Care Dame di Harem, è con tanta emozione che vi parlo in anteprima dell’ultimo romanzo di Daniela Volonté, “Non basta dirmi ti amo”, in uscita oggi 9 novembre edito dalla Newton Compton. Una storia con cui la Volonté dimostra ancora una volta, semmai ce ne fosse bisogno, di essere una delle penne più prestigiose e coinvolgenti del panorama romance italiano.
TITOLO: Non basta dirmi ti amo
AUTORE: Daniela Volonté
EDITORE: Newton Compton Editori
PAGINE: 312
DATA DI PUBBLICAZIONE: 9 novembre 2017
PREZZO: 9.90 euro (cop. rigida), 2.99 euro (ebook)
Durante le feste, l’aeroporto JFK di New York è persino più affollato del solito. A causa delle abbondanti nevicate, poi, tutti gli aerei sono in ritardo, compreso quello che dovrebbe riportare Beatrice in Italia. Durante l’interminabile attesa, un signore ha un infarto e Beatrice si ritrova a soccorrerlo tempestivamente con l’aiuto di un uomo con una cicatrice sul viso. Si chiama Callan ed è di origine inglese. Seppure per poco, l’intensità di quei momenti li ha avvicinati, ma l’annuncio dei voli richiama entrambi alle proprie vite e Beatrice torna in Italia dal fidanzato, Matthias, che ha in serbo per lei un’inaspettata proposta di matrimonio. I preparativi la inghiottono, insieme ai conflitti con l’ingombrante suocera e con suo fratello, che non vede di buon occhio le nozze. Beatrice ha quasi dimenticato l’episodio all’aeroporto, quando riceve il messaggio di Richard, l’uomo che ha salvato: ha organizzato un weekend in Toscana con le due persone a cui deve la vita. In pochi giorni tutto cambia e Beatrice dovrà prendere decisioni difficili pur di seguire il suo cuore. Sarà pronta a lasciarsi andare?
RECENSIONE a cura di Francesca Vallicelli
“Le anime più forti sono quelle temprate dalla sofferenza. I caratteri più solidi sono cosparsi di cicatrici”
Cit- Kahlil Gibran
A causa di un’abbondante nevicata, Beatrice si ritrova bloccata al JFK impossibilitata a tornare in Italia. Nell’estenuante attesa che ripartano i voli, si ritrova a soccorrere un uomo con un principio di infarto. Ad aiutarla accorre un passeggero di origine inglese, Callan.
“L’uomo dall’accento inglese si materializza davanti a me e soltanto ora distinguo il colore delle sue iridi. Sono di un’intensa tonalità di verde. […] Appena lo scruto bene in volto, rimango senza respiro. Ha una profonda cicatrice che dall’angolo destro delle labbra gli corre lungo la mascella. Ricorda una goccia d’acqua che scivola lungo un vetro seguendo un percorso irregolare.”
Un incontro fugace che dura un battito di ciglia, ma che lascia un segno in entrambi. Callan è abituato agli sguardi morbosi e insistenti della gente che si sofferma solo sulla sua cicatrice senza vedere altro di lui mentre Beatrice la osserva, ma va oltre. Beatrice, invece, esce da questo incontro frastornata dalle sensazioni che il contatto con quest’uomo provoca sul suo corpo. I voli vengono ripristinati ed è giunto il momento che ognuno torni alla propria vita. Beatrice lavora per una casa di moda, il cui proprietario è il padre del suo fidanzato Matthias. Al suo rientro, la sua vita subisce una svolta importante. Matthias le chiede di sposarla:
«Senza di te combino solo cavolate. Senza di te non sono nessuno. Sei tu che mi indichi la strada giusta. Con te è facile essere una persona migliore… basta seguirti! Voglio che questo duri per tutta la vita. Voglio che tu mi mostri la via giusta per tutta la vita».
Ma non solo. Inaspettatamente, riceve anche una promozione e la futura suocera, che da sempre la detesta, diventa improvvisamente amorevole offrendosi di aiutarla con i preparativi del matrimonio. Senza contare che deve fare i conti con un fratello maggiore estremamente ansioso e protettivo. Tutto questo provoca in lei un forte stress per non parlare del fatto che il suo cuore, invece di scoppiare di gioia all’idea di sposare l’uomo che ama, è permeato da una sensazione di angoscia. Matthias, infatti, è lunatico e umorale. Un istante è dolce e quello dopo scontroso e aggressivo, ma Beatrice, da donna innamorata, riesce sempre a trovare una giustificazione plausibile per ogni comportamento. Perché Beatrice è così, tende sempre a vedere il buono e il lato positivo e, soprattutto, si preoccupa sempre più per gli altri che per se stessa. Una boccata di ossigeno arriva dall’invito di Richard, l’uomo soccorso all’aeroporto, a trascorrere un weekend in Toscana, dove tutto sarà stravolto. Callan e Beatrice si rivedono e, da qui fino alla fine, il romanzo prende una piega emozionante e commuovente. Assistere al loro modo di approcciarsi, alla nascita della loro storia d’amore mi ha fatto provare un sentimento immediato e un senso di protezione verso i due protagonisti. Sentimento che nasce dalla descrizione delle loro fragilità.
Per farvi capire, devo necessariamente approfondire la figura di Callan, un uomo che non si può non amare. Dall’estratto che vi ho messo sopra, sapete già che ha una cicatrice sul volto, ma non è l’unica. Non vi starò a spiegare come e perché se le è procurate, mi interessa spiegarvi chi è Callan. Ogni cicatrice ha la sua storia come colui che le porta su di sé, ma mentre queste si possono curare, le ferite dell’anima sono più difficili da suturare. Il dolore fisico si tramuta in dolore mentale. Callan non riesce a dar voce alla propria sofferenza che definisce e si manifesta attraverso incubi e insonnia. Detesta essere toccato e non sopporta il contatto con gli estranei e per questo si chiude sempre più a riccio. È schiacciato dal peso del proprio malessere e rifiuta l’aiuto di chi lo circonda ed è sfuggente per il timore che ad una eventuale richiesta non trovi una mano tesa. Responsabile di questa reticenza è l’ex moglie Helena che non è stata capace di catalizzare la portata distruttiva dell’evento che ha causato tutto questo. Come per Dante, Beatrice dà il via, inconsapevolmente, al processo di recupero e salvezza di Callan.
“Nessuna ferita che scalfisce il mio corpo e niente pensieri negativi. Mi sento fluttuare nell’aria con una leggerezza mai provata e desidero che questa sensazione non svanisca.”
Recupero che si costruisce lentamente attraverso piccoli, ma significativi gesti, come dormire serenamente tra le braccia di Bea o un sorriso. Sorriso che ha il sapore di una piccola vittoria perché per la prima volta Callan si sente un uomo come tanti. Callan È un uomo come tanti. Ma la battaglia è ancora lunga e altri mattoncini devono essere aggiunti per costruire le fondamenta. Altro ostacolo da superare è il contatto fisico e Bea si approccia a Callan con delicatezza e naturalezza. Ho letto queste pagine con gli occhi velati dalle lacrime per la potenza narrativa delle parole e perché mi ha toccato profondamente il timore di Bea di fare la cosa sbagliata e, allo stesso tempo mi sono messa nei panni di Callan. Posso solo immaginare quanta fatica abbia fatto a lasciarsi andare perché, anche se si avverte il loro desiderio, ci vuole fiducia. Fiducia a far entrare quasi una perfetta estranea nel proprio mondo con la paura che questa ti deluda esattamente come tutti gli altri, ma la sensibilità di Bea oltrepassa tutte le barriere visibili e invisibili.
“Continua a essere un blocco di sale e inizio a temere che non gradisca queste mie attenzioni, invece finalmente risponde al mio bacio. Dio, ti ringrazio! Le sue dita finiscono dietro alla mia nuca e mi attira a sé. Il sangue picchia nelle vene, poiché il cuore accelera la sua corsa. Assaggio le sue labbra carnose, mentre si muove lento sulle mie.[…] Schiudo le labbra per invitarlo a esplorare meglio la mia bocca. Anche lui vuole cogliere il mio sapore e così le nostre lingue si cercano e iniziano la loro reciproca conoscenza. Callan mi bacia con passione e con lentezza. C’è un’altra cosa che avrei voluto fare fin dalla prima volta che l’ho visto. Le mie dita arrivano alla sua mascella, si fermano incerte. Poi proseguono in direzione delle labbra. Ed eccolo quel piccolo solco cui ho pensato spesso in questi mesi. La sua imperfezione. Lì dove il suo volto è segnato, si concentrano le mie carezze. […] Voglio che l’ultimo bacio, se tale deve essere, gli muoia sulle labbra, emblema del suo presente e non ricordo del suo passato. Non c’ero allora, ma ci sono adesso. Torno là, dove tutto è partito: alle labbra.”
Ma ciò che manca tra loro è la comunicazione e questo perché Callan, grazie a Bea, finalmente si sente vivo. È come se si fosse liberato del peso che si porta sulle spalle da tanto tempo. E non vuole rischiare che il profumo della libertà evapori.
“La verità è che non voglio spezzare quello che mi sta invadendo in questi attimi. Un qualcosa che non so definire, ma cui in fondo non mi interessa dare un nome, mi basta viverlo.”
Uno spiacevole episodio ha il potere di colmare anche le ultime distanze, facendo sì che la loro unione sia totale e non solo basata sul piano fisico. Per essere amati occorre consentire all’altra persona di mettersi nelle condizioni di farlo. Callan non combatte più, non fugge più, smette di resistere e abbraccia l’amore, un amore fatto di condivisione reciproca e intimità profonda.
“«Lasciati amare…», gli sussurro, trattenendolo a me.[…]Antitesi che si cercano. Bianco e nero che si mescolano.[…] Niente sesso. Niente lussuria. Soltanto il suo viso appoggiato al mio petto nudo e la nostra pelle fusa insieme.[… ] Resto dentro di lei, uniti carne nella carne, sofferenza nella sofferenza. E forse… anche salvezza nella salvezza.”
Callan e Bea prima di conoscersi erano due erano due gocce separate. Bea era una goccia che si lasciava cadere per inerzia, trasportata dagli eventi. Callan porta su di sé quella goccia, la forma della sua cicatrice sul viso. Gocce come quelle che formano la pioggia. Pioggia che da un brutto evento si trasforma in connotazione positiva perché la pioggia lava via, purifica, è catartica. E da due gocce separate diventano due gocce che si uniscono dando vita ad una nuova vita insieme. Gocce come le mie lacrime a fine lettura, lacrime piene di quella dolcezza dopo che ci si è commossi. Perché, anche se può apparire una storia dolorosa, questo romanzo a me ha trasmesso tanta pace, forza e serenità.
Le cicatrici ci ricordano chi siamo stati, ma non determinano dove andremo, quale direzione prenderà la nostra vita. Noi non siamo intatti, perfetti, tutti abbiamo imperfezioni visibili e/o invisibili. Una crepa non rovina un oggetto, non vale la pena buttarlo, ma aggiustarlo. È tutto ciò che ci rende umani. Bea tutto questo lo capisce e non ne è spaventata. Un dettaglio, anche il più insignificante come un incontro fortuito in un aeroporto, può cambiare la vita ritrovando la luce dopo che si è attraversata la più fitta oscurità e ricevere in premio un foglio bianco da riempire.
Vorrei spendere due parole anche per il titolo: “Non basta dirsi ti amo”. No, non basta. È necessario capire come amare e quelle due semplici paroline sono riduttive per un legame forte e profondo. Per amare servono i gesti, serve curare e accarezzare le pieghe della nostra anima, ascoltare, saper rincorrere e saper raggiungere anche quando non si vuole farsi trovare. Callan e Bea sono tutto questo e anche di più.
La Volontè ha narrato questa storia con una delicatezza narrativa preziosa, senza alcun alone di pietismo/vittimismo. Ha la semplicità e il tatto di un fiocco di neve che rende questa storia magica. Vorrei definire questo romanzo poesia. Sì, non ne rispetta la metrica, ma non importa. Daniela mette l’anima in ciò che dà, con il suo modo di sentire la realtà, di viverla e di esprimerla, cogliendone la meraviglia. È un grido senza alzare la voce, il coraggio dietro al dolore.
Ho apprezzato anche la narrazione col doppio pov. Nulla di nuovo ed eclatante, ma permette al romanzo di rafforzare la sua potenza narrativa, esaltando le fragilità dei protagonisti che si trasformano in forza.
Oltre ai personaggi principali di cui vi ho già parlato abbondantemente, la bravura di questa autrice si può notare anche nella caratterizzazione dei personaggi secondari, in particolare di Matthias. È stato talmente approfondito in ogni sfaccettatura che anch’esso mi ha fatto provare emozioni. La sua meschinità mi ha tirato fuori rabbia, repulsione, odio, voglia di giustizia.
Altro elemento vincente, a mio avviso, è stata la chiusa. Dopo l’epilogo è stato inserito un capitolo con un salto temporale antecedente alla fine della storia e questa scelta per me è stata vincente perché ne aumenta il pathos e l’intensità, accentuando nel lettore il trasporto e il coinvolgimento.
Daniela, insieme ad un’altra autrice, è la mia certezza, la mia àncora di salvezza dove mi rifugio quando ho bisogno di serenità, di pace e di sicurezza.
Daniela, ti aspetto prestissimo con una nuova storia, non smettere mai di scrivere perché, con temi attinenti alla quotidianità, con la tua semplicità e sensibilità, hai il dono di arrivare e toccare il cuore delle lettrici.
A voi, care Dame, non mi rimane che augurarvi buona lettura! Non vergognatevi MAI delle vostre cicatrici perché rappresentano la nostra identità, ciò che ci caratterizza e distingue dagli altri.
“Ci vuole più forza e coraggio per vivere che per decidere di lasciarsi morire.”
Alla prossima,
Francesca
Storia
Continuate a seguire il Review Tour dedicato a questo libro meraviglioso
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