Troppe volte vorrei dirti no
Under her
Samantha Towle
2 agosto 2018
contemporary romance
Newton Compton
Sono stato abituato ad avere sempre il controllo della situazione. Fuori e dentro l’ufficio. Così quando i miei genitori hanno agito alle mie spalle, assumendo a mia insaputa un co-direttore per aiutarmi a gestire gli affari di famiglia… diciamo che non l’ho presa benissimo. Specialmente quando ho scoperto che la persona in questione è un’insopportabile conoscenza del college. Mi ha sempre giudicato un playboy viziato, ma lei non è altro che un’odiosa signorina so-tutto-io. E adesso è qui, nel mio ufficio, a insegnarmi come gestire la mia compagnia. Ho lavorato sodo per arrivare dove sono e non mi farò mettere da parte da lei perché mi giudica un donnaiolo impenitente. Devo solo riuscire a togliermi dalla testa le sue gambe mozzafiato… Ma sì, ce la faccio. E ormai ho deciso: la signorina Morgan Stickford imparerà presto che Wilder Cross è l’unico che comanda.
Esatto: vendo biancheria intima. Biancheria ultraprovocante. Proprio del genere che mi piace sfilare a una donna prima di farla urlare di piacere. Il mio è il lavoro più bello del mondo…ho un uccello portentoso, ma non ha il potere di cancellare la memoria. Non ho tempo per una storia. E la mia vita mi piace così com’è: sesso senza impegno…sono sexy e ricco da impazzire. E sono il capo. E futuro CEO dell’azienda di famiglia
«La conosco?». Dio, ti prego, fa’ che non ci sia andato a letto…
«Ci ha detto che siete andati alla Northwestern insieme». Morgan. Northwestern. Insieme. Non promette bene. E sapendo quanto sesso facevo all’università, è sempre più probabile che abbia dormito con questa tipa. Deglutisco, la gola secca. «Qual è il cognome?» «Stickford. Morgan Stickford». Ah, merda. Morgan Scopa-in-culo Stickford. Provo sollievo e sgomento in uguale misura. Sollievo perché non ci sono andato a letto al college. Sgomento perché mi odiava.
…con la coda tra le gambe. In senso metaforico. La mia coda vera, in realtà, ha una gran voglia di infilarsi tra le sue di gambe. Cosa che non succederà mai. Motivo A: probabilmente mi ritiene un cretino, proprio come nove anni fa. E motivo B: adesso lavoriamo insieme…
Poi mi guarda di nuovo, si morde un angolo della bocca e mi fa l’occhiolino. È la cosa più sexy che abbia mai visto. Lei è la cosa più sexy che abbia mai visto. E ne ho viste parecchie.
Che cazzo sta succedendo? Non sono uno di quelli fissati con il frutto proibito e la caccia. Non sono tipo da volere qualcosa solo perché non può averla…Non ho bisogno di rincorrere l’irraggiungibile, posso allungare la mano e avere più roba di quanto comunque riuscirei a godermi.
…la donna al mio fianco. La donna con cui lavoro. La donna che desidero più di quanto abbia mai desiderato qualcuno prima d’ora…mi incendia un’altra volta tanto la desidero. Non riesco a distogliere gli occhi da lei mentre parla. Sono ipnotizzato. Mai una donna mi ha affascinato fino a questo punto. Capisco di essere nei guai, perché mi sono reso conto che non sono solo la sua faccia e il suo corpo a eccitarmi. È anche la sua mente. Cazzo, è in gamba
«Grazie». La voce è morbida, mi penetra nel petto e ci si accoccola dentro. Morgan infila le maniche della mia giacca. Addosso a lei è enorme. E quella vista risveglia qualcosa di primitivo. Voglio prenderla in braccio, portarla nel mio covo e fare cose molto, molto sporche con lei per tutta la notte.
Morgan è la mia Hershey’s. E a quanto pare sono a dieta, cazzo.
Le sorrido e lei ride di nuovo. Il mio corpo emana calore. Ma non in senso sessuale. Non so come descriverlo, ma ho scoperto che adoro farla ridere, è l’unica certezza che ho. La risata di Morgan è magnifica. Non è sguaiata e ha un suono contagioso. Farla ridere è la mia nuova attività preferita. Tuttavia, sono certo che una volta che sarà distesa sotto di me avrò l’imbarazzo della scelta quanto ad attività preferite
«Mi piace che non abbocchi alle mie cazzate. Che tu non abbia mai abboccato». Il fuoco nei suoi occhi si trasforma in qualcos’altro. Qualcosa che mi piace proprio, proprio tanto. «Mi piaci, Morgan». Tantissimo, cazzo…schiaccio le labbra sulle sue e la bacio, perché devo farlo. Perché posso farlo. Perché è mia. Questa consapevolezza improvvisa mi colpisce con la forza di un autotreno. Morgan è mia. E lei ancora non lo sa; però lo è e non ho nessuna intenzione di lasciarla andare, mai più.