Ho sempre pensato che, fra i personaggi di armentrouttiana penna – non me ne vogliano le puriste – Roth avrebbe sempre mantenuto la prima posizione. Finanche Daemon, il protagonista della serie Lux, non hai provocato quei vari moti nel mio animo che il solo canticchiare con il sorriso sardonico e sbeffeggiante di Roth poteva smuovere.
Quando ho letto il primo volume di questa serie, Luc mi aveva lasciata un po’ perplessa. Lo si conosce infatti nella serie Lux, quando aiuta Daemon a salvare il mondo. Robetta, insomma. Beh, lì era un ragazzino, almeno di aspetto. In quanto Origin, aveva un corpo da ragazzino, era stato bimbo, ma nel suo intimo, nei meandri delle sinapsi, il suo potere lo aveva fatto crescere prima del tempo. Creatura unica, creata in laboratorio dalle menti perverse di Dedalo. Origin. Pericoloso, soverchiante.
In “The darkest star” lo ritroviamo invece ragazzo, con i poteri alla massima potenza, ma sempre dedito al prossimo, sempre proteso a far del bene e a salvare chi aveva bisogno di lui. Sempre alla ricerca della sua Nadia e, quando se la ritrova davanti nel locale da lui costruito come specchietto per le allodole per le sue attività di recupero Luxen non registrati, perde ogni cognizione.
Perché chi ama, non ha raziocinio.
TITOLO: The burning shadow – verità nell’ombra
AUTORE: Jennifer L. Armentrout
EDITORE: Giunti Editore
DATA DI PUBBLICAZIONE: 23 ottobre 2019
La serie Origin:
Essendo il secondo volume di una serie, la recensione conterrà inevitabilmente spoiler sul primo volume.
SINOSSI:
Il secondo capitolo della saga “Origin“, spin off della fortunatissima serie Lux, in cui la lotta tra le due razze aliene degli Arum e i Luxen ha modificato definitivamente la vita sulla Terra. Quando Evelyn ha incrociato la strada di Luc, si è trovata all’improvviso nel mondo dei Luxen – scoprendo di farne parte più di quanto sospettasse. Già, perché i Luxen non sono gli unici ad avere un passato nascosto. C’è una lacuna nella memoria di Evie, ci sono alcuni mesi della sua vita che lei non riesce a ricordare e di cui nessuno è disposto a parlarle. Ha bisogno di scoprire la verità su chi è – e chi è stata. La sua ricerca la porta sempre più vicino a Luc: è lui al centro di tutto. E mentre Evie e Luc continuano la loro ricerca per scoprire chi fossero nel passato e chi sono adesso, tutto cambierà, e non solo per loro.
RECENSIONE
“[…] tu sei l’ombra infuocata e lui è la stella più oscura, e insieme porterete la notte più luminosa.”
E mica pizza e fichi, eh?
Ritroviamo Evie e Luc dopo lo scontro con Micah, ricordate?
Di solito, quando si conosce qualcuno che ci intriga e che ci irretisce, la prassi sarebbe quella di andare a fare una passeggiata, scambiare qualche messaggio. Un cinema, una cena fuori. Per Evie, invece, la storia è completamente diversa.
Viene letteralmente travolta da Luc e tutto quello che lui porta con sé, un carico troppo pesante per lei, visto che, tra varie missioni compiute per la salvaguardia del mondo e irruzioni in compartimenti segreti dell’esercito americano, lui porta in dono anche la verità sulla sua vita. Ciò che Evie sa di se stessa, non è nulla. È tutta una menzogna e, come tutto ciò non bastasse, non ha neanche il tempo di piangersi addosso come una qualsiasi adolescente farebbe perché si ritrova coinvolta in uno scontro epocale fra Luc e il suo peggior nemico. Non può nemmeno avere il tempo di odiare sua madre per quello che volontariamente le ha sottratto. La sua vita, i suoi ricordi. I suoi sentimenti, il suo nome. I suoi gusti.
E Luc? Luc, ora, che posto ha? Come potrebbe fidarsi di uno sconosciuto, sebbene sia consapevole del fatto che, in realtà, sconosciuto non sia?
“Luc. Tre lettere, nessun cognome. Era un enigma per me e… be’, era speciale e lo sapeva.”
Chiunque abbia letto la Lux, sa benissimo fino a che punto Luc si sia spinto per proteggere chi amava e non mi sento di spoilerare nulla dicendovi che quello che avete letto in passato, non è nulla in confronto a ciò che leggerete.
Luc ama Evie, Luc respira Evie, Luc non vive se non in funzione di Evie. Per lui, Nadia e Evie si sovrappongono, si alternano. Non saprebbe definire dove finiscono i ricordi di Nadia e dove inizia la voglia di conoscere Evie. Come la ragazza, anche lui è confuso, sebbene sospinto dalla convinzione che deve proteggerla, deve rassicurarla. Deve essere sempre lì, per lei. Adora la sua compagnia, spinge la sua mente affinché si ricordi ciò che era e, soprattutto, quello che erano.
“Tutti i miei ricordi felici riguardano te.”
Ed è così. Luc ha un carico di dolore che avrebbe distrutto chiunque, che avrebbe inaridito e prosciugato l’animo di qualsiasi essere vivente. Che avrebbe potuto portare alla follia, all’egoismo più becero, perché è così. La sofferenza inasprisce, la sofferenza rende solitari, folli. Presente Micah? Ecco.
Stessa origine, percorsi totalmente diversi. Micah era diventato pazzo per il dolore, Luc no. Luc si vota al bene totalizzante e comune. Luc è felice se i suoi affetti lo sono.
“La gente fa le cose più strane per amore.”
E se Luc riesce a costruire locali e a organizzare una rete sotterranea per dare ricoveri sicuri ai Luxen non registrati di cui a stento sa il nome, riuscite a immaginare cosa potrebbe fare per la donna che ama?
Lui la desidera, la vuole, la sente sua, ma ancor di più ha necessità di saperla felice, di avere la certezza che lei sia al sicuro, che sia serena. Utopia, nel loro mondo fatto di attacchi efferati, specialmente se consideriamo che, ovviamente, stiamo leggendo un libro di zia Jennifer e che le sorprese e i colpi di scena sono sempre dietro l’angolo.
«Il tuo bacio…» Sollevò il viso verso il sole, con gli occhi chiusi. «Mi ha mandato in mille pezzi, in un modo che non credevo possibile.»
E Evie? Come si incastra un’adolescente insicura, con la vita mandata a gambe all’aria, in tutto questo panegirico di avvenimenti?
Nadia. Evelyn. Pesca.
Chi è, in realtà? Dovrebbe essere lei a capirlo, a comprendere di chi è l’anima che ha dentro, di chi sono le pulsioni e i desideri che le scorrono nelle vene. Una condizione che avrebbe mandato al manicomio chiunque, ma non lei. Lei è forte, lei affronta le sue paure e i suoi dubbi. Lei non teme la confusione, lei la vive perché conscia del fatto che qualsiasi problema deve essere eviscerato, per poter avere una risoluzione.
Ero io.
«Mi chiamo Evie.» Mi schiarii la voce e appoggia le mani sul lavandino per raddrizzarmi. «Mi chiamo Nadia Holliday?»
Scossi il capo. «No, non sono lei. Io sono Evie Dasher.»Non ero lei, o forse sì?
Una lotta soggettiva e solitaria la sua, che si intreccia e si dipana in un sottobosco intimistico e personale e che va ad approfondire e a dare una connotazione più personale a tutto questo secondo volume. Una battaglia solo sua, ma che la vede coperta dalla figura autorale e protettiva di Luc. Luc che le tende la mano, che la riporta sempre sul sentiero giusto, che la calma e le asciuga le lacrime. Luc che c’è. Luc che c’è stato. Luc che ci sarà.
«Tu» sussurrò. «Sei sempre stata tu. Prima, adesso, dopo. Non c’è stata nessun’altra. Non potrebbe mai…»
Luc diventa la sua àncora, il suo porto sicuro. L’appiglio che la tiene ancorata alla realtà e, al contempo, il galleggiante che le evita di affondare sotto il peso ingerente dei mille affanni e dei numerosi problemi che costellano la vita di quella che, a tutti gli effetti, dovrebbe essere una semplice adolescente il cui cruccio maggiore è quello di scegliere che nuance di smalto scegliere.
Come dicevo all’inizio, conosciamo Luc e Nadia sia dalla serie Lux, ma l’evoluzione che il personaggio maschile ha avuto in questo secondo volume è davvero notevole. Mentre durante la lettura del primo volume della serie Origin ho storto un po’ il naso davanti alla mancanza di caratterizzazione di Luc, qui mi sembra di averlo ritrovato in tutto il suo dissacrante splendore. Ho trovato in lui quello che a tutti gli effetti poteva essere il Luc bambino cresciuto, dalle sue magliette assurde alle battute piene di arguzia e sagacia.
Inutile dirvi che il finale è più che aperto e che spero davvero con tutto il mio cuore che non debba passare un altro anno prima di avere fra le mani il volume – credo e spero – conclusivo di questa serie.
Alla prossima,
Laura
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