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Sevan Farrell è un architetto che lavora per una prestigiosa società di ingegneria di New York di cui ambisce a diventare socio, specie da quando ha iniziato a frequentare Rebecca Loewenthal, figlia del fondatore dello studio.
Introverso, solitario e carismatico, Sevan appare inquieto e incapace di prendere le distanze dall’avventura avuta con una certa Sara, nonostante sia a un passo dall’ottenere quello che ha sempre voluto.
In rotta con il fratello di Rebecca, Noah, e poco presente al lavoro, Sevan dovrà affrontare anche la notizia della morte di Clara Bark, cui in passato era stato legato da un rapporto ambiguo e morboso.
Partito alla volta di Cape Cod per il funerale, Sevan scoprirà che Clara, nelle sue ultime volontà, ha espresso il desiderio che lui ristrutturi il vecchio faro acquistato da lei prima di morire.
Vincolato dal testamento a seguire i lavori in prima persona e ad assumere una squadra del posto senza la possibilità di appoggiarsi alla Loewenthal&Associati, Sevan deciderà di rimandare il fidanzamento con Rebecca e di vivere nella casa attigua al faro con Amoret Reed, l’ingegnere ambientale che Clara ha voluto nel progetto e che vive lì da sempre.

L’attrazione tra i due è immediata, ma entrambi sembrano decisi a non assecondarla.

Un passato da seppellire, un futuro da vincente e un presente che scompaginerà ogni cosa. Una storia d’amore, di perdono e rinascita.

Into My Sin series:
#1 Dentro il mio peccato (settembre 2016)
#2 (novembre 2016)
#3 (gennaio 2017)

qualche riflessione

Sevan sapeva che a guardarla negli occhi una volta non avrebbe potuto smettere e avrebbe continuato, a guardarla. Schiuse le labbra e le richiuse a bacio, sul dito di lei. La ragazza sorrise: «Non puoi farci niente,» disse «non puoi vincermi.»

«No, è proprio questo il problema. Finirò per impazzire.»

«Oh,» rise lei e nel buio gli occhi neri s’incupirono ancora di più «lo spero proprio.»

Amore condanna, Amore redime.

Interessante esordio di questa autrice dalla prosa elegante e ricercata, ben ritmata, curata nel lessico, che cerca effetti sonori gradevoli -qualche strategia retorica con piacevoli anafore e una cadenza interessante nella struttura del periodare.
Intrigante l’idea dell’amore malato, che ricorda la tradizione della vera femme fatale delle Ninfe oscure, corrotta e corruttrice, inafferrabile padrona, crudele, bramata e odiata. La passione disperata e inevitabile che consuma e divora il protagonista maschile a molti tratti decadente, secondo i retaggi della tradizione del personaggio dell’esteta che vive compiacendosi del peccato e cercando il piacere.

«Sei così bella…»
«Così bella che nemmeno il diavolo mi ha voluto.» lo interruppe con un gesto stizzito, tirandosi indietro e accoccolandosi sul bracciolo, la voce segnata da una nota imprecisa di sfida o protesta. E quegli occhi. La piega degli occhi. Allungati in un nero arrogante, avrebbe potuto leggerle di tutto in quegli occhi, il dolore e il perdono, la vendetta, il rancore, la passione e la grazia, il peccato; ci sarebbe stato dentro di tutto -o quasi- ma in quel momento preciso c’era soltanto la vita di un uomo, e il desiderio di lui.

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…occhi neri, tagliati lunghi. Il cuore aveva mancato un battito quando l’aveva vista per la prima volta, c’era un mondo, un altro mondo, in ogni passo: non era grazia, era fame, lei incedeva con fame di vita.Lui era rimasto immobile mentre lei gli passava accanto: un profumo sottile, i capelli lunghi che si sparigliavano alle punte, e in ogni passo c’era un senso dentro, una meraviglia.”

Una storia d’ amore, malato o innocente, di un percorso tortuoso di riscatto e perdizione. Tutti elementi accattivanti per raccontare le vicende del protagonista, giovane professionista rampante ed ambizioso, disincantato e vittima di un piacere languido, che punta al successo senza farsi troppi scrupoli, tra lenzuola stropicciate e sensi di colpa.

La trama è presentata nel modo più accattivante, inseguendo la suspense per creare tensione e incertezza, con una leggera strozzatura all’inizio nel momento metropolitano legato all’introduzione della realtà lavorativa e sentimentale del protagonista, l’architetto Sevan Farrell lanciato nella scalata alla Loewenthal & Associati.
Inaspettata arriva una notizia sconvolgente, che mette in discussione il precario equilibrio di opportunismo e scaltrezza in cui vive. Una donna del passato, un riferimento affettivo e concreto ingombrante, si è spenta lontana, in silenzio, consumata da un male terribile. Senza un addio.
Sevan, forte delle prossime nozze con l’ereditiera Rebecca, irretito dal piacere morboso di Sara, sente la terra tremare sotto i piedi, il cuore vacillare.
L’episodio diventa il punto di rottura del romanzo, l’inquietudine del protagonista è disseminata da brevi flash back (intriganti ma eccessivamente esigui e che dovrebbero essere distribuiti forse in modo più armonico nella struttura narrativa) misteriosi ed evanescenti, che parlano di dolore e rimorso, peccato e vergogna.

…occhi, una fiamma e una donna che andava via, acqua che colava da una vasca, una voce in lacrime, nastri di strade sotto le ruote, un altro viso e un altro ancora, lenzuola sciupate, suo padre tra le braccia, occhi neri, occhi verdi…

Così prende ritmo la vicenda, nel momento in cui si sposta nel contesto di Cape Cod, con l’ambientazione suggestiva in questo spicchio di mare. Il paesaggio malinconico e nordico, la forza della natura, ha qualcosa di romantico e riflette gli stati d’animo e i processi della coscienza, dando una nuovo impronta alla narrazione.

Qui, all’apertura del testamento, Sevan si mette sulle tracce delle ultime volontà di Clara e forse dei suoi desideri segreti. Lascia indietro le angosce del presente ma i fantasmi lo rincorrono, i ricordi rotolano beffardi mentre macina chilometri

Se n’era andata. Non c’era più. E quella era la sua stagione all’inferno.
Il suo giorno peggiore.
La maledizione di Sara.
E niente avrebbe potuto salvarlo.
Davvero pensava che sarebbe stato indolore spingersi fin là? Venire a patti con la vita e l’assenza di Clara, e non esserne travolto?
Dopo l’ennesimo giro a vuoto, si ritrovò l’oceano davanti a sé. Soltanto una strada deserta e in mezzo al niente lo separava dalla passerella che portava alla spiaggia. Le dune erano lì e, anche se invisibili in una sera che sembrava catrame, dominavano l’intero paesaggio. Si trovava dentro un perimetro di acqua e sabbia, e lui non era altro che palude.
Tutto quello che vedeva era falso, pensò, uno specchio deformante attraverso cui guardava le ferite e la gloria. La felicità non andava mai oltre a uno spicciolo di normalità che non durava abbastanza, schiacciata da un malessere perenne”

Il faro di Cape Cod è un gigante malato e orgoglioso, che diventa un simbolo fortemente allusivo, più che facile rimando ad una “gita al faro” di ripiegamento interiore, diventa la proiezione di una esistenza spenta.
Il restauro e il ripristino del bene non sono solo un lascito, sembrano quasi una minaccia, diventano un obbligo morale e un dovere di fronte alle aspettative di quella comunità piena di calore umano.
L’ impresa collettiva ha un significato metaforico esteso, come ricorda la stessa Amoret, la “bambina del faro cresciuta” che il protagonista ritrova al momento della lettura del testamento. Vicina,troppo vicina a Clara.

Sevan è un eroe decadente in una solitudine fatta di vento, oceano e spazi deserti, schiacciato dal senso di colpa e di noia esistenziale, in lui ci sono due uomini, secondo un bizzarro vaticinio, due volti e due strade. Quella lasciata alle sue spalle e quella che incerta si apre dinnanzi a lui. Davanti a lui la figlia del guardiano del faro, Amoret, giovane fiera e dall’intelligenza vivace.

Stai sbagliando l’approccio, Sevan. Non puoi fare l’architetto di città qui, non sei libero, il faro ti costringe al suo rispetto.» rispose, voltandogli le spalle per tornare al cottage
Lei si sforzò di sorridergli prima di voltarsi verso l’acqua, tra le tante luci che si intravedevano, mancava quella del suo faro, ma lei sapeva che era laggiù dove il fascio rosso segnalava la secca. Si ritrovò la mano di Sevan al lato del viso, calda e morbida; il cuore le saltò in gola. Chiuse gli occhi per qualche istante, e non si voltò subito.

Lei non riaprì gli occhi, sentì il cuore accanirsi e una sensazione sconosciuta e feroce invaderle il petto.
«…e lo sai, come io sento che sei attratta da me. L’attrazione è così: un sentimento da niente, eppure violento, immediato.»”

Amoret è evanescente, una figura diafana e vitale, come un elfo incantato che chiama alla vita e al sogno, lo spirito vitale del riscatto.

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… «Tu sei fatta di luce.» le disse Sevan, la voce bassa, ma ferma, «E sei così abbagliante nella tua trasparenza che anch’io ne sono toccato.»«Sevan…»
«Sul serio. Quando ridi la mia angoscia svanisce. Tu splendi.» continuò, mentre si sforzava di tenere gli occhi aperti perché il volto di lei non si sdoppiasse, «E devi starmi lontana, perché io non ne sono capace.»

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L’intera Cape Cod ha qualcosa di speciale, l’immediatezza dei rapporti umani, i ritmi stagionali e un’ urgenza istintiva nelle emozioni. È come riprendere contatto con la parte più viva e autentica di se stessi.
Come ricordavano i Wampanoag, custodi originari di questo luogo,  è una terra che accoglie e ospita, che dà rifugio. Ma siamo di passaggio. Soprattutto uno spirito dannato come Sevan

«Io so chi sei. Nessuna ti conosce meglio di me, Sevan, nessuna ti adora come ti adoro io e avremo la vita che ci spetta. Insieme, perché sono l’unica che può avere a che fare col tuo buio senza smarrirsi.»”

La piccola comunità di poche migliaia di anime solitarie ma di saldi rapporti affettivi, sia nello spirito del mutuo soccorso sia nei piccoli segreti che custodiscono abili dietro la diffidenza nei confronti degli estrani solo di passaggio sull’isola, potenzia l’aura di mistero che aleggia sulla storia. Con un espediente narrativo conosciuto ma ben delineato molti elementi narrativi appartengono alla tradizione letteraria ma sono declinati con intelligenza, con misura e con naturalezza.

Anche la componente erotica non è mai superflua ma strettamente funzionale alla trama soprattutto alla caratterizzazione del rapporto malsano e torbido di dipendenza emotiva e fisica tra Sara e Sevan.

Premesse buone per un prodotto veramente intrigante con personaggi complessi ben caratterizzati che hanno più sfaccettature perché non incarnano solo il vizio o l’innocenza.
Un caso a sé è il personaggio fantasma di Clara che diventa la presenza forse più ingombrante che condiziona l’esistenza del protagonista come un deus ex macchina al femminile, come la Moira, una sorta di fortuna che lungimirante tira i fili del destino di tutti i personaggi.
C’è da aspettarsi molto sicuramente anche dei secondari, come dalla viziata algida, capricciosa e annoiata, ereditiera e promessa sposa Rebecca, ostinata nel perseguire il suo sogno romantico con il protagonista, oppure da suo fratello, un  tormentato antagonista.

Sarà interessante vedere come l’autrice svilupperà l’intreccio nei prossimi due capitoli e come riuscire a mantenere alta l’attenzione e la complessità di queste premesse che sicuramente sono valide anche se dovrà gestire meglio i meccanismi della suspence e della sorpresa. Soprattutto i tempi, quando inserire elementi nella trama, quando sciogliere la tensione generata, sfruttando le pause descrittive al meglio. È d’altronde il primo appuntamento della serie perciò è inevitabile che la carica emotiva non sia sciolta, che ci sia un lungo tempo di recupero e “informativo”, quello che distrae il lettore dalla tensione e dall’attesa dando una gratificazione apparente, momentanea.

Personaggi con carisma, atmosfera suggestiva, magnetismo nei rapporti, erotismo caldo e preludio di una storia che rielabora in maniera interessante molti riferimenti della tradizione letteraria grazie ad una prosa pulita ma elegante.

Immagini fortemente cromatiche, come uno scorcio romantico del faro, una panchina abbandonata in perfetto stile Ruin porn, la notte che sa di mare e di pioggia contro il led sinistro di una sveglia nel buio di un Loft che illumina il senso di colpa che aleggia ancora in una camera da letto.

Tanta nebbia da diradarsi, l’autrice gioca -bene- su questo: aspettativa e curiosità.

Saffron

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