Care Dame, esce oggi il tanto atteso seguito di Dark Blue (Captive Series #1) con il titolo italiano Dark Red di Cj Roberts edito da Newton Compton. L’ho letto in anteprima per voi, ecco cosa ne penso.

 

 

Titolo:Dark Red

Autrice:C.J.Roberts

Editore:Newton Compton

Pubblicazione:17 luglio 2017

Serie:Captive#2

 

 

 

SINOSSI

Eccitante, intrigante, pieno d’azione
Qual è il prezzo della redenzione?

Salvato dalla schiavitù sessuale da un misterioso agente pakistano, Caleb porta il peso di un debito che dev’essere pagato con il sangue.
La strada è stata lunga e costellata di incertezze, ma per Caleb e Livvie sta per finire tutto.
Finirà per rinunciare alla donna che ama pur di avere vendetta?
O sarà lui stesso a sacrificarsi?
«A Caleb sembrava che la natura degli esseri umani ruotasse intorno a una verità empirica: volere quello che non possiamo avere. Per Eva, era il frutto dell’albero proibito. Per Caleb, era Livvie.»

 

La serie:

1)Dark Blue

2)Dark Red

3) Epilogo

 

RECENSIONE

Non vi svelerò molto sulla trama. È articolata e ricca di colpi di scena e rischierei di darvi anticipazioni poco gradite. Vi parlerò di altro, di ciò che di questo romanzo mi ha colpito.

Abbiamo avuto modo di conoscere nel precedente capitolo, Livvie, una ragazza semplice, ribattezzata con il soprannome Gattina da Caleb, uomo affasciante e sexy che, dopo averla rapita, fa di lei una schiava da vendere al mercato del sesso. Livvie però si rivela per Caleb un osso duro. Lei è molto più forte di quanto sembri. Livvie vuole essere libera. Livvie vuole ciò che le spetta anche se ciò che desidera rischia di mettere a repentaglio la vita di molti.

Eppure, malgrado ciò, Livvie non è la sola a volere qualcosa in più. Caleb la guarda, la desidera e nei suoi capelli corvini spesso perde se stesso e il senso della sua missione, della sua voglia di vendetta personale.

I toni che emergono dalle pagine sono quelli tipici del dark romance e l’autrice non lesina in scene di sesso e violenza anche se quest’ultima rimane comunque pertinente al genere. Il romanzo si apre con i ricordi di Livvie, ricordi che le bruciano il petto di giorno ma che la cullano di notte, esattamente come il suo carceriere.

Nei miei sogni non c’è mai motivo di dubitare del mio cuore. Nei miei sogni lui è tutto ciò che voglio che sia. È mio.

La loro è una storia nata al buio di una camera da letto, tra lenzuola stropicciate, desideri sopiti a forza che con la luce del giorno muta nel rapporto padrone-schiava, fino quasi oltre i limiti, portando il lettore su un’altalena di dolcezza e violenza, amore mal celato e umiliazione. Sesso e costrizione così diventano per i protagonisti lo strumento per esprimere loro stessi, la passione che tentano di nascondere a vicenda perché pericolosa per entrambi. Caleb allontana Livvie tanto quanto la vuole accanto a sé e Livvie detesta e teme Caleb, tanto quanto non riesce a respirare senza di lui.

Le aveva confessato così tante cose al buio. Le aveva sussurrate mentre Livvie dormiva. L’aveva tenuta stretta a sé, fantasticando su tutte le cose che voleva, ma sentiva che non avrebbe mai potuto essere sua.

Ma si può resistere a lungo ai desideri? Si può ignorare l’esigenza e la necessità di avere una persona in modo diverso, in modo più intimo?

Questo Caleb non lo sa. La sua è una guerra interiore violenta che non ammette prigionieri. Combatte strenuamente contro se stesso, contro ciò che è per natura e contro la stilla di amore che intravede negli occhi scuri di Livvie. Lei dovrebbe essere solo un mezzo, lei dovrebbe essere solo una serva.

“Faccio questo da molto tempo: manipolare le persone per ottenere ciò che voglio. È per questo che pensi di amarmi. Perché ti ho demolito e ricostruito per fartelo credere.”

 

Eppure non è così. E il nocciolo della faccenda è sempre solo uno: l’Amore, inteso nel suo più ampio significato.

Amore che cura, amore che salva, amore che accetta, che custodisce, che lenisce.

Amore, quello che Livvie è convinta di provare fino alla fine, nonostante le punizioni, le torture, le imprecazioni a denti stretti, le umiliazioni. Amore, quello che la lega indissolubilmente a Caleb che le è vicino solo nel ricordo e nei sogni, lo stesso amore che lui non è riuscito ad estirparle dal cuore e che incatena anche lui.

L’aspetto emotivo è ciò che ho apprezzato di più in questo romanzo. L’alternanza tra la freddezza spietata di Caleb e il suo modo quasi impossibile di farsi perdonare. Ammetto che in alcuni frangenti mi sono chiesta come Livvie potesse soprassedere, come potesse guardarlo ancora in faccia nonostante la violenza dei gesti. L’odio così diviene una faccia dell’amore, il disprezzo quella del desiderio soffocato, amanti, quasi, che danzano la danza della morte nelle sale lussuose di una villa in Messico, tra candelabri di argento e pinze per capezzoli.

Nel giro di qualche mese, ero passata dal temere il sesso a eseguire un atto sessuale con uno sconosciuto davanti a un’intera stanza di pervertiti.

Dark romance, questo è questo romanzo. Raccontato a pov alternati in prima persona presente, poi passato e terza persona al passato, tratteggia tutti gli aspetti tipici di questo genere. Ho avuto diverse difficoltà nei primi capitoli per addentrarmi nella trama per via di questi repentini cambiamenti di narrazione che, devo essere onesta, mi hanno confusa. Solo a metà romanzo mi sono abituata, riscontrando però alcune parti del tutto superflue ai fini della storia che mi hanno annoiata un po’, facendomi perdere il giusto interesse nei confronti della trama. L’introduzione di nuovi personaggi sarebbe potuta essere un’idea interessante, ma l’approfondimento dei gusti e del passato di questi personaggi, a mio avviso, ha appesantito il testo, creando una sorta di effetto minestrone allungato a scapito della trama e delle emozioni raccontate. Ho trovato poi alcuni punti mal tradotti, refusi, ed errori di vario genere che me lo hanno fatto cadere un po’ da cuore. Credo che un’attenzione maggiore a questo aspetto non avrebbe affatto guastato, anzi avrebbe di certo aiutato.

Per concludere, mie care dame, vi consiglio questa lettura solo se apprezzate il genere e se sopportate a cuor leggero scene dal tasso altamente erotico ma anche violente.

Vi lascio con una frase che mi ha colpito e che racchiuse in sé il romanzo.

Caleb era un mostro. I mostri non amavano. Lui si interessava. Bramava. Desiderava.

Alla prossima, Laura Pellegrini

 

 

 

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