“Lo odio.”

“Ti guarda come se volesse sbatterti contro qualcosa e darci dentro.” Le mie guance andarono in fiamme …

“E tu lo guardi come se glielo lasceresti fare.”

Titolo: Non è un principe

Autrici: Stevie J.Cole-L.P.Lovell

Editore: Triskell Edizioni

Pubblicazione: 17 marzo 2021

 

RECENSIONE

Care Dame, oggi vi parlo di Non è un principe di Stevie J. Cole e L.P. Lovell, uno young adult estremamente hot, sorprendentemente dirty e indiscutibilmente trascinante.

Devo dire che dal titolo e dalla sinossi mi ero preparata ad andare incontro a un plot tipo: con la bella innocente e indifesa ragazza che incontra lo scapestrato di turno e…

Niente mi poteva preparare a quello che è questo romanzo.

Siamo a Dayton, Alabama. Zepp e Monroe appena diciottenni frequentano l’ultimo anno del liceo Dayton Hight. Pur incrociandosi lungo i corridoi della scuola, non si sono mai parlati, anzi a ben guardarli sembrano disprezzarsi profondamente.

 

Le guardai le gambe lunghe co fare sfacciato. E cavolo se la gonna era corta. “Bella gonna,” dissi. “Vaffanculo.” Mi passò accanto senza battere ciglio. Tentennai. Non era quella la prassi. Mai. Ogni volta che facevo un complimento a una ragazza, quella andava in estasi.

…ingoiai l’orgoglio per un secondo e la seguii. “Dovresti imparare ad accettare i complimenti, sai?” “Dovresti imparare ad andare a fanculo.” Rimasi a bocca aperta.

 

Il furto di un’auto li costringerà a interagire per tre mesi: Zepp obbligherà Monroe a pagare il suo debito mettendosi a sua disposizione per esaudire e soddisfare tutte le sue richieste.

“Voglio tre mesi del tuo incessante servizio.” “Servizio?” ridusse gli occhi a fessure. “Te l’ho detto, non ti scopo.” “Non sto parlando di sesso. Immaginati come la mia assistente personale.”

Monroe non poteva avere idea del casino in cui si sarebbe ritrovata, stringendo un patto con me, …

 

L’interazione forzata avrà dei risvolti inaspettati, permetterà ad ambedue di vedere oltre le apparenze, li metterà nella condizione di conoscersi veramente oltre gli strati della corazza che hanno dovuto innalzare per difendersi dalla vita che gli è toccata in sorte.

Monroe lotta costantemente sin da bambina per sopravvivere, fuggire dal campo roulotte in cui vive con la madre tossicodipendente.

 

Avevo imparato a scappare e a nascondermi già da piccola. Poi a reagire.

…non potevo abbassare la guardia.

Mi odiavo per aver accettato quella vita, anche se non avevo altra scelta. Né via d’uscita.

Io avevo un solo sogno: andarmene da Dayton.

 

Non ha nessuna remora a lavorare di notte pur di raggranellare dei soldi che gli permettano di sfamarsi e sperare in un futuro diverso.

Monroe non si fa intimidire da chi la circonda, anzi si mostra spavalda, irriverente e sopra le righe.

Quello a cui non era preparata è l’effetto Zepp.

E sì, perché Zepp è un ammaliatore nato. Si circonda della sua corte come un re, ed effettivamente lo sembra. Ha il suo seguito, suo fratello minore Hendrix di cui si prende cura e due amici leali, Wolf e Bellamy. Poi c’è lo stuolo di ragazze che lo venerano e lo bramano. E l’effetto Zepp che le affascina, l’aura da cattivo ragazzo che le fa letteralmente cadere ai suoi piedi.

 

La gente diceva che Zepp era il re della Dayton High, ma per me non era così. No, Hunt non era così splendido. Era soltanto al vertice della catena alimentare: un criminale. Il ragazzaccio senza morale.

 

Zepp è bello, e sa di esserlo; sfrutta tutto il suo carisma e la sua bellezza per usare le persone che lo circondano, per soddisfare i suoi bisogni, per crogiolarsi nei suoi vizi.

Pur di sopravvivere non si pone nessun limite: ruba, spaccia erba.

Eppure, anche lui nasconde sotto strati rinforzati di arroganza, sfacciataggine e immoralità, un animo ferito che palesa solo quando lascia libera la sua vena artistica. Con i suoi disegni, egli, lascia traccia dei suoi demoni, delle sue paure e dei suoi desideri più reconditi: amare ed essere amato.

Contrariamente a come si mostra, ha una profondità d’animo che sconvolgerà Monroe e a cui non era preparata.

Era inevitabile che fra Monroe e Zepp si innescasse una connessione tale da deflagrare intorno a loro.

 

I suoi occhi neri mi squadrarono, e provai il desiderio di darmi uno schiaffo per quanto forte mi batteva il cuore.

I nostri sguardi si incrociarono, il fronte di combattimento era stato definito.

Ci fissammo come leoni pronti a lottare o a scopare. O entrambe le cose insieme.

Forse aveva il mio stesso problema: mi voleva tanto quanto mi odiava.

 

Non è solo attrazione fisica, ma un’intesa mentale. Loro si riconoscono, sono anime disperate che lottano ogni giorno per non ripetere gli errori compiuti dai loro genitori.

È un istinto di sopravvivenza il loro, per riuscire a rimanere a galla, per continuare a respirare nonostante tutto sembri andare contro di loro. Non si può scegliere il lato giusto in cui nascere, né la famiglia giusta. Non hanno mai avuto niente, né denaro né amore. Solo disperazione e abbandono.

Abbassai la scollatura del suo maglioncino.

Un brutto livido verdastro fece capolino, e mi si chiuse lo stomaco.

Ci avrei scommesso che aveva altri lividi.

Stringendo i denti, afferrai il tessuto e premetti il mio naso contro il suo. “Toglitela.” Si portò le braccia al petto. Uno sguardo d’odio le baluginò negli occhi, ma al di là scorsi qualcos’altro, qualcosa contro cui stava lottando.

…c’erano alcune cose delle nostre vite che dovevano restare nell’oscurità, …

 

E l’odio e il risentimento crescono, specie perché al di là della collina c’è chi ha avuto tutto e abusa di questo privilegio.

C’è un mare di dolore in questo romanzo, fluisce da ogni rigo, figlio dell’abbandono e dell’assenza. Frutto del disconoscimento della società, che preferisce trattare i suoi figli come macchie da eliminare.

C’è un mare di dolore mascherato con l’arroganza, la strafottenza, l’irriverenza.

 

Tutti noi, lì, non facevamo altro che sopravvivere, cercare di arrivare al giorno dopo e possibilmente distrarci un po’ con una canna o una bella scopata. Perché pochi istanti di gioia erano il massimo che potevamo ottenere.

 

Niente può essere tolto se a niente si tiene.

Questa è la filosofia, il modo di vivere di questi ragazzi. Non affezionarsi, non legarsi a nessuno, non dipendere e aver bisogno di nessuno. Non fidarsi mai, perché il tradimento è dietro l’angolo.

Questo si ripetono come un mantra Zepp e Monroe.

Ma la mente è una cosa, e il cuore un’altra. La fame di amore è grande, e i loro cuori e le loro anime si sono riconosciuti.

 

…ci fu una pausa, un precipizio su cui entrambi indugiammo. Le labbra di Zepp incontrarono le mie, mi tolsero tutta l’aria che avevo nei polmoni. Mi fece desiderare di rompermi, perché quel bacio mi diceva che avrebbe raccolto tutti i pezzetti e li avrebbe sistemati rendendomi compatta e indistruttibile.

Mi sfiorò la spalla con una mano e avvolse le braccia intorno al mio petto, il suo mento premuto contro la mia spalla. E cavolo, mi fece andare in pezzi. Seppellii la faccia nel suo collo. Monroe stava diventando un’ancora di salvezza, e io ero fottuto.

 

Uno slow burn dove la tensione sessuale si avverte fin dalle prime battute di questo romanzo. Dall’odio e risentimento si passa alla lussuria peccaminosa, al desiderio di lasciarsi andare, e amare ed essere amati.

 

Come un’eclissi di sole, oscurò qualsiasi cosa che non fosse lui stesso finché anche il mio cuore di ghiaccio non prese a battere un po’ più veloce, e mi ritrovai a desiderare la stessa cosa che odiavo. E quell’odio era un confine sempre più sottile, labile. Più mi irritava, più le cose tra noi si facevano intense, sussurrando sordide promesse alle mie orecchie.

 

Monroe e Zepp non hanno filtri. Battibeccano, si scontrano, si allontanano e si cercano: con la bocca e il loro linguaggio sporco e sfrontato, con gli occhi sempre accesi dalla brama e dal possesso, con le mani che esplorano, insegnano e proteggono.

 

Chiusi gli occhi e mi accucciai nel caldo conforto del suo abbraccio. “Per una ragione o per l’altra ci finirò in prigione, Roe. Potresti anche essere tu.”

Qualcosa dentro di me cambiò sotto il peso di quelle parole. Zepp era un malvivente, ma non ero più convinta che fosse cattivo. E in un mondo praticamente pieno di merda, non essere cattivo equivaleva a essere un angelo.

 

Pur combattendo con tutte le loro forze ciò che provano e sentono, diventano l’uno il rifugio dell’altro, l’abbraccio accogliente che li rende preziosi e indispensabili.

Non lo vogliono, ma lo desiderano.

Non ne hanno bisogno, ma sono vuoti senza.

Apparentemente forti da soli si rivelano fragili dentro e solo accettandosi per quel che sono, solo donandosi completamente senza remore accettando scelte e sbagli potranno avere la vita che in fondo hanno sempre desiderato.

 

Non avevo bisogno di un cavaliere senza macchia né di un salvatore. La nostra non era una favola. Io non ero una damigella e, sicuramente, Zepp non era un principe.

Era l’unica ragazza ad aver catturato la mia attenzione e l’unica a non volerla.

 

Nella mia esperienza come lettrice sono pochissime le autrici che posso annoverare, senza dubbio alcuno, in quel gruppo elitario in grado di ricreare con le loro parole un’ambientazione e una caratterizzazione profondamente realistica tanto da catturare il lettore e coinvolgerlo a tal punto da renderlo non spettatore, ma totalmente partecipe della storia.

Stevie J. Cole e L.P. Lovell grazie a uno stile narrativo fluido, diretto e chiaro, hanno creato una storia che rappresenta in maniera inequivocabile quella faccia della nostra società oscura, amorale, illegale che spesso cerchiamo di non vedere ma che esiste.

Hanno creato una sorta di demarcazione tra il bene e il male, ma mostrando apparentemente solo ciò che percepisce il mondo dall’esterno. Per questo le reazioni che hanno Zepp e Monroe al loro disagio sono diametralmente opposte. Monroe usa tutte opzioni che le si presentano per migliorare e per risorgere in un’altra vita. Zepp invece vede e interpreta il suo riscatto sociale col prendere agli altri e usare gli altri per il proprio tornaconto, come una sorta di risarcimento.

Le autrici hanno creato tutta una serie di personaggi, protagonisti e non, che per la loro veridicità fuoriescono dalle pagine del libro in tutta la loro disarmante vulnerabilità. Schiaffeggiano il lettore con le loro azione illecite e amorali, con il loro linguaggio spinto e irriverente. Ci obbligano ad ascoltarli, a vederli per quello che sono: ragazzi che sono dovuti crescere rapidamente, che devono sopravvivere in ogni modo possibile, che soffrono, che bramano l’amore e una volta trovato si sacrificano in nome di quell’amore.

Pur con la giovane età dei protagonisti o forse grazie a questo, le autrici affrontano tutta una serie di tematiche forti e importanti, come l’abuso, la dipendenza, l’assenza dello stato, il disagio sociale, le prevaricazioni; tutto dosando e bilanciando eventi, emozioni, sensazioni, ironia, eros e sentimenti in modo tale da rendere lo scritto un’esperienza coinvolgente a 360 gradi.

Ho sofferto con Zepp e Monroe, mi sono emozionata con loro, avrei voluto abbracciarli e consolarli. Li ho amati tanto e credo li amerete anche voi.

La mia valutazione non è purtroppo a punteggio pieno solo per l’aver riscontrato durante la lettura una serie fastidiosa di termini e modi di dire a uso prettamente regionalistico.

Alla prossima,

Giusi

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