…aveva a sua disposizione nient’altro che carta e inchiostro; tutto questo viene trasmesso attraverso frasi brevi, tra virgolette e fluidi paragrafi stampati. Solo coloro che si sono resi conto della ridicola inadeguatezza di un bastoncino intinto nell’inchiostro, una vol­ta messi a contatto con la ricca e tumultuosa incandescenza del­la vita, possono apprezzare appieno il miracolo dei suoi risultati, l’ immaginazione, la capacità di penetrazione e di comprensione, il coraggio, la sincerità necessari per portare davanti a noi uno di quegli episodi, perfettamente semplici e normali, della vita umana media. Accanto a tutti questi doni, e ancor più meraviglioso, per­ché senza di esso tenderebbero ad andare sprecati, ebbe, in misura forse più alta di ogni altra donna inglese, il senso della significati­vità della vita, al di là di ogni personale simpatia o antipatia; della bellezza e della continuità al di sotto del torrente in superficie. Un po’ in disparte, un po’ imperscrutabile e misteriosa rimarrà sem­pre, ma serena e bella anche grazie alla sua grandezza d’artista. V. Woolf, 1913

(traduzione di Elena Sciarra) 

Un ritratto prezioso della firma lieve e pungente di Jane Austen, l’autrice che afferma l’autorialità femminile satireggiando le assurdità dell’esistenza umana e della condizione della donna.

Con grazia innata, con un distacco gentile e un’ironia elegantissima, pensosa e magnifica.

Non esagera mai l’emozione, piuttosto il suo spirito di osservazione è acuto e si sofferma, come si legge in una delle sue lettere, su: 

“La vita di poche famiglie in un paesetto di provincia: ecco, per lavorarci a fondo, l’argomento migliore”.

Sono famiglie della borghesia clericale e rurale, l’ accidiosa landed gentry, che sono descritte in modo impietoso e affettuoso, nei vizi e nelle virtù.

Un prodotto letterario che diventa il tramite fra il romanzo settecentesco e quello ironico e critico, mantenendo un’individualità forte: attraversa le correnti romantiche, senza soffermarsi, senza farsi travolgere da quel modo di sentire, di pensare, di poetare e di vivere, senza “perdere un riflesso del proprio sorriso”.

Più che sull’amore, lo humour si attarda nel descrivere sentimenti come l’orgoglio, l’ambizione, la vanità, le velleità umane.

Ѐ un realismo etereo, non c’è nulla di corporeo e carnale, quanto piuttosto introspezione psicologica che si esprime in una caratterizzazione esemplare. Un delicato realismo psicologico. 

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Sinossi

Pubblicato per la prima volta nel 1815, Emma è l’ultimo romanzo che Jane Austen vide edito e, a giudizio unanime della critica, il suo capolavoro. La protagonista, Emma Woodhouse è una giovane donna bella, ricca e intelligente; figlia della benestante borghesia inglese, diventa amica di Harriet Smith, una donna di ben diverse fortune. Ma Emma, senza tener conto della differenza di classe sociale, si ostina a voler trasformare l’amica in una donna di grande fascino, un essere costruito a sua immagine e somiglianza. E nel frattempo non esita a intrecciare un flirt con un giovanotto, Frank Churchill… Romanzo di grande complessità, costruito su un intreccio di storie e personaggi, Emma è tra i romanzi della Austen quello che ottenne fin dal suo apparire la maggior risonanza; esso segna il vertice dell’arte dell’autrice, che raggiunge, pur all’interno di una struttura ancora settecentesca, uno stile di estrema eleganza e nitore. Un grande classico della letteratura europea presentato in una nuova traduzione e con apparati introduttivi inediti.

 

Bella, intelligente e ricca, con una dimora confortevole e un carattere felice, Emma Woodhouse sembrava riunire in sé alcuni dei vantaggi migliori dell’esistenza; e aveva vissuto quasi ventuno anni in questo mondo con scarsissime occasioni di dispiacere e dispetto.

 Così si presenta la protagonista di questo romanzo del 1815: una giovane donna fortunata e appagata, sola. Orfana di madre, vive con l’anziano padre, dai tratti apparentemente piacevoli, in realtà profondamente egoista e pedante. Emma ama con devozione filiale e tenerezza il genitore, accantonando qualsiasi progetto di matrimonio. È la padrona di casa, dopo le nozze della sorella, e ama trascorrere il tempo pianificando i matrimoni altrui!

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Non comprende l’amore, questo sentimento bizzarro che sconvolge le esistenze, ama tuttavia inseguirlo e sfidarlo, per essere una piacevolissima sensale degli affetti.

Quando perde la compagnia dalla carissima governante di casa, la signorina Taylor (convolata a nozze con il vicino di casa, il signor Weston), Emma si affeziona alla giovane e ingenua Harriet e la prende sotto la sua protezione. Il passatempo di Emma, vissuto come una missione divertentissima, è giudicato con bonario divertimento dal padre di Emma mentre è puntualmente stigmatizzato dal carismatico e austero signor Knightley, amico di famiglia dal prestigio ed autorevolezza indiscussi.

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Emma si scrolla di dosso le perplessità della sua comunità e si adopera per garantire alla ragazza dalle umili origini un buon matrimonio, quello giusto, dissuadendola dalle sciocche fantasie sul rispettabile fattore, il signor Martin, per indirizzare il suo interesse verso il signor Elton, ecclesiastico del paese. 

Il signor Knightley avrà molto da ridire anche su questo, criticando aspramente Emma per questo comportamento. La caparbietà di Emma rasenta l’ostinazione mentre cerca di favorire in tutti i modi gli incontri tra Harriet e il signor Elton. Finché il sentimento non scompiglierà le pagine di questa storia, scardinando ogni mossa pianificata dalla inesauribile inventiva di questa “stratega degli affetti”…

Nessun incanto è pari alla tenerezza del cuore

Una dichiarazione di matrimonio del signor Elton arriverà improvvisa, inaspettata, inopportuna.

Come in un giro di valzer, si riprende la ricerca del giusto candidato per la signorina Smith, Emma persevera nella ricerca, puntando tutto sul signor Churchill, figlio del signor Weston. Un giovane piacevole, educato ed estroverso, un candidato ideale.

Una girandola di arrivi sconvolge la comunità, come il ritorno della riservatissima signorina Fairfax,orfana e in disgrazia che ritorna nel suo paese natale, oppure il rientro del signor Elton, che si presenta con una odiosa moglie, tanto facoltosa quanto irritante. Questo piccolo microcosmo assorbe le novità e le rielabora – chiacchiericcio e pettegolezzo – soprattutto di fronte a una scioccante rivelazione del signor Churchill, in seguito alla morte di sua zia. Ancora l’amore soffia tra le pagine della vita.

In molti avevano pensato ad un possibile matrimonio di Emma con il signor Churchill, Emma si affretta a sincerarsi dello stato d’animo di Harriet, credendola innamorata di Churchill, ma avrà una sorpresa. Dolce e amara.

La signorina Smith, ha sempre pensato nel modo più affettuoso possibile al signor Knightley, da quando ad un ballo le ha fatto da cavaliere evitandole l’imbarazzo del rifiuto dell’invito da parte del signor Elton. 

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Emma ha l’animo in tumulto.

I battiti furiosi del suo cuore coprono gli ingranaggi incessanti della sua testolina.

La partenza improvvisa del signor Knightley fa precipitare gli eventi, Emma sospetta che sia andato dal fratello per informarlo della sua volontà si sposare la signorina Smith. 

Poi un incontro, splendido, intenso, durante una passeggiata. 

Bellissima la dichiarazione d’amore di Mr. Knightley:

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«Io non so far discorsi, Emma,» riprese egli subito; e in un tono di tenerezza così sincero, deciso ed evidente da riuscire abbastanza convincente: «Se io vi amassi meno, sarei capace di parlarne di più. Ma sapete come sono. Da me non udite altro che verità. Io vi ho biasimata, vi ho fatto prediche, e voi l’avete tollerato come nessun’altra donna in Inghilterra l’avrebbe tollerato. Sopportate le verità che vorrei dirvi adesso, mia carissima Emma, come avete sopportato le altre. La maniera, forse, può aver altrettanto poco da raccomandarle. Dio sa, io sono stato un innamorato molto mediocre. Ma voi mi capite. Sì, vedete, voi capite i miei sentimenti… e li ricambierete se potrete. Per il momento, non chiedo che di udire, di udir di nuovo la vostra voce.»

«Mia carissima Emma,» egli disse, «perché carissima sarete sempre, quale che sia il risultato di quest’ora di conversazione, mia carissima, mia adorata Emma… ditemi subito. Dite no se deve esser detto.» Essa realmente non poteva dir nulla. «State zitta,» egli esclamò, con grande animazione; «assolutamente zitta! Adesso io non chiedo altro.»

 Ed anche Harriet troverà l’amore,o sarà l’amore a ritrovare lei.

 Il villaggio di Highbury è un piccolo universo popolato da proprietari terrieri modesti e tenaci, preti anglicani molto concreti, signore annoiate e signorine in età da marito; alimentato dal pettegolezzo e dal chiacchiericcio; sostenuto dalle convenzioni sociali della rigida etichetta basata sul senso della misura e dell’opportunità, della convenienza. Emma è un’eccezione, una gentile alternativa, che con ironia lucida si fa vigile interprete di ciò che la circonda: equivoci, malintesi, dispetti, illusioni. Attraversa con leggerezza le vite altrui, agitandone le esistenze e registrando per noi lettori le emozioni, i turbamenti.Non cerca il matrimonio, difende la sua forma di individualità, il suo privilegio e la sua parziale libertà, mostrandosi come una eroina fortemente moderna. Harriet è il suo alter ego, la felice destinataria delle avventure amorose che Emma non desidera, l’infelice protagonista di situazioni spesso imbarazzanti. 

Si susseguono con ritmo frizzante un inganno all’altro, un malinteso ad un fraintendimento, come nella più tradizionale quixotic novel, in cui la protagonista tuttavia, sembra veramente vivere uno straniamento sincero dalla realtà, con un pizzico probabilmente di autobiografia. Tutto il romanzo è in fondo la celebrazione dell’equivoco, del pregiudizio: del suo temibile potere. Perché l’amore, la vita, sono imprevedibili, bisogna saper guardare oltre, bisogna saper sentire. 

Solo la sincerità brutale e fiera del signor Knightley riuscirà a stordire la cerebrale Emma, a scuotere la sua compostezza. Un personaggio altrettanto eccezionale, dalla levatura morale straordinaria, che sa come dileguare le piccole mistificazioni di cui si alimenta la sua fantasia. Con la passione,con il sentimento. Per Emma sarà una rivelazione,il sentimento più aggressivo forse: la gelosia.

Emma Woodhouse intraprende un percorso di maturazione e crescita ma in fondo, alla fine, sceglie il suo destino senza stravolgere troppo la sua vita, senza neppure cambiare casa. Nel finale è come se calasse un sipario sulla monotona vita di provincia che vive di piccole vanità e di grandi compromessi. Emma resta sfuggente, non sappiamo se veramente abbia compreso il mistero dell’amore. Forse si è semplicemente arresa ad esso?

Dialoghi frizzanti, dinamismo degli equivoci che rende spumeggiante il ritmo della narrazione, caratterizzazione elegante e poi…  il romanzo ci lascia un po’ di incertezza. Non sembra proprio un “romanzo di formazione” al femminile,c’è una nota amara nel finale. D’altronde, la stessa Austen lascerà intorno a sé un alone di austerità che circonda la “quieta intensità della sua natura” (WOOLF 1913). 

 Saffron

ma chi era Jane Austen?

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Un meraviglioso ELISIR DI STORIA grazie alla splendida autrice Linda Bertasi, che ci parla di questa scrittrice intramontabile, in un’ideale Passeggiata con Jane

 Chi non conosce Jane Austen? Chi, nel sentir nominare Elizabeth Bennet o Mr. Darcy, non rammenta i romanzi che ci hanno tenuto compagnia da ragazzine? Anche il lettore più distratto o il più giovane ne ha sentito parlare almeno una volta, ha visto una pellicola tratta da uno dei suoi testi, ha udito questo nome in un documentario sulla letteratura inglese. A oggi, il genio di questa autrice è quanto di più contemporaneo possa esistere: film, rappresentazioni teatrali, autori che scrivono libri ripercorrendone l’eco.

Jane Austen è colei che io giudico INTRAMONTABILE. Un genio della letteratura inglese che ancora oggi risuona nei romanzi contemporanei e non.12233409_10208176870930606_1583512642_n

Fan e detrattori si sono divisi. Charlotte Bronte disse: “Non c’è calore, non c’è entusiasmo, non c’è energia”, mentre Virginia Wolf ritenne Jane “maestra nel descrivere le emozioni più profonde, anche se non arrivano in superficie. Ci stimola a dedurre quello che non c’è”.

Una cosa è indubbia: non è autrice da passare inosservata.

Ma chi era Jane Austen nella vita di tutti i giorni?

Una donna di campagna, questa è la definizione più appropriata. Non era avvezza a frequentare i salotti delle grandi città, amava la natura, la musica, le serate accanto a un camino a leggere un buon romanzo o a scrivere novelle per famigliari e amici per poi recitarle a voce alta, a volte in compagnia della sorella Cassandra, a volte da sola.

Possedeva un carattere mite ma estremamente divertente, la battuta non le mancava, lo spirito non le mancava, quello stesso spirito che risuona nei suoi libri e caratterizza i suoi personaggi. Amava le passeggiate all’aria aperta e i bambini; i nipoti e i vicini si divertivano con lei, era sempre disponibile e di buona compagnia.

Non importava che stesse scrivendo il romanzo destinato a risplendere nei secoli o che la malattia la indisponesse, lei era sempre pronta ad accogliere ospiti e conoscenti, senza mostrare le emozioni più profonde, quei sentimenti che solo pochi eletti ebbero l’onore di saggiare con mano.

continua qui http://lindabertasi.blogspot.it/2015/11/elisir-di-storia-una-passeggiata-con.html

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Qualche riferimento bibliografico della vostra saff

Tavola rotonda sul volume Jane Austen Oggi e ieri, a cura di Beatrice Battaglia, Ravenna, Longo, 2002

Ian Watt, Le origini del romanzo borghese (1957), Bompiani

L. Innocenti, La commedia degli equivoci: ‘Emma’ di Jane Austen in TEXTUS, vol. IV, pp. 69-96

Rosa Maria Colombo, “La mercificazione del letterato e del suo prodotto: saggio di costume e novel nell’Inghilterra del primo Settecento”, Studi inglesi, 3-4, 1976-77, pp. 59-134

Michael McKeon, “Prose Fiction: Great Britain” (1997): parte del saggio antologizzata in M. McKeon (ed.), Theory of the Novel, The Johns Hopkins University Press 2000, pp. 600-612

George Levine, The Realistic Imagination (1981): parti antologizzate in M. McKeon (ed.), Theory of the Novel, pp. 613-631 

Spatial Dynamics and Female Development in Victorian Art and Novels, Peter Lang 2003, pp. 103-132

Paolo Bertinetti (a cura di), Storia della letteratura inglese, Einaudi 2000: vol. I, cap. V e vol. II, capp. I-II

Mario Praz, Storia della letteratura inglese, Sansoni 2000

Lilla Maria Crisafulli, Keir Elam (a cura di), Manuale di cultura e letteratura inglese, Bononia University Press 2009

Andrew Sanders, The Short Oxford History of English Literature, Oxford University Press 2000; trad. it. a cura di Anna Anzi,Storia della letteratura inglese, Mondadori Università 2001

Mr B C Southam, B.C. Southam, Jane Austen: The Critical Heritage Volume 1 1811-1870