Titolo: Bugiarda
Autore: Sarah J. Naughton
Editore: Dea Planeta
Genere: Thriller
Data di uscita: 15 maggio 2018
La chiesa sconsacrata di St Jerome, in un quartiere popolare di Londra, è un approdo sicuro per chi, come Jody, è scampata a un passato difficile e ancora stenta a camminare con le proprie gambe. Dietro le sue incongrue vetrate, negli alloggi popolari ricavati sotto le sue ampie volte, la vita scorre apparentemente tranquilla. Fino a quando il giovane Abe, al termine di una serata romantica in compagnia proprio di Jody, finisce in coma per una caduta sospetta giù dalle scale. Tocca alla sorella Mags – inscalfibile e cinica avvocatessa in carriera, che da anni ha preferito tagliare i ponti con lui e con il resto della famiglia – accorrere al capezzale di Abe per decidere della sua sorte. Non prima, però, di aver capito cosa è accaduto davvero quella tragica notte. Perché tutti, ma proprio tutti a St Jerome, a partire dalla stessa Mags, hanno un segreto da nascondere. E validi motivi per mentire.

Benvenuti alla Tappa “World Setting” del Blog-Tour dedicato a “Bugiarda: Una mente per amore. L’altra per vendetta” di Sarah J. Naughton.

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Ci troviamo a Londra, ma non pensate ai quartieri turistici pieni di negozi stupendi o monumenti. Prendiamo un bus, vi va?

“Edgware Road e Regent’s Park sono illuminati e gremiti di persone, ma quando attraversiamo Camden e Chalk Farm edifici e persone si fanno più squallidi. Kentish Town in pratica è l’ultimo bastione della civiltà, prima di entrare in una terra di nessuno, fatta di negozi con finestre e porte sbarrate, e di fatiscenti case popolari. Persino il cielo sembra più sporco, qui.”

Questo è il percorso che Mags compie per andare a St Jerome, la chiesa sconsacrata dove suo fratello Abe viveva e dove è precipitato da dodici metri.

In fondo c’è un lotto abbandonato e sconnesso, e poi la vedo. La chiesa di St Jerome, il campanile che si staglia sullo sfondo del crepuscolo. Ho la pelle d’oca. È la prima volta che entro in una chiesa dopo quasi vent’anni e, anche se i battenti originali di legno sono stati sostituiti da un anonimo portone antisfondamento, un panico irrazionale mi sale in gola al pensiero di varcarla. Il taxi si ferma accanto al marciapiede, sotto un lampione la cui luce fa i capricci. «Ventitré e cinquanta, tesoro». Gli passo le banconote – sono ancora poco familiari per me – senza aspettare il resto, e scendo. Un vialetto di cemento attraversa una distesa di erba a chiazze, perlopiù utilizzata come toilette per cani. È chiusa su tutti i lati da una recinzione metallica, contro la quale sembrano premere gli edifici che sorgono dall’altra parte. A sinistra del sentiero, ombreggiato da una collinetta vicina, c’è un parco giochi. L’unico occupante, un bambino di otto o nove anni, alza gli occhi dall’altalena. Fa freddo qui, molto più freddo che in centro, e un vento pieno di sabbia mi strattona l’impermeabile mentre trascino la valigia lungo il vialetto.”

Da Las Vegas ai bassifondi londinesi, dove la bruttura del paesaggio sembra volersi mescolare con la tragedia appena accaduta.

Mags si trasferisce nell’appartamento di suo fratello per avere modo di capire qualcosa in più sull’incidente, ma non sa che avrà il suo bel da fare per cercare di estorcere la verità da quelle bocche che sembrano cucite con la disperazione.

 “Una chiesa piena di gente che sussurra e tende le orecchie, dove tutti ascoltano tutti, cercando di cogliere qualche traccia di peccato.”

 L’Autrice ha usato le ambientazioni per dare colore e forza alla trama. Il lettore viene portato mano a mano a considerare i fattori ambientali come veri e propri protagonisti della storia: il grigio di questa parte di Londra dimenticata da Dio, lo sporco delle strade che arriva finanche a imbrattare cielo, gli odori nauseabondi che contaminano persino gli abitanti di quei luoghi.

St Jerome è una chiesa sconsacrata, dove un’associazione benefica ha creato degli alloggi per persone disadattate che stentano a trovare la propria strada. È cupa, tetra, con vetrate che lasciano filtrare la rara luce solare colorandola di rosso vermiglio, rosso sangue. È ridondante di rumori sinistri, di odori forti e pungenti. È misteriosa, lugubre, proprio come gli inizi della vicenda.  È abitata da persone che si conoscono, che sanno tutto di tutti, ma che mai e poi mai si lascerebbero scappare un indizio o un consiglio. È circondata da strade sporche contornate da negozi fatiscenti e abitate da gang e poveracci. La miseria viene ben tratteggiata dall’Autrice, e va a insaporire e a dare ancora più pathos alla storia. La normalità agli occhi di Jodie appare come disperazione a quelli di Mags, fino a diventare anche per lei, per certi versi, un’abitudine, proprio nel momento in cui la donna arriva a pensare che, forse, non ci sono né colpevoli né soluzioni. Tutto è commisurato all’andamento della storia, tutto è il giusto contorno agli avvenimenti che si succedono impetuosi, tant’è che poi, quando tutto avrà una soluzione, anche il panorama muta, cambia, allargandosi e respirando, proprio come noi, proprio come Mags. 

“Persino qui, sulla strada principale e trafficata che porta a Inverness, l’aria è diversa. È pulita, ha un sapore minerale, come l’acqua fresca. Alla mia destra scintilla il  loch. Indipendentemente dal tempo, la superficie dell’acqua è sempre nera. Custodisce i suoi segreti da diecimila anni. 

Questo è il Paese di mio padre.”

Scozia, il punto di partenza e di arrivo di Mags e Abe, dove tutto è lindo, terso. Dove tutto e tutti troveranno un posto, dove si arriverà solo dopo che ogni enigma avrà trovato soluzione.

E Jodie?

Jodie troverà il modo per vedere il bello anche nel grigio, avrà in mano il potere per rafforzarsi e per capire che si vive solo ciò che si vuol vedere. 

 “Un tempo trovava la vista orribile: perché dà sui bidoni della spazzatura. Ma non è obbligatorio guardare di sotto. Si può guardare in alto.”

 Grazie per essere stati con noi e a presto!

Laura Gaeta

La nostra recensione

Bugiarda: Una mente per amore. L’altra per vendetta” – Sarah J. Naughton-Recensione

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