Harem’s Book insieme con tanti amici ha il piacere di partecipare al review tour dedicato a Voce del mare di Natasha Bowen edito Mondadori. Uno young adult fantasy che ha segnato lo strepitoso debutto nel 2021 della scrittrice di origini nigeriane – irlandesi. Un romanzo che nella sua semplice complessità – ricchezza nella temperie culturale e preziosità dello stile- ci restituisce una meravigliosa storia di speranza e riscatto, rielaborando e rinnovando il patrimonio folk e buona parte della mitologia dell’Africa occidentale.
Voce del mare
Skin of the Sea
Natasha Bowen
Fantasy, Young adult
Mondadori
Un tempo, quando era ancora umana, Simi pregava gli dèi. Ora che è una sirena, una Mami Wata, è al loro servizio, anche se non riesce a rinunciare ai ricordi della sua vita precedente. Il suo compito, come quello delle sue sei sorelle, è di cercare e raccogliere le anime degli uomini e delle donne gettati in mare dalle imbarcazioni cariche di schiavi dirette al Nuovo Mondo; e, dopo averle onorate, fare in modo che possano tornare, benedette, alla loro terra d’origine. Ma un giorno, quando da una di quelle navi viene buttato in acqua un ragazzo ancora in vita, avviene l’impensabile. Simi decide di portarlo in salvo, contravvenendo così a una delle più antiche e inviolabili disposizioni divine. Per fare ammenda, sarà costretta a recarsi al cospetto di Olodumare, il Creatore Supremo, ma per poterlo incontrare, dovrà prima affrontare un viaggio pieno di ostacoli, nel corso del quale incontrerà terre ricche di insidie e creature leggendarie e si ritroverà ancora una volta a sfidare gli dèi, mettendo a rischio non solo il destino di tutte le Mami Wata ma anche quello del mondo così come lo ha conosciuto fino ad allora.
«Nell’oceano ci sono molte cose che l’uomo non conosce.»«Quando spogli il mare della sua pelle, non sai mai cosa puoi trovare.»
Voce e Pelle, elementi che identificano la straordinaria protagonista di questa storia come creatura unica per la sua condizione e per la capacità di comunicare un messaggio potente, a tal punto da rompere le regole e sfidare le leggi del Destino.
Simi è una mami wata che esplora in lungo e in largo il mare e la terra alla ricerca del Creatore Supremo dopo aver infranto una legge che minaccia l’esistenza di tutte le creature come lei…Mami Wata, ossia una delle sette sirene create dalla divinità Yoruba Yemoja. Leggenda narra che quando i primi africani furono rapiti e ridotti in schiavitù dai Portoghesi durante il vergognoso capitolo dello schiavismo nel commercio degli schiavi neri in special modo nella tratta atlantica degli schiavi africani tra Africa ed Americhe come parte del commercio triangolare, detto anche commercio di Guinea (middle passage), Yemoja li seguì, intenta ad aiutare le anime di coloro che non riuscirono a sopravvivere a quell’esperienza infernale a ritrovare la strada di casa.
Simi ha un compito, fa il suo dovere e segue le navi negriere, lo spettacolo che le si offre di morte e disperazione è crudele
“Accolgo il tuo spirito. Tra le braccia di Madre Yemoja, protetta dalla sua benedizione, compirai il tuo viaggio. Possa Olodumare riportarti a casa in pace e tranquillità. Vieni a me.”
Simi sente agitarsi nel profondo della sua anima qualcosa che la riporta alla sua vita precedente, al passato di essere umano. A differenza della Mami Wata originaria, queste visioni distorte e confuse la turbano profondamente e sente il bisogno di ricordare, capire…
…sulla pelle il sole ardente di mezzogiorno. Mi manca crogiolarmi nella sua luce, lasciare che il calore mi penetri nelle ossa. Chiudo gli occhi e tento di evocare un ricordo che, come un serpente di fumo, si attorciglia e si contorce.
“Mi piace sentirmi… me stessa.” Tento di smorzare l’astio nella mia voce, ma so che ancora si percepisce. Nessuna delle altre sei Mami Wata cambia forma a meno che non sia costretta.
“Ma non sei più un’umana.” Folasade mi afferra la spalla, obbligandomi a fissarla negli occhi. “Sei molto di più. Noi siamo molto di più.”
…lascia che l’acqua mandi alla deriva i tuoi ricordi. Lascia che ti liberi dal dolore del passato, di ciò che è stato. Concentrati sul tuo compito.»
E poi un evento improvviso: un giovane cade in mare. Ferito, gravemente, eppure vivo.
Col mare agitato, oscilliamo insieme, e lui fa un respiro profondo. È vivo.
Dovevo accogliere l’anima del ragazzo, non il suo corpo.
C’è stata fin troppa morte. Molte altre anime nelle ultime settimane. La sua vita è un dono, dico tra me e me, ma non so cosa dovrei fare adesso.
Simi deve salvarlo.
Non può lasciarlo morire. Sente che è giusto. Sceglie di ascoltare la legge del cuore. Ogni scelta ha delle conseguenze tuttavia, e l’azione ribelle e coraggiosa di Simi avrà delle conseguenze terribili sulle Mami Wata e Yemoja stessa.
«Ci serve clemenza» dichiara Yemoja, contemplando le onde mutevoli. «Ma Olodumare perdona con una tale facilità?» dico, spostandomi al suo fianco. «Non lo so. Ricorda: Olodumare ha sempre avuto a cuore l’umanità…se cederai all’amore per un essere umano, la tua forma verrà revocata e non sarai altro che spuma sul mare
Simi deve fare ammenda. Davanti a lei una un’unica possibilità: ripristinare l’equilibrio, ma come?
Dovrà viaggiare con Kola, il ragazzo che ha salvato, per mare per terra, attraverso spazi infiniti e territori popolati da creature sorprendenti, alla ricerca del creatore supremo che ha plasmato uomini e divinità allo stesso modo. Supplice, dovrà implorare il perdono e risarcire il danno, portare il peso della sua trasgressione, pagare la sua colpa.
A incalzare forze terribili e sovrumane, i protagonisti sanno di essere perseguitati da Eshu, messaggero di Olodumare, dio avido di potere e spietato, capriccioso e volubile. Eppure la minaccia più grande per Simi sembra proprio quella del cuore. Perchè cedere alla forza più grande, all’ amore, la condannerebbe alla pena più terribile: trasformarsi in schiuma sul mare e svanire…
Qualcosa nella tenerezza della sua voce mi provoca un tuffo al cuore…
Vengo sopraffatta da un desiderio ardente. Se solo fossi umana.
Simidele non sa più chi è. Sente di appartenere al mare eppure…l’inganno è ovunque. Il viaggio è una impresa, che assume per Kola aspetti personalissimi. La giovane mami wata e il coraggioso Kola possono contare su una squadra di alleati per la loro missione anche quando tutto sembra perduto, poiché il pericolo è vicino, vicinissimo…
«Avverto la magia dell’orisha in te» risponde, la voce vellutata che risuona alla fine della frase, come se le sue parole fossero una canzone. «Persino il tuo sangue profuma di sale e mare. Senza tralasciare il gioiello al collo.» Porto le dita allo zaffiro e accarezzo la gemma.
Gli dei in fondo non sono così lontani e non sono così distanti
“Di brama e potere.”
“Di anelli e gemelli.”
Forse c’è ancora un modo per salvare la situazione, un patto disperato, il sacrificio più grande per la giovane
Sono più dei miei ricordi. Sono di più…
Ho trovato uno dei miei best del 2022.
Voce del mare è una storia intrisa di poesia, delicata e struggente, potente, pervasa di sapere ancestrale. L’autrice non si accontenta di semplici riferimenti folkloristici ma attinge a piene mani al repertorio delle tradizioni dell’Africa occidentale, restituendo memorie delle civiltà africane, come il Regno del Benin e la mitologia dell’Africa occidentale che ruota su Yemọja, una dea nel sistema di credenze Ifá, custode delle anime deii primi africani deportati, ruolo fondamentale nella cultura Orísha e Yoruba. Si pensi inoltre alle creature mitologiche dell’Africa occidentale e centrale come le fate senegalesi chiamate Yumboes; alle Yinka, al Ninki-Nanka, un mostro fluviale terribile, ai Sasabonsam, pipistrelli vampiri giganti e allo spaventoso mutaforma Bultungin. Tutto questo repertorio è materia viva e feconda, humus fertile su cui far germogliare una storia originalissima, frutto della rigogliosa immaginazione e della fervida creatività della autrice. Bowen immerge la prosa in questo patrimonio letterario e culturale tanto da restituire un ritmo da poema epico alla narrazione, in cui si fondono perfettamente l’uso della religione Yoruba e di altre tradizioni religiose dell’Africa occidentale accanto a elementi familiari dell’ immaginario comune che riguardano le sirene (dai poemi omerici a Hans Christian Andersen) tra mito, religione e storia. Il grande talento creativo della Bowen va oltre l’ originalità, nel messaggio luminoso di fratellanza e speranza, al di là della sofferenza umana, testimoniando la forza dello spirito umano in mezzo alla tragedia. Non solo ricordando la vergogna della schiavitù sul popolo africano ma in una visione più ampia estendo il messaggio a tutte le comunità che sono state sradicate, derubate della loro identità, dagli dei Yoruba, dagli òyìnbó.
«Non siamo “cose”, ma un popolo che è stato messo in fuga a causa delle paure degli altri.»
Skin of the Sea ricorda l’atrocità e l’orrore delle navi negriere perché sono parte della storia e Simi e Kola incontrano queste durante il loro viaggio e spesso nei loro ricordi, così come ritrovano ribelli che sono fuggiti e testimoni dell’orrore, nel tentativo di liberare altre vittime.
«È come se… le appartenessi. All’acqua. Come se io fossi una parte di lei, e lei una parte di me.»
«A volte mi sento come smarrita: se non rammento chi ero, come posso dire di essere esistita?»
Si tratta di lottare per la libertà. Alcuni per il potere, quale visione distorta di onnipotenza. Soprattutto per gli dei le cui esistenze sono state distorte dai credenti che adorandoli li hanno condannati a una vita di servizio e aspettativa. Sono umane e amare queste loro rappresentazioni. La squadra che circonda la mami wata è degna di merito – menzione per l’adorabile Yumbo e per la straordinaria Yinka, o per Bem. La conclusione della vicenda tuttavia raggiungerà livelli drammatici, il ritmo della prosa assume nella narrazione qualcosa di ipnotico – le sirene sono malia – e sarà uno scontro finale tra creature sovrannaturali
…voglio rimanere nei suoi ricordi, sentire la sua gioia, tenerlo con me.
«Appartengo al mare. Tu lo sai.»
Attendiamo con entusiasmo Soul of the Deep!
Saffron
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