“Quella era la sua punizione.”
La normalità, l’umanità. L’efferatezza dell’essere uomini, che ci porta a dare al fato il fardello delle brutture che ci capitano. Ci chiudiamo nelle nostre case, al sicuro, sperando che tutto ciò che di negativo ci accade dipenda solo dal karma, dal destino. Perché? Perché è più semplice pensare così, piuttosto che comprendere che, a volte, le cose brutte succedono e basta.
Avreste voglia di leggere un bellissimo poliziesco? Vorreste vivere una storia dove tutto è il contrario di ciò che sembra?
Allora venite con me.
TITOLO: Malvagio fino all’osso
AUTORE: Tony J Forder
EDITORE: Nua Edizioni
DATA DI PUBBLICAZIONE: 20 dicembre 2019
PREZZO: ebook € 5,99 – cartaceo € 15,00
SINOSSI:
Tra i boschi di Peterborough, nella contea del Cambridgeshire, vengono rinvenuti i resti di uno scheletro. L’ispettore James Blisse l’agente Penny Chandler investigano sul caso e scoprono che la vittima, una giovane donna, è stata spostata dal luogo di sepoltura originale.
Un testimone è convinto che una ragazza sia stata investita da un’auto nella lontana estate del 1990, e che la polizia sia intervenuta. Tuttavia, non esiste documentazione relativa all’incidente o alla presunta vittima. Mentre il caso progredisce, un paio di agenti in pensione vengono uccisi. I due avevano legami con dei colleghi che erano in servizio al momento della segnalazione di un incidente stradale.
Bliss e Chandler, indagando, scavano più a fondo e cominciano a chiedersi se alcuni ufficiali di alto grado possano essere coinvolti nell’omicidio della giovane donna sepolta nei boschi.
Ogni anello della catena subisce pressioni, compreso l’ispettore, che si scontra con i superiori e i media.
Quando la sua squadra riceve avvertimenti mirati, Bliss dovrà decidere se mollare il caso o perseguire i responsabili.
Abbandonerà, in modo da non danneggiare la propria carriera, oppure lotterà a ogni costo?
Ed è possibile che il killer sia molto più vicino di quanto i due immaginino?
RECENSIONE
“«[…] una cosa è la teoria, un’altra la realtà. Di rado sono la stessa cosa, in tutti i campi. E specialmente nel nostro.»”
Potreste pensare, una volta che vi ritroverete fra le mani questo libro, di dover iniziare l’ennesimo thriller poliziesco. Penserete di trovare i buoni e i cattivi. Di aver identificato il colpevole perché, ehi! Voi avete fiuto!
Proverete pena e empatia per l’uno e disprezzo per l’altro. Tutti sentimenti giusti, tutte sensazioni impeccabili. Se non fosse, però, che questo non è il solito thriller. Pagina dopo pagina, tutto verrà stravolto dall’autore. Munito di contagocce, dosa come in una pozione magica gli ingredienti e le nozioni, dando sempre più informazioni, fornendo un più ampio spettro di visuale man mano che la lettura procede.
Lettura che inizia con quella che è una comune scena di un delitto: dei ragazzini, giocando, trovano i resti di uno scheletro umano. L’indagine procede, fra chiamate alla scientifica e visite di esperti. Tutto segue il copione solito del thriller, del romanzo poliziesco – anche qui ci sono dei cliché, guarda un po’!
Tony J Forder, però, ha deciso di mescolare bene le sue carte, lasciando libertà di espressione alla sua penna favolosa.
“Conosco sei uomini onesti che mi hanno insegnato tutto quel che so; i loro nomi sono cosa, perché, quando, dove, come e chi.”
Non credo che Kipling abbia scritto questo pensiero pensando di venir usato in un poliziesco, a dir la verità, ma è certo che mai frase fu più pertinente.
Jimmy Bliss la legge ogni volta che, per lavoro, va nell’obitorio del Peterborough District Hospital, a far visita al dottor Norman Bates.
Avete capito bene: Norman Bates. Chiaro e voluto riferimento al protagonista del romanzo di Robert Bloch, “Psycho”. Ma non è l’unico parallelismo fra questo libro e altri più famosi. Non parlo di plagio, assolutamente. Parlo di riferimenti, di sfumature che, a mio avviso, spaziano fra gli scritti degli autori più rinomati del panorama thriller – poliziesco.
Ho riscontrato assonanze con il Maigret di Simenon, specie quando gran parte delle beghe relative al caso vengono discusse in pub, davanti a una bella pinta di birra e a un panino untuoso. Chi non ricorda il panciuto ispettore, seduto al tavolo di qualche bistrot parigino davanti al suo Calvados?
Ho avuto l’impressione di trovare le stesse, meticolose descrizioni di King, che tanto aiutano quando devi ricostruirti mentalmente la scena di un delitto o anche semplicemente un anonimo ufficio di un distretto di Polizia.
“Un senso familiare di attesa era in agguato nel suo stomaco. Come i morsi della fame, lo divorava. Ribolliva.”
James Jimmy Bliss è il protagonista indiscusso di queste pagine. Lui, che all’inizio non dà l’impressione di avere chissà quanto spessore, si rivela agli occhi del lettore paragrafo dopo paragrafo. Parla di sé, non si nasconde, andando a rivelare episodi del suo passato che l’hanno segnato, ferito, scalfito laddove nulla potrà mai arrivare a fare da cura. La sua personale storia quasi oscura quella del cold case principale. Vanno di pari passo, tenendo il lettore impegnato su più fronti e rubandosi la scena a vicenda.
Jimmy Bliss è un uomo spento, morto dentro, che lotta in primis contro se stesso e poi contro le ingiustizie.
“Lacrime calde sgorgarono dai suoi occhi e un gemito basso e fragoroso emerse dalla profondità del petto. In modo perverso, lui accoglieva quei momenti. Anche se periodi migliori potevano attenderlo in futuro, per il momento gli bastava ricordarsi di essere in vita. Anche se non esattamente vivo.”
Anche se non esattamente vivo. Questa frase, emblematica e piena di significato, racchiude alla perfezione l’essenza di Bliss.
Non perfettamente buono, non volutamente cattivo. Non esattamente vivo. In lui, tutto è a metà. Dalla passione per il lavoro, che però lo ha stancato per l’aspetto burocratico. Dall’amore per le donne, che però devono pagare lo scotto di non essere chi lui vorrebbe accarezzare. Dall’intuito spiccato e brillante, che però lui a volte non ascolta in toto.
Un uomo, a tutti gli effetti, reale. Vivido nella sua banale esistenza.
Il caso principale è architettato bene in ogni sfumatura, e anche il lettore più acuto resterà con il fiato sospeso più volte, fino a spalancare gli occhi quando, solo nelle ultime pagine del libro, verrà svelato tutto.
“Le sfighe capitano, Bliss lo sapeva. Era scritto su T-shirt e adesivi, Le coincidenze più bizzarre succedevano quasi ogni giorno. Ma non a lui. Non in quel modo.”
Avendo scelto il narratore esterno, l’autore spazia fra i protagonisti in maniera fluida e mai pesante, andando a sottolineare in questo modo l’avanzare dell’azione e i coinvolti, senza incappare in errore o in passaggi ridondanti.
Un plauso alla traduzione, che ha reso alla perfezione la storia non semplice che Forder ci racconta.
Perché “Malvagio fino all’osso” narra di un caso poliziesco, ma siamo proprio sicuri che il malvagio sia davvero il colpevole e non il destino?
“Una volta che la roccia sotto cui strisci ti verrà tolta dalle spalle, una volta che la nuvola di pioggia sopra la tua testa sparirà, il rumore che sentirai sarà quello degli anni vuoti che crollano.” (Dream Theatre)
Alla prossima,
Laura
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