Jackie è una ragazza dell’aristocrazia americana, disposta a tutto pur di salvare il padre e quel che resta del suo impero. Per questo non esita a prestarsi al gioco di un ricco e ambiguo finanziere, che vuole sperimentare molto in fatto di sesso. Jackie cede al suo ricatto e, pur non dimostrandoglielo, è incredibilmente eccitata dai loro incontri. E così si trasforma lentamente in una bambola nelle sue mani.
QUALCHE RIFLESSIONE
Purtroppo la tempesta era dentro di lei. Da qualche settimana. Da quando tutto era precipitato. Tutto insieme. Il calmo immobilismo in cui trascinava le sue giornate era stato scosso dall’ennesimo terremoto. Questa volta il colpo era stato durissimo, aveva quasi perso suo padre.
Jackie sente la terra tremare sotto i piedi, la necessità diventa la forza della disperazione, l’urgenza il ritmo delle sue scelte. La gabbia dorata è volata in terra, la campana di vetro, preziosa, è infranta. Eppure, precipitare e crollare, toccare il fondo, saranno un nuovo inizio. Di qualcosa di oscuro.
Si contrastano o si assecondano gli scossoni della vita?
Tra le macerie dell’impero di famiglia, i calcinacci della sua torre d’avorio, resta solo l’orgoglio, che è consapevolezza, non superbia, perciò con fierezza è pronta ad uno sforzo enorme: implorare, supplicare, pregare. Tutto, pur di salvare la sua famiglia, il lignaggio e l’onore.
Rinuncia così all’unica fiamma che la mantiene invita: l’orgoglio. Jacqueline può affidarsi solo a Mr.Walsh, l’arrogante, magnetico genio della finanza sostenibile.
«Se lei farà qualcosa per me, penso proprio che questa transazione andrà in porto». «E… che cosa potrei fare, io, per lei?», domandò Jackie, improvvisamente terrorizzata. «Vede», cominciò lui, per nulla imbarazzato, «queste pratiche sessuali tanto di moda –bondage, esclavage, BDSM… insomma, tutta quella roba lì –mi attirano molto: sono curioso. Ben inteso, sono solo alla fase documentale», disse, portando le mani avanti, come se stesse divulgando la sua nuova passione per il backgammon e cercasse di spiegarne le regole.
sei minuti di una transazione folle, Jackie assorbe lo shock della proposta indecente, assimila l’arroganza distaccata del suo interlocutore, mastica il sapore metallico della vergogna di fronte a quella superbia altera, del potere esercitato sulla disperazione.
Jacqueline è una Van der Graaf, l’ultima erede, insieme a suo fratello John, di quello che resta di una dinastia. Onore e onere del sangue e del prestigio. E ora per uno schiaffo del destino, un colpo da maestra di una perfida matrigna opportunista, rientra in un business plan. La sventurata accetta e dice sì.
Accetta per necessità e perché in qualche torbido, inquietante modo, si sente finalmente viva
«Bene! Cominciamo davvero bene. Fare quello che voglio di lei, Miss Olson, è proprio ciò che desidero. Voglio il suo asservimento totale per tutto il tempo che staremo insieme e…».
Contrattazioni al tavolo e trattative tra lenzuola di seta, strumenti dell’immaginario erotico da esplorare in modo metodico e reminiscenza letterarie di una Histoire d’O…
No, non poteva sbagliare: era cupa brama, quella che vi leggeva. Uno sguardo sconosciuto, un baratro misterioso in cui sentiva il bisogno di tuffarsi. Quell’uomo le piaceva, inutile negare. Tantissimo. Aveva voglia, dopo un tempo incommensurabilmente lungo, Jackie aveva voglia. Aveva voglia di un uomo, di quell’uomo. Aveva voglia che lui le ordinasse di piegarsi alla propria volontà, aveva voglia di sentirlo dentro di sé.
Mentre l’esaltazione lussuriosa freme in Mr. Walsh, ebbro di desiderio, ubriaco di potere, Jackie accetta il dolore, accoglie la sofferenza, perché mentre cresce il male fisico si affievolisce il tormento interiore, quell’agonia spirituale che va avanti da anni e l’ha trascinata in un letargo emotivo. Immobilismo e apatia. Ogni colpo è una sferzata ai sensi, ogni percossa una sollecitazione ai nervi
Piacere e dolore, abbandono e ribellione, quasi scollata dal presente Jackie si lascia andare, alla deriva di un erotismo complesso, in una spirale di desiderio e stupore. Cede.
Tra i ricordi dell’amore dolce e giovanile Matt, una figura luminosa ed evanescente, la presenza invadente e ossessiva di Walsh che getta ombre lunghe sulla sua femminilità, e il pensiero fastidioso di un fidanzato assente
Si sentiva le tempie risucchiate da un vortice di piacere e stava godendo di un godimento perverso, mai provato.
“Mi sta possedendo, mi riempie tutta, m’invade, mi occupa: è vero, lui è il mio Padrone”, ammise; gemette forte e il suo rantolo si perse come un’eco nella bocca di lui. “Sa scopare. Il Padrone sa scopare e io sono sua, sono il suo giocattolo. E io voglio essere il suo giocattolo”.
Quella Uptown girl che giocava “con i suoi giocattoli di alta classe” preziosa e raffinata, forse non c’è più, o forse sta ritornando a galla. Il desiderio si mescola al terrore, l’eccitazione è adrenalina, siano brividi di paura o di lussuria. Un mix esplosivo.
Procedono intanto i tentativi di arginare il dissesto finanziario, di perseguire la giustizia dove le grinfie della perfida matrigna hanno consumato una vendetta tramata da tempo. Tra le manovre per contenere lo scandalo, il dissequestro di notevoli opere d’arte tra cui un esemplare carico di mistero e storia, che ha un legame particolare con la famiglia Van del Graaf, Ragazza con mandola, scomparso dalla Collezione di famiglia e avvolto da ombre sinistre, tinte di sangue.
Mentre si consuma il piacere, terrificante ed esplosivo, Walsh è divorato dalla brama di Jackie, è un predatore famelico, che assale il suo corpo per scuoterla dal torpore.
Dopo qualche minuto di quella cura, quando si rese conto che Jackie era sul punto di esplodere, si ritrasse. Prese il cutter e tagliò il nastro alle caviglie, la fece girare supina e le aprì le gambe. Jacqueline, con le braccia imbrigliate dietro la schiena, lo osservò e ne studiò i lineamenti: quell’espressione eccitata che conosceva bene, lo sguardo esaltato e caldo che aveva quando scopava, come se non esistesse altro che il sesso. Era quasi nudo, si stava togliendo scarpe e calzoni, aveva solo la camicia aperta sul petto muscoloso, i pettorali ben delineati che si sollevavano e si abbassavano a ogni respiro, duri e potenti, velati da una patina di sudore. Era nelle sue mani, e in quei momenti le accadeva spesso di non capire che cosa le stesse succedendo… Voltò di scatto lo sguardo verso la telecamera, colta dal pensiero di essere ripresa. Sì, era accesa, constatò, aveva visto la piccola spia rossa. Si arrese e lasciò cadere il capo sul materasso, vinta. Vinta.
Chi ha il potere?
Walsh è pronto a tutto, usa qualsiasi mezzo per sbarazzarsi anche del fidanzato fantoccio, un avversario ben più infido di quanto possa sembrare…
…quell’uomo era un dominatore che traeva godimento nel possedere una donna come fosse un oggetto, godeva nel piegarla alla propria volontà. Lei si era piegata come un giunco e lui non mollava la presa. Quel rapporto morboso lo appagava, appagava la sua rapacità nel sesso, così come negli affari…
L’estrema umiliazione diventa una prova, un segno. Nell’intimità della famiglia, durante la Festa del Ringraziamento, è difficile sfuggire alla verità, soprattutto allo sguardo attento del fratello. Perché Jackie sta riprendendo a brillare, ha recuperato la sua vena giocosa, mortificata da troppo tempo da un’ ironia disincantata, dal sarcasmo per autodifesa, una maschera algida di compostezza. Ha ritrovato se stessa nel momento in cui si è smarrita nel gioco di Walsh.
Quel simbolo nascosto di sottomissione e appartenenza le faceva venire i brividi, perché era l’unico segno tangibile del legame tra lei e Walsh…
Un legame incredibilmente profondo, con radici insospettabili. Svelato con un autentico coup de théâtre
La guardò cupo, gli occhi stretti come due fessure. «Io non sono un dominatore, Jacqueline, lo sai benissimo. Io sono INCAZZATO! IO SONO UN UOMO INCAZZATO! E tu hai sempre saputo come uscirne. Hai sempre conosciuto la safeword». «La safeword?» «Oh sì, Jackie!», alzò la voce, rabbioso. «Ti sarebbe bastato dire il mio nome…
Jackie ha asservito il suo corpo, quando il suo Padrone voleva dominare il suo orgoglio. Un signore cocciuto, irritante, prepotente, dal sangue bollente d’irlandese, ribelle fino al midollo. Rimorso e rimpianto, rivalsa ed eccitazione, dolore, e rabbia.
In quella tempesta di emozioni torbida l’intimità sorprendente degli amanti ha radici profonde. Il presente è una lenta discesa degradante, con scalini lastricati di privazione e mortificazione, verso le fiamme dell’inferno. In realtà si tratta di purificazione, il fuoco della passione di Mr. Walsh consuma e divora ogni remora e pregiudizio, fino a lasciare l’essenza delle emozioni, dei sentimenti.
Oltre i torbidi intrighi, al di là della lussuria e dell’orgoglio, la rivalsa è un riscatto per Walsh
…quel silenzio sconcertante, prova di una muta accettazione, e lo aveva spiazzato, facendogli montare l’ira a livelli da paura…
C’era una persona nell’universo che lo amava di un amore totale e lui l’aveva ripagata cercando di strapparle di dosso l’unico cencio che ancora la copriva, l’unica cosa che la teneva in vita, quel poco di aristocratico decoro che era rimasto a una fanciulla splendida, fulgente come i diamanti che commerciavano i suoi avi, colta e raffinata, generosa e altruista, ma così pazza da aver scelto lui come compagno. Gli aveva donato un cuore puro e martoriato da custodire, da proteggere e non da calpestare, come aveva fatto lui, perché aveva ragione Jackie, l’aveva calpestata, così come si era sentito calpestato. E doveva porre rimedio.
Sangue caldo e pane bianco. Come cantava qualcuno.
Un vero dominatore, inebriato dal suo potere, che assapora ogni momento quando esercita la sua autorevolezza, carismatico e ubriaco di adrenalina mentre è impegnato nella ricerca spasmodica di piacere estremo e della realizzazione professionale. Drogato di nuovi stimoli, nuove sfide. Eppure…riserverà delle sorprese.
Due anime che hanno bisogno di “sentirsi vivere”, esplorando emozioni forti, portate al limite. Luci e ombre che si riverberano anche in Jackie, preziosa e fragile, un fiore d’acciaio. Glamour, come il mondo in cui vive, un incantesimo, una magia, per una protagonista di fascino, ammaliante, che attrae con forza irresistibile, seduttiva in modo quasi inconsapevole. Elegante nel nobile sacrifico, sull’altare del jet set.
Situazioni narrative già note acquistano fascino particolare per questa ambientazione patinata che conferisce un’ atmosfera raffinata, Uptown, (proposta indecente nella situazione di necessità, il manager in preda alla lussuriosa curiosità di indagare un campionario di pratiche erotiche, passando in rassegna un ventaglio di perversioni da realizzare che diventano fantasie speciali quando sono vissute insieme). La sottomissione è raccontata come piena realizzazione della libertà personale, il dolore fisico acuto è rappresentato come liberazione dal sordo dolore spirituale. Carne martoriata ed anima accarezzata. Sembra un romanzo destinato all’immediato riscontro presso il pubblico, con un erotismo consapevole e crudo, quasi un omaggio al genere. Prosa fluida e accurata, riproduzione del contesto socio-culturale precisa, attenta, nessuna sbavatura nella ambientazione aristocratica, solo una leggera strozzatura all’inizio. L’intreccio acquisisce dinamicità grazie alle trovate originali del “giallo” del pezzo Van der Meer, poi, una brusca sterzata con il colpo di scena. Apre al secondo tempo del romanzo, al luminoso svelamento, quasi un’agnizione di tradizione classica, con qualche eccesso di dietrologia. Un romanzo “gianico”. Questo secondo momento è un secondo atto che giustifica alcune forzature della prima parte dell’intreccio, ridonando calore umano e sensualità ad una prima parte più distaccata, fredda (una scelta stilistica consapevole, immagino).
Mi sono chiesta se non ci fosse anche una vena di autoironia sotterranea da parte dell’autrice…presentarci il “volto” e poi rovesciarlo, una distorsione della finzione narrativa, come una lente di tradizione letteraria, anzi, come un obiettivo di una telecamera. Sinceramente, mi piace pensare che sia così, come ci pare.
Un romanzo in due tempi, bifasico, personaggi chiaroscurali e trama contro-tempo.
Glamourouse, caldissimo.
Saffron
Uptown Girl
She’s been living in her uptown world
I bet she never had a back street guy
I bet her mama never told her why
I’m gonna try for an uptown girl
She’s been living in her white bread world
As long as anyone with hot blood can
And now she’s looking for a downtown man
That’s what I am
And when she knows what
She wants from her time
And when she wakes up
And makes up her mind
She’ll see I’m not so tough
Just because
I’m in love with an uptown girl
You know I’ve seen her in her uptown world
She’s getting tired of her high class toys
And all her presents from her uptown boys
She’s got a choice
Uptown girl
Uptown Girl
You know I can’t afford to buy her pearls
But maybe someday when my ship comes in
She’ll understand what kind of guy I’ve been
And then I’ll win
And when she’s walking
She’s looking so fine
And when she’s talking
She’ll say that she’s mine
She’ll say I’m not so tough
Just because
I’m in love
With and uptown girl
She’s been living in her white bread world
As long as anyone with hot blood can
And now she’s looking for a downtown man
That’s what I am