SINOSSI

Quando Riziero Manfredi scopre l’infedeltà della giovane moglie, la delusione è tale da indurirgli il cuore. Era certo di aver incontrato la donna perfetta e invece la bellissima Nives non ha esitato a tradirlo con un tipo squattrinato, incurante dello scandalo.Con molta amarezza e per evitare altro disonore sul buon nome della propria famiglia, si adatta a quel matrimonio di facciata per salvare almeno le apparenze. Riziero è ormai un uomo disincantato che ha smesso di credere all’amore, ma si rende conto di essersi sbagliato il giorno in cui Isabella, la cugina di Nives destinata al convento, entra prepotentemente nella sua vita….

In tempi di oclocrazia editoriale – self Publishing in forme convulse, incuria e negligenza, self editing sdoganato in modo rischioso pronto alle contaminazioni con l’improvvisazione e la mercificazione irresponsabile – ritrovarsi un piccolo gioiello auto pubblicato è un messaggio di speranza. Ci ricorda che alla fine, conta l’identità. Conta chi scrive, chi legge, chi recensisce, chi revisiona e chi edita, chi pubblica. Conta chi sceglie.

Si tratta sempre di responsabilità, e scrivere è una grande responsabilità. Meravigliosa.

Quando una autrice come Mariangela Camocardi, che ha la grazia e la sensibilità di trattare il sentimento in tutte le sfumature, sfrutta la possibilità di riappropriarsi del proprio testo, cogliamo davvero una occasione felice. Questa circostanza consente ad un autore di esprimere tutto il proprio potenziale espressivo in modo personalissimo, di curare ogni aspetto della pubblicazione, di restituire la massima testimonianza della propria identità autorale e della propria personalità artistica.

Un dialogo personale, intimo, con il proprio lettore.

Il self Publishing che piace a noi, quello di qualità, responsabile, consapevole, libero.

A partire dalla cover scelta, incredibilmente bella. Sofisticata eppure intrigante, immediata, conturbante e misteriosa.

C’è armonia, sensualità raffinata, fierezza. La femminilità con i suoi volti: la malia della sensualità che irretisce come una carezza letale e il mistero della passione incondizionata. Luna di primavera ce li mostra entrambi, come le due donne che lo animano, quasi due facce di una medaglia, accomunate dal modo di di amare appassionato, disperato, sfrontato, pronto a sfidare il perbenismo. Le leggi degli uomini e di Dio. Oltre i vincoli della società.

In un periodo eccitante, in un momento storico di contraddizioni, fermenti e stimoli, si muovono i protagonisti di questo romanzo, portatori di valori pienamente ottocenteschi eppure animati da passioni universali e moderne, in un’epoca in cui il matrimonio è un momento sociale, un contratto. Il romanticismo e la sensualità sono relegati a un interludio sentimentale e a un vagheggiamento, a uno scambio di sguardi languidi o a un incontro furtivo

L’immagine della sua bellissima, seducente moglie gli balenò davanti allo sguardo, scatenando un’altra ondata di dolore e incredulità. Dannazione, si sentiva ingannato e tradito, esattamente come il protagonista di una favola a cui è stato promesso il lieto fine…

L’onore, il rispetto, la dignità.

Principi intramontabili,fondamenti di un vincolo sacro come dovrebbe essere quello dell’amore, del matrimonio.

Un consorte giovane ma incredibilmente serio e responsabile Riziero, uomo di un’autentica, intrigante virilità, schiacciato da un enorme debito di riconoscenza e intrappolato – dolorosamente – in una farsa di matrimonio.

Tra obblighi, promesse, bugie e fastidiose umilianti schermaglie, vive schiacciato dal senso del dovere nei confronti di una moglie fedifraga tanto bella quanto letale, velenosa e capricciosa e volubile, solo in apparenza superficiale.

A tal punto arriverà la furbizia di questa specie di femme fatale da convocare la cugina con cui ha condiviso l’infanzia, strappandola alle mura solide del suo ritiro spirituale. Le cugine condividono la bellezza, così come l’ infanzia che lega le due donne con ricordi indelebili e una complicità affettuosa. Rivalità e discrepanze caratteriali enormi le distinguono, soprattutto nell’ indole e nella levatura morale.

Isabella è una creatura ferita, dall’ animo nobile e generoso che cerca solo pace per il suo spirito affranto, spesso smarrita in ricordi dolorosi

Cerco soltanto la pace interiore, reverenda madre—spiegò sommessamente Isabella, rifiutandosi di incontrare gli acuti, perspicaci occhi dell’altra.—E quale mezzo migliore della preghiera, per trovarla?—Sì, ne convengo—convenne la superiora.—Però la vostra pare più… non so, l’ossessione di qualcuno che tenta disperatamente di trovare scampo ai ricordi di ciò che ha vissuto in precedenza, piuttosto che il sereno atteggiamento di una giovane che, con la necessaria consapevolezza, ha scelto la vita monastica.

Volente o nolente accetta questa imposizione, secondo una sorta di disegno divino misterioso, trovandosi così costretta a tornare alla vita laica e chiassosa di una Milano alle prese con i fermenti post-unitari: mezzo milione di abitanti nella capitale finanziaria del Regno di Italia, nuovi modelli di industrializzazione e nuovi movimenti di massa per l’emancipazione del ceto popolare, in una situazione nazionale critica per la diffusione dell’analfabetismo, i bassi salari e l’alto tasso di disoccupazione.

Ti sei assuefatta a reprimere le emozioni, suppongo, ma io ti costringerò a sorridere come un tempo, come quand’eravamo piccole e giocavamo per interi pomeriggi! Ah, mia cara cugina, sappi che non ti darò respiro fino a che non riemergerà, da questa scialba, spenta persona in cui ti sei trasformata, la ragazza spensierata che conosco.

Risvolti fastidiosi e imprevedibili insidie la attenderanno soprattutto tra le mura domestiche, alle prese con Riziero, parente acquisito così misterioso e sfuggente…

Con quale autorità quella sorta di suffragetta esaltata, si ergeva a suo giudice, condannandolo senza appello, senza chiedersi chi avesse veramente torto o ragione?

Riziero le frugò il viso per un momento con occhi sospettosi, come se temesse di essere preso in giro. Ma nessun segno di irrisione trapelava da quei suoi delicati, minuti lineamenti, e in quelle insolite iridi che ricordavano le calde tonalità dei topazi, e che sostenevano con fermezza quel suo esame, scorse un barlume di solidarietà

Isabella affronta con giudizio, nerbo morale, grazia e compassione una situazione terribile, in cui alla assoluta lealtà nei confronti della cugina per abnegazione e sprovveduta ingenuità, a mano a mano che si insinua il dubbio, si sostituirà piano piano lo sconcerto.

La verità non fatica a emergere. Nello squallore banale dello scandalo, la situazione precipita e la giovane protagonista dovrà affrontare il dissidio tra senso del dovere e compassione, dovrà gestire il conflitto tra una spontanea empatia nei confronti di Riziero e una insana, pericolosa curiosità

Mai in precedenza aveva sentito la necessità di tornare a una casa dove regnava l’armonia. Mai prima d’ora era stato così oppresso dalla nostalgia di una famiglia che gli desse un solidale appoggio, e provato quello struggimento di riunirsi, come ogni essere umano, alle persone care. Di persone care alle quali tornare, tuttavia, nella sua casa non ce n’era che una: Isabella. Isabella… gli bastò evocare quel nome perché l’immagine di lei emergesse nitida attraverso la nebbia in cui era sprofondata la sua mente, procurandogli uno spasimo al cuore. Nonostante si sforzasse di stornare i pensieri dalla cugina di sua moglie, non poteva più negare a se stesso di esserne fortemente attratto.

Riziero è il vero pericolo.

…al di là di quanto le era nato nel cuore, doveva andarsene prima che le mancasse il coraggio di rinunciare a quel sogno, perché lui, davanti a Dio, apparteneva a un’altra.

Girandosi, riattraversò di nuovo la stanza e le si fermò di fronte, ma lei non alzò gli occhi. Allora, dolcemente, la costrinse a tirarsi su e se la fece aderire contro.—Ho sognato di farlo per tutti questi giorni e tutte queste notti, Isabella, e perfino mentre mi raccontavate di Nives non pensavo che a riassaporare le vostre labbra…—Riziero rise, un suono carico di desideri repressi.—Non so voi, ma io proprio non ce l’ho la forza di resistere—le confidò con voce alterata, prima di chinarsi sulla sua bocca. Lei non si ritrasse né fuggì. Chiuse gli occhi e si arrese con un brivido a lui. Stavano rasentando il ciglio dell’inferno, ma lasciò che la baciasse fino a riaccendere in tutto il suo corpo le sensazioni mai dimenticate di quella notte.

Se l’amore provocava quell’effetto devastante, si disse ancora, era meglio non innamorarsi mai. O, perlomeno, evitare di innamorarsi di chi non si poteva avere. Lei, tuttavia, non soltanto aveva perso la testa, il cuore e l’anima per qualcuno che era al di là di quei fragili sogni, nati recentemente e suo malgrado, ma desiderava allo spasimo un uomo che non aveva alcun diritto di desiderare…l’uomo propone e Dio dispone. No, non si può sfuggire a ciò che ci è destinato, dovette ammettere, e forse davvero non era scritto che dovesse chiudersi in un convento, concluse, deponendo sul lucido ripiano del mobile la spazzola e avviandosi stancamente alla volta del comodino per spegnere la lampada a olio. Dai vetri non schermati dai tendaggi irruppe la perlacea, soffusa luce della luna, ammorbidendo con una patina argentata tutto ciò che sfiorava.

Riziero è la sua primavera.

Era come se fossero stati creati per quell’istante, ed entrambi lo ammisero tacitamente, con gli occhi, senza bisogno di parole. L’uno era parte dell’altra, e viceversa: negarlo era impossibile, tirarsi indietro, altrettanto. E poco importava se non potevano essere null’altro che amanti.

E con quale coraggio oserai rivolgerti a Dio, dopo avermi fatto questo? Perché io, invece, non potrò dimenticarti. Ti voglio tra le mie braccia sempre, soprattutto la notte.

Riziero è la vita.

Nemmeno se Dio scendesse dritto dal paradiso per ordinarmelo di persona, gli ubbidirei, né potrebbe strapparti a me, amore mio—bisbigliò rauco, addolcendo l’espressione. Quel respiro caldo che le accarezzava il viso la fece rabbrividire...—Tu appartieni a me, non a Dio—decretò perentorio Riziero, impadronendosi della sua bocca.

Un risveglio, un richiamo alla femminilità, una rinascita, come una delle fasi lunari, un passaggio su quel volto enigmatico e misterioso dell’astro che rappresenta la Femminilità.

Come la fierezza di Isabella e la malia di Nives, che la primavera chiama alla rinascita.

Isabella con il suo rigore morale, la coerenza e la lealtà dei sentimenti, sarà una vera rivoluzionaria perché porterà avanti la forza del sentimento di fronte a circostanze dolorose, a sfide, pregiudizi e capricci della sorte.

Riziero, povero Atlante affascinante e oppresso dalle responsabilità, accoglierà con gratitudine questo soffio vitale nella sua vita. Isabella sconvolge la sua esistenza in modo incredibile e imprevedibile, dopo un risvolto repentino nella trama, vero coup de théâtre che forzerà l’incalzare degli eventi.

La vita dei salotti milanesi è turbata sullo sfondo dalla crisi del Regno di Italia e dalla pressione fiscale mirabilmente tratteggiati come rumore di sottofondo, un brontolio cupo del mondo che cambia e preme avanzando con il modernismo in modo drammatico.

Anche nella vita dei protagonisti la Grande Storia irromperà, in modo irruente, tragico e provvidenziale, poiché le quattro giornate di Milano e il massacro di Bava Beccaris segneranno profondamente le vite dei protagonisti. Eppure la vita ci insegna che come la luna, come le stagioni, come le donne, tutto appartiene a un ciclo perpetuo che segue un disegno misterioso e bellissimo.

Amare è guardare avanti, rifiorire.

Saffron