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“La stratega, anno domini 1164”, seconda versione de “1164, l’assedio di Rivoli”. Romanzo storico-fantastico. Dopo un forte temporale Alice, una giovane donna del XXI secolo, si ritrova nel 1163, in un bosco della bellissima Valpolicella. Cos’è accaduto? Chi l’ha inviata nel 1163 durante la lotta degli anti-imperiali contro l’imperatore Federico il Barbarossa e perché? É stata una casualità o un disegno divino? Ferita e confusa, Alice viene soccorsa da una famiglia di contadini semi-liberi, che la conduce

Le antiche vie romane, che portano alla città santa, sono irte di pericoli. Tra naufragi, imboscate della setta degli Assassini, carestie e malattie riusciranno Alice, Lorenzo, Chiara, Luigi, Angelica e Matteo con i rispettivi bimbi a raggiungere sani e salvi Gerusalemme? Cosa ne sarà della relazione amorosa tra Alice, la donna del futuro e Lorenzo, il monaco ospitaliere in una terra che promette ricchezze, ma anche pericolosa come nessuna?


Durante le numerose e sanguinose battaglie tra Salah Ad-Din e Baldovino IV, Alice è accusata di operare il Male. Terrorizzata di essere perseguitata e imprigionata, decide di fuggire da Gerusalemme convincendo Lorenzo, Isabella, Chiara, Martina a seguirla verso la valle Provinianensis. Cosa ne sarà della combattuta relazione tra la figlia Isabella e il giovane rabbino Abraham? E Martina riuscirà a persuadere Bérnard de Grenier a scappare con lei?

qualche riflessione sul primo capitolo di questa trilogia

Sono nel Medioevo, nessuno scherzo può essere così ben architettato! Come ho fatto a capitare in questo tempo? Una saetta può creare una breccia temporale? La mamma avrà già denunciato la mia scomparsa alla polizia? Mio padre avrà già chiesto l’aiuto dei vicini? Sono forse morta e questo è il Purgatorio?

Un salto del tempo in questi secoli sospesi, lontano nella nebbia della magia e della superstizione, della contemplazione e della spiritualità, dell’attesa e del silenzio. Dell’amor cortese, di uomini d’arme e onore, di madonne preziose come creature incantate eppure animate da passioni segrete. Lasciamo alle spalle l’Alto Medioevo, quel momento della storia che, senza anguste periodizzazioni, è il “tempo della fondazione” della nostra identità moderna ed europea, il “tempo di Giano”, tra Antichità e Età dei Comuni, in cui l’eredità dell’esperienza romana è un terreno fertile per i popoli germanici, che trovano nel Cristianesimo un presupposto per l’assimilazione culturale e la legittimazione del proprio potere. In questo momento così delicato, nel mosaico politico- culturale dei signori dei feudi, timidamente brilla la fiammella dell’orgoglio e dell’identità, nelle alleanze, nelle Leghe, nell’immaginario comune. Un secolo intriso di spiritualità, in cui la religione permea ogni aspetto della vita, nell’agire e nel pensare.

In questo momento cruciale della Grande Storia sarà catapultata – con un espediente narrativo che ha riscosso notevole successo in ambito internazionale- la protagonista Alice, una giovane donna dei nostri giorni, strappata al XXI secolo durante un violento temporale da un’energia misteriosa che provoca un varco spazio-temporale.

Smarrita e disorientata, “straniera” appunto, Alice trova soccorso presso una famiglia di contadini e in seguito asilo nell’abbazia di Arbizzano. Un incontro fatale cambierà il corso della storia e l’esistenza della giovane. Sarà proprio Alice a soccorrere Lorenzo Aligari…Affascinante, autorevole e misterioso.

Il giovane, turbato, è profondamente scosso dalla personalità di Alice. Quasi stregato, come confessa al fedele confidente Marco, figlio minore del conte Roccardo signore del feudo e del porto di Peschiera.

Lorenzo e Marco continuarono a discutere riguardo lo strano incontro con Alice e il repentino salvataggio di Lorenzo.

«Qualcosa non torna in quella donna! A mio parere è molto particolare e parla un dialetto quasi incomprensibile. Di sicuro non è della valle e pare non capisca una parola di latino, neppure quelle poche che si apprendono a messa» commentò Lorenzo. «Penso che tra qualche giorno mi recherò di nuovo all’abbazia Santa Maria per fare un’indagine accurata. Verrai con me?» quasi supplicò Marco.

«Non è una bellezza notevole: troppo pallida, lentigginosa e con per di più con i capelli castano-rossicci» l‘amico strinse le redini con nervosismo e lo fissò. «Inoltre è alta quasi quanto me! Forse è una spia di Federico, il Barbarossa… credo che verrò con te» decise infine.

Alice è condotta per prudenza, tra diffidenza e curiosità, al castello di Fumane, la sua “stranezza” è motivo di sospetto, si teme sia una spia inviata da Federico il Barbarossa. La giovane è caparbia e coraggiosa, determinata a conquistare la fiducia di Lorenzo, in modo nobile e dignitoso. Con ciò che ha di più prezioso: il sapere.

«Mio signore, so leggere e scrivere, conosco la matematica, la geometria, le lingue straniere, la fisica e l’alchimia… come potrei avere tanta sapienza, se non provenendo da un altro tempo? Potrei esservi d’aiuto per migliorare la terra dove abitate» asserì lei disperata.

La conoscenza diventa la possibilità autentica di riscatto, soprattutto per una donna, il messaggio più bello. Il suo Signore la porta con sé in un’isolata capanna di legno tra le colline della Valpolicella. Qui la sua sapienza misteriosa, fatta di competenze insospettabili come la rotazione della semina e l’arte delle erbe medicinali, insieme con un notevole spirito di adattamento, le faranno trovare un senso a questa incredibile avventura, quasi una missione

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Padrona inaspettata della poliorcetica, progettista di opere pubbliche, in un’ epoca storica in cui sopravvivere è forse la massima aspettativa o morire in grazia di Dio per molti, per le masse vittime dei soprusi e dell’analfabetismo. Così Alice diventa una presenza fiera e compassionevole. Una risorsa per il suo cavaliere e per chi le è intorno, a cominciare dall’ancella delle eredi Angelica a Castello di Fumane, donna dalla preziosa saggezza data dall’esperienza e dall’ironia disincantata che si rivelerà una buona amica fedele; per non parlare della nobile Chiara destinata al duca Borsetti, castellano di San Pietro in Cariano, con il cuore che palpita di un desiderio proibito

«Contessa, a essere sincero vi ho seguita quando siete uscita da sola dal maniero. Mi preoccupa sapervi nel bosco Belo. Il mio cuore è sempre con voi.»

La dichiarazione la spiazzò. Non poté evitare di guardarlo negli occhi, che trovava stupendi. Incapace di trattenersi, allungò una mano per accarezzargli i capelli chiari. Luigi rabbrividì e la fissò, avvicinando il viso al suo. Odorava di cuoio lucidato e cavallo, ma lei lo trovava irresistibile.

«Mi amate?» gli domandò.

«Da quando ho posato gli occhi su di voi la prima volta.»

In quel momento, lei non pensò a suo padre e alla casata ma solo agli occhi e alle labbra di Luigi, così vicine alle sue. Lo desiderava. Si lasciò baciare e stringere con passione, pur sapendo che questo avrebbe portato loro solo dolori.

Amori proibiti, per segregazione sociale. Proibiti come la sete di sapere, una forma di riscatto sociale e di fascinazione, che avvicina soprattutto i due protagonisti.

«Molto bene, nobile Lorenzo. Insegnare a voi sarà semplice. Avete buona memoria» gli sorrise soddisfatta.

Il cavaliere sorrise compiaciuto. Per un momento Alice lo fissò negli occhi. Erano luminosi, intelligenti e molto belli. Il suo cuore saltò un battito e desiderò infilare una mano nei suoi folti ricci scuri e accarezzargli il viso.

Forse non sarà così male trascorrere la mia vita in questo tempo, anche se sono prigioniera.

Alice ha una missione ben più grande, forse qualcuno ha delle risposte, seppur sibilline e oscure…Belìn, un Calcatrapole, artefice del suo viaggio nel tempo, curiosa creatura con la vocazione di grillo parlante della giovane

Sono stati crudeli a imporgli quel nome, pensò mentre lo scrutava. Ma pare che questo sgorbietto abbia uno spiccato senso dell’umorismo.

«Che cosa vuoi da me, Belìn?» si permise di chiedergli.

Sto diventando pazza! Parlo con un essere di fantasia!

«È ora che tu sappia la verità riguardo la tua venuta in questo periodo. Sei stata scelta tra molte e trasportata qui dalla magia del mio popolo per un motivo» iniziò lui.

«Non è stata l’energia di una saetta!» esclamò sconvolta.

«Come ti è venuta in mente questa folle idea?» la prese in giro.

Alice decide di partire con Lorenzo, sotto le vesti di scudiero, per partecipare all’assedio di Rivoli in prima persona, per senso del dovere e per qualcosa di ancor più forte… per amore.

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«Donna del futuro, cosa stai facendo? La Lega Veneta deve vincere la battaglia contro il Barbarossa! Non dovevi progettare mulini, canali e lavatoi!» l’aggredì.

I suoi piccoli occhi rossi luccicarono sinistri nel crepuscolo.

Quindi è questo che preoccupa il Calcatrapole, pensò attonita.

«Ho saputo, inoltre, che accompagnerai il bel cavaliere nella lotta contro il castello di Rivoli. Sono certo che per salvarlo farai qualsiasi cosa, anche uccidere migliaia di uomini e tradire le tue convinzioni. Viene qualcuno… ricorda… la Lega Veneta non deve perdere.»

Un segreto si nasconde dietro a questo sentimento pericoloso. Non solo il lignaggio è di ostacolo ai protagonisti

«Non ne incontrerò un’altra eguale.»

«Di questo puoi starne certo! Forse conosce un modo per ritornare nel suo tempo e ti lascerà a breve oppure tuo padre la farà esorcizzare e uccidere» commentò ironico l’amico con l’intento di ferirlo e dissuaderlo.

«Mi fido di lei, me lo avrebbe confidato» specificò lui a bassa voce.

«Anche tu non sei sincero, ciononostante l’ami.»

Non replicò e sprofondò in cupi pensieri.

«Saremo imbattibili e ci libereremo dal giogo imperiale.» Gli occhi di Lorenzo brillarono di passione.

«E per noi due, mio amato?» indagò lei timorosa.

«Ho discusso con il cappellano Francesco: è uno stolto ipocrita! Predica purezza e castità, ma nel frattempo si diletta con le servette. Ti vuole accusare di operare il male e di avermi portato alla perdizione con la tua lussuria!» ringhiò arrabbiato. «Vorrei tanto maritarti, ma non posso. Io sono un cavaliere» sospirò infine calmandosi.

La tristezza le velò gli occhi. La vita è così ingiusta e difficile.

«Alice, penso tu sia una donna intelligente, creativa e bellissima. Non ti lascerò, qualsiasi cosa il clero e mio padre sostengano» aggiunse da ultimo l’amato paladino.

Maestra, amante, confidente, armigero e stratega, guaritrice e donna. Tra i pericoli della guerra, resiste il giuramento d’amore, forte come la morte, più dello spazio e del tempo.

Prosa piana, cadenzata con un ritmo che si adatta ai tempi dell’epoca che sono dilatati, nell’istante dell’attesa, della Provvidenza. Trama corposa, che ricordano i momenti lunghi della contemplazione, polverosi, quando lo scandire del tempo è dato dalla ciclicità delle stagioni o dalle laudi e dai vespri. Dal ritmo della natura con manifestazione del creato, anche nella penombra di un chiostro, presso un focolare nelle ore passate al tombolo fatto di sospiri e di rimpianti, nella galleria di una torretta di guardia, nei campi dove le mani sporche di terra raccolgono i prodotti di una terra di cui sono serve. L’autrice ripropone un’umanità che vive a capo chino ma con lo spirito proiettato verso l’alto, al cielo ma anche al futuro. In tutto il testo si avverte un atteggiamento devoto nei confronti di quest’epoca, con la riproduzione del contesto socio-culturale, scelto come ambientazione, che mostra una cura filologica e minuziosa. Ne risente in parte la componente romantica e di puro diletto, così come la parte stilistica, in cui l’autrice potrebbe concedersi qualcosa di più per rendere più dinamica e accattivante la lettura.

L’espediente narrativo del viaggio nel tempo è un elemento della tradizione necessario per presentare la condizione di “straniera” e quindi di estraneità al milieu, una condizione che rende la protagonista il motore della narrazione, con gli aspetti interessanti del contrasto tra passato e presente, grazie al ruolo chiave del sapere.

I diversi filoni narrativi si intrecciano in modo piacevole e sono ricondotti comunque ad un filone unico sempre in maniera sorvegliata, la sfumatura romantica è gradevole, come quella degli affetti, espressa dalle figure cameo, che illuminano i cosiddetti secoli bui fatti di preghiera e di silenzi, di solidarietà e di rimpianto ma anche di saggezza arcana e della contraddizione tra carne e anima, corpo e spirito, terra e cielo, trono e altare.

Omaggio attento ad un periodo storico trattato con devozione, la fantasia e la capacità inventiva dell’autrice sono in parte trattenute; nella fase creativa, grazie alla padronanza della materia, potrebbe essere più libera nel narrare. Meno composta e descrittiva, più “mossa” anche con qualche artificio della parola, per emozionare e coinvolgere, innalzando il registro, verso una complessità maggiore e una drammaticità più matura.

Spesso perfino l’imperfezione, l’ imprevisto o la sbavatura sanno incantare, le auguro di divenire un bardo che fa sognare.

Saffron

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