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SINOSSI
Ivy Morgan pensava di avere tutto sotto controllo, di aver eretto una barriera impenetrabile tra sé e il resto del mondo. Ma le sue difese sono crollate nel momento in cui ha incontrato Ren Owens. Coi suoi profondi occhi verdi e il sorriso da sbruffone, Ren ha fatto breccia nel cuore di Ivy, conquistandosi la sua fiducia. Anche perché, con lui, Ivy può finalmente condividere ogni aspetto della sua vita: Ren infatti è membro dello stesso, antichissimo Ordine di cui fa parte lei, perciò capisce bene cosa voglia dire passare le giornate fingendo di essere una ragazza come tante e le notti a combattere contro il Male che si cela tra le strade di New Orleans. Però tutto cambia quando Ivy scopre un segreto sulle origini della sua famiglia, un segreto che non può rivelare a nessuno, neppure a Ren. Perché, se lui ne venisse a conoscenza, dovrebbe ucciderla. Ben presto, quindi, Ivy sarà costretta a fare una dolorosa scelta: mentire all’uomo che ama e mettere in pericolo tutto ciò per cui hanno lottato insieme, o sacrificare se stessa per la salvezza del mondo intero…
RECENSIONE
Amici ben ritrovati, oggi vi parlo di un seguito molto atteso da noi fan della Armentrout: RITORNO DA TE della saga Wicked edito dalla NORD. Per conoscere dal principio questa storia vi rimando alla mia recensione del primo volume: LONTANO DA TE qui
https://haremsbook.com/lontano-da-te-di-j-l-armentrout/
Dove li abbiamo lasciati? Li abbiamo lasciati con un colpo di scena che ahimè, se non avete letto il primo volume dovrò, per forza di cose, rivelare quindi attenzione se non volete spoiler non proseguite con la lettura.
Ivy è la nostra protagonista, una ragazza giovane e molto tenace e combattiva, insomma una “tosta”.
Non a caso, la ragazza è un membro dell’Ordine, una sorta di società segreta dove vengono arruolate ed addestrate persone col compito di cacciare ed uccidere i “fae”, creature magnifiche ma maligne e pericolose che attraggono gli umani tramite il glamour, una sorta di incantesimo grazie al quale si spacciano per umani con lo scopo di cibarsi.
Il sangue, rosso come una rosa appena colta, mi ribolliva al centro del palmo. Cavolo, la mia mano sembrava un vulcano nel giorno del giudizio universale. Ero io il mezzosangue. Ero io… ero sempre stata io. E Ren – oh, mio Dio –, Ren era lì per darmi la caccia e uccidermi, perché il principe dello schifosissimo Altro Mondo era a piede libero nel regno mortale. Il principe era qui per una mezzosangue, per concepire un bambino dell’Apocalisse… con me. Me.
Quando in città arrivano gli Antichi, fae molto più potenti rispetto a quelli normali, i membri dell’Ordine come quelli dell’Élite (un rango più alto dell’Ordine di cui fa parte Ren, il coprotagonista della storia, nonché “amante” di Ivy) cercano di stanarli ma, in particolar modo, durante una delle scene d’azione del primo volume, il temuto Principe dei Fae varca il portale trovandosi sulla terra con uno scopo ben preciso: scovare la mezzosangue in modo da poterla ingravidare e quindi procreare il figlio dell’Apocalisse, l’unico essere in grado di aprire tutti i portali. Dunque il ruolo della mezzosangue diventa fondamentale e indovinate chi è la mezzosangue in questione?
I pensieri si rincorrevano velocissimi. Chiusi gli occhi e mi sdraiai, con le gambe penzoloni e una fitta di panico allo stomaco. Il pensiero di andare via era sufficiente a farmi battere il cuore a mille. Lasciare New Orleans avrebbe significato lasciare l’Ordine, ed era un passo enorme. Non è che per uscire dall’Ordine bastasse prendere e andarsene. Sarebbe stato come disertare. Avrebbero spiccato un mandato di cattura. Altri membri sarebbero stati sguinzagliati e c’erano sezioni in ogni Stato. La mia fuga sarebbe durata poco. Se me ne fossi andata, David avrebbe sospettato che fossi una traditrice come… come Val, e avrebbe contattato altri capisezione. Ma la dedizione all’Ordine non era l’unico motivo della mia esitazione. C’era molto, molto di più. Cacchio, la dedizione all’Ordine avrebbe dovuto spingermi a costituirmi, ma non era così. Per la prima volta in vita mia, l’improvvisa riluttanza a fare la cosa giusta non dipendeva dal senso del dovere. Dipendeva tutta da Ren.
Ivy è ben consapevole che non può assolutamente rivelare questa terribile scoperta né all’Ordine né all’Élite perché la eliminerebbero all’istante e soprattutto diventa sconcertante il fatto che potrebbe essere proprio il suo amato Ren l’artefice di tale eliminazione.
Andarmene avrebbe significato separarmi da lui, e la sola idea mi faceva sprofondare il cuore fino ai piedi. Lo amavo. Dio, lo amavo più delle praline e dei bignè, il che era davvero estremo, considerato che la mia passione per i dolci rivaleggiava con le storie d’amore più epiche. Il pensiero di non rivederlo mai più mi fece venir voglia di rannicchiarmi, e sarebbe stato incredibilmente stupido perché ero sicura che, con le costole rotte, avrebbe fatto un male cane. Non mi sarei mai dovuta avvicinare a lui. Avevo sempre avuto il terrore che morisse come tutti gli altri. Non avevo mai pensato che l’avrei perso perché sarei stata io a dovermene andare. A dover scappare, e in fretta. Ma che cosa potevo fare? Non avrei permesso al principe di portare a termine il suo piano. Un bambino frutto dell’unione tra lui e una mezzosangue avrebbe letteralmente spalancato le porte dell’Altro Mondo. Sarebbero rimaste aperte per sempre, e i fae le avrebbero varcate. L’umanità sarebbe diventata carne da macello.
Per cui che fare? Per il momento tacere sembra essere, per Ivy, la soluzione più logica e immediata. All’inizio, infatti l’unico che conosce i fatti è il suo amico Campanellino, folletto simpatico ma pungente della grandezza di una barbie con le ali. Ivy è combattuta anche perché non vuole assolutamente allontanarsi dal suo Ren, l’uomo che ama profondamente.
Ancora in preda ai postumi, gli passai una mano tra i capelli setosi. Dio, era… era incredibile. Tutto in lui era incredibile. Mi tenne stretta anche quando si sfilò e rotolò sul fianco. Sentivo il battito accelerato del suo cuore contro il mio e gli premetti le labbra sul collo. Ti amo. Quelle parole erano un sussurro dentro di me. Volevo dirle, ma non riuscivo a pronunciarle ad alta voce, e così continuai a ripetermele nella testa. Ti amo.
Vi ricordate di Ren?
Quel ragazzo aveva un paio di fossette assolutamente da baciare. E da leccare. In realtà, tutto il viso faceva quell’effetto, come se fosse stato un vassoio di bignè. La mascella era marmorea, gli zigomi alti e scolpiti; il naso era dritto, ma a uno sguardo più attento si notava che il setto era appena deviato, come se se lo fosse rotto, cosa probabilissima considerato il nostro lavoro. Le labbra erano carnose ed espressive, e quegli occhi erano davvero stupendi, con le ciglia folte e scure a incorniciare iridi verdi come smeraldi appena estratti da una miniera. Ren era stupendo, così attraente da poter competere coi fae, e non era poco, perché i fae erano straordinariamente belli sia sotto l’effetto del glamour sia al naturale, anzi, soprattutto al naturale. Ma lui li superava. I fae non possedevano un grammo del suo calore e della sua umanità.
Come dimenticarsi di lui, bello da togliere il fiato, buono e tenace proprio come la nostra protagonista, insieme formano una coppia scintillante da ogni punto di vista.
Innamorati, coraggiosi e imprevedibili.
La sua risatina si dissolse nell’oscurità. «Voglio baciarti.» Il respiro mi si mozzò in gola. Lo desideravo anch’io. «Non ti serve il permesso. Immagina di avere un’autorizzazione permanente.» «Mi piace l’idea, ma hai le labbra…» «Le mie labbra stanno bene», replicai, mentre facevo scendere la mano gustandomi la reazione del suo corpo, che s’irrigidì contro il mio non appena raggiunsi l’elastico delle mutande. «In realtà, non proprio benissimo. Si sentono sole e abbandonate…» La bocca di Ren mi mise a tacere. Fu un bacio delicato, e mi pareva che fosse passato così tanto tempo dall’ultima volta, che lo sentii fino alle dita dei piedi. Dato che non urlai di dolore, intensificò il bacio, aprendomi le labbra. La lingua si mosse contro la mia. Adoravo la sensazione della sua bocca sulla mia, il suo sapore. «Dio, sei così dolce», disse, senza staccarsi. «Ho un’altra richiesta: voglio toccarti. Ne ho bisogno.» Ansimavo e i fianchi ondeggiavano, anche se lì non mi aveva ancora toccata. «Fa’ come se avessi un permesso permanente anche per quello.» «Mi hai appena migliorato la nottata. Che dico, la settimana.» Mi baciò di nuovo, facendomi scivolare la lingua sul palato. «’Fanculo. Mi hai migliorato la vita.»
Ovviamente le cose si complicano quando il malvagio Principe escogita un piano per far sì che la sua mezzosangue “voglia” l’atto sessuale. Ebbene sì, altra rivelazione, non solo la nostra Ivy è la sfortunata procreatrice dell’essere più malvagio e temuto, ma la ragazza per farlo dovrà essere consenziente.
Strinsi le dita sul telecomando. «Stavo pensando: se il principe mi può sentire, come mai non si è presentato qui?» «Non lo so.» Campanellino ridiscese sul tavolino e si mise a marciare. «Non sono il principe ma, se lo fossi, cercherei di guadagnare tempo.» «Guadagnare tempo?» Mi sistemai sul bordo del divano. «Certo, perché ti deve persuadere.» Sfilò la cannuccia dalla Coca-Cola che stava bevendo. Erano quasi alti uguali. «Alla fine deve fare così, se vuole ingravidarti.» Feci una smorfia che coinvolse tutto il corpo. «Per favore, non usare mai più il verbo ’ingravidare’.» «Perché? È quello che vuole.» Si mise a ballare stile discoteca con la cannuccia, dimenando i fianchi da tutte le parti. «Sa di non poter contare sulla costrizione e sull’inganno per concludere l’affare, quindi è probabile che stia imparando a non comportarsi da testa di cazzo arrapata.» «Testa di cazzo arrapata?» «Ah-ah.» Campanellino fece fare un casqué alla cannuccia, come fosse una ballerina. «Ricordi quando ti ho raccontato di aver visto il principe che ci dava dentro con tre femmine? Be’, è ultrarrapato ed è una testa di cazzo. In altre parole, non ha né empatia né compassione. E nemmeno umanità.» «Come la maggior parte dei fae.» Fece volteggiare la cannuccia. «Già, ma gli antichi sono peggio. Sono quanto di meno umano ci possa essere. Dovrà impegnarsi a farti la corte.» Scossi lentamente il capo. «È una cosa…» Ma non c’erano parole. «È quello che farei io.» Mollò la cannuccia e si girò di scatto verso di me. «Oppure sta architettando qualcosa di grosso, e da un momento all’altro potrebbe buttar giù la porta e fare una bella incursione.» Un brivido mi corse lungo la schiena. «Wow, che prospettiva rilassante.»
Il malvagio piano viene messo a segno: il Principe, pur di arrivare al suo scopo cattura Ren.
A Ivy non resta che un modo per liberare il suo amato, scendere a patti con la splendida ma crudele creatura. Liberare Ren, per la ragazza, è la priorità per cui promette a quest’essere che entro tre settimane si concederà in cambio della libertà del giovane.
Il gioco si fa duro, tre settimane di attesa snervante alla ricerca di una soluzione ma con la forte convinzione: aver fatto tutto per amore del suo uomo. Cosa pensate succederà? Il patto verrà mantenuto? Ci sarà il tanto temuto “rapporto col Principe”? Ren sarà liberato? Non vi resta che leggere il libro, ma attenzione io vi avviso: occhio ai colpi di scena ed alle rivelazioni!
Diversamente dagli altri libri fantasy di questa autrice, questa serie si distingue per la forte carica erotica presente tra i due protagonisti. In realtà è la componente che più manca alle altre serie che comunque non disdegno, anzi, io adoro indistintamente tutti i libri di questa autrice, ma questa “carica erotica” rende questa serie più piccante, il che non guasta!
Emise un suono profondo, viscerale, che mi fece ondeggiare contro di lui mentre le sue labbra mi sfioravano la guancia, prima di raggiungere l’orecchio. «Stanotte, non appena finiamo di lavorare, ci dedichiamo a noi due, e ce ne freghiamo di tutto ’sto casino e di quello che ci aspetta. Appena finiamo, ti voglio nuda.» Gli affondai le dita nelle spalle. «Mi sembra un’ottima idea.» «Ci credo, ma non è tutto.» Mi fece guizzare la lingua sul lobo e un secondo dopo mi mordicchiò, strappandomi un gemito. «Dopo che ti avrò spogliata, mi dedicherò a varie parti del tuo corpo e poi ti terrò sotto di me e poi di nuovo sopra, perché è stato fichissimo, e poi davanti. Ti voglio da morire.» «Oddio», mugolai rinsaldando la presa. L’idea mi piaceva, e molto. Mi baciò sul collo. «Ho una frase da rimorchio tremenda.» «Ah, sì?» «Già. L’ho sentita non troppo tempo fa, e l’ho tenuta in serbo per il momento giusto.» Ridacchiai. «Be’, aspetto.» «Sei un’opera d’arte.» Fece una pausa. «Sei da sbattere al muro.» Scoppiai in una risata sonora. «Cacchio, è davvero terribile.» «Lo so. Ma ora tirati su, così magari riesco a farmi passare l’erezione del secolo.» Risi di nuovo, quindi mi alzai ma non ebbi pietà: allungai la mano e la premetti su quell’erezione del secolo. Nella stanza echeggiò un gemito.
Che dirvi, io non mi stancherò mai di ripeterlo, in ogni libro, ogni serie, ogni storia, questa autrice mi entusiasma sempre. Pur trovando similitudini nei suoi lavori, la Armentrout mi stupisce continuamente, in ogni storia c’è un qualcosa di diverso che te la fa amare. Sarà per la fantasia o per l’ironia o per i colpi di scena, non so… ma ogni volta le sue trame scatenano in me un tripudio di emozioni.
Ogni libro di questa autrice è come una pietanza conosciuta per la sua composizione, ma rivisitata in chiavi diverse. Anche in questo volume gli ingredienti li abbiamo tutti: amore, ironia, suspense, colpi di scena, passione, intrigo… tutti elementi conditi perfettamente dallo stile semplice, d’impatto e unico della Armentrout! La scrittura è fluida, chiara e lineare, i dialoghi ben costruiti, le descrizioni ottime, insomma che dirvi di più!? Racchiudo il mio parere con una sola parola WOW.
Super, super consigliato.
A presto dalla vostra