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Titolo: Confusa e innamorata
Autore: Colleen Oakley
Editore: Newton Compton
Genere: Romance
Data di uscita: 22 marzo 2018

Può davvero mancarti qualcosa che non hai mai avuto?

Jubilee Jenkins non è una bibliotecaria qualsiasi. Ha una rarissima allergia al contatto umano: sfiorare la pelle di qualcun altro potrebbe letteralmente ucciderla. Ma dopo essersi ritirata in completa solitudine per quasi dieci anni, Jubilee decide di affrontare di nuovo il mondo, nonostante i rischi. Armata di guanti, maniche lunghe e della sua fedele bicicletta, finalmente si avventura oltre la porta, verso il proprio futuro. Anche Eric Keegan ha parecchi grattacapi. Ha una figlia che ha smesso di parlargli dopo che il suo matrimonio è naufragato e un figlio adottivo brillante ma problematico, che si esercita nel tentativo di riuscire a usare la telecinesi. Eric si sta sforzando di rimettere in sesto la propria vita e diventare il padre – e l’uomo – che vorrebbe disperatamente essere. Quando incontra casualmente al bancone della biblioteca Jubilee, molto bella ma eccentrica, non desidera altro che poterle stare accanto. Ben presto Jubilee ed Eric si troveranno a vivere qualcosa che sognano, ma che è totalmente fuori dalla loro portata. O forse no?

RECENSIONE

“Confusa e innamorata” non è il primo romanzo di questa autrice, e si nota subito la maestria nel tessere i fili delle vite dei due protagonisti Jubilee e Eric.
Si tratta di un romanzo autoconclusivo in cui, l’autrice riesce, partendo da delle situazioni estreme, a trattare temi cari a noi lettrici: l’amore, l’amicizia, la genitorialità, e perchè no, anche il desiderio e la passionalità.
Jubilee è una ragazza di 26 anni che si trova a gestire da sempre un problema che le ha condizionato in maniera irreversibile e pesante la vita: è allergica. Soffre di un’allergia rarissima: allergia alle cellule epiteliali umane, e quindi, il contatto con esse le può provocare delle reazioni pesantissime come shock anafilattico, rischiando adirittura la morte.

«È una situazione completamente diversa. Jubilee può entrare in contatto con il mondo, basta che non sia in contatto con nessuno».
Per “contatto” intende a livello fisico, ma viene da pensare a un lapsus freudiano. Dopo tutto, se non puoi toccare, abbracciare, o baciare nessuno… quante relazioni puoi sperare di coltivare?

Lo sa bene Jubilee che, all’età di 16 anni ha ricevuto il suo primo e unico bacio dal bello del liceo, Donovan; bacio che l’ha quasi spedita al creatore per lo shock anafilattico che le ha provocato; bacio che l’ha annientata psicologicamente perchè era solo una scommessa per vedere se, quelle che giravano sul suo conto e sulla sua allergia erano solo dicerie. Da quel momento Jubilee si rinchiude in casa e non esce per ben 9 anni, fino a quando non le arriva notizie della morte di sua madre e quindi arriva anche la fine dell’invio degli assegni mensile che le avevano garantito di poter vivere senza mai uscire da casa.
A questo punto non le rimane che tornare a confrontarsi con il mondo e cercarsi un lavoro: arriveranno così all’improvviso un lavoro come bibliotecaria; un’amica Madison, ex moglie di Donovan e ex compagna del liceo; la conoscenza con Eric e suo figlio Aja, che condizioneranno in modo irreversibile la sua vita.

…cerco di distrarmi lasciando correre liberi i pensieri, che vanno a Eric, come accade a intermittenza da ieri sera, da quando sono uscita da casa sua. Sono rimasta scioccata quando si è presentato in biblioteca mentre stavo chiudendo, ma anche un po’ sollevata. Era da sabato che avevo sensi di colpa per come lo avevo trattato. Sì, è stato insistente, ma curiosamente dopo averci pensato, mi è sembrato che volesse sinceramente aiutarmi, ed era difficile essere arrabbiata con lui.
Ma poi, quando è venuto verso di me, con la mano tesa per suggellare il nostro “accordo”, sono raggelata. Tecnicamente ero al sicuro, portavo i guanti, ma erano anni che non toccavo di proposito nessuno, né mi facevo toccare. Sono rimasta a fissare le sue dita, quelle dita a cui ho stranamente pensato così tanto da quando le ho sognate. Che ho rimmaginato nei minimi dettagli come un pittore del Rinascimento. Ma non era un sogno e, di fronte alla loro concretezza, o di quello che potevano farmi, ero terrorizzata. Lui ha abbassato la mano e non ne ha fatto per niente un caso, anche se sono diventata rossa per l’imbarazzo.
…Ma c’è qualcos’altro, un altro motivo a cui non riesco a smettere di pensare, un motivo che non ho voluto nemmeno ammettere con me stessa finora: mi piace il modo in cui mi guarda. Non come se fossi una stranezza, ma come una ragazza normale, una donna. E non ricordo quando è stata l’ultima volta in cui mi sono sentita normale.

Eric è un padre, un ex-marito, un lavoratore instancabile, un uomo messo alla prova dalla vita, che comunque non si arrende: accetta un trasferimento lavorativo temporaneo di sei mesi con la speranza di ricucire i rapporti con la figlia 14enne Ellie che non ormai non gli parla da mesi; con al seguito un figlio adottivo, Aja, che si comporta in modo strano, che tenta esperimenti assurdi per la telecinesi, fino a gettarsi nel fiume da un ponte, perchè, trincerato nel suo silenzio, non ha ancora elaborato il lutto per la morte dei suoi genitori.

Alza il mento. «Come ci riesci?»
«A far che?»
«Prendi tutto ciò che penso e me lo fai vedere in un modo inaspettato».
Mi si stringe la gola al complimento, almeno credo che sia un complimento, visto il modo in cui mi guarda. E mi rendo conto che non solo mi sta guardando come se fossi una persona normale. È come se stessi recitando a memoria cinquecento cifre decimali del pi greco. Come se fossi un prodigio. Solo per aver detto quello che penso. Mi si chiude lo stomaco e poi fa una capovolta, abbasso lo sguardo sull’asfalto del parcheggio. Piccole schegge brillano come diamanti sotto al lampione. E mi chiedo se è questo che la gente intende quando dice che si sta innamorando di qualcuno. Che ha l’impressione che lo stomaco gli stia saltando fuori dal corpo. Cioè, non è il mio caso. Non mi sto innamorando di lui.

Come cambierà la vita dei protagonisti?
Semplicemente con un pomeriggio in biblioteca in cui Eric eJubilee si conosceranno e inizieranno, a loro insaputa, a costruire un legame molto forte: magnetico, elettrico, fuori dagli schemi, che non prevede contatto fisico: impossibile per Jubilee; ma che comprende un enorme coinvolgimento mentale e sentimentale. Anche il piccolo Aja troverà nella strana, eccentrica, ma molto dolce Jubilee un’amica, una persona con cui aprirsi e confidarsi a piccole dosi: perchè, oltre ad essere simile ad un eroe di X-Men, il fumetto preferito di Aja, è particolare, fuori dal comune, come la percezione che il bambino ha di sé.

Distolgo lo sguardo da Aja e lo fisso fuori dal parabrezza dell’auto. Dal mio punto d’osservazione nel parcheggio, ho una visuale diretta sull’interno ben illuminato della biblioteca. E su Jubilee. È in piedi al bancone dei prestiti, il viso parzialmente coperto dalle ciocche selvagge dei suoi capelli. Non so cosa mi attira tanto di lei. È bellissima, sì, ma non è solo questo. C’è qualcosa di diverso in lei: è al tempo stesso così cauta e completamente vulnerabile. È come un cubo di Rubik che vorrei tanto risolvere. O forse vorrei tanto capire perché continuo a pensare a lei. Non lo so. Non ho mai conosciuto una come lei. E non sono mai stato bravo con i cubi di Rubik.

«Non sei neanche lontanamente un uomo di mezza età», dice, poi abbassa lo sguardo. Lo sta facendo di nuovo: un momento è audace e sfacciata, quello dopo improvvisamente timida e imbarazzata. È come una danza di cui non conosco i passi.

Dove sta la bravura dell’autrice in tutto questo?
Nel linguaggio utilizzato che non risulta mai noioso o banale: c’è fluidità, morbidezza, dolcezza che entrano sotto pelle a chi legge. Sinceramente all’inizio la storia mi sembrava abbastanza ingarbugliata e la divisione in tre parti del libro, con un incipit, per ognuna di esse, che si rifà ad un articolo di giornale di dieci anni prima, la trovavo non molto azzeccata, difficile da seguire….
Arrivata all’epilogo del libro, quando tutto si fa chiaro nella mente di chi legge e ogni personaggio trova la sua giusta allocazione all’interno della storia, beh, è proprio in quel momento che mi è parsa geniale la struttura del romanzo.
Non ci si annoia lungo questo viaggio nelle vite di Eric e Jubilee: vite raccontate alternativamente dai POV dei due protagonisti, che danno la loro visione degli eventi condivisi in maniera pulita, senza tanti giri di parole, tanto che, oltre a qualche lacrima di commozione (ma chi mi conosce ormai è abituato alle mie lacrime di commozione….), ho avuto la voglia di appoggiare la mano sulla spalla di Eric e Jubilee e dar loro conforto, un consiglio… per poter rasserenare e alleggerire il loro cuore.
Si può essere così coinvolti da una persona solo a livello mentale?
Può bastare farsi coccolare dal profumo dell’uomo che credi di amare facendoti avvolgere dalla carezza di una felpa?
È giusto rinunciare ad un sentimento puro, vero, essenziale, anche se solo platonico con una persona che ti entra nell’anima come un urugano assieme alla sua stranezza, alla sua dolcezza, alla sua fobia per il contatto umano, ai suoi occhi nocciola e ai suoi capelli arruffati e indomabili?
É giusto lasciar andare per la sua strada Eric, i suoi occhi verdi, la confusione e l’incertezza dei suoi legami familiari, la sua determinazione nel voler riaccompagnare a casa Jubilee tutte le sere dalla biblioteca solo per poterle parlare e condividere uno spazio?
Quanto può valere un abbraccio fra Jubilee e Eric dato attraverso una coperta per evitare qualsiasi contatto fisico?
Come si può reagire alla notizia che: toccare la persona che desideri e che ti desidera potrebbe ucciderla?

Jubilee», mormora Eric.
«Sì?»
«Apri gli occhi».
Lo guardo e vedo i suoi occhi verde oliva farsi sempre più vicini ogni secondo che passa. Sta per baciarmi. So che sta per farlo e io non ho la forza di impedirglielo. Perché lo voglio più di quanto abbia mai desiderato qualsiasi altra cosa nella mia inutile, solitaria vita. Voglio sentire le sue labbra screpolate sulle mie, la sua lingua, il calore del suo respiro. So che mi ucciderebbe. Ne sono certa al cento per cento. Ma in questo momento sono sicura anche di qualcos’altro: morirei volentieri.
Ma poi, all’ultimo secondo si ferma, con il viso a qualche centimetro dal mio. Sostiene il mio sguardo, mentre la sua mano scende a sfiorarmi le labbra. Combatto contro la voglia di chiudere gli occhi e di abbandonarmi alla sensazione di mille terminazioni nervose che esplodono in successione, mentre lui continua ad accarezzarmi il labbro. Poi lo abbandona e la mia bocca sembra nuda, esposta; la sua mano continua a scendere, dalle guance si sposta sul mio collo, disegnandomi un sentiero sulla pelle.
Accarezza dolcemente la mia scollatura, fermandosi appena sopra l’incavo dei seni. Riesco a sentire solo dei respiri, ma non so distinguere se siano miei o suoi. E poi la sua mano abbandona il collo e continua a scendere, si insinua sotto la stoffa del vestito; le sue dita individuano la cucitura del reggiseno finché – finalmente, come se fossi sempre stata consapevole che quella sarebbe stata la destinazione – raggiungono il mio seno e lo avvolgono. La sua mano sfrega i due strati leggeri di stoffa che coprono il capezzolo e io trattengo il fiato. L’unico respiro che sento adesso è il suo, dato che ho smesso di respirare. Mi sento la testa leggera, come se potesse staccarsi e fluttuare nell’aria da un momento all’altro, e le ginocchia molli, incapaci di sostenere il peso del mio corpo.
«Eric», sussurro.

L’epilogo di questo libro? É di una delicatezza incredibile!
Come già anticipavo ogni personaggio troverà un suo equilibrio interiore e fisico, ma ci vorrà del tempo, un salto temporale di qualche anno in cui la vita dei protagonisti prenderà delle nuove direzioni…ma ci sono richiami dell’anima che non possono essere ignorati…ci sono connessioni mentali e sentimentali che non posso essere sopite, né con le distanze né con il passare del tempo.
Ho amato Jubilee e Eric!
Ho fatto e faccio il tifo per loro!

Guardo Eric di fronte a me e non posso resistere: gli sorrido.
Lui piega la testa e ricambia il sorriso. Con l’altra mano mi accarezza la guancia, usando il pollice per asciugare dolcemente la lacrima che sta solcando la mia guancia.
«Jubilee», sussurra meravigliato come se pronunciasse il mio nome dopo averlo segretamente custodito per anni fra le sue labbra. «Stai piangendo».
Immobili, ci guardiamo l’un l’altra; mi tiene una mano incollata al viso, mentre con l’altra mi stringe ancora il polso. Gli afferro il braccio e restiamo lì, agganciati l’uno all’altra in uno strano puzzle di arti.
Mi sporgo verso di lui, finché le nostre fronti non si toccano, i miei occhi si perdono nei suoi e il suo dolce respiro mi scalda il viso. Ma non è abbastanza vicino. Mi aggrappo al suo collo, attirandolo a me finché le sue labbra non si posano sulle mie.
Ci stiamo baciando.
Finalmente ci stiamo baciando.
Ci stiamo baciando per recuperare le migliaia di baci che non ci siamo mai scambiati, e forse per le centinaia che non ci daremo mai.
Ci stiamo baciando come pazzi.
E poi ridiamo. Le nostre bocche si spalancano e le nostre risate risuonano nella strada. Non ci importa se possiamo sembrare ridicoli ai passanti. Ridiamo tanto forte da piangere. Mentre assaporo il calore della sua mano sul viso, del suo tocco sul polso, della sua pelle sulla mia, qualcosa dentro di me esplode, come un animale selvatico che fugge da una gabbia.

Complimenti all’autrice per l’impianto narrativo e trovo geniale la struttura del finale, che pone la parola fine su questo episodio della vita dei due protagonisti, ma che lascia aperte molte possibilità…spero davvero in un seguito.

Nel complesso da consigliare…perchè tutti nella nostra vita abbiamo qualche “allergia” che ci blocca o ci impedisce di vivere appieno i sentimenti…la risposta e la guarigione rimangono comunque in noi e nella nostra volontà e capacità di metterci in gioco e rischiare.

«Avevo vissuto tutta la mia vita così», dice con un’alzata di spalle. «Penso di aver avuto paura». Ma poi qualcosa le ha fatto cambiare idea. «Ho incontrato una persona», racconta con un velo di imbarazzo. «E mi ha fatto capire che volevo far parte di questo mondo, con o senza la mia allergia. E che senza allergia sarebbe stato soltanto più semplice».

Curry

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