Care amiche dell’Harem, oggi vi parlo de –La cura del cuore– di Mary McNear, terzo libro della Butternut Lake Trilogy pubblicato in ebook il 3 Novembre e il 17 in formato cartaceo dalla casa editrice Leggereditore.

I desideri nascosti del cuore e Le scelte della vita, rispettivamente primo e secondo libro della trilogia, come anche questo terzo, sono classificati come romanzi stand alone quindi se non li avete letti, non vi preoccupate. Potete leggere tranquillamente “La cura del cuore” senza il timore di perdere informazioni salienti.

Se poi verrete conquistate dall’atmosfera del Butternut Lake come è capitato a me, deciderete sicuramente di recuperare i due precedenti.

Senza dilungarmi in chiacchiere vado a presentarvi subito questa storia che mi ha molto colpita.

La cura del cuore è una di quelle storie che fanno riflettere su quanto la vita, che a volte ci riserva esperienze estremamente provanti, che sembrano insormontabili se affrontate in solitudine, possano invece essere risolte con meno fatica quando ci viene allungata una mano che ci trasmette le forze necessarie che ci sembrano mancare in questi momenti particolari.

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Trama

Quando Mila Jones lascia Minneapolis alla volta di Butternut Lake, spera soltanto di ritrovare la serenità perduta e lasciarsi alle spalle un passato difficile. Non immagina che il destino la condurrà sulla strada di Reid Ford, segnato nel corpo e nello spirito da un grave incidente in seguito al quale ha allontanato da sé gli amici e gli affetti più cari. Mila accetta di lavorare per lui come assistente domiciliare, e se inizialmente è diffidente e spaventata di fronte a quell’uomo così pieno di rabbia, a poco a poco riesce a instaurare con lui un legame sempre più profondo, fatto di complicità e comprensione reciproca. Sullo sfondo incantevole di uno chalet immerso nei boschi che circondano il lago, Mila e Reid troveranno insieme la forza per affrontare un nuovo inizio, percorrendo fianco a fianco la via verso la guarigione. Fino a quando qualcosa non riemergerà dal passato, inesorabile e pericoloso, a minacciare la loro felicità…

Mary McNear, autrice bestseller per The New York Times e usa Today, firma una storia intensa e commovente, il terzo volume della serie Butternut Lake.

1 Up at Butternut lake / I desideri nascosti del cuore

2 Butternut Summer / Le scelte della vita

2.5 The Night Before Christmas

3 Moonlight on Butternut Lake / La cura del cuore

Recensione

La cura del cuore è la storia di Reid e Mila.

Mila è la figlia di una madre assente, dedita all’abuso di alcool e di un padre dal volto sconosciuto. Fin da piccola esprime la voglia di prendersi cura degli altri..

Quando in terza elementare conosce Heather, capisce che vuole seguire le sue orme: essere un’infermiera.

Ora Mila ha 25 anni e porta con se un fardello di esperienze niente affatto positive.

Lavorando fin da giovanissima come cameriera in locali squallidi, è riuscita a studiare e conseguire il diploma di assistente domiciliare.

È una donna spaventata, impaurita; una donna che nasconde sotto grandi occhialoni da sole e strati di fondotinta segni che una donna non dovrebbe mai portare addosso.

Mila è vittima di violenze da parte di suo marito Brandon. Colui che, con un sorriso ammaliante, l’aveva conquistata a suon di parole dolci e regali inaspettati. Colui che da principe azzurro si trasforma in un mostro spaventoso che la picchia, privandola della sua indipendenza e della sua autostima.

Ma Mila è una di quelle donne che trova una straordinaria forza in se stessa e riesce a dire basta! È una di quelle donne decisa a voltare pagina, a riprendere in mano la propria vita.

Grazie alla Signora Thompson, ex infermiera, vittima anch’essa in passato di violenze, e ora titolare di un’agenzia per l’impiego, la giovane donna riesce a trovare un lavoro come assistente domiciliare in un paese a miglia e miglia di distanza dal suo aguzzino.

Il paziente di cui dovrà occuparsi è Reid Ford, vittima di un grave incidente d’auto e costretto su una sedia a rotelle.

Anche Reid come Mila ha un passato difficile alle spalle.

Prima dell’incidente era un vero e proprio stakanovista, lavorava 16 e più ore al giorno per realizzare insieme a suo fratello Walker ciò che il padre, che li aveva messi da parte per una nuova famiglia, non aveva avuto il coraggio di fare.

Seppur i due fratelli abbiano raggiunto e superato brillantemente i loro obiettivi, per Reid non era sufficiente.

L’assenza del padre ha creato un vuoto incolmabile nella sua vita.

Una sera infatti la sola vista di lui, con la sua nuova famiglia, in un ristorante lo mette in crisi al punto che inizia a vagare in auto.

Come in trance guida per le strade della città fin quando precipita in un burrone in una zona isolata, dove resta, ferito gravemente ma cosciente per lunghi momenti, per tre interminabili giorni.

Al suo arrivo Mila si ritrova davanti un uomo non solo ferito nel corpo ma anche e soprattutto nell’anima.

Reid è uomo arrabbiato col mondo, scorbutico con tutti e che parla ed interagisce col mondo che lo circonda il minimo indispensabile.

Trascorre le sue giornate da solo nella sua stanza, davanti ad una finestra chiusa e con le tende tirate.

Lascia fluire la sua vita circondato da un silenzio assordante e dalla penombra! E questo Mila non può permetterlo.

Anche lei conosce il significato della parola sofferenza ma sa anche, a dispetto di Reid, che questa sofferenza può avere fine se lo si desidera davvero.

Decide allora di usare tutta la sua grinta e determinazione per far si che lui se ne convinca. Che capisca che si può ricominciare anche se non si sa da che parte incominciare.

È proprio questa sua determinazione che smuove ed incuriosisce Reid, che poco alla volta, proprio grazie alla giovane Mila, ricomincia vivere e guardare il mondo con occhi diversi: quelli dell’amore.

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Rimasero seduti vicini per un po’, senza dire nulla, ma entrambi consci della presenza dell’altro. Mila comprese che l’attrazione tra loro era reale, palpabile, ed era estenuante non lasciarsi andare. Non fare le cose che desiderava fare dall’inizio della serata: toccarlo, baciarlo, stringerlo. Alla fine, quando pensò di non riuscire più a trattenersi, Reid si voltò verso di lei e molto delicatamente le scostò una ciocca di capelli dalla guancia. «Posso baciarti, Mila?» chiese.
‘Dio, sì’ voleva dire, invece disse: «Chiedi sempre il permesso prima di baciare una donna?»
«No, non l’ho mai fatto prima. Ma adesso lo sto chiedendo a te.»
Lei sorrise, per quanto era serio, e per la formalità della domanda. Ma mentre sorrideva capì il motivo di tanta serietà. Reid sapeva qualcosa sul suo conto, qualcosa che non gli aveva mai raccontato. E intuiva che doveva andarci piano con lei. Essere delicato.
«Posso?» chiese. «Un bacio?» E visto che le era quasi impossibile enumerare tutti i motivi per cui non avrebbe dovuto baciarla, non ci provò nemmeno. Invece disse: «Sì» e chiuse gli occhi, sperando che così tutto sembrasse meno reale, e che potesse avvertire meno il peso delle conseguenze di quello che stava facendo. Ma Reid non la baciò sulle labbra, come si era aspettata. Le baciò prima una palpebra, poi l’altra.

Quella di Reid e Mila è la storia di un amore reale, non artefatto, che nasce giorno per giorno.

È la storia di un amore che pian piano lenisce e cura le profonde ferite che affliggono l’animo dei protagonisti.

Lui la tenne stretta per ore, senza parlare, né giudicare. Solo più tardi Mila si rese conto di aver fatto quello che Reid aveva desiderato fin dalla prima sera in cui l’aveva vista nuotare. Gli aveva concesso di amarla.

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«Ero perso. Ma tu mi hai trovato, vero, Mila? Mi hai salvato.»

«Ti ho salvato?»

«Sì, mi hai salvato. Quel primo giorno, quando sei entrata al Pearl’s, ero depresso. Molto depresso. Mi lasciavo vivere. Ero una specie di morto che camminava, solo che non camminavo, ovviamente.» Sorrise, ironico. «Ma tu mi hai cambiato, vero?» le disse, baciandola teneramente sulle labbra. «Mi hai fatto cambiare idea su tutto. Su ogni decisione presa da quando mi ero svegliato in quel letto d’ospedale. E anche su molte di quelle che avevo preso prima.»

La McNear in questo romanzo affronta un tema forte, che affligge ancora molte, troppe donne in tutto il mondo. Il messaggio che lancia in maniera diretta ed efficace è quello di non avere paura, di non temere di non farcela e di farsi aiutare perché solo così si può combattere e vincere. Non bisogna mai rinchiudersi in se stesse e soprattutto mai e poi mai giustificare o ancora peggio darsi la colpa per gli atti ignobili che si è costrette a subire.

Lo stile dell’autrice è fluido; nonostante i temi affrontati non risulta tedioso e troppo impegnativo. Peccato per l’epilogo, a mio parere troppo breve ed affrettato.

Un libro che fa riflettere, assolutamente da leggere.

Con la speranza che possa aiutare, seppur in minima parte, chi è in cerca della spinta a fare la cosa giusta.

Buona lettura, la vostra Cannella

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