Non c’era su nulla che non fosse ormai saldamente fissato nella sua mente. A volte si chiedeva come facesse, tutta quella roba orribile vista in più di trent’anni in polizia, a non fondersi in un’unica immagine che lo mandasse oltre l’orlo della follia. E altre volte si chiedeva se non avesse già superato quell’aera grigia e fosse aduto nell’abisso.

Dodici anni sono tanti, può succedere di tutto in un lasso di tempo così lungo. Persino l’esistenza più sonnolente può subire delle evoluzioni, seppur minime. 

Al contempo, dodici anni non sono nulla se paragonati a un’intera esistenza, al pllulare di immagini, casi e colpevoli che albergano nella mente di un detective della polizia britannica.

Dodici anni è il tempo che passa dal primo al secondo libro della serie Bliss, in cui Tony J. Forder ci racconta la vita, i peccati e i casi che gravitano intorno a Jimmy Bliss.

Siete pronte a tornare nel Cambridgeshire fino a ripercorrere i marciapiedi bagnati di pioggia di Peterborough?

E allora venite con me.

TITOLO: L’odore della colpa – Bliss vol. 2
AUTORE: Tony J. Forder
EDITORE: Nua Edizioni
DATA DI PUBBLICAZIONE: 25 giugno 2020
COSTO: Kindle € 4,49 – Copertina rigida € 15,00
LA SERIE “BLISS”:
Malvagio fino all’osso (titolo originale: Bad to the bone)
L’odore della colpa (titolo originale: The scent of guilt)
If fear wins (inedito in Italia)
The Reach of shadows (inedito in Italia)
The death of justice: a hearth-stopping crime thriller (inedito in Italia)
Endless silent scream (inedito in Italia)
SINOSSI:
Dodici anni dopo aver lasciato Peterborough, il detective Bliss torna a far parte della squadra Crimini Maggiori e si ritrova coinvolto in un’indagine su un serial killer.
Penny Chandler è stata promossa a sergente e lavora a Londra, nella divisione del MET che si occupa di crimini sessuali. Quando però vengono denunciati due stupri a Peterborough, l’agente si offre volontaria per interrogare le vittime e ben presto nota un possibile collegamento tra gli stupri e l’indagine per omicidio di Bliss.
Potrebbe esserci un solo responsabile per entrambi i casi?
Per riuscire a catturare l’assassino, però, Bliss deve scoprire il suo movente.
Un movente che sarebbe dovuto rimanere sepolto nel passato…

RECENSIONE

Vi siete mai chiesti cosa passa nella mente di un assassino? O di un più semplice ladro? Qual è l’impulso che fa scattare la molla? O se addirittura si tratta di questa fantomatica molla o se, ancor più tremendamente, è solo natura umana?

Al di là della colpevolezza, sono meccanismi affascinanti, che in un certo senso danno modo di comprendere ciò che dà il La affinché si ceda al peccato. Come un accordatore regola le corde perché gli accordi siano perfetti, così forse pensiamo – o speriamo – che nelle vite dei criminali accada qualcosa che spinga poi le menti a virare verso la malvagità impulsiva di un atto feroce. Di sicuro è un pensiero confortante, perché ci separa indistintamente da coloro che accusiamo, ma se così non fosse?

“[…] «Che sadico pervertito deve essere. Stai attento, Jimmy. Quello è un mostro.»
Con la voce pesante di stanchezza ed esperienza, lui sospirò e rispose: «No, qua ti sbagli, Lennie. È un uomo. Solo un uomo, temo.» Scosse la testa e aggiunse: «Un pensiero bello spaventoso, eh?»

Jimmy Bliss sa che, a volte, nelle menti criminali non c’è nulla che scatta. Non esistono interruttori, non ci sono anelli che si rompono. C’è solo marcio, solo nero. C’è qualcosa che non va, che ovviamente batte sull’incudine del rimorso annientandolo e sopprimendo ogni istinto benevolo.

Un detective che, in primis, sa cosa vuol dire cadere e che, giorno dopo giorno, vive sulla propria pelle il ricordo di quell’unico errore fatale che costò la vita a sua moglie. Un peccato carnale, un atto di piacere supremo, una svolta piccante a una vita forse piatta che ora lui vive come una condanna in un girone infernale devastante. La vita.

Ombroso, solitario, senza neanche più i suo amati labrador Bonnie e Clyde a fargli compagnia. Bliss pensa di vivere da solo la sua vita per scelta, ma noi lettori, leggendo con attenzione fra le righe di questo libro, possiamo avere una ben più definita vista: Bliss crede di meritare la solitudine, Jimmy sa che è ciò che merita per aver sprecato la sua unica occasione di felicità.

“Hazel era stata cancellata dal mondo e dalla sua vita quasi diciassette anni prima. Trentottenne all’epoca, aveva potuto passare solo dieci anni con l’amore della sua vita, con la persona con cui aveva creduto di invecchiare. Chi avrebbe potuto mai essere all’altezza di quei ricordi, di quei fati? In effetti, nessuna ci era andata neanche vicino.” 

Bliss torna a Peterborough dopo dodici anni di assenza, anni in cui la sua fama non è di certo migliorata. Alcuni suoi gesti compiuti nell’indagine narrata in “Malvagio fino all’osso” hanno fatto sì che la sua presenza, già ampliamente mortificata dal suo carattere ben poco gestibile secondo alcuni, sia indigesta. Nonostante questo, gli viene affidato l’incarico di risolvere una serie di efferati omicidi seriali e, come al solito, per una serie di fortuite coincidenze, avrà di nuovo l suo fianco la sua spalla Penny Chandler.

Ritroviamo un Jimmy forse più maturo e meno incline all’ira, la sua sindrome di Ménière sotto controllo grazie a una terapia che segue scrupolosamente.

Eppure, fra i gesti più misurati e la lingua meno tagliente, il vecchio ragazzaccio irriverente c’è. Lo si afferra nei guizzi investigativi, nei suoi pensieri incensurati che vengono passati al vaglio prima di essere pronunciati a voce alta.

Il suo passato tornerà a galla anche questa volta, mettendolo alle strette e tentando di minare la sua integerrima capacità decisionale e operativa.

“Il tempo passato a lavorare sul crimine organizzato gli aveva fornito una conoscenza degli psicopatici più profonda di quanto avrebbe creduto possibile, vista l’esperienza di omicidi che già aveva accumulato. La sua impressione era che il lato oscuro creasse ogni genere di perversione, e che l’assassinio fosse solo una delle tante.”

Il narratore esterno questa volta si allarga, con mia somma gioia, anche al colpevole, fin dall’inizio della storia. Ovviamente la sagacia di Forder fa sì che non si riesca immediatamente a risalire alla sua identità e, come già abituati dal primo libro di questa serie al fulmicotone, in qualche modo l’Autore cercherà anche di depistarci. 

Favolose le piccole, ma significative, incursioni nella mente e nella vita del colpevole: ho adorato il modo in cui l’autore arriva finanche a cambiare stile narrativo per adattarlo alla mente di un omicida seriale.

Tony J. Forder ci regala pagine e pagine di serrate indagini, di viaggi psicologici e di momenti di vita vera, reale, vissuta in tutte le sue sfaccettature. Ci regala un personaggio che non è un eroe, ma un uomo che ogni mattina si alza per sconfiggere prima se stesso e poi ogni minuto che vive, un uomo che sa di non essere perfetto e non ambisce a esserlo. Un uomo che conosce bene la definizione di errore e, per lavoro, la cerca in chiunque si macchi di atti deplorevoli.

Un uomo che conosce i propri limiti e che forse, dopo dodici anni, ha iniziato ad accettarli.

L’autore ci pone davanti un antieroe, un uomo qualunque che svolge un lavoro qualunque in una città qualunque, e allora dov’è la bellezza? Dov’è il motivo che spinge a girare pagina dopo pagina?

Semplice. Non c’è.

Ma c’è ben altro a supplire la mancanza di eroismo. C’è forza, c’è sagacia, c’è irriverenza. Ci sono ostacoli superati, ci sono persone vivide, animi macchiati che cercano redenzione. Non ci sono edulcorazioni, ma solo nero inchiostro che traccia e delinea vite realistiche. E lo fa dannatamente bene.

«So che sei là da qualche parte,» disse. «So che se alzi lo sguardo stai guardando il mio stesso cielo. Siamo vicini. E io ti vedrò. Ti vedrò comparirmi davanti, pezzo per pezzi, poco per volta. Ma a un certo punto sarai completamente formato. E allora… allora ti prenderò.»

Alla prossima,

Laura

RECENSIONE Malvagio fino all’osso di  Tony J Forder