Salve, Dame! Ho letto per voi “Ricordati di me”, di Karina Halle e Scott MacKenzie, edito da Newton Compton Editori. Volete sapere cosa ne penso? Restate con me, allora!

Titolo:Ricordati di me

Autori:Karina Halle e Scott MacKenzie

Editore:Newton Compton

Pubblicazione:6 marzo 2019

Autoconclusivo

SINOSSI:

Non aver paura di inseguire i tuoi sogni
Mi chiamo Lael Ramsey e credo di essere nei guai. Ho una cotta sin da quando ero una ragazzina. Il fatto che lui neanche mi guardasse non ha mai avuto importanza. Brad Snyder, chitarrista e cantante di una delle band più famose al mondo, era tutta la mia vita. Ho sempre trovato ingiusto che mio padre, il discografico che aveva scoperto il suo talento, avesse un così grande ascendente su di lui… L’opposto di quello che accadeva a me. E così ho cercato la mia opportunità per dimostrare chi fossi. Oggi è il giorno della mia audizione: devono rimpiazzare il bassista della band. Se avrò il lavoro, partirò per il tour e lavorerò accanto a Brad ogni giorno. C’è solo un problema: gli è stato espressamente vietato di avvicinarsi troppo alla figlia del capo. Forse, adesso che si è accorto della mia presenza, questo potrebbe rappresentare un problema…
Se riesci a seguire i tuoi sogni, non c’è niente di cui tu possa aver paura

RECENSIONE:

 

«Non lasciare vincere la paura»

 

Questo sembra essere il leitmotiv di tutto il romanzo scritto dalla Halle e da suo marito. Una lotta contro la paura, di qualsiasi forma essa sia.

E la lotta che i due protagonisti compiono dalla prima all’ultima pagina contro le proprie paure è letteralmente il telaio delle loro vicende, che si intrecciano e si intessono come fili fra le spole mosse dai loro timori.

 

io so chi è Brad veramente. È come se sentissi una connessione attraverso la sua musica, come se le sue canzoni parlassero soltanto a me. C’è un ragazzo malinconico dietro la facciata sexy e io la malinconia riesco a capirla.

 

Lael è una ragazzina come tante; ama la musica in maniera viscerale ed è figlia di uno dei magnati della discografia statunitense. Orfana di madre, si aggira in limousine e vive la sua vita dorata come un pesce in un acquario. L’unica cosa che desidera è quella che non ha: la libertà di poter essere se stessa, di poter suonare il suo basso, di poter colorare i suoi capelli del suo colore preferito. Lael adora gli And Then, gruppo rock del momento e punta di diamante della scuderia della casa discografica paterna. Adora la band e ama in maniera incondizionata Brad, il loro front man.

 

E per una volta non mi sento sopraffatta dal pensiero che la mia sia una fantasia impossibile, un desiderio impossibile. Mi sento bene, in pace, come se fosse il mio destino essere qui e provare queste sensazioni. Come se questo fosse l’inizio di qualcosa di meraviglioso. L’inizio della vera me.

 

Brad è un figlio della strada. Cresciuto con un padre galeotto e una madre tossicodipendente, trova il suo rifugio nella musica, arrivando a vivere per essa. Conosce il sig Robson– quanto ho amato questo personaggio! -, fonico di un teatro dove si esibiscono i più grandi artisti del momento e ne diventa quasi un figlio adottivo.

Brad trova, quindi, finalmente qualcuno che sappia amarlo, qualcuno che si preoccupi per lui. Qualcuno che, a sua insaputa, organizzerà un concerto vero e proprio che lo vedrà protagonista. Qualcuno che gli darà, per la prima volta, l’emozione di vedere il proprio nome scritto su una locandina.

 

Uno dei tecnici mi passò la Gibson  SG  e io mi avvicinai al microfono con un decimo della sicurezza con cui Sugar era scesa dal palco. Continuavo a cercare il signor Robson tra la folla, ma le luci erano troppo forti. L’applauso scemò e nella sala scese il silenzio. Collegai la chitarra che gracchiò sonoramente. Mi ricordai la lezione del signor Robson sull’avere fiducia in se stessi. Sentii il riverbero del microfono quando avvicinai le labbra. I membri della band sembravano dei soldatini in attesa di un ordine. Il signor Robson diceva che era meglio iniziare subito a suonare non appena saliti sul palco, così iniziai il conto alla rovescia ed entrai in azione.

Non ero più il ragazzino con le scarpe da ginnastica troppo grandi che mandava tutto a rotoli, ero qualcosa di ben diverso. E quello fu l’inizio per me. Fu il giorno in cui mi sentii rinascere.

 

Questi due ragazzi sono entrambi scottati dall’assenza di amore, sebbene frutto di due realtà così diverse da essere agli antipodi ed entrambi, a modo loro, scappano da questo vuoto emotivo, trovando nella musica ciò che mai hanno trovato nelle loro famiglie.

Brad non è il tipico protagonista che troviamo quando leggiamo storie basate sul mondo del rock, anzi, ne è proprio l’antitesi. Astemio, calmo, quasi serafico e riluttante a prendere parte ai party organizzati per lui.

Ho trovato queste caratteristiche, invece, in Lael che, nel corso della storia, da timida ragazzina si trasforma in una star del palcoscenico in un modo forse un po’ troppo repentino.

Passiamo infatti, per fare un esempio, dall’ansia di salire sul palco al governarlo in maniera magistrale, senza tentennamenti, senza quella morsa che attanaglia lo stomaco o, quantomeno, senza che gli autori abbiano descritto questo passaggio.

L’incontro dei due protagonisti – il secondo, visto che il primo accade anni prima e si conclude quasi subito con lo svenimento di Lael – viene vissuto da entrambi con molta naturalezza, come se non scattasse da subito l’alchimia che invece, poco dopo, entrambi affermano di aver percepito. Entrano quasi subito in confidenza, affatto timidi e timorosi, come invece dichiarano di essere poche pagine dopo in uno dei molti soliloqui interiori che pervadono l’intero romanzo.

 

«Allora, com’è essere la figlia di un tiranno?». La mia domanda non sembra scioccarla. «Non saprei… com’è lavorare per un tiranno?»

 

Mi è mancata davvero tanto la lotta interiore, il conflitto che ogni persona dovrebbe avere nel momento stesso in cui compie atti che sa essere proibiti. Non ho trovato nulla che andasse a dimostrare il percorso che dovrebbe traghettarli da quanto da loro pensato nei lunghi – troppo! – monologhi interiori a quanto da loro poi in realtà compiuto.

 

«So che è difficile fermarsi e vivere nel presente, ma dobbiamo farlo. Siamo qui ora e poi non ci saremo più»

 

È una bella storia, forse un po’ troppo carica di cliché, ma considerando il genere non trovo che diano fastidio, anzi; è come quando si torna a casa e, giorno dopo giorno, veniamo accolti da un sorriso e una tazza di caffè fumante. Potrebbe anche diventare un’abitudine, ma ci riscalderebbe comunque il cuore, non trovate? Ecco. Questo è quello che ho provato io per alcune figure o situazioni di questo romanzo; a mio parere, gli conferiscono stabilità e lo fanno correre su binari certi, senza rischio che deragli per addentrarsi in vie sconosciute.

Odio ripetermi, ma quello che invece non ho proprio digerito è la mancanza di un percorso interiore che porti i protagonisti dal punto “A” a quello “B”. Perché hanno deciso di fare la tale cosa? Perché non hanno reagito quando tizio li ha feriti? E cosa accade nell’animo di Lael quando da timida e insicura ragazza si trasforma in una dea del sesso?

Non si sa, capite?

Lo consiglio a chi ha voglia di una lettura senza impegno, magari da gustarsi su una panchina sotto ai primi raggi di sole primaverile.

 

 «Detesto non averti trovato prima». Il mio cuore si gonfia. «Ma ora mi hai trovato»

 

Buona lettura!

Laura

 

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