppure qualcosa riesce ad interrompere questa serie di delitti atroci, qualcosa si insinua nella sua esistenza e nella sua coscienza dopo che due eventi interrompono la sua vita solitaria: Erica, che da vittima si trasforma in un mostro peggiore del suo carceriere e Caroline, l’unica donna che, non immaginando nemmeno lontanamente la situazione, si innamora del nostro protagonista e lo porterà persino a fargli accarezzare l’idea di smettere di uccidere.

 

Un thriller ricco si suspence, emozionante e crudo che ci svela un’inquietante verità: Conosciamo davvero le persone che frequentiamo, siamo sicuri che siano quelle che appaiono, non potrebbe nascondersi un mostro in qualcuno dei nostri conoscenti? Ma ancora di più, siamo sicuri che non esista un mostro in ognuno di noi?

Mio padre lo vidi sorridere soltanto da morto. Quando lo lasciai la prima volta era ancora caldo, con la pelle morbida e le guance rosee. Sotto la nuca c’era una chiazza di sangue che aveva invaso la segatura e i trucioli galleggiavano come minuscole barchette o petali di fiori di legno, assumendo forme strane, ipnotiche…Avrei potuto perdermi a guardarli per ore. Quando mi inginocchiai a scrutare i suoi occhi più da vicino, in cerca di qualche segno di vita, scossi qualche fiocco di neve che si stava sciogliendo sul mio cappotto. Era la prima e unica volta che quell’uomo forte e fiero mi avrebbe fissato dal basso verso l’alto, e anche l’ultima in cui mi avrebbe visto, ma non poteva ancora vedermi davvero per quello che ero. In quegli ultimi secondi dal suo volto trasparivano tutte le sue emozioni: il dolore di sentirsi tradito, il dispiacere per il fallimento che era stato lui stesso a procurarsi, la perplessità per gli interessi morbosi di un ragazzino, la frustrazione per le mie richieste di attenzioni, e anche delusione e rabbia, e poi ancora odio e disgusto. E paura.

Al di là della pura e semplice narrazione, condotta molto sapientemente dal nostro autore, leggere questa storia mi ha fatto riflettere su come la nostra società riesca, e non poco frequentemente, a partorire delle menti malate e insane , capaci di compiere azioni inenarrabili. La cronaca quasi giornalmente parla di cosiddetti mostri, persone all’apparenza perfettamente inserite nel contesto sociale che nascondono esistenze a dir poco inquietanti. Forse se ci fosse una maggiore attenzione alla realtà in cui crescono molti bambini, che poi diverranno degli adulti squilibrati, alcuni di questi terribili fenomeni si potrebbero ridurre e noi tutti correremmo meno pericoli.

Alla prossima,

Eleonora

STORIA

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