«Mi amerai fino al giorno della mia morte. Ti porterò ad amarmi anche se fa male, anche quando fa male.»

Buongiorno Dame, oggi vi parlo di Dove finisce il cielo, secondo volume della serie  Real di Katy Evans, edito Newton Compton. Venite a scoprire cosa ne penso.

Titolo:Dove finisce il cielo

Titolo originale:Mine

Autrice:Katy Evans

Editore:Newton Compton

Pubblicazione:13 dicembre 2018

Genere:Sport romance/Erotic romance

Serie:Real #2

 

RECENSIONE

A tre anni dall’uscita di SEI TU IL MIO PER SEMPRE grazie alla Fabbri Editori, la Newton Compton è riuscita a riportare in Italia la serie Real di Katy Evans e a pubblicarne il secondo volume  col titolo “Dove finisce il cielo.”

Un romanzo attesissimo dalle fan nostrane, rimaste per troppo tempo col fiato sospeso circa la sorte di Remy e Brooke dopo le tante vicende che li avevano fatti allontanare.

Remington “Riptide” Tate è un campione sul ring, una macchina da guerra che riesce a mettere al tappeto qualunque avversario. Grande o piccolo, debole o forte, Riptide è capace di stenderlo con un semplice gancio; ma dietro tanta energia e forza si nasconde una persona vulnerabile, ancora segnata dalla malattia e dai traumi infantili. Riptide è una furia sul ring, si allena continuamente non solo per vincere, ma soprattutto per dimostrare a se stesso e agli altri di valere qualcosa. La boxe è il suo riscatto morale, l’ unica ragione di vita fino all’arrivo di Brooke, la sua piccola dinamite.

Brooke sconvolge l’esistenza di Remy al punto che il campione è disposto a tutto pur di vederla felice, anche a fare un passo indietro mettendo a repentaglio la sua carriera.

In Dove finisce il cielo ritroviamo Remy e Brooke più innamorati che mai, ma ancora incapaci di vivere serenamente il loro rapporto. Troppe ombre, minacce e insicurezze offuscano la loro felicità: il disturbo bipolare di Remy, l’eccessiva gelosia di Brooke e il temibile Scorpion, pronto a tutto pur di “scippare” il titolo a Riptide. All’apparenza questo romanzo sembrerebbe avere tutti gli ingredienti giusti per conquistare il cuore delle lettrici, in realtà, sin dalle prime pagine traspare l’assenza di un filo narrativo coerente e il pressapochismo nel trattare determinati temi.

Remington è sempre stato abbandonato. I genitori. Gli insegnanti. Gli amici. Persino da me. Nessuno gli è mai rimasto abbastanza vicino da mostrargli quanto vale. Quello che ha fatto, solo per portarmi a toccarlo e a dargli un po’ di affetto, mi fa desiderare di annegarlo nel mio amore finché non dovrà mai più chiederlo.

Remy soffre di disturbo bipolare, una patologia psichica abbastanza grave che altera i rapporti tra il soggetto malato e chi lo circonda, eppure nel romanzo c’è solo qualche accenno alla malattia senza mostrare la sofferenza che attanaglia chi ne è affetto. Durante la fase depressiva Remy si limita a starsene svogliatamente  a letto e in quella maniacale a combattere e sconfiggere tutti i suoi avversari (mai una volta che perdesse un incontro) e a fare sempre sesso con Brooke. Remy ci viene mostrato come un personaggio piatto, privo di spessore che ha la fissa per il sesso. Non si percepisce la sua sofferenza, la sua fatica, la sua lotta contro un male oscuro e imprevedibile che lo dilania giorno per giorno. Se l’autrice  avesse evidenziato questi aspetti, le conquiste di Remy avrebbero acquistato maggior valore e lui ne sarebbe uscito  come un personaggio vincente in tutti i sensi e non solo sul ring.

Riptide ha un problema psichico, ma anche Brooke non è che stia messa tanto meglio. È perennemente eccitata: di giorno, di notte, di pomeriggio, al crepuscolo, all’alba e così via. Ma possibile che questa benedetta ragazza non pensi ad altro che al sesso? Basta uno sguardo di Remy e Brooke si eccita. Remy le parla e lei si eccita. La pungono gli scorpioni spedendola all’ospedale in fin di vita e indovinate lei cosa fa?

Si eccita. Brave! Lol

Duro, magro e perfetto, pericoloso, bellissimo, e tutto mio.

Le scene di sesso sono numerose e molto lunghe, vuote e meccaniche. Non c’è magia nei loro amplessi, non trasudano passione,amore, complicità ma rappresentano il mero soddisfacimento di un bisogno fisico, un accoppiamento simile a quello degli animali.

È uno stallone. È stato fatto per accoppiarsi. Per procreare. 
E lo voglio come il prossimo respiro.
Lo voglio più di quanto non lo desiderino tutte queste donne che urlano.
Voglio ogni sua piccola parte. Voglio il suo corpo. La sua mente. Il suo cuore. La sua bellissima anima. 

La parte erotica occupa tre quarti del romanzo, un po’ troppo se si pensa che la serie Real appartiene al genere sport romance. Invece i fatti salienti o quelli che avrebbero dovuto esserlo sono condensati in poche pagine narrate in modo brusco e approssimativo. Per darvi un’idea della situazione vi basti pensare che l’autrice dedica poche righe agli incontri di boxe vinti sempre e comunque da Remy contro avversari anonimi, e invece gli amplessi si prolungano per pagine e pagine.

Care Dame, credo che non sia necessario continuare a elencarvi i motivi per cui questo romanzo a mio avviso non raggiunge la sufficienza. Mi aspettavo qualcosa in più o quantomeno una storia piacevole e narrata decentemente in pieno stile Evans. Ho letto altri libri dell’autrice e posso affermare con certezza che queste pagine sono lontane anni luce dallo stile fresco, ironico e sensuale della serie Manwhore.

Come sempre, se lo leggete fatemi sapere cosa ne pensate.

Alla prossima,

Vanilla

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