TRADUZIONE DI VANILLA PER IL BLOG HAREM’S BOOK
New York era la città che non dormiva mai, non si era mai addormentata. Il mio appartamento nell’Upper West Side era dotato del tipo di isolamento acustico che ci si aspetta in una proprietà da multimilionari, ma i suoni della città vi filtravano ancora : il martellare ritmico dei pneumatici sulle strade usurate, le proteste di freni , e l’incessante suono dei clacson dei taxi.
Si alzò di fronte a me, era così alto e forte. In jeans, maglietta e con un cappello da baseball tirato sulla fronte, non era riconoscibile come il magnate che il mondo conosceva, ma continuava ancora a colpire in modo innato tutti quelli che gli camminavano accanto. Con la coda dell’occhio, notai come le persone vicine lo guardavano per poi avere una reazione a scoppio ritardato.Vestito casual o con i suoi abiti a tre pezzi,il potere del corpo muscoloso ma slanciato di Gideon era inconfondibile. Il modo in cui si presentava, l’autorità che esercitava con un controllo impeccabile, rendevano impossibile farlo svanire sullo sfondo. New York fagocitava tutto ciò che arrivava ma Gideon teneva la città per un guinzaglio dorato.
E lui era mio.
Persino col mio anello al dito,qualche volta stentavo a crederlo.Non sarebbe mai stato solo un uomo.Era ferocia vestita di eleganza,perfezione venata di difetti.Era il fulcro del mio mondo,un fulcro del mondo.
Eppure aveva appena dimostrato che si sarebbe sottomesso e piegato fino a spezzarsi per stare con me. E questo aveva rinnovato la mia determinazione nel dimostrare che ero degna del dolore che l’avevo costretto ad affrontare.Intorno a noi, le vetrine dei negozi di Broadway stavano riaprendo. Il flusso del traffico sulla strada cominciava ad addensarsi, macchine nere e taxi gialli rimbalzavano all’impazzata sulla superficie irregolare. I residenti camminavano sui marciapiedi, portando i loro cani fuori o si dirigevano al Central Park per una corsa mattutina, rubando il tempo che potevano prima che la giornata lavorativa si imponesse con vendetta .La Mercedes accostò al marciapiede appena noi lo raggiungemmo, Raúl una grande figura in ombra al volante. Angus arrivò con la Bentley nel posto dietro. La mia corsa e quella di Gideon,erano dirette verso case separate.
Che genere di matrimonio era?Il fatto era che si trattava del nostro matrimonio, anche se nessuno di noi lo voleva in quel modo. Avevo dovuto mettere un freno quando Gideon aveva assunto il mio capo dall’agenzia pubblicitaria per la quale lavoravo.
Tutti avevamo dei demoni.Quelli di Gideon erano imprigionati dalla sua volontà di ferro quando era sveglio ma quando dormiva,lo tormentavano con violenti e feroci incubi.Avevamo così tanto in comune,ma l’abuso avvenuto nella nostra infanzia era un trauma che avevamo condiviso e che ci aveva unito e allontanato.Questo mi aveva fatto combattere più duramente.I nostri aguzzini ci avevano portato via già troppo.
“Eva..Tu sei l’unica forza della terra che può tenermi lontano.”
“Ti ringrazio anche per quello.” mormorai,il cuore stretto.
“Lo so che non è stato facile per te darmi spazio ma ne avevamo bisogno.E lo so che ti ho spinto oltre.”
“Troppo.”
La mia bocca si curvò alla punta di gelo nelle sue parole.Gideon non era un uomo a cui veniva negato ciò che voleva.
” Lo so e me l’hai permesso perchè mi ami.”
“E’ più che amore.” Le sue mani mi circondarono i polsi,stringendoli in un modo che mi faceva arrendere. Annuii,non avevo più paura di ammettere che avevamo bisogno l’uno dell’altra in un modo che alcuni consideravano insano.Era ciò che eravamo,ciò che avevamo.Ed era prezioso.
“Andremo insieme dal dottor Petersen.” Pronunciò le parole come se fosse un ordine inequivocabile ma il suo sguardo cercò il mio come se avesse fatto una domanda.
“Sei così dispotico.”lo canzonai,desiderosa che ci lasciassimo positivamente.Speranzosi.
Il nostro appuntamento settimanale per la terapia con il Dr.Lyle Petersen era tra poche ore e non poteva essere programmato più opportunamente.
Avevamo voltato pagina.Potevamo ricorrere a un piccolo aiuto per scoprire quali dovessero essere i nostri passi da quel momento. Le sue mani mi circondarono i polsi.
“Lo ami.” Gli afferrai l’orlo della maglia e strinsi il morbido jersey.
” Amo te.”
“Eva.”
Le sue braccia mi strinsero,il suo respiro caldo vibrò sul mio collo. Manhattan ci circondava ma non poteva intromettersi.Quando eravamo insieme,non c’era nient’altro.Un suono gutturale di desiderio mi uscì dalle labbra,tutto dentro me lo desiderava ed era affamata di lui e tremava deliziandosi che si fosse spinto di nuovo contro me.Inalai il suo odore inspirando profondamente,le mie dita premevano nei suoi muscoli forti della schiena.Il trambusto dentro me mi dava alla testa.Ero dipendente da lui:cuore,anima e corpo-e stare da giorni senza una dose,mi aveva lasciato tremante e scombussolata,incapace di funzionare correttamente.Lui mi travolse,il suo corpo tanto più grande e possente del mio.Mi sentivo al sicuro tra le sue braccia,amata e protetta.Volevo che provasse la stessa sensazione di sicurezza quando stava con me.Niente poteva toccarmi o ferirmi quando lui mi teneva stretta.Avevo bisogno che sapesse che poteva abbassare la guardia,inspirare, poichè ero capace di proteggere entrambi.
Dovevo essere più forte.Più furba.Fare più paura.Avevamo nemici e Gideon se ne occupava da solo.Per lui era una cosa innata essere protettivo; era una delle sue caratteristiche che ammiravo profondamente.Ma dovevo cominciare a mostrare alla gente che potevo essere un avversario pericoloso tanto quanto mio marito.
Ma più di tutto,dovevo dimostrarlo a Gideon.Appoggiandomi a lui,assorbii il suo calore.
“Ci vediamo alle 5 ,Asso.”
“Non un minuto più tardi,”ordinò in modo burbero. Sorrisi mio malgrado,infatuata da ogni sua spigolosità.
“Altrimenti cosa?”
Tirandosi indietro,mi diede un’occhiata che mi fece arricciare le dita dei piedi.
” O ti verrò a prendere.”
TRADUZIONE DI VANILLA PER IL BLOG HAREM’S BOOK