Quinto appuntamento con le elucubrazioni di Charlotte Lays. L’autrice questa volta ci sollazzerà con una rivisitazione della sempreverde favola di Biancaneve. Dopo aver conosciuto la vera identità dei NON-nani sfido ognuna di voi a voler tornare dal principe. BUON DIVERTIMENTO DAME!

 

Tolgo qualche foglia secca dalla mia gonna rattoppata con mille pezzetti di stoffa in colori diversi. È per questo che mi sono guadagnata il nomignolo di “coriandolo”, il mio nome vero nome sarebbe Biancaneve: pelle diafana, bocca rosea e carnosa, capelli neri come l’ebano. Sono figa, lo so e quella bastarda acida della mia matrigna non se ne fa una ragione e sta sperperando l’eredità di mio padre dal chirurgo estetico. L’ultima volta che gli ha presentato il conto, lui ha avuto un infarto e mi ha lasciato con quella faccia di cera monoespressiva.

 

 

«La regina vuole che ti uccida e le porti il tuo cuore» afferma sulle spine il cacciatore interrompendo il corso dei miei pensieri, mentre vaghiamo senza meta nel bosco. «Quel cavolo di specchio magico deve smettere di farsi le canne. Dirle che è lei la più bella del reame e vivremmo tutti in pace» ribatto stizzita «portale una fettina del mio cu…»

«Coriander!» mi rimprovera subito «ho già la soluzione. Segui questo sentiero e arriverai a una casetta. Lì non riuscirà a trovarti.»

«Ho il cellulare scarico. Non ho Google-Map!» esclamo già colta dal senso di panico.

«Segui questo cavolo di viottolo e non puoi sbagliare, ti ho detto.»

«Stai molto calmo, bello. Altrimenti prendo il tuo cuore e me lo mangio a morsi» lo minaccio avviandomi lungo la strada indicata.

Gli animali del bosco mi seguono, ma io prediligo la compagnia degli uccelli lungo il tragitto. Sarà l’abitudine: molte volte esemplari non pennuti allietano le mie serate e vi posso assicurare che sono diventata un’ornitologa di tutto rispetto. Il cerbiatto al mio fianco si agita eccitato appena entriamo in una radura solcata da un fiumiciattolo. Due querce secolari fanno da angeli custodi a una villa bianca perfettamente tenuta. «Anvedi la casetta!» mi sfugge notando lo sfarzo che emana solo dall’esterno. Spinta dalla mia curiosità innata mi avvicino alla dimora. Busso all’enorme portone in massello, ma non ricevo risposta. Costeggio le aiuole perfettamente tenute e mi dirigo alla porta sul retro. «C’è nessuno?» domando mettendo un piede oltre la soglia, visto che è spalancata. Una cucina iper-tecnologica si presenta ai miei occhi. Qualche metro più in là un tavolo enorme con un vaso di fiori freschi, riempie la stanza. Mi avventuro nel lusso che regna incontrastato in quel posto, quasi completamente privo di pareti divisorie. Nella sala una serie di consolle e joystick di tutte le forme riempiono un muro, dalla parte opposta una decina di tv sono sintonizzate sui canali di borsa e sui notiziari 24 ore su 24. «Ma dove diavolo mi ha mandato il cacciatore?» domando a voce alta a me stessa, visto che non c’è anima viva.

«Sei nella casa dei NON-nani» afferma una voce sensuale. Mi volto verso quel suono ipnotico e la bocca mi si spalanca seccandosi. Un figo stratosferico scende a passo svelto la scalinata in legno lavorato e si piazza di fronte a me. Un paio di pantaloni da boxèr gli cadono a pennello sulle cosce tornite, il petto e le spalle sono un tutt’uno di muscoli guizzanti. Ma gli occhi… un grigio intenso che mi scava dentro.

«Devi essere Coriander. Benvenuta!» mi dice tendendomi la mano. Io non parlo, non mi muovo, non respiro. Sono viva? «Se hai questa reazione con me che sono il cucciolo di casa, non oso immaginare quando conoscerai gli altri» mi sorride condiscendente, facendo scintillare una dentatura perfetta. «Gli altri?» gli chiedo senza capire. «Sono a fare la loro corsa mattutina, io non ne avevo voglia» mi informa voltandosi per andare in cucina. Si versa un bicchiere di succo d’arancia e ne porge uno anche a me. «Eravamo ansiosi di conoscerti. Il nostro compito sarà venerarti.»

Non ho tempo di elaborare e rischio di strozzarmi quando varcano la soglia di casa non uno, ma ben sei adoni greci. Tutti in tenuta sportiva, tutti sudati fradici, tutti belli da essere illegali. Sputacchio un po’ di succo sul piano d’acciaio lucidato a specchio. Rimpicciolisco sotto lo sguardo di uno di loro, che geme indispettito. Gli altri si mettono a ridere di gusto e io non so più cosa, dove e per quanto tempo soffermarmi su ognuno di loro. Non ringrazierò mai abbastanza il cacciatore. Punto. «I-io so-sono Biancaneve” balbetto, incapace di dire altro. Il primo a parlare è quello con il fisico più asciutto di tutti, l’aria scanzonata, un sorriso sincero.

«Io sono Drew-olo, il più figo, il più intelligente e il più simpatico di tutti! Adoro il sesso orale, ti avverto subito.» Sussulto, ma un’altro si presenta. Due occhi verde palude da volerci affogare.

«Ciao Lady, io sono Jesse-olo, lo scopatore punitivo. Faccio il conto alla rovescia se mi fai incazzare e odio le parolacce.»

«Io sono Grey-olo. Io scopo forte e ti illuminerò nella mia stanza dei giochi.” Due occhi grigi imperscrutabili mi fanno fremere per la determinazione che vi leggo.

«Io sono Frano-lo. Mi hanno detto che non posso inserirti nel mio giro di ragazze, ma averne una qui non fa male a nessuno. Ti prometto faville.»

«Io sono Sevastyan-olo, detto il siberiano. Se gli altri non hanno nulla in contrario tra un’ora ci vediamo in sauna.» Tutti annuiscono stringendosi nelle spalle. Soffro di pressione bassa, ma penso proprio che quel tipo me la farà alzare a livelli allarmanti. Il suo corpo scolpito è coperto di tatuaggi che non vedo l’ora di analizzare minuziosamente. L’adone moro, invece, è ancora infastidito per il mio sputacchiamento.

«Io sono Miller-olo. Non ti azzardare a toccare niente in casa. Qui le pulizie le faccio io.» Detto questo prende uno straccio e dello spray antibatterico dalla credenza e io mi riempio gli occhi mentre con una solerzia maniacale pulisce il piano d’acciaio. Dopo essersi abbassato in tralice per controllare il suo stesso operato, tira un respiro di sollievo e ripone tutto al suo posto. “Mastro Lindo sei ufficialmente un pivello sfigato!” penso.

«Sei stata accolta da Rush-olo, il cucciolo di casa» dichiara Drewolo presentandomi il più giovane tra tutti. Quello mi fa l’occhiolino e tira fuori la lingua, ove un piercing vi luccica ammiccante. «Ti farò stare bene anche io, non preoccuparti.»

“Preoccuparmi? Io? Ma scherza? Mai sentita più tranquilla come in questo momento!” Altro che uccellini, passerotti o fringuelli! Qui davanti a me ho sette esemplari di avvoltoi umani famelici di carne fresca. Io lo sono di più, ma non diciamolo per ora. «Visto che sono il più educato e il più gentiluomo farò io gli onori di casa. Ti porto nella tua camera, anche se penso che la userai poco.» Il sorriso impertinente di Drewolo è perenne e lo seguo senza esitazione al piano di sopra.

La reggia? La regina? I sudditi? Le mie sette macchine del sesso mi hanno fatto scordare tutto. Ognuno di loro ha la propria particolarità, ma sono TUTTI maniaci del controllo e iperprotettivi ai limiti dell’asfissia. Mi piace. Mi venerano a livelli indescrivibili e soprassiedo sui loro lavori e sui loro trascorsi. Ad alcuni di loro hanno creato non poche turbe psichiche.

«Noi andiamo a giocare a golf, mi raccomando non aprire a nessuno» mi ordina perentorio come sempre Sevastyanolo. Si avvicina e mi toglie il fiato con un bacio profondo. «Siamo in mezzo al nulla, non mi troverà mai!» Lo tranquillizzo riferendomi alla mia matrigna. «Io sono stato un paio di volte con la regina. Non la sottovalutare» mi dice Millerolo. Non posso trattenermi. «E io che pensavo se la facesse con il chirurgo estetico!» Lui sorride e scuote la testa. «Paga bene, devo dire» si avvicina e io protendo le labbra per ricevere un bacio anche da lui. «Non toccare niente o dovrò pulire un’altra volta appena torno.» Ruoto gli occhi, ma Jesseolo richiede la mia attenzione. «Vieni a salutarmi come si deve, Lady.» Esito volutamente. «Tre… Due… Uno…» Corro tra le sue braccia prima che arrivi a zero. Non ho voglia del solletico in questo momento. Magari più tardi gli farò vedere rosso.

«Tieni il cellulare con te. Se ti chiamo e non rispondi stasera ti toccherà il fisting.» Dichiara Greyolo senza scomporsi, come sempre. Sgrano gli occhi e mi accerto di avere il cellulare in tasca prima di salutare anche lui. Franolo mi abbraccia da dietro. «Stasera sverrai…» mi minaccia seducentemente prima di darmi un assaggio con la bocca delle sue intenzioni. Arriva a ruota Rusholo. Accarezza con il suo piercing il mio labbro inferiore. «Stanotte eri magnifica.» Mi sciolgo di fronte alla sua dolcezza. È davvero un cucciolo rispetto agli altri, ma ha una propensione e una maestria innata, in determinati frangenti. Gli sorrido scompigliandogli i capelli. Sarebbe fuoriluogo affermare che mi sento la sua sorella mancata, diciamo che mi sento la sua trombamica del cuore. «Dimmelo che sono il più bravo di tutti» ridacchia Drewolo raggiungendomi. Come il Sultano ha la sua preferita, io ho il mio e quel NON-nano lo è di sicuro. «Puoi fare di meglio» lo sfido, sapendo che mettere in dubbio la sua virilità è più grave che attentare alla sua persona. Il suo sopracciglio si alza, il sorriso si allarga mentre si avvicina. «Tutti manici del controllo qui dentro, ma io sono l’unico che ti fa ridere. Sei una pessima bugiarda.» Ha ragione da vendere. «Divertitevi!» urlo dalla porta.

Ho una giornata tutta per me, la inizierò rilassando il mio corpo in un bagno bollente. Stare in questa casa è una continua prova di resistenza per le mie membra, ma il mio animo è rinvigorito. “Altro che chirurgo estetico! Bada che roba!” penso soddisfatta scrutando la mia espressione rilassata e la pelle luminosa. Sento bussare alla porta e, avvolta in un accappatoio, mi precipito ad aprire, disobbedendo al siberiano. Non deve saperlo o mi lascerà insoddisfatta per un paio di volte come minimo. Appena apro la porta mi spunta un sorriso diabolico. Per una volta sono io ad averlo. La regina e il principe mi guardano senza proferire parola, aspettando la mia mossa. La prima è più arrabbiata del solito, il secondo ha lo stesso occhio a triglia esaurita di sempre. Metto le mani avanti e parlo chiara e decisa.

«Conosco la storia. Tu avvelena una banana, invece di una mela e cacciatela per supposta. Tu, invece, scordati che mi addormenti e mi faccia baciare da te con quell’alito agliato che costantemente ti ritrovi.» Chiudo la porta sulle loro facce sconvolte e vado ad accendere la sauna. “Non tornerò la Biancaneve scialba neanche se Walt Disney in persona venisse a pregarmi in ginocchio. Decisamente meglio Coriander.” Convengo soddisfatta attizzando i carboni.

 

CHARLOTTE