Quando ho saputo di questa magnifica iniziativa non ho perso tempo nel chiedere a mia figlia se avesse avuto voglia di partecipare. Lei non mi ha detto solo sì, ma ha voluto subito andare in libreria a scegliere quello che sarebbe stato il libro “da raccontare ai bambini”. Tra gli scaffali, tra fate, streghe e corpi umani, è saltato fuori questo libro, piccolo, colorato, ma soprattutto un libro che fosse tale e non di quelli a cui lei è abituata. Malgrado i suoi cinque anni e la sua incapacità nel leggere, le ho letto una frase, la migliore a mio dire. La frase che alla fine contiene tutto il significato di questa piccola favola moderna: l’importante non è essere alti, ma essere all’altezza.

Piccolissimo me, edito da Piemme, vincitore del premio Battello a Vapore.

Sinossi:

Michelangelo va alle elementari e ha un grande problema: è basso, proprio basso, molto molto più basso della media. I suoi compagni lo prendono sempre in giro e lui non può nemmeno lamentarsi quando torna a casa: sua madre, infatti, che è un’ex pallavolista altissima e super determinata, non capisce il suo problema. Per fortuna le vacanze estive sono vicine e, come ogni anno, Michelangelo si rifugia nell’agriturismo dei nonni. Lì può divertirsi con il cane Nerone, fare lunghe passeggiate, corse in bicicletta e bagni nel fiume, oppure chiacchierare con il nonno Nino o aiutare la nonna Nina a cucinare i suoi manicaretti. Questo finché non si presenta Missis Black, un’americana tanto eccentrica quanto bassa, che indossa sempre dei fantasiosi cappelli e che gli insegnerà a vedere il mondo da un punto di vista diverso.

Tornate da danza, ci siamo sedute sul divano. Beatrice al mio fianco con la testa appoggiata sulla mia spalla, seguiva il mio dito lungo le frasi, ascoltando la storia di Michelangelo.

“È un bambino speciale, lo sai?” le ho detto.

“Perché mamma?”

“Perché lui non è come tutti gli altri. Essere differenti è molto importante” ho specificato.

“Vedi, Michelangelo è un bimbo più basso rispetto agli altri bambini. Lui è nato così, ma il punto non è questo. Il fatto è che malgrado l’amore dei genitori e dei nonni, lui si sente in difetto” le ho detto mentre mi fissava indecisa. “Così, a casa dei nonni, in Toscana, decide di salire sul ramo di un albero della casa. Lui da lì vede tutto ed è più alto persino del tetto.”

“Ma mamma, non si fa!” ha detto preoccupata.

“Tesoro, lo so. Ricorda però che Michelangelo è speciale e i bambini speciali possono fare cose speciali.”

Siamo andate avanti nel racconto. A volte mi sentiva leggere, altre era più interessata alla pubblicità della nuova bambola del momento, ma questo non ha affievolito il suo interesse, soprattutto per Missis Blake e i suoi cappelli insoliti.

Missis Blake arriva all’agriturismo dei nonni di Michelangelo un mattino di piena estate. È una donna piccola, piccolissima tanto quanto sono grandi i suoi cappelli fuori dal comune. Michelangelo inizialmente viene più attratto da ciò che ha in testa Missis Blake che dalla persona, ma ciò non toglie che tra i due, in modo inusuale e del tutto inaspettato, nasce un legame. Galeotto fu il cappello e una gita di troppo di Michelangelo sull’albero. Il progetto di fare un nuovo capello insieme, li spinge a comunicare oltre a ciò che le buone maniere impongono.

“Mamma, ma Missis Blake ha le macchinine in testa!” ha detto Beatrice osservando la figura.

“Si chiama Autodromo di Monza.”

“E qui? Cos’è questo?” ha chiesto sfogliando le pagine.

“È tutto l’Italia rappresentata dai monumenti più importanti. Vedi? C’è anche il Colosseo. Te lo ricordi? Ci siamo stati.”

“Sì, mamma, ma che succede a Michelangelo?”

“Ora lo scopriremo insieme.”

Michelangelo, oltre che a vivere il suo personale disagio per la sua statura inferiore alla media, si sente anche non capito dalla mamma che ignora volutamente il problema, pur di non affrontarlo. E a poco servono le raccomandazioni a non sudare, a non correre, a non farsi male, a non bere cose gelate se il vero e unico problema di Michelangelo non viene affrontato come dovrebbe. Lui capisce il distacco della mamma nei confronti di questo disagio, e talmente lo capisce che lo affronta a suo modo con ironia e coraggio. Ma le sorprese, come in tutte le favole, sono sempre pronte a saltar fuori a ogni cambio di pagina e qui non sono da meno. Missis Blake non solo ha lo stesso problema di Michelangelo, ma convince la mamma a portare il bambino da uno specialista.

“Un dottore, mamma?”

“Sì, tesoro.”

“E il dottore che gli fa?”

“Gli dà l’ormone della crescita. Michelangelo non lo ha come te o come gli altri bambini. Ne ha di meno, ma c’è il super dottore a guarirlo.”

“E cresce così?”

“Certo.”

“Come me?”

“Più di te.”

“Mamma, Michelangelo mi sta proprio simpatico.”

“Anche a me, tesoro mio.”

Questa è una favola non solo adatta ai bambini ma anche agli adulti. È un chiaro esempio di quanto sia importante accettare i propri limiti e imparare a farsi forza in essi, ad accettare e vedere i limiti altrui e soprattutto le persone diverse da noi. I figli non sono tutti uguali, ma piccoli o grandi, bassi o alti che siano, meritano di essere amati sempre, ascoltati sempre, capiti sempre, perché l’importante non è essere alti, ma essere all’altezza.

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