Apparenze.
Mendaci, quanto nette.
Baluardo a cui qualcuno si appiglia, fondamenta della società in cui viviamo.
Nel bene o nel male, possono allettare o spaventare.
Ma cosa succede quando nascondono il contrario di ciò che mostrano?
La recensione potrebbe presentare degli inevitabili spoiler per chi non avesse già letto “Prigioniera”.
TITOLO: Ostaggio
AUTORE: Skye Warren, Annika Martin
EDITORE: Grey Eagle Publications
DATA DI PUBBLICAZIONE: 24 settembre 2020
SINOSSI:
Sapevo che sarebbe tornato, ma non sapevo quando.
Non avevo ancora baciato un ragazzo, la sera in cui ho incontrato Stone. La sera in cui l’ho visto uccidere. La sera in cui mi ha risparmiato la vita. E quello è stato solo l’inizio.
Quando ricompare accanto alla mia auto, più e più volte, emana pericolo e potere assoluto. “Forza, andiamo” mi ordina, e io non ho scelta. È un criminale con dei magnifici occhi verdi, che invade la mia vita e i miei sogni.
La polizia dice che è pericolosamente ossessionato da me, ma sono io quella che non riesce a smettere di pensare a lui. Forse è sbagliato permettergli di toccarmi. E forse lo è anche ricambiare le sue carezze. Probabilmente i nostri incontri dovrebbero finire. Solo che sembra l’unica cosa reale nel mio mondo fatto di palazzi eleganti e abiti firmati.
Quindi, continuo a guidare sotto minaccia, finché mi risulta difficile ricordare che non voglio essere qui.
E a quel punto, è troppo tardi per tornare indietro

RECENSIONE:

La sua vita era felice, una ragazzina carina e ricca alla festa per il suo sedicesimo compleanno. Poi mi ha visto. E adesso sta andando incontro alla morte o a qualsiasi cosa voglia fare con lei. E ci sono molte cose che vorrei fare con lei.

Due protagonisti, uno all’opposto dell’altra.

Brooke è una sedicenne all’apparenza viziata, una ragazzina a cui tutto è concesso in cambio di sorrisi ed educazione formale.

Stone è, sempre all’apparenza, un rifiuto della società, un reietto, un ragazzo segnato dalla sofferenza più atroce, che vive solo per avere giustizia.

Ma sia Brooke che Stone celano molto di più al di sotto della coltre costruita ad hoc dalle circostanze.

Brooke sa che il suo mondo dorato fatto di feste in abito da sera e buone maniere è tutta una farsa, una messinscena per nascondere il tracollo finanziario di suo padre.

Stone è un bambino violato, un ragazzino a cui è stata tolta per anni la vita, che è sopravvissuto a torture immonde e che, ora, crede che il suo unico riscatto possa essere la vendetta.

“Questa pura e perfetta ragazza è finita nel mio inferno, intrappolata e bloccata, sotto il controllo totale di un predatore.”

La loro storia si dipana in un arco temporale di circa due anni, partendo poco prima di “Prigioniera” e concludendosi appena dopo, con la risoluzione della storia parallela che scorre fra le pagine di “Ostaggio”.

“Mia. La parola arriva da non so dove, ma è vero.”

Ero appena arrivata all’8% quando ho letto la frase appena citata, ma nonostante questa scelta delle Autrici di ripiegare anche qui sull’”Istant Love”, abbiamo comunque una storia verosimilmente più realistica di quella del primo libro, sebbene anche qui Stone subisca una sorta di improbabile “imprinting sensoriale” nel momento stesso in cui vede Brooke per la prima volta.

“Sembra un dio selvaggio con occhi verdi e un’ispida corona nera. È talmente arrabbiato, che assomiglia più a un animale che a un uomo.”

Ecco come Brooke ci dipinge Stone, questo è quello che la ragazza assorbe e prova vedendolo per la prima volta.

“Non mi sono mai sentita così indifesa, così sola. Sono una vittima sacrificale, in ginocchio ai piedi di un bellissimo e brutale demonio.”

Peccato che però questo demonio, dopo aver crivellato di pugni un uomo, si sia assicurato di issarla con cura nel van, di allacciarle la cintura di sicurezza e persino di sfamarla, comprandole un hamburger.

Così come già ho notato in “Prigioniera”, anche qui il narrato non va di pari passo con gli atteggiamenti dei protagonisti, sebbene questa volta la storia abbia un fondo più realistico e verosimile che, forse, riesce a mitigare le discrepanze fra ciò che i personaggi dovrebbero essere e ciò che poi in realtà fanno.

È una storia intrisa di dolore, di pericolo, di cattive intenzioni che non trovano poi risoluzione in quello che poi i personaggi compiono.

Come ho ripetuto già più volte, questa volta abbiamo, però, un quid più realistico che affonda le radici in Brooke, personaggio davvero ben definito e tratteggiato.

Sebbene sia solo una sedicenne, i suoi ragionamenti maturi sono consoni alle esperienze vissute, i suoi dubbi riflettono quelli di una qualsiasi ragazzina e forse, proprio per questo, non stona su di lei quello che sugli altri appare come un grande gap fra aspettative e atteggiamenti reali.

Sicuramente, una maggior cura editoriale – dalla traduzione all’editing – avrebbe sicuramente lenito gran parte di questi aspetti ed è un peccato, perché quella di Stone e Brooke aveva tutte le premesse per essere davvero una bellissima storia.

“Avevo bisogno di un’altra dose di lei.”

Alla prossima,

Laura

ARC courtesy of Grey Eagle Pub in exchange for an honest review

 

RECENSIONE PRIGIONIERA di SKY WARREN e ANNIKA MARTIN