Recensione Il Piccolo Principe
Quando andavo alle scuole medie, un giorno la mia professoressa di francese arrivò in classe con un sottilissimo libro in mano e dopo aver attirato la nostra attenzione andò alla lavagna e fece un disegno. Dopo essersi seduta alla cattedra ci chiese secondo noi cosa rappresentasse il suo disegno. Tutti rispondemmo all’unisono: “ Un chapeau”- Un cappello. Lei con il suo piglio autoritario ci rispose di no e che avremmo subito scoperto cosa fosse in realtà. Allora, prese in mano quel sottilissimo libro, e ce lo mostrò. La copertina raffigurava un bimbo biondo vestito da principe in piedi su una specie di palla. Strizzai gli occhi coperte dalle lenti da vista per leggere il titolo da lontano: Il piccolo Principe di Antoine de Saint- Exupéry.
Incuriosita mi raddrizzai sulla sedia e prestai maggiore attenzione alla cattedra. La professoressa ci disse che da quel giorno avremmo letto quel libro insieme cercando di tradurlo per imparare nuove parole da aggiungere al nostro vocabolario. Il mio amore per la lettura e per il francese mi fecero adorare quel libro già dalla copertina. Ricordo che ad ogni lezione leggevamo a turno e poi cercavamo di capire il significato delle parole e appuntavamo sui nostri quaderni quelle le nuove.
Non ho più riletto Il piccolo Principe da allora quindi, quando il Sultano ci ha chiesto di scegliere un libro per ragazzi da recensire per la Giornata Internazionale dei diritti per l’infanzia, ho subito pensato che fosse la giusta occasione per rileggerlo. Avevo un po’ di timore nel riapprocciarmi a questo scritto. Pensavo che non mi sarebbe più piaciuto dopo tanti anni, che leggerlo da adulta mi avrebbe semplicemente fatto passare qualche piacevole momento di tranquillità senza lasciarmi grandi contenuti.
Mi sbagliavo, alla grande.
Dopo pochi periodi mi son dovuta ricredere. La storia del Piccolo Principe mi ha coinvolto proprio come tanti anni fa.
Trama
“Il Piccolo Principe” è la storia dell’incontro in mezzo al deserto tra un aviatore e un buffo ometto vestito da principe che è arrivato sulla Terra dallo spazio. Ma c’è molto di più di una semplice amicizia in questo libro surreale, filosofico e magico. C’è la saggezza di chi guarda le cose con occhi puri, la voce dei sentimenti che parla la lingua universale, e una sincera e naturale voglia di autenticità. Perché la bellezza, quando non è filtrata dai pregiudizi, riesce ad arrivare fino al cuore dei bambini, ma anche a quello degli adulti che hanno perso la capacità di ascoltare davvero. Età di lettura: da 8 anni.
La storia si apre sulla figura di un pilota il quale sta tentando di aggiustare il suo aereo dopo essere precipitato nel bel mezzo del deserto del Sahara.
Ad un certo punto gli si avvicina un bambino che si presenta come il Piccolo Principe.
Il Piccolo Principe racconta al pilota che arriva dall’asteroide B612, un piccolo pianeta che ha come unico abitante lui.
Per tutto il giorno il Piccolo Principe si occupa di tenere in attività due dei tre vulcani presenti sull’asteroide, di pulire accuratamente quello inattivo e di curare con tanta dedizione una piccola rosa, a cui lui tiene molto. Si occupa anche di estirpare i germogli di baobab che rischierebbero di infestare con le loro radici l’intero pianeta.
È per questo che il Piccolo Principe si trova su questo strano pianeta che è la terra: ha bisogno di una pecora che sia capace di brucare gli arbusti di baobab.
Durante il suo viaggio per arrivare alla Terra il Piccolo Principe ha visitato altri asteroidi non lontani dal suo facendo così conoscenza di coloro che vi abitava.
Su uno c’era un re che non aveva sudditi su cui regnare.
Sul secondo pianeta c’era un vanitoso in cerca di ammiratori.
Sul pianeta successivo vi abitava un ubriacone che continuava a bere per tentare di dimenticare la sua vergogna del bere.
Ancora il piccolo Principe incontra un uomo d’affari indaffarato a fare calcoli e contare quelle che lui ritiene essere le sue stelle tant’è che non alza neanche il capo dal foglio su cui scriveva mentre parlava con lui.
Il pianeta dove c’era un unico lampione e un lampionaio che lo accendeva e spegnava una volta al minuto fu la quinta tappa del viaggio del Piccolo Principe.
Continuando il suo peregrinare il bambino si imbatte nel pianeta abitato da un geografo che sta seduto alla sua scrivania senza però conoscere nulla del suo pianeta poiché non ha al suo cospetto degli esploratori che possano osservare il territorio per lui. Lo stesso geografo consiglia al Piccolo Principe di visitare il grande Pianeta Terra.
Arrivato su questo immenso pianeta il Piccolo Principe fa diversi incontri.
Nel deserto si imbatte in un serpente giallo, secco come un dito che parla per enigmi, in un piccolo fiore con tre petali e in un giardino fiorito di rose che assomigliavano molto al fiore che aveva sul suo pianeta e che prima di partire aveva messo sotto una campana di vetro per proteggerla dal vento e di cui sentiva la mancanza.
Il bambino scopre che la sua amica rosa non è unica nel suo genere, allora si intristisce.
La rosa gli aveva assicurato di essere la sola ed unica in tutto l’universo ed invece su questo pianeta ce n’era un giardino pieno!
“Mi credevo ricco di un fiore unico al mondo, e non possiedo che una qualsiasi rosa. Lei e i miei tre vulcani che mi arrivano alle ginocchia, e di cui l’uno, forse, e’ spento per sempre, non fanno di me un principe molto importante…”. E, seduto nell’erba, piangeva.
È durante questo suo momento di tristezza che il Piccolo Principe incontra una volpe. Una volpe che chiedeva di essere addomesticata, una volpe che chiedeva solamente amicizia; sentimento che i grandi non sono quasi più in grado di provare.
È qui che, grazie alla volpe, il Piccolo Principe scopre il valore dell’amicizia, quello vero e puro.
“Addio”, disse la volpe. “Ecco il mio segreto. È molto semplice: non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi”.
“L’essenziale è invisibile agli occhi”, ripetè il piccolo principe, per ricordarselo. ” E’ il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante”.
“È il tempo che ho perduto per la mia rosa…” sussurrò il piccolo principe per ricordarselo.
“Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa…” “Io sono responsabile della mia rosa…” ripetè il piccolo principe per ricordarselo.
Intanto che il Piccolo Principe racconta del suo viaggio il pilota tenta invano di aggiustare il suo aereo e finisce le sue scorte di acqua allora gli propone di andare alla ricerca di un pozzo per abbeverarsi; quando lo trovano saziano la loro sete e il pilota continua il suo lavoro chiedendo al suo piccolo amico di ritrovarsi alla sera nello stesso posto.
Quando il pilota si avvicina al pozzo si accorge che il Piccolo Principe sta parlando con un serpente e che questo sta assicurando al suo piccolo amico di avere il modo di farlo ritornare sul suo piccolo asteroide, dalla sua amica rosa.
Il piccolo Principe che vuole ritornare a casa dice addio al suo amico pilota. La loro è stata un’amicizia sincera: il pilota gli ha disegnato una scatola con dentro la pecora che lo aiuterà a risolvere il problema dei germogli di baobab e una museruola che gli impedirà di brucare anche la sua amica rosa.
Prima di salutarlo definitivamente gli chiede di alzare il capo ad osservare le stelle durante la notte per potersi ricordare di lui e che lui avrebbe sorriso ogni qual volta il pilota avrebbe compiuto questo gesto.
Dentro le pagine di questo sottilissimo libro sono racchiusi tanti valori.
Quello dell’amore, dell’amicizia e quello della vita che spesso si perdono di vista pur di rincorrere vizi e virtù vane.
L’essenziale spesso per noi grandi è poco visibile perché i nostri occhi e il nostro cuore sono proiettati troppo lontani, dove i contorni sono indistinti, tutto mescolato in un’unica grande macchia e non sono più capaci di ricercare il dettaglio, la semplicità, l’elemento unico in quell’immenso fluire di sensazioni ed emozioni.
L’insegnamento che la lettura de il Piccolo Principe mi ha lasciato ora, che sono grande, è proprio questa: ritornare ad osservare il mondo con occhi sinceri, come quelli di un bambino e ricercare l’essenzialità sotto cumuli di inutilità.
Buona lettura.
La Vostra Cannella
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